lunedì 3 settembre 2012

NEVIN Y'NIN LIBERA



Poi arriva quella che s'incazza.

Noi uomini non abbiamo la stessa coscienza di cosa significhi sentirsi violati.
Di sentire dentro di te un corpo estraneo che contro la tua volontà prende qualcosa di te per dare solo a se stesso.
Di qualcosa che ti annienta, ti umilia e ti segna per il resto della vita.

Poi arriva quella che s'incazza e fa GIUSTIZIA.
La sua, ovvio. Non c'è Tribunale, non c'è giudice, non c'è giuria né alcuna tribuna mediatica del cazzo che possa arrogarsi il diritto di giudicare.

Non ha giudicato quando la ragazza citata nell'articolo veniva stuprata e vilipesa, non ha giudicato quando la sua vita era stata ridotta ad una commedia dell'orrore.
Non ha giudicato perché i tribunali non giudicano queste cose.

Non si giudica il fatto che è prassi il vedere che quando un maschio inizia a tormentare con pressioni fisiche e psicologiche nonché con la violenza la vita di un'altra donna l'intero alveo parentale è coinvolto in una spirale di paura che può sfociare in violenza mortale.

E non si giudica perché il modello di società che ci è stato fatto accettare vuole questo.
In Italia c'è un particolare accanimento sulla figura della donna. D'altra parte siamo degli esteti.

Purtroppo le cronache sono piene di notizie riguardanti poveri agnellini di mamma i quali, una volta constatato che la sua inseparabile metà non vuole più saperne, si scoprono pazzi psicolabili dall'impulso incontrollabile che decidono di togliere dal mondo quello che, con tutta evidenza, non può essere loro.

Siamo sulle cifre a tre zeri l'anno, per chi non ne fosse a conoscenza.

Il perché è talmente sotto gli occhi di tutti che nessuno affronta la discussione senza prima infarcire finanche la premessa delle solite ideologie più o meno mistiche che hanno appestato le nostre società con lo splendido risultato che possiamo vedere.

Inizierei dal concetto di famiglia:

la mia generazione ha visto praticamente morire il concetto di famiglia allargata.
Cioè quella famiglia in cui membri di più generazioni vivevano sotto lo stesso tetto. Questo non è successo per colpa degli anarcoinsurrezionalisti o degli Ultras ma semplicemente perché l'edilizia aveva bisogno di rifare il ventre dell'architettura e della psicogeografia delle città. Appartamenti sempre più piccoli, grandi case frammentate e ricomposte in più appartamenti, costruzioni sempre più veloci nel degradarsi, speculazioni utili alla continuità del giro di soldi e poteri che, come nel caso dell'edilizia, sono sempre stati al centro della vita politica.

Non si sono frammentate le famiglie, si è frammentato un tessuto sociale già di per sé marcio perché guidato da regole, usi e costumi in cui il fattore pseudoreligioso e patriarcale aveva già causato il sedimentarsi di convinzioni assolute affatto affini ad un percorso di evoluzione e di libertà dell'individuo.

Quindi anche quei nuclei, che in realtà erano veri e propri microcosmi dove l'abitudine al confronto ed alla vicinanza davano comunque un'impronta importante alla società sono spariti, una fascia che non andrei assolutamente a trascurare ha risentito dell'improvvisa solitudine in cui era stata relegata dai nuovi assetti toponomastici.

Il lavoro è diventato indispensabile per tutti gli individui. Chi oggi può permettersi di stare in casa e mandare a lavorare il convivente al suo posto è oggetto di studi neosocioantropologici.

Il maschio, oggettivamente, non è più capo di un cazzo.

Che liberazione.

Invece no. C'è chi questo fatto non lo accetta. Si sente ancora il Centro del Nucleo anche ora, quando a malapena si riesce ad essere centro di se stessi, perché gestire in una civiltà cadente e decadente come questa la supremazia del maschio sulla femmina quando c'è un potere che ti sbatte in faccia ogni giorno che c'è sempre qualcuno che ce l'ha più duro del tuo ed è qui a spillarti altri soldi è dura da digerire, ad esempio.

Sinceramente non sostengo la supremazia di nessuno su nessuno.
Sostengo il liberarsi.
Prima di tutto nella mente, che prima di vedere qualcosa di concreto troppi cadaveri dovremo ancora vedere e troppi danni potrà ancora fare chi ne ha fatti finora.

Liberarsi da quell'idea che L'UOMO debba essere un capofamiglia per diritto divino.

L'UOMO è sempre e comunque una persona che vuole essere felice. E per essere felice deve poter scegliere.

Se sceglie di fare il marito perché effettivamente è questo il sogno della sua vita, vivere con una donna che ama, fare dei figli e crescerli, si darà da fare in tal senso e tanto più profonda e sincera sarà la sua decisione tanto più le possibilità di riuscirci cresceranno. Almeno credo.

Ma indipendentemente da ciò, nell'attuale struttura di questo tipo di civiltà, si possono scegliere forme di rapporto e di convivenza che potrebbero almeno adeguarsi molto meglio ed in modo più produttivo, visto anche che cominciamo ad avere strumenti informativi che permettono di allargarci in ogni direzione quanto a possibilità di vivere una vita decente. Molti delle nuove generazioni si stanno adeguando, troppi sono ancora fermi ad un guado stagnante fra la vecchia concezione di famiglia e qualcosa che non si sa. Un esempio sono le famiglie che se formano da altre famiglie e con le quali si condividono figli.

Liberarci dall'idea che quello che si è fatto per convenzione e poi per amore e poi no, forse era convenzione anche quella per vivere invece serenamente accanto agli esseri umani che il nostro cammino ci ha posto davanti secondo me potrebbe essere un primo passo.
Che l'autorevolezza deriva dall'amore e non dal ruolo, che si può sbagliare e che la separazione fa parte della vita. Si perdono e si acquistano persone continuamente. E che ogni fine è un nuovo inizio.
Che concentrare la propria vita sull'immagine di una persona è il grande inganno delle religioni.
In realtà se concentriamo la nostra Vita dentro noi stessi con l'idea che in essa vi è riflesso TUTTO, forse questa carneficina non sarebbe più tale.

Che anche noi uomini possiamo liberarci da catene che ormai sono lise ed arrugginite, che ci sono state regalate da un mondo che sta andando a pezzi cercando di trascinarci con sé.

Si ama, si scopa, si fanno figli perché si vuole amare, per conoscere il piacere dato e ricevuto, per conoscere se stessi e trovare un' armonia, . Si prendono altre strade perché i percorsi cambiano con velocità e modalità imposte da un sistema produttivo che oltretutto si ritiene baluardo della Famiglia, fosse mai che si lascino scappare l'occasione di prenderci per il culo.

In tutto ciò non è più questione di ruoli sociali o di genere ma di ruoli individuali.
Ed è a questa realtà che dovremo abituarci e che a me personalmente pare quella più vicina alla natura.

Ora, mentre la "crema" del laicato nostrano è ancora impegnata a leccare i piedi ad un Cardinale, seppur emerito ed inviso alle zecche vaticane, vorrei invece sostenere la causa di questa donna turca che ha deciso che i tribunali non erano il luogo dove dirimere la questione col suo stupratore.
E quella donna vuole abortire.

Visto che ogni giorno partono appelli per la causa di qualsiasi cosa, in nome di tutte le donne vessate, umiliate, stuprate ed uccise, il gesto di Nevin Y'Nin, 26 anni, potrebbe essere un avviso a tutti quegli organi legislativi e giudiziari che ancora si barcamenano con giustificazioni criminali quanto ridicole all'adeguamento degli strumenti di difesa per tutte quelle persone che vengono private della loro libertà e della loro dignità da esseri incapaci di ottenere qualcosa se non con la violenza ed il sopruso.

