I VECCHI
Un gerontocomio chiamato Italia.
Facce che si ripetono ad oltranza, facce che chiosano sorridendo rassicurando sul nulla
dall'alto di una saccente arroganza conferita da un'esperienza fagocitata già da decenni in un mondo che cambia a velocità
sostenibili solo da chi ha orecchi aperti e mente vigile.
Non è il caso dei vecchi.
I vecchi negli apparati di partito, i vecchi dei circoli ARCI, i vecchi che "io ho sempre lavorato", i vecchi che si raffrontano al moderno con la loro inutile ottusità,
i vecchi nelle pubbliche amministrazioni, i vecchi nelle strutture votate all'arte ed alla cultura, i vecchi che tramandano una cultura morta.
Non c'è ricambio, perché chi potrebbe esserlo se ne va.
Non ha tempo da perdere con dei vecchi la cui unica vera capacità è mettere bastoni tra le ruote con ogni genere di malizia.
Non c'è ricambio perché ai vecchi non interessa avere successori, basta bearsi del loro scranno dal quale pontificano di lotte e miserie,
di pani e cipolla e di anni che non sono questi, non sono i nostri, ma non saranno mai i loro nonostante siano loro a restare attaccati alle leve di comando
manco li avessero spalmati di Loctite.
Non me ne frega più un cazzo se hai fatto i moti di Reggio Emilia e ora voti PD.
Sei vecchio, sei esaurito, sei un danno per la nazione.
E pure un traditore.
Se lotta deve essere la prima cosa da fare è togliere i vecchi dai loro posti.
Senza chiedere permesso.
A calci in culo.
E senza ringraziare.
Che questo casino ce lo stiamo sgravando da soli, grazie a loro e nonostante loro.