giovedì 24 gennaio 2013

NESSUN PERDONO?

Credo sia giusto da parte mia puntualizzare che questo blog avrà cadenza psichedelica, quindi sarà aggiornato con criteri stabiliti da uno stato mentale temporaneo e sicuramente tangenziale, che avrà come prerogativa principale quella di allenarsi al lancio del sasso nell'oceano per creare uno tsunami.
Che ovviamente al terzo cerchietto avrà fatto il suo.
Ma non tergiversiamo.

L'argomento che mi spinge ad interrompere l'ideale eremitaggio è quello della mancata nomina ad assessore alle politiche sociali di Marco Solimano, ex-Prima Linea, ora presidente dell'ARCI livornese, personaggio che dopo i rituali ANNI di carcere fatti in nome della lotta allo stato ha pagato il suo debito lavorando per altrettanti ed anche di più anni all'interno della politica istituzionale in ambito cittadino qui a Livorno.

Qui, ad oggi, la situazione descritta dal quotidiano locale.

Quello che vorrei capire in questa disastrata ipotesi di Repubblica Parlamentare che ci ritroviamo, è quale sia il limite che separa l'ipocrisia dalla buffonaggine, specialmente da parte di quelle forze che amano definirsi "moderate", anche e specialmente organiche al PD stesso.

Marco Solimano ha fatto parte di Prima Linea, organizzazione armata che ha combattuto lo Stato.
Non ha ucciso, né provocato danni o lesioni permanenti ad alcuno. Ha pagato con anni di carcere e si è riciclato nelle istituzioni, cosa che magari ad altri con percorsi simili può suscitare anche dei giustificati mugugni.

Ma non è da gente che sostiene QUESTO stato che si possono accettare lezioni. Nessuna.
Meno che mai, e sottolineo MENO CHE MAI, dagli attuali politici.

Politici di cui Solimano fa ormai da anni organicamente parte, tendo a sottolineare.

La polemica fa semplicemente leva sulla cattiva coscienza di questo Stato, sulle sue trame antidemocratiche, sulle stragi costate la vita a centinaia di persone, cioè in numero neanche lontanamente raggiungibile dalle vittime cercate e mirate fatte da tutta l'area armata della sinistra extraparlamentare in quasi due decenni di guerra allo Stato.
E' facile ed anche mediaticamente comodo sparare ad alzo zero su chi ha partecipato attivamente a quelle stagioni, meno facile e comodo andare a scavare sulle reali responsabilità di quelle contrapposizioni, su cosa fossero e quale peso abbiano avuto sulla convivenza civile del nostro paese la presenza costante ed attiva di elementi deviati  e terroristi all'interno dello Stato stesso e che hanno determinato il corso della nostra Storia a suon di morti, ben oltre la stagione del terrorismo, di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno Italicus e della Stazione di Bologna e via dicendo e legandosi a settori della criminalità organizzata come la controversia tra politica e magistratura sulla trattativa stato-mafia in seguito alle stragi di Capaci e Via D'Amelio paiono dimostrare.

E ancor meno facile e comodo è chiedere conto della presenza nelle istituzioni di elementi che si dimostrano, senza neanche la decenza di nasconderlo, confortevolmente piazzati a sostegno di idee dichiaratamente fasciste, cioè quelle idee contro le quali e combattendo, è nata la nostra Repubblica.

Quindi trovo semplicemente ipocrite e mistificatorie le ragioni esposte dai politici sia di destra (e vabbè, non che mi aspetti niente di alcunché da quel branco di sinistrati mentali) che, specialmente, di sinistra i quali invece di allargare finalmente il dibattito alle reali responsabilità di quelle stagioni preferiscono dirottare il dibattito sul versante sempre sicuro degli applausi del popolo bue, ben sapendo che solo il carico di morti civili innocenti che portano sul groppone è ben più cospicuo e molto meno mirato.

Mi pregio di ricordare che oltre alle stagioni degli anni di piombo abbiamo avuto il privilegio di scampare a due colpi di stato militari (De Lorenzo e Borghese), ad una struttura paramilitare e politica (Gladio) e ad una struttura eversiva infiltrata ad ogni livello dello stato (la loggia massonica P2, quella di cui Silvio Berlusconi aveva la tessera n* 1816).

Quindi mi sento, innanzitutto, di rivolgermi a quelle "familiari di vittime del terrorismo" dicendo che non dovrebbe essere riconosciuto loro, in nome di un esclusivo e personalissimo dolore, il diritto di calpestare l'altrettanto esclusivo e personalissimo dolore delle vittime dello stato stragista e che dovrebbero cominciare proprio loro, che pretendono di rappresentare uno Stato che ha altrettanto e forse qualcosina in più da farsi perdonare, soprattutto quello che indossa le divise delle forze dell'ordine, a fare un minimo di autocritica riguardo quelle stagioni e le conseguenze che ne sono derivate. Perché fare le vittime del "dovere" è allora un diritto anche di chi quello stato nero, golpista e stragista nonché assassino lo ha combattuto.
E da parte di un corpo che ha ricevuto la gratifica di "lesivo dell'immagine del paese" come lo è stato la Polizia di Stato per i fatti Genova e non solo dei preposti organismi europei non penso sia il caso di ricevere lezioni di etica.
Il rispetto è un qualcosa che si merita, e il merito si ottiene ammettendo le proprie responsabilità.

O potremmo chiedere a gente come Tina Anselmi (democristiana), ad esempio, quanta voglia abbia questo stato di farlo.

Ma chiedere di abbassare anche loro la testa e riflettere ed ammettere le proprie responsabilità ed aprire una stagione differente di confronto sociale nei confronti dei cittadini che aspirano ad una giustizia sociale concreta e non fatta solo di discorsi di facciata, di convenienza e di personale profitto politico non è nelle corde di questa gente.

Traditori e mistificatori, che aprono le porte a chi infanga gli ideali dai quali è nata la nostra Repubblica mettendo il tappeto rosso al fascismo del nuovo millennio in spregio alla democrazia e all'Italia per cui in tanti hanno versato il sangue per toglierla di mano ad un dittatore criminale che dopo aver distrutto una nazione se ne stava pure scappando con la divisa dell'esercito di un'altro paese, opportunisti che non hanno niente da trasmettere alle nuove generazioni se non la loro rivoltante sete di potere,

Tutto ciò mi sembra sia diventato una semplice prova di forza proprio da parte di quegli apparati deviati e delinquenziali dello stato che tuttora sono vivi ed agiscono indisturbati, nei confronti di chiunque o qualunque cosa abbia voglia di continuare a pensare che qualcosa potrebbe cambiare.
Con le armi o no.
Sono aperto a confutazioni motivate e circostanziate.

E credo che sia anche finito, di conseguenza, il tempo di tollerare l'antistato dentro lo stato a questo punto. Tutto, Costituzione alla mano se vogliamo fare i pignoli e neanche troppo.
Che poi della Costituzione e di quanto sia preziosa ed autorevole ne riparliamo un'altra volta, specie ed alla luce dei governi del Buffo Omino di Arcore.

La cattiva coscienza della sinistra è l'ombra proiettata sulla nostra società dalla cattiva coscienza dello stato.

Qualcuno dei nostri politichetti di questa sedicente sinistra dovrebbe avere la dignità di ricordarlo, ogni tanto.

P.S. L'Umile Vignaiuolo stavolta non c'entra un cazzo ( oddio, se ne può parlare) però dice che se non lo metto di mezzo ormai se n'ha a male, sicché ho messo la foto.