NEVIN LIBERA SUBITO

venerdì 17 agosto 2012

SUONO DUNQUE SONO

"Il canto era già forte e il bosco così fitto che non riusciva a vedere a più di un metro di distanza, quando d'improvviso la musica cessò. Sentì un rumore di arbusti spezzati. Si diresse rapidamente in quella direzione, ma non vide nulla. Aveva quasi deciso di abbandonare la ricerca quando il canto ricominciò un pò più lontano. Di nuovo si diresse da quella parte; di nuovo chi cantava tacque e gli sfuggì; doveva essere più di un'ora che giocava a questa specie di nascondino, quando i suoi sforzi vennero ricompensati "
(....)
"Avanzando con cautela in direzione di uno di quei forti canti, attraverso i rami fioriti vide infine una forma nera. Fermandosi quando smetteva di cantare e avanzando di nuovo furtivo quando riattaccava, la inseguì per dieci minuti. Finalmente ebbe il cantore davanti agli occhi, ignaro di essere spiato. Stava seduto, eretto come un cane, ed era nero, liscio e brillante; le spalle arrivavano all'altezza della testa di Ransom; le zampe posteriori su cui poggiava erano come arboscelli, e gli zoccoli, sul terreno, ampi come quelli di un cammello. L'enorme ventre rotondo era biancoe sopra le spalle si innalzava, altissimo, come il collo di un cavallo. Da dove si trovava, Ransom vedeva la testa di profilo; la bocca aperta lanciava quella sorta di canto d'allegria , e il canto faceva vibrare quasi visibilmente la gola lucida. Guardò meravigliato quegli occhi umidi, le froge sensitive delle narici. In quel momento l'animale s'interruppe, lo vide e si allontanò, fermandosi tuttavia dopo pochi passi, ritto su tutte e quattro le zampe, non più piccolo di un giovane elefante, agitando una lunga coda pelosa.

Era la prima creatura di Perelandra che sembrasse mostrare un certo timore dell'uomo.
Ma non era paura.
Quando Ransom la chiamò si avvicinò. Gli mise il muso di velluto sulla mano e accettò il contatto; ma quasi immediatamente tornò ad allontanarsi.
Chinando il lungo collo, si fermò e appoggiò la testa fra le zampe.
Ransom vide che non ne avrebbe cavato nulla e quando alla fine l'animale scomparve alla vista, non lo inseguì.
Gli sarebbe sembrata un'ingiuria alla sua timidezza, alla sommessa soavità della sua espressione, al suo evidente desiderio di essere per sempre un suono, e solo un suono nel cuore più fitto di quei boschi inesplorati.
Ransom riprese il cammino qualche secondo dopo, il suono proruppe alle sue spalle più forte e più bello che mai, come un canto di gioia per la ritrovata libertà."

C.S. Lewis - Perelandra
da "Il libro degli esseri immaginari" a cura di Jorge Luis Borges

E così ho scoperto chi sono, o almeno come vorrei essere.
Lontano dai latrati che gli uomini di potere ci costringono ad ascoltare, lontano dall'ipocrisia di chi si avvicina per studiarti e all'occorrenza distruggerti, lontano dalla corsa folle di un'umanità in cerca di padroni e non di fratelli, lontano dall'aria irrespirabile, dall'acqua imputridita dagli scarichi delle coscienze sudicie, lontano dalla misura degli occhi senza cuore, da braccia tese per farti scivolare, da quello che è mio è mio e solo mio.

Steiner diceva che la nostra essenza è suono.
Cantare è il momento catartico per eccellenza quando tutto intorno sparisce per trasformarsi nel paesaggio che il suono della voce ha disegnato. Quando la voce esce forte, chiara ed il petto, il cuore, la gola e il cervello vibrano in un solo suono insieme a tutto quanto ci circonda, è allora che si può raggiungere la percezione di cosa sia la libertà.

E' il canto quello che vorrei fosse udito quando sono fuori per la strada, non la mia figura affatto dissimile a quella dell'animale di Lewis. Ed è il canto che vorrei fosse udito da questa pagina.

Vorrei estinguermi per essere suono.
Che sia la manifestazione della forma fisica il prezzo da pagare per le nostre azioni?

sabato 11 agosto 2012

LA BANALITA' DELLE ICONE E FICHE IN RIVOLTA

Mi fanno notare come l'appoggio alla causa dell Pussy Riot dato da personaggi come Sting e Madonna sia argomento da valutare con attenzione.

Giusto. In natura ci sono gli sciacalli, fra gli umani c'è Vittorio Feltri quindi è un argomento che merita approfondimento & analisi in compagnia di una compiacente dose di cinismo perché i tempi richiedono duttilità ma una dose di cinismo puro o al massimo tagliato con del sarcasmo può sempre recare all'animo la corretta prospettiva in caso di civiltà allo schianto. E noi lo siamo.

Ognuno di noi ha un numero di cause GIUSTE che abbraccia a prescindere, semplicemente perché ogni battito del cuore, ogni molecola del cervello, ogni emanazione dell'anima sa che quella causa è giusta.

Ad esempio, senza andare troppo sull'onirico, la TAV.

Faccio una fatica immane a concepire che un SI-TAV sia in buonafede, ad esempio. Ma questo dipende dal mio manicheismo o dal fatto che c'è qualcuno altrettanto convinto delle sue buone ragioni e che la TAV è una cosa utile?
Ad ora le ragioni dei SI-TAV che ho avuto il piacere di leggere non fanno altro che rafforzare l'ipotesi che se proprio non possono prenderci per culo cercano di fare il fisico a bagnino incazzato col risultato di aggiungere il ridicolo al tragico ma cosa ci devo fare, sarà un modo di concepire diversamente la Vita.

Ora, mettiamo che fra qualche mese uno di quelli che s'è fatto i campeggi, gli scontri, magari s'è preso pure una denuncia, magari s'è preso pure un lacrimogeno in faccia. Magari no.
E passa per la via principale della città e vede i ragazzi modaioli che stanno piazzati nella solita nicchia ogni cazzo di giorno che parte dal calendario a cucù con le spillette NO TAV, con l'adesivo NO TAV sulla vespina accanto a "Marty TVB4EVER" o sulla Golf pagata da babbo.

O parliamo del Che Guevara.
Mi dicono ora lo espongono pure quelli di Casa Dollar. O Pound. Sempre una brutta cosa è.
O del logo dei Ramones. O delle t-shirts dei Nirvana. O della moglie del Borghini. No, vabbè, quelli son affari del Borghini e cazzi della sù moglie.

Ma, tornando al principio, il fatto oggettivo è che ci sono tre ragazze in carcere per reato di leso putinismo e leso patriarchismo di stocazzo.

E queste bisogna che intanto escano fuori.

Subito.

Malcolm X diceva "con ogni mezzo necessario"

Ora i capataz del Cremlino a mio parere non è che siano agitati più di tanto. Però potrebbero diventarlo.

Ora c'è il rischio che le Pussy Riot diventino icone di plastica prima che ribelli anarcofemministe.
Cose già viste.
I Sex Pistols sono nati a tavolino, ad esempio. Costruiti da un managerino inventatosi tale.
I Clash avevano un contratto con la CBS, cioè la Columbia Broadcasting System, ancora prima di far uscire il primo LP.
A 15 anni mi fecero la tessera dell'ARCI.
Tanto lo so che prima o poi bisognerà vergognarsi e fare autodafè.

Io penso che individualmente dobbiamo tenere il punto.
Il punto che preferisco è quello di imparare la lezione anche stavolta, perché ogni scintilla può accendere un fuoco e il fuoco della passione per la libertà può essere uno strumento quotidiano per la consapevolezza, quella che porta la forza di essere un cambiamento, non uno status quo o un regresso.

Le Pussy Riot hanno mandato un messaggio sulla stupidità e sull'arroganza dei poteri.
Un'artista greca, Diamanda Galàs, ha cantato la sua "Plague Mass" in una cattedrale. Chi conosce Diamanda Galàs sa benissimo che non ha cantato "Laudato sii mio signore".
Ma a parte i soliti generici anatemi da parte di qualche vescovo e qualche caì di qualche pretonzo in occasione di suoi shows qui in Italia non ha incassato.

Inutile dire che sotto il Compagno Breznev le bimbe sarebbero andate a fare compagnia ai carrarmatini piazzati in Jacuzia a cesellare cubetti di ghiaccio con un orso siberiano ai calcagni ma ormai parliamo di cose che furono.

I Media rispondono a logiche che forse noi stessi non siamo consapevoli quanto possiamo influenzare?
Cosa ci fanno con le informazioni di Fessbook?
E noi gli diamo in pasto cose che permettono loro di darci in pasto cose che noi mangeremo.

Parlavo di cominciare a comportarsi in modo strano.
I Che Guevara sui pacchetti di tabacco e sulle scatole di detersivo possono fare storcere i ginocchi ma non è l'icona che fa il pensiero.

Usare media controllati per far sapere a viso aperto che abbiamo il nostro dito medio alzato verso i loro culi non dovrebbe farci paura, anzi.

E conoscersi meglio può voler dire sapere per cosa lottare, a prescindere dall'icona da cui hai percepito il fuoco della tua giusta causa.
Questa delle Pussy Riot è una mano tesa che metaforicamente può svegliare a schiaffi gente che al massimo metterà l'adesivo figo sul vespino, come può svegliare un'onda che può arrivare lontano: dipende da noi. Quelli fuori.
E uno scappellotto allo Czar Putin e alla zecca ortodossa, magari condito da un nocchino a sbucciata, non mi farebbe punto astio.
I Media facciano il suo lavoro, noi faremo il nostro, perché le bimbe andranno seguite anche dopo l'auspicata scarcerazione. Col rispetto e con l'amore che si deve a chi mette la faccia per tanta, tanta altra gente, indistintamente.

Un'altra cosa: se qualcuno volesse conferme sul fatto che PUNK vuol dire metterci la faccia è servito.


(nella foto: secondo me i Kiss non l'hanno presa bene)



mercoledì 8 agosto 2012

PUSSY RIOT!



Stavo quasi in pensiero.
Mi chiedevo: possibile che i menestrelli del rock, quelli che sono abituato ad ascoltare come la voce del disagio di una, due, tre generazioni, siano ridotti a riempire stadi cantando col pannolone e fare benefits per cause tanto nobili quanto di facciata?

Ero abituato che questi menestrelli fossero assai temuti dai potenti. A John Lennon spiato dalla CIA. A Jello Biafra contro Tipper Gore. A Zappa ed alla sua memorabile arringa dentro una Corte di Giustizia contro il PRMC. Ai tour dei Black Flag. Quelle cose lì insomma.

E' da quando Kurt Cobain s'è sparato che non succede un cazzo, diciamocelo.
Chi sta esprimendo il disagio delle attuali giovani generazioni? Chi sta esponendo la propria faccia per dire sul muso del potere che così non si va in paradiso?

I Grandi vecchi si godono in pace quanto seminato in passato, alcuni continuano anche più che dignitosamente a sfornare dischi, magari nel circuito indipendente, altri sono spariti nel nulla (vedi Bowie e se sparire fosse l'ultima sua incarnazione avrebbe compiuto l'ennesimo capolavoro) altri scrivono le proprie memorie.

Ogni tanto spunta Tom Morello a sostenere gli Occupy Wall Street o a presenziare a qualche flash mob antisistema, ma il lampo dei Rage against the machine s'è esaurito appunto in un lampo e ancora i ragazzi si sbrindellano la testa su "Bullet in the head" (che tra l'altro è diretta al cantante dei Suicidal Tendencies però non è bello dire che un presunto inno rivoluzionario è in realtà una lite da pollaio).

Per il resto noia mortale. Il delirio narcisista delle star degli anni '70 aveva lasciato posto a quello premonitore e carico di rabbia del punk, dopodiché tra rivoluzione musicale ed estetica a mio parere è stato segnato un punto di non ritorno. 
L'etica e l'estetica punk ha messo nelle mani del pubblico gli strumenti per navigare nel disastro prossimo venturo, si è esso stesso trasformato e sfaccettato, ha sdoganato le autoproduzioni, ha creato un altro mercato ed è tornato nelle cantine da dove era uscito.

Oggi c'è ancora chi si sente punk ascoltando i Blink 182.
O i Green day, che almeno una lunga gavetta nei club più putridi degli States se la sono fatta.

Ad increspare questo mare che sembra una tavola blu ci hanno pensato un gruppetto di ragazze russe, le PUSSY RIOT.

Il problema è che le ragazze hanno eseguito una canzoncina satirica sullo Zar Putin, quello del lettone con l'accento sulla o e non sulla prima e. E lo hanno fatto dall'altare di una cattedrale.
Risultato: sono detenute preventivamente dai primi di marzo ed è stata chiesta per loro la pena di tre anni.

Tra i più feroci nell'invocare pene esemplari il Patriarca Ortodosso, uno di quegli esseri con tonacone e barbone ieratico che appestano il pianeta frantumando i coglioni al genere umano pur di non andare a lavorare. Tipo quello che teniamo in Vaticano, per capirci meglio, che la barba però non la tiene.

I tempi reclamano una veloce presa di coscienza.
Ambientale, innanzitutto. Lo sforzo di ricongiungerci alla Natura ed alle sue creature smettendo di comportarci come se fossimo gli unici ospiti importanti del pianeta.
E poi spirituale.
Ad esempio, disfacendosi di chi in nome di un Amico Immaginario che si ostina parlare da 2000 anni di Eve e serpenti, che da 200 ha ammesso che la terra è rotonda (credo che sullo schiacciamento ai poli abbiano ancora delle perplessità) e che è da sempre il più formidabile strumento di oppressione e che tuttora funziona assai meglio della televisione.

E invece.
Finiti i peana sulla primavera araba arriva la prima costituzione democratica in Tunisia e tanto per cominciare i diritti della donna restano in fascia B. La Chiesa Ortodossa scende in campo per punire, in una nazione dove mafia e corruzione tengono il passo della nostra solo per una questione di spazio, tre ragazzine impertinenti; datosi che riguardo la violazione di territori qualsiasi religione conosciuta non s'è mai fatta problemi ad invadere quelli di chi delle loro tonache non ne vuole sapere, mi chiedo come mai tanta veemenza. Ossia, lo so. 

So che le sorelle Pussy Riot hanno in qualche modo mandato un messaggio là dove escono i topi di fogna assetati del sangue del potere: è ora di uscire dal sottosuolo e dalle cantine delle città.
E dire che non veniamo in pace, che non siamo lì a trastullare gli i-pod dei bimbiminchia con canzoncine mongoloidi per mongoloidi, che siamo qui per dire che sono esseri putrefatti e che stiamo cantando il loro funerale, che vogliamo accompagnarli nella tomba col suono più sgradevole ed irritante che possano concepire.

Non c'è bisogno di un'industria discografica, c'è bisogno di mandare messaggi e quello delle Pussy Riot è quello che ognuno di noi potrebbe scontare la stessa sorte solo perché una merdosa zecca con una croce al collo si irrita.
Pisciamo sui loro altari e non saremmo comunque pari.
Questo dobbiamo cantare e cominciare a mandare il messaggio che queste ragazze sono solo l'inizio.

La sottolineatura che siano state delle ragazze di neanche trent'anni la lascio a chi si stupisce della cosa.





lunedì 6 agosto 2012

OUT OF THE BLUE INTO THE BLACK

Ad un certo punto arriva l'impasse.
Non che uno esaurisce le cose da dire ma ha l'impressione di dire sempre le stesse cose. O la stessa cosa. Da venirsi a noia da solo.
Così riparte per un'altra tangenziale piena di vicoli, sterrati, tornanti, saliscendi e curve a parabola per vedere se riesce almeno a sentirsi ancora utile a se stesso scrivendo, avendo sempre accolto con sincera quanto stupita curiosità il fatto che anche qualcun altro trovasse utile il contenuto di questo blog.
Succede che il senso di ostinata dedizione a trovare risposte, quale esse siano, comporta talvolta il comportarsi in modo strano e posso dire ultimamente di avere allegramente abusato dell'opzione.
Chiaramente we can change the world all togheter peace and love ma a mio parere siamo decisamente sulla traiettoria opposta, o sulla trattoria opposta e poco cambia.
In poco più di 7 mesi dall'allontanamento a calci in culo del Buffo Omino di Arcore e della sua schiera di tristi scherani/e da Palazzo Chigi siamo rimasti lo stesso coacervo di retroposti in nome di altre ineluttabili entità nel nome del quale si reprimono volontà popolari che sarebbero ben più condivise se una buona parte di umanità non avesse deciso di recitare la parte dei Bravi Cittadini del Mondo Nuovo o dell'ormai usurato scenario orwelliano senza che nessuno glielo abbia chiesto.
I cittadini che fanno la spia sono protetti dall'anonimato per legge, chi è pentito di mafia ha la scorta, chi sa scegliersi gli amici ha bisogno di nemici, l'Italia è un feudo dai pochi Signori e dai troppi vassalli e chi ha inventato la panzana che è la maggioranza a concedere di governare brucerà nel girone dei pallonari per l'eternità.
A un certo punto le parole non bastano più per descrivere l'oscura rassegnazione al Brutto-Nell-Anima che sta caratterizzando ciò che succede sul Patrio Lagrimato Suolo che si chiama Italia.
Purtroppo quello che meglio riesco a fare per andare oltre è suonare, o meglio, cantare.
E constatare che nei confronti di chi si azzarda ad intraprendere un simile percorso pende una discreta opera di costante criminalizzazione dalle più svariate componenti sociali, come in tutto l'alveo che comprende le manifestazioni dell'ingegno raccolte sotto il termine Arte.
Chiariamoci, non sto assolutamente parlando di contributi ed agevolazioni da parte di non richieste autorità.
Nè di spazi che i media, QUESTI media in particolare, dovrebbero concedere o garantire a determinate realtà artistiche.
E' probabile che il concetto stesso di Arte sia tuttora in evoluzione, soprattutto per colpa del solito, onnipresente "mercato" ma è in momenti come questi che mi sfugge come si possa dimenticare come sono stati e cosa l'ingegno umano abbia potuto sviluppare in questi campi prima dell'avvento delle civiltà industriali e del capitalismo. E quindi della televisione, lo strumento passivo per eccellenza e sul quale avrà scritto anche qualche sociologo esquimese improvvisato sul momento.
Ci sfugge che l'Arte e chi ne gode sono proprietà degli stessi due soggetti. Non di chi ti dice cosa deve piacerti. E attenzione che il passo è breve.
Chi ha le leve in mano ha tagliato negli ultimi anni risorse e contributi alla cultura e allo spettacolo in maniera selvaggia ma questo riguarda, oltre al mio lavoro, leggi e convenzioni.
Se mi chiudi i teatri e nei locali fai spegnere la musica a mezzanotte, ad esempio, ci vuoi tutti a casa.
Giovani e meno giovani.
I tentativi di proporsi in contesti autonomi significa andare incontro come minimo a disastri strutturali perché avere uno spazio anche microscopico per un laboratorio, per uno studio, per una sala prove, per un minimo di una qualsiasi attività si deve andare ad attaccare il Sacro Moloch del Patrimonio Immobiliare, che come sappiamo in Italia è gestito dalle mafie più zozze e delinquenziali nei confronti del Bene Pubblico.
Quindi si occupa. E quando si occupa non ti stendono precisamente un tappeto rosso.
E a queste legislazioni devono rispondere quelle che regolano le attività di locali e punti di aggregazione che in qualche modo promuovano messaggi relativi all'Arte. Nonché al ricatto di quell'Ordine Pubblico per cui quattro briai su una spalletta fanno "Movida" e polemiche alimentate soprattutto da politici locali, privilegiati e stampa cittadina.
E tutto ciò ha un suo pubblico, quelli che si adeguano.
O si divertono a fare petizioni, accorati appelli, servizi giornalistici e articolesse pseudiosociocoglionologiche.
L'ignoranza e l'abbrutimento fanno tuttora da ago della bilancia.
Chi legifera su arte e spettacoli non ha nessuna capacità, nessuna competenza e nessuna voglia che l'Italia continui a produrre Arte come ha fatto durante il resto della Storia dell'Uomo.
Altrimenti parliamo di come viene valorizzato il nostro Patrimonio Artistico e dell'ingegno.
Una volta tolti i diritti sul lavoro, una volta stuprata la Natura si vogliono mangiare anche l'Arte.
Le manifestazioni estive sembrano una concessione al popolo, quella di scendere per strada nel giorno della festa, non che invece dovrebbe essere la gente a riprendersi le strade, i luoghi, le piazze, i parchi e le passeggiate. E' tutta roba nostra.
Dicevo che non bastano più le parole.
Forse cominciare a comportarsi in modo strano può essere un punto di partenza.

lunedì 25 giugno 2012

LO SCHIACCIANOCI

Le giustificazioni a dopo, comunque ricomincio a scrivere.

Intanto ricevo e volentieri pubblico questo scritto di ZeroFanzine, che spero sia di spunto per riflettere anche alla luce di quanto ho già scritto più e più volte su questo blog:


LO SCHIACCIANOCI - “cosa accadde, cosa accade, cosa accadrà”

(...senza alcuna pretesa di completezza,come base per una discussione più ampia...)

Su, dai, tutti ne avete almeno uno in casa...ma lasciamo perdere le vostre case da giovinastri (magari state ancora a rompere le noci con il martello sul tagliere...) pensate alle case dei vostri genitori e dei vostri nonni.

Ce ne erano 3 o 4...ma alla fine tutti a tavola se ne litigavano uno solo, magari quello del bisnonno, un po' arrugginito ma che andava bene per noci, nocciole, mandorle...poca fatica e non ti pizzicavi mai le dita...gli altri due o tre erano moderni, o presi perchè belli, rimediati al volo a poco prezzo per un campeggio...acquistati perchè teoricamente più efficienti e moderni.

Tutta robaccia che non funzionava. Esattamente come i metodi di protesta dei nostri giorni.

Cosa ACCADDE” (salvo il primo paragrafo utilmente riassuntivo, ovvietà che già conosci)

I metodi di protesta che vediamo intorno a noi sono decisamente inadeguati e lasciano molti sgomenti e demotivati per la loro drammatica inefficienza...di che si tratta? su...lo sappiamo tutti...cortei grandi e piccoli, presidi (vale a dire cortei senza movimento... #occupy vari compresi naturalmente) raccolte di firme (per carità!!!), proteste visive (esporre un simbolo), ridicoli scioperi da 2,4,8 ore.

UNA VOLTA sembravano funzionare! E tanto, poco o pochissimo funzionavano davvero...il loro scopo era far esprimere ad una collettività, la più vasta possibile, il dissenso per come venivano condotte le cose. Ciò trasmetteva un messaggio molto chiaro: i cittadini che qui esprimono il loro dissenso sono rappresentativi di una percentuale del popolo italiano che esige che le cose vadano in modo differente, le entità di rappresentanza democratica come Istituzioni, partiti, sindacati... devono tenerne conto o il consenso che affida a loro la gestione dei bilanciamenti del patto sociale, alla BASE della costituzione, sarà revocato.

Se il “potere” cui si rivolgeva questa minaccia (quello è, bando ai formalismi...ognuno in quel sistema minacciava chi lo rappresenta/va, non chi rappresenta un altro) era grande e maggioritario l'effetto della protesta era tanto marcato da rendere inutili manifestazioni visibili di dissenso...bastava il brusio del malcontento (e così ancora è...basta il mugugno di un banchiere per cancellare anche le leggi).

Se l'entità cui ci si rivolgeva era meno vicino al potere di controllo le cose avvenivano più lentamente, ma le proteste potevano essere altrettanto efficaci poiché un'opposizione motivata può dare un sacco di grane e disturbare i giochi all'arraffo di tutti...un sindacato, che VOGLIA farlo, può gettare un mare di sabbia tra gli ingranaggi e far perdere oceani di tempo e denaro.

Conveniva a tutti mediare. Poi è convenuto farlo su tutto a scapito di qualsiasi diritto delle persone...quindi è convenuto accettare in cambio cose inconsistenti e simboliche per i molti e affari per i mediatori...e siamo giunti ad oggi.

Messe nero su bianco queste quattro cose, tanto per eliminare in radice fraintendimenti, torniamo ai metodi di protesta.


Cosa ACCADE” (un punto di vista sulla finta politica e sul grillismo)

SE sei all'interno di un sistema democratico la manifestazione del dissenso di una parte rilevante DEVE funzionare...lo stato, se è più o meno saldamente nelle mani di forze “reazionarie” si opporrà al cambiamento, userà mezzi più o meno sporchi a seconda del suo grado di democrazia residua, ma prima o poi dovrà concedere ai cittadini ciò che essi vogliono. Stando così le cose protestare con i “metodi classici” funziona. Magari devi accettare di andare in piazza e subire la repressione che può anche, volontariamente o meno, sfociare in fenomeni di repressione violenta, di intimidazione antidemocratica...ma lo fai lo stesso poiché sai che quel che stai facendo è avviare un meccanismo inesorabile.

E' andata così per moltissimo tempo...ma ora, non funziona più. Perchè?

Perchè la democrazia in italia (volutamente minuscolo) è morta e siamo in un nuovo fascismo, con molti punti di contatto con il vecchio. Perchè intanto che si diluiva la forza dei cittadini rappresentati e si realizzava la saldatura di intenti dei loro rappresentanti, al soldo del miglior offerente, è divenuto manifesto per entrambe le entità che le richieste possono essere eluse senza alcuna conseguenza...chi mai boicotterà il sistema se i rappresentanti dei protestatari formano un'unica entità con chi vuole privarli dei loro diritti?

Questo è il motivo percui il nefasto governo Monti gode della shoccante percentuale del 92% della maggioranza parlamentare. Tutto il resto è teatrino per i gonzi, che devono credere in un sistema di rappresentanza morto e defunto, che preservi le apparenze al fine di non liberare spazio ad entità fastidiose e foriere di cambiamenti (la parola cambiamenti non comporta un valore “morale”).

Stiamo inoltre attraversando un periodo pericolosissimo...poichè lo stato, non più democratico, ora desidera sopra ogni altra cosa che si verifichino episodi di violenza rivolti verso sue entità PERIFERICHE (o ancora meglio esterne ma assimilabili ad esso), in modo da ottenere pretesti e legittimazioni per ulteriori privazioni di libertà e di diritti.

Quando parlo con le persone di queste cose si finisce spesso per parlare del fenomeno “Grillo”...e vorrei approfittare dell'occasione per cercare di fare un po' di chiarezza su ciò che ne penso.

Cosa SEMBRA essere il “fenomeno Grillo” e perchè riscuote tanto consenso? E' teoricamente l'introduzione di un fattore destabilizzante nel sistema, riscuote tanto successo poiché i fenomeni sopra descritti sono di un'ovvietà tanto imbarazzante che la stragrande parte della cittadinanza li ha compresi ad un livello più o meno consapevole. I cittadini italiani avvertono la mancanza di un soggetto politico di OPPOSIZIONE che ritengono necessario per cercare di arrestare una deriva che sta polverizzando ogni conquista sociale ed ogni diritto.

MOLTE DELLE PERSONE CON CUI PARLO abitualmente a questo punto mi fanno notare che a loro grillo non sembra né meglio, né più democratico...i più attenti mi ricordano varie uscite del passato “infelici”, “manifestamente” di destra, “opportunistiche” in senso elettorale.

...ma io dico sempre che gli italiani avvertono il desiderio di OPPOSIZIONE all'esistente...non parlo MAI di opposizione di SINISTRA...e lo stesso Grillo, ad essere sinceri, afferma di non credere più a questo tipo di distinzioni. Personalmente IO NON USO PIU' questa formula perchè è ormai VUOTA da molti anni, dato che la maggioranza dei suoi rappresentanti ha abdicato, la minoranza è presa in giochi di potere che non promettono niente di buono e che li relegano all'inconsistenza (chiunque poi a sinistra sia disposto, anche per sola speculazione teorica, ad allearsi con il PD è da considerarsi abdicante e inaffidabile).

Il desiderio di opporre QUALCOSA alla deriva è tanto forte da spingere anche molte persone che mai vorrebbero essere considerate di destra a parteggiare per l'entità coalizzata intorno a Grillo...è una sorta di ultima spiaggia, la scelta che fai quando non c'è più niente da perdere...quando o la va o la spacca.

Ciò che PENSO IO dell'intera faccenda grillesca è questo: reputo veniali le uscite destorse di Grillo e credo che esse siano principalmente dirette alla cooptazione di elettori in fuoriuscita dai partiti di destra in decomposizione (l'elettore di destra, più di ogni altro ama il salto sul carro del vincitore...ha bisogno solo una spintarella...una volta salito sul grillo avrà ancora nel portafogli le foto di craxi, berlusconi e bossi che guarderà in segreto con gli occhi umidi di nostalgia...inoltre...l'agitazione del PD, il fremente desiderio pre elezioni amministrative di accaparrarsi gli ex leghisti è di IDENTICA gravità...senza contare che annoverare tra i propri sostenitori certa gente è peggio di qualsiasi boutade da comizio).

AL CONTEMPO non credo proprio che una eventuale elezione di rappresentanti emanati dal non-partito di grillo possa fare una qualsivoglia differenza. Perchè...chi cazzo sono questi?

Il movimento 5 stelle è strutturato in modo da rendere alquanto probabile l'elezione di un sindaco magnifico e libertario in un luogo e del peggiore bastardo in un altro. Di più: il movimento è composto di segmenti che non si conoscono tra loro e che tuttavia sono pronti a garantire sull'integrità e competenza degli altri per puro spirito “corporativo”. Anche all'interno delle singole realtà locali (eccetto forse quelle minuscole) i rappresentanti del movimento sono alla pari con gli altri rappresentanti di partito...non è che li vota solo chi li conosce! L'unico motivo per cui ottengono il voto, e parliamo SOLO del voto dei più consapevoli e informati è l'adesione al programma generale imposto dal vertice...garanzie di attuazione di detto manifesto, nessuna...punizione per la pratica di atti contrari a detto manifesto “la privazione del diritto di usare il simbolo”...già tremano.

INOLTRE non mi è chiaro come una comunità di perfetti sconosciuti possa esprimere consapevolmente i candidati per le prossime politiche senza che non sia il semplice avvallo di persone indicate d'autorità dal vertice (che oltre a Grillo non si sa chi sia).

PERO', NONOSTANTE TUTTO QUESTO Grillo ha capito una cosa di importanza VITALE che continua a sfuggire ai miei molti amici anarchici o genuinamente di sinistra.

Il suo movimento è cresciuto perchè è nato aperto e non è diventato troppo settario per un tempo sufficiente.

Molte volte ho sentito dire: “che nazione di coglioni! Sono anni che lotto insieme ai miei compagni per cambiare le cose, ci mettiamo la faccia, è chiaro che non abbiamo secondi fini, e adesso tutti questi babbei si buttano tra le braccia di grillo!”

Vanno da Grillo, amici, perchè non sono militanti, non hanno mai partecipato a movimenti di protesta, meno che mai si sono trovati nella mischia dove si rischia di prenderle e, anche se DESIDERANO lottare, non hanno nemmeno idea di come fare né di come trovare altri che gli spieghino come fare, che li accolgano...un/a impiegatino/a di 35 anni, nauseato/a dall'andazzo e sinceramente disgustato/a dal FASCISMO incombente NON ci va al centro sociale in mezzo ai punkabbestia a farsi spiegare da uno con 15 anni di meno come si lotta...è troppo diverso dal suo contesto di vita.

Da Grillo è il/la benvenuto/a.

E, chiudendo il discorso su grillo, questo è anche uno dei tre motivi percui il movimento No Tav ha smosso le acque e gettato molti nel panico.

Motivo 1) Una protesta organizzata da valligiani, agricoltori e comunità montane, con sindaci e personalità autorevoli al fianco è INCLUSIVA, aperta e NON settaria, capace di aggregare forze da sempre divise e di cooptare un sacco di gente che mai aveva partecipato a nulla di simile prima.

Motivo 2) I No Tav hanno UN unico obiettivo che li ricompatta ad ogni possibile dissidio interno, i giochi di potere hanno importanza marginale sullo stesso. Nonostante l'unico obiettivo perseguito vi sono innumerevoli obiettivi secondari di ricaduta.

Motivo 3) Non è sfuggito cosa è accaduto nel corso del tempo e cosa è accaduto il 1 marzo 2012...i metodi di protesta sono efficienti.

Abbiamo iniziato enumerando i vari, inefficienti, metodi di lotta ereditati dal passato...quei metodi in questo nuovo contesto sono stati aggiornati e resi di nuovo efficienti...da chi SA di non poter più contare sulle garanzie democratiche e combatte una battaglia di logoramento di un'entità NEMICA. Le manifestazioni No Tav si oppongono a prevaricazioni e partono pacifiche...ma non lo rimangono se lo stato calca la mano...e chiunque abbia una preparazione militare sa che è una corda molto pericolosa da tirare...perchè sono le basi dell'escalation.

La clamorosa reazione del 1 marzo alle INACCETTABILI violenze e cacce all'uomo di stampo squadrista in valle è stata poi un'ulteriore dimostrazione di forza e di tattica...all'insegna del colpire ovunque e dell'attaccare e ritirarsi. Ciò significa perdita del controllo sugli eventi e MASSIMIZZAZIONE delle spese necessarie per fronteggiarli...per ritrovarsi davanti un avversario sfuggente che appena hai speso il denaro per schierarti se ne va togliendoti il pretesto per attaccarlo...e ciò aggiunge una componente da guerra psicologica che fiacca il morale. In altre parole è guerriglia, pur senza armi usa gli stessi metodi e persegue le stesse finalità con efficacia. Senza contare poi l'enorme esborso richiesto dal mantenimento delle truppe in valle.


Cosa ACCADRA' “ (ultime danze prima della caduta finale)


A questo punto, diciamocelo chiaro: Andare a fare “una passeggiata” e chiamarla corteo... od un picnic urbano e chiamarlo “occupy” o “presidio”...partecipare ad un ridicolo sciopero di poche ore (in tempo di iper crisi...ma dai....gli fai un favore!) è inutile. Più che inutile...è inutile e controproducente perchè non riscuote alcun successo e dà a molti la fallace sensazione di “aver fatto qualcosa”...solo che il qualcosa coincide col niente e crea rassegnazione.

(fanno eccezione a sé le enormi manifestazioni con UN SOLO motivo di esistere, ovviamente...la difesa dell'art18, l'opposizione ad un guerra...che non servono a niente, ma hanno la finalità politica di incitare alla resistenza).

A mio avviso davanti a noi abbiamo due obiettivi: le elezioni politiche 2013 e la riorganizzazione della lotta su basi di efficienza ed inclusività (inclusività che deve evitare come la peste il vecchio metodo di includere ogni tiramento di chiunque per averlo al fianco).

LE ELEZIONI POLITICHE 2013, se vissute in chiave TATTICA sono un evento importante poiché offrono la possibilità di ostacolare il sistema; è necessario iniziare da subito una discussione (con breve termine) per decidere e diffondere la tattica da perseguire, prima che le persone siano catturate dalle grancasse televisive. Io intravedo diverse opzioni:

  1. Puntare al 49% dei votanti per rendere il sistema illegittimo in modo manifesto e paralizzarlo in qualche misura.

  1. Puntare al ridimensionamento dei partiti che sostengono il governo sotto la percentuale che consente loro di formare un governo (modello Greco).

  1. Votare per un partito differente a quelli di governo per aumentare il caos e ridurre in qualche misura le capacità operative.


RIORGANIZZARE la lotta ispirandosi al test del 1 marzo ( ed ai valori della resistenza) ognuno secondo le sue possibilità e radicamento nei movimenti già in lotta:

Chi è radicato e attivo può perorare presso i nuclei organizzatori degli eventi la causa di forme di protesta sfuggenti, improvvisate, mobili, che non prestino mai il fianco alla repressione ma che siano invece pronti a smobilitare dal luogo ove sono per riapparire in altro luogo e costringere le forze del disordine a impiegare nuove forze in aggiunta o muovere continuamente quelle in campo.

Chi non è radicato e attivo (ma chi lo è non è certo escluso) ma è vicino alle proteste può organizzare, in sinergia o meno con chi è sul campo, servizi logistici di supporto e sorveglianza del territorio in modo da fornire capillari indicazioni sui movimenti delle forze in campo, realizzazione di materiali di propaganda, fino alla fornitura di materiali ai militanti e all'evacuazione di persone e attrezzature maggiormente presi di mira per condurle al sicuro.

Chi è totalmente esterno ma desidera avere un ruolo (e il grillismo segnala che si tratta di una folla sterminata) può essere cooptato per funzioni logistiche lontano dai luoghi degli eventi (guardare un'autostrada e avvistare mezzi, ad esempio).

In questo modo (ma il limite è solo la fantasia di inventarsi nuovi ruoli) completi esordienti del tutto digiuni di protesta attiva si potranno cominciare a fare le ossa e divenire sempre più efficaci. Ciò significa aggiungere forze. Potrebbe fare la differenza domani.

domenica 11 marzo 2012

CHE PENA LA VIOLENZA, CHE PENA ALLA VIOLENZA

La mano che si alza e si abbatte sull'inerme.

Non credo ci possano essere manifestazioni della natura umana più vigliacche di questa.
La violenza della guerra porta gli umani a nefandezze inenarrabili, ma quello che succede in tempo di pace e al chiuso di quattro mura è un'altra cosa; la vittima è lì ed il carnefice é pronto a riversare su di lei tutto il suo bagaglio di frustrazione e cattiveria.
La settimana scorsa la TV è rimasta accesa su un programma, "Sirene". Mai coverto e mai sentito nominare.
La puntata è iniziata inquadrando una badante di una persona anziana ospite della casa di riposo "Villa Borea" di Sanremo che denunciava alla locale Guardia di Finanza il sospetto che nella suddetta clinica avvenissero dei maltrattamenti.
Ora qua sotto c'è la puntata. divisa in tre parti.
La pubblico qui e non per spettacolarizzazione del fatto ma per la semplice ragione che il seguito del post è strettamente connesso con le reazioni che si possono avere guardando una cosa del genere.

Però, seriamente, pensateci un attimo prima di guardare i due video perché le immagini sono parecchio, ma parecchio pesanti:





Ora, sfido chiunque a non avere i brividi, soprattutto per l'impatto emotivo delle immagini registrate con le telecamere nascoste.
E poi arriva la rabbia.
Che persone possono essere quelle persone che al sicuro delle quattro mura si comportano in quella maniera con degli anziani non autosufficienti?
Oppure con dei bambini, come documentato nel famigerato asilo "Cip & Ciop" di Pistoia.
O comunque contro chi non si può difendere.

E parte la rabbia per cui si invocano pene di morte, squartamenti in piazza, depilazioni al napalm e altre amene trucidezze come se Beccaria avesse scritto un trattato di cucina irlandese o che l'ordinamento giudiziario prevedesse pene assolutamente inadeguate per crimini del genere.

Beh, dipende.
La direttrice sanitaria della clinica sanremese, Rosalba Nasi, è già stata scarcerata ed ha i domiciliari revocati.
Ora, che sia la moglie di un senatore PDL, tale Boscelli, e che dalla sua pagina Facebook si dichiari di "orientamento cattolico" sicuramente non c'entrerà per nulla, ma se permettete io invece qualche sospetto ce l'avrei.

Ci sono diversi punti da affrontare: non passa delitto efferato nel quale non salti fuori qualcuno che invoca la pena di morte, in certi casi si invoca la tortura o il linciaggio di piazza.
Insomma, cose truci. Altrettanto e forse più.
Come invece ci sono i giustificazionisti in servizio permanente effettivo. Troppo stress. Vite di merda che si sfogano su gente inerme. I metodi di lavoro. Il prezzo della benzina. Le cavallette. L'Inter che perde.

Allora cominciamo a vederla prima di tutto con la prospettiva di chi rifiuta il detto "Not in my backyard" e pensiamo un attimo se in questa situazione si trovasse qualche persona cara.
Vedo gente che già lustra la colubrina.

Scegliete voi. Anziani che vengono trovati con ecchimosi e segni di violenza, bambini che iniziano a comportarsi in maniera innaturale e che cambiano radicalmente maniera di comunicare.
Ed è qualcuno di casa vostra.

Oppure. Una donna, che ciclicamente si presenta con lividi, graffi, segni e altre amenità perché ha un uomo violento che la picchia. Ed è qualcuno di casa vostra. O un'amica.
Qui ovviamente non si parla di strutture private finanziate con soldi pubblici e dove il controllo dello Stato é inesistente, ma di mura private di quell'enclave chiamato "famiglia" e che tanto fa sospirare i cattolici cuori dell'italietta borghese. Ma il nesso c'è e non serve faticare molto per trovarlo.

Si parla di gente che per un qualche motivo decide di assurgere al rango di carnefice in tempo di pace e non avendo un nemico da combattere sceglie la via più facile, quella degli indifesi.
Davanti alle immagini di Villa Borea difficilmente si ha la lucidità di soffermarsi in analisi sociologiche, il riflesso é generalmente il solito: occhio per occhio e se possibile anche peggio.

Ma allora questo "paese civile" quando cazzo lo facciamo?

Io di risposte non ne ho, io faccio solo rock 'n roll, diceva un noto - ah ah - caaantautore.
Però se non mi fermo alla pancia posso intuire l'inferno che cova nella testa dei carnefici.
E' la componente di legge della jungla rimasta dentro di noi. Quella che trasforma in macchine di odio e che spesso uccidono.
Queste persone non sono in grado di vivere in una comunità. Spiace dirlo ma questo prescinde da posizione sociale, razza, credo e numero di scarpe. Sono un pericolo per i più deboli. Sono malati. Sono sopraffatti da un istinto di dominazione che non sanno dove convogliare. Sono plagiati da una mentalità di massa che ha resistito fino a poco tempo fa e secondo la quale a chi è sottomesso non è dato da ribellarsi.

E allora chi ha in mente di costruire una società civile ha il dovere di fare da muro. In qualsiasi maniera e con qualsiasi mezzo.
La pena di morte è un mezzo giuridico aberrante e per me lo resta anche dopo aver visto quelle immagini.
E non essendo un giurista ma un individuo che viene dalla strada non ho l'illuminata concezione della Giustizia con la quale è costruito il nostro codice penale. E poi ripenso se succedesse a qualcuno di casa mia.

Però, quanto sforzo per poterci ancora chiamare umani.

martedì 6 marzo 2012

OVUNQUE PROTEGGI

Come dice quello che si tromba la Kate Moss "Ci torno volentieri sopra".

Oggi sono stato a Firenze.

Succede che una delle due band in cui canto sia formata da componenti distribuiti tra Pisa, Livorno e Firenze quindi ogni tanto si prova nella città del giglio in modo da dividerci gli spostamenti.

Finite le prove io e l'altro livornese che era con me, il bassista Padre Gianni (così denominato perché dal vivo si esibisce con una bella tonaca da prete) siamo passati da un amico a ritirare una muta di corde da basso, in Via dell'Argin Grosso.
Penso fra me e me "mò chiamo il Venturi e passo a vedere come sta". Se guardate l'intestazione del suo blog vedrete che la via dove risiede è proprio quella.

Padre Gianni, però, doveva essere assolutamente e velocemente a Livorno entro una quarantina di minuti perché era atteso dall'altra band in cui suona che era in piena sessione di registrazione. Merda, dico, vabbè farò lo stesso giro alla prossima.

Poi torno a casa e mi ritrovo il suo post.
Huhuhuhu, ma guarda i casi.

E così prima che torni a Firenze e vada comunque a trovarlo butto giù due righe al riguardo. Ma proprio due.
Innanzitutto vorrei tranquillizzare Riccardo e chiunque abbia ravvisato nelle parole del mio precedente post una qualsiasi "pace interiore". Quella che ho nominato mi serve per rimanere lucido.
Nessuna pace passiva di nessun tipo in vista. La guerra voglio vincerla e se non la vinceremo noi, ora, devo mettere chi verrà dopo di noi nelle condizioni di essere loro, i vincitori.
Però voglio vincerla.

Quando parlo di metodi vecchi di 100 anni parlo di metodi che hanno avuto e - non so per quanto ancora - probabilmente hanno in qualche caso ancora del valore, ma a mio parere qui siamo in una situazione completamente nuova e che presenta delle condizioni strutturalmente differenti da qualsiasi altro periodo storico.
Me lo fa pensare sia la lotta NOTAV che le situazioni locali che vedo coi miei occhi qui dove vivo.
All'ex - Caserma Del Fante Occupata, ad esempio. Un enorme casermone che un gruppo di ragazzi che nel migliore dei casi hanno una ventina d'anni meno del sottoscritto ha ripulito da 7 anni di abbandono ed incuria, dove sono sistemate famiglie sfrattate in assenza di un qualsiasi piano di riqualificazione degli spazi abitativi in funzione popolare da parte di istituzioni ceche, sorde e mute davanti al dramma continuo di famiglie con bambini che vengono sfrattate e sbattute in mezzo alla strada.
Oddio, tanto sorde le istituzioni non si sono dimostrate quando i ragazzi sono andati a ricordarlo al Sindaco piazzandosi sotto la sua abitazione.
Tanto che son partite 25 denunce. Manifestazione non autorizzata.

Oppure potrei pensarlo per quanto riguarda le manifestazioni fatte contro il rigassificatore OLT e l'impatto che hanno avuto sul percorso che dovrebbe portare alla realizzazione di quest'opera che in quanto a possibilità di danni ambientali può tranquillamente tirarsela con la TAV.

E potrei andare avanti. Discarica del Limoncino, spazi culturali, centrali a biomasse, contratti post-manovra e via e via ancora, una lista che potrebbe tranquillamente durare fino a domattina.

E comunque, la TAV.
Oggi è sceso in campo nientepopodimeno che Napo Orso Capo a dire che questo buco s'ha da fare.
Urca che determinazione. Manco il povero Buzzino, storico tossico della Livorno che fu nonché uno dei miei più cari amici, ne aveva altrettanta quando asseriva lo stesso concetto.
Ora Buzzino non c'è più e Napo invece sta dove sta.

Alla famosa manifestazione dell'anno scorso, quella dei primi scontri, un altro mio amico tornò dalla Val Susa con la faccia griffata da un lacrimogeno preso, come si dice per in qua, tra moccio e bava. Niente da fare, ogni volta qualcuno riparte. O, come l'altro ieri, si bloccano i binari alla Stazione. E tanto prima o poi andrò pure io, senza però cambiare una virgola di quanto scritto in precedenza.

Ma io ho altro per la testa.
Ne discutevo con Padre Gianni mentre andavamo verso Firenze sotto una grandinata che levati.
Perché c'è qualcos'altro.
Innanzitutto uno spazio dove tornino a parlare i volti e non i caratteri digitati.
In Val Susa ad esempio parlano i corpi, ma su quei corpi pende non solo la repressione dell'apparato politico e mediatico (e nel politico includo le minacce ricevute da Perino, in perfetto stile 'ndrangheTAV) ma,  purtroppo anche quello di chi da sempre ha rinunciato a mettere in discussione questo apparato. Quei cittadini che preferiscono oggi, come nei giorni di Genova, come in questi anni di perdita secca dei diritti sul lavoro, sulla casa, sul futuro, rassicurare se stessi parteggiando per il più forte o quello che loro credono lo sia. D'altra parte 10 milioni di elettori di Berlusconi non spariscono da un giorno all'altro, neanche se cambiano casacca. Figuriamoci se ci aggiungiamo una bella fetta di elettori PD.
E allora certi corpi devono farsi invisibili, o più che invisibili, inafferrabili.

Da lì quello che può andare oltre i metodi vecchi di 100 anni.
Oltre i gas CS, i lacrimogeni, i droni e la gendarmeria europea.
Qualcosa che li renda inutili.
Se vado con una mazza contro un robocop quello mi spiana. Io voglio vincere e il robocop può e deve starsene tranquillamente a casa.
Non sono tra quelli che ha i mezzi per usare la Rete come strumento di cambiamento e di lotta, vengo dalla strada e lì sono abituato a muovermi e continuerò a farlo.
Voglio 100 in strategia. Anzi 110 e lode.
Mi fermo qui.

Avevo detto ad un'amica, prima di scrivere il precedente post, che "se sbaglio qualche termine stavolta finisco in galera".
Mi sa che l'ho scritto troppo bene, invece.

Forse non altrettanto bene ho scritto questa canzone, (dal link la potete ascoltare) della quale trascrivo anche il testo:

Worms

Maybe it's not what we thought it should be
Maybe 'round my island there are too many seas
I travel around the world and still we're not free
And the masked race owns the screens 'n watching you bleed all your tears

I don't care what's real if I can't handle your love
So find me a guru who's not always on the phone
A natural change turns to a natural pain
So why change a world with this summer so silver and gold

'cause maybe we're all terrorists
and our mothers are all terrorists
and our neighbors are all terrorists
But no one wants a war we keep dance in the dark
Everything passes by and we keep obey to the same worms

To the same worms




Ci vediamo presto, Riccardo. Un abbraccio forte.

Un'ultima cosa: Violante, tappati quella fogna, sdoganatore di fascisti, pezza da piedi di Berlusconi, dovresti seppellirti da solo. E ancora hai la faccia di parlare.

domenica 4 marzo 2012

VA TUTTO BENE,SIAMO IN GUERRA

Non è che non ho scritto per ignavia per più di un mese.
E' che mi sono sinceramente stufato di ululare alla luna. Vedere che alla fine della giostra stai a cantartele e suonartele con chi già la pensa come te e con quelli con cui puoi dividere solo rabbia, frustrazione e cinismo.
Cinismo.
Devo ringraziare quella componente di pace interiore e di capacità introspettiva che mi portano innanzitutto a cercare di migliorare costantemente i miei comportamenti e le mie attitudini - ancorché assai lontane dal poter essere definite "sane", se non ho ancora mandato affanculo il resto dell'umanità.
Non ho bisogno di credere - io - negli individui. Chi merita sa benissimo badare a se stesso.
Ho perso le parole perché non sono riuscito a mettere insieme per un pò parole che potessero farmi sentire utile comunicare qualcosa.

C'è una guerra mondiale in corso e l'unica fortuna che abbiamo noi che la stiamo vivendo è quella di vederci risparmiati gli odori del napalm e delle bombe, i cadaveri lasciati per strada con le budella di fuori, i rifugi, le fughe, gli sfollamenti, le squadracce mercenarie. Perché questa è la guerra 2.0 e non è quella delle bombe intelligenti; queste panzane le lascio a quella fetta di umanità ancora convinta che tra un'i-pad, un SUV e un abbonamento al centro benessere sia ancora possibile ballare una qualche danza senza sentire l'approssimarsi di un futuro nel quale verrà portato a compimento il progetto di un mondo dominato da un'oligarchia liquida, eterea, impalpabile e feroce come mai nessuna dittatura è stata in tutta la storia dell'umanità.
L'attacco finale dei ricchi contro il popolo.
L'attacco finale contro ogni possibile rivendicazione di una vita migliore, contro ogni possibilità di riscatto sociale, contro ogni ipotesi di coscienza e di consapevolezza di massa.
Mai più Rinascimento, mai più illuminismo, mai più favolosi anni 60.
Ora. Nell'era dell'informazione e di internet.

Questa è un'epoca dove sono cresciuti gli status e sono cominciati a sparire i diritti. Quelli per cui gli individui potevano e sapevano gestirsi le libertà possibili senza che regole di qualsiasi tipo fossero necessarie. Dalle piccole cose. Fino, ovviamente, a quelle fondamentali.

Il lavoro, ad esempio. Se un lavoro, quando c'è, non ti permette di avere un tetto sulla testa non è un lavoro.
Se un tetto sulla testa é in continua discussione perché ci sono spese e tasse e cazzi e mazzi e la voracità di un apparato dove sguazzano ed hanno sguazzato ladri, mafiosi, assassini ed ogni genere di delinquenti fa in modo che anche le priorità di base di un essere umano siano sotto una continua spada di Damocle significa non essere cittadini ma ostaggi. E questo è solo uno degli effetti di questa guerra.

C'è l'istruzione, la ricerca, la cultura, la sanità. Cioè quello che una comunità ha diritto a vedersi garantite, perché il gettito fiscale in relazione alle retribuzioni deve garantirle. Perché é per garantirsi un paese in evoluzione economica, culturale e della qualità di vita che un cittadino versa una consistente parte del suo stipendio allo Stato.
Siamo nel 2012 e da più di un secolo il sistema capitalista impera e si propone come migliore espressione del vivere comune, specialmente dopo il crollo del sistema comunista; ma ora i nodi vengono a galla e scopriamo che se il sistema comunista é imploso su se stesso, quello capitalista rischia di far esplodere il pianeta e - sì, stavolta trascinarlo in un'orda di miseria, terrore e morte.
I poteri che guidano questo sistema reclama schiavi. Reclama ignoranti. Reclama teste basse e obbedienti. Reclama sconfitti. Reclama morti viventi. Reclama un futuro indefinibile fatto di paura ed instabilità per chi lavora.
E così ha dichiarato guerra, perché la naturale evoluzione del pensiero e della coscienza dell'individuo, di contro, reclama esattamente l'opposto.

Naturalmente non ha fatto fatica a trovare sostenitori, perché l'ignoranza, l'avidità, l'egoismo, l'ottusità e la stupidità non conoscono classe, sono semplicemente componenti dell'essere umano che non aspettano altro di venire stimolate e chi guida le sorti dei governi e dell'economia sa benissimo come scatenare.

La TAV della Val di Susa è uno dei - piccolissimi - campi di battaglia di questa guerra.
Ora, io vi inviterei ad informarvi con la massima precisione, così come ha fatto chiunque sia partito da una posizione neutrale, su cifre, dati e fatti riguardanti quest'opera sulla quale c'è una lotta delle popolazioni valligiane da quasi vent'anni. Vent'anni, non da sabato scorso. Fatelo.
E fatevi un giro per leggere le ragioni di chi invece ritiene opportuno sventrare una montagna strapiena di amianto per far passare una linea inutile.
Sembra di risentire le stesse menzogne e le stesse fanfaluche di chi riteneva imprescindibile la costruzione della diga del Vajont. Com'è andata a finire, purtroppo, lo sappiamo.
Come sappiamo che quando sono in gioco certi interessi mascherati sotto la parola "progresso" l'idea che questo significhi un lento ed inesorabile omicidio di massa non smuove di un centimetro certa gente.

O peggio.

Perché se cominciamo a parlare di ambiente e di come certa gente si relaziona alla Madre terra consiglierei la lettura di questo articolo pubblicato dall'impagabile Senza Soste, visto che - ahimè - riguarda la mia città.

Parla del caso dei bidoni tossici dispersi in mare e delle ultime ondate di paraffina arrivate sulla costa, ma non solo; parla dell'insofferenza delle autorità verso chi chiede conto, dell'inefficienza e dell'inettitudine di certe autorità alle quali, com'è normale che sia, consegue un'altrettanto poderosa volontà repressiva a prescindere. I manovratori non si disturbano. Neanche attaccando uova al tegamino adesive sui muri.

Ma c'è ignoranza. Tanta. E paura. E ignavia.
Altrimenti certa gente avrebbe dovuto fuggire dalla città inseguita da cittadini furibondi.
E però anche questo è uno dei - piccoli - campi di battaglia di questa guerra. Che frammentati bene vengono meglio controllati. Ma chi ha dichiarato guerra é ben piazzato dappertutto. Specialmente nell'Italia che frana, nell'Italia che sparge veleni e rifiuti e diossine ed Eternit e qualsiasi zozzeria mortale. Chiedete a Taranto quanto se ne sono battuti i coglioni del benessere portato dall'ILVA le centinaia di morti di tumore.

Lo scrissi tempo fa, qui. Quelli che non diventano zombi assuefatti a questo potere globalizzato schiantano lentamente di veleno produttivo.

Siamo in guerra. Spiace dirlo, ma anche se col cuore sono vicino a chi ancora crede nei cortei, negli scontri con la Polizia, nei comunicati, non ci sto più.
Sento parlare di droni, di gendarmeria europea mercenaria con diritto all'impunità e statene certi che ci arriveremo. Sento parlare di scenari da Minority report. Arriveremo anche a quelli, forse.
Non possiamo, non dobbiamo restare fermi alle forme di dissenso vecchie di quasi 100 anni.
Serve solo a mandare cittadini inermi al massacro e a differenza dei decenni precedenti i sistemi di controllo e repressione sono già nel futuro.

Ho vissuto occupazioni, manifestazioni, lotte belle ed utili, bellissime ed inutili ed ora vedo che c'è un potere che ha deciso di andare avanti senza fermate intermedie.
C'è una guerra, porcoddio.
Una guerra che mira ad annichilirci.

Per ora chi si ribella ha 100 di cuore e praticamente ZERO strategia.

E da ora in poi, a parte le coloriture folcloristiche della povertà umana di questo potere e di chi lo sostiene e legittima credo proprio che in questo blog parlerò prevalentemente d'altro.

Quello che dovevo dire su questa guerra l'ho detto qui, con tutto quel che ne consegue.




mercoledì 29 febbraio 2012

PER ROSSELLA URRU

Intanto


Nel paese delle Ruby, dei Lapo Elkann, delle Santanché e dei Paniz ci sono anche persone come lei, sequestrata da 4 mesi pare da una cellula esterna jihadista. Non propongo scambi coi suddetti perché nonostante tutto gli estremisti islamici non meritano tanta iattura, quella è nostra e ce la siamo cercata.
Mi auguro che almeno la diplomazia di questo governo dimostri una statura degna di Rossella e la riporti alla sua vita.
A presto.