domenica 2 agosto 2009

CHI E' FUORI


Naturalmente il Vaticano ha armato le sue truppe e si è lanciato a testuggine contro l'utilizzo della RU486, cosa che non ha certamente lasciato impreparati i promotori nè i sostenitori del farmaco.
Credo sia necessario fare una doverosa premessa: per quella schiera di uomini per i quali esiste una morale anche in campo sessuale voglio sperare che sia clamorosamente ovvia l'utilità e la necessità di uno strumento di controllo che permetta sia all'uomo che alla donna di scegliere un concepimento libero e consapevole: è la prima miglior garanzia che la coppia può dare al futuro nascituro. E soprattutto è la prima e miglior garanzia che la futura madre può dare a se stessa, al suo compagno ed al rapporto della coppia.
Gli strumenti di controllo conosciuti, e chiamati specificamente anticoncezionali, sono vari e ampiamente conosciuti e naturalmente tutti condannati dalla Santa Romana Chiesa Football Club.
Dal salto della quaglia alla pillola al preservativo alla spirale alla crema spermicida, senza distinzioni di modalità.
D'altra parte ci si aspetterebbe che in una società civile chiunque non si riconosca come cattolico e, ad esempio, visto che la Natura ci ha dotato di tutti gli strumenti per far sì che ogni scopata non si risolva con una fecondazione e che la gestione ed il controllo del prodotto delle copule sia possibile (ho detto possibile, eh) sia da parte dell'uomo della donna perchè l'evoluzione della conoscenza umana ci ha portato ad avere degli strumenti adatti a raggiungere la condizione più alta possibile di consapevolezza e di libertà di scelta in ambito sociale, il ricorso alla RU486 sia quantomeno un diritto inalienabile.
I preservativi si rompono, ad esempio.
Lo so perchè è successo anche a me, quelle rarissime volte in cui ne ho fatto uso.
Fortuna ha voluto che io abbia controllato durante il rapporto la tenuta del preservativo e me ne sia accorto prima di combinare danni. Ma non mi risulta che questa sia una pratica molto usata. Nel senso che la maggior parte degli uomini va a diritto e se ne accorge solo dopo.
Non è che devo star qui a ricordare il potere di cui dispone l'uomo sulla donna quando ha un rapporto sessuale, e soprattutto chi sia invece a pagarne le conseguenze più dure in caso l'uomo non abbia la buona creanza di non stare attento nella dovuta misura.
Non conosco nessuna donna che abbia abortito che ricordi la cosa come un piacere, se non con quello dello scampato pericolo di doversi ritrovare a crescere un figlio avuto da una persona con cui l'ultima cosa al mondo che desidera condividere sia proprio l'esperienza della maternità.
Quella della maternità desiderata e consapevole è un punto sul quale dovremmo riflettere tutti; è un punto che può essere un enorme mezzo di miglioramento della nostra società e del nostro vivere comune; è un mezzo grazie al quale si può andare oltre quell'egoismo soprattutto maschile per cui si toglie alla donna una fetta fondamentale della gioia di essere madre. E soprattutto può essere un mezzo per dimostrare la più alta forma di amore.
Scegliere in due. Con tutto quello che di buono ne consegue.
Ora, che un concepimento non desiderato può invece essere una tragedia ben al di là del solo fatto del concepimento è un dato di fatto che soprattutto moltissime donne non avranno difficoltà a confermare. Si può discutere sull'etica comportamentale, che comunque le donne pagano sempre e comunque di persona e fino in fondo perchè questa società è stata strutturata nei secoli a misura d'uomo e solo d'uomo.
Sotto lo sguardo vigile ed inflessibile dei vari capi religiosi, naturalmente.
Ecco, ci siamo.
Questa epoca è un passaggio nel quale gli individui hanno iniziato ad affrancarsi dall'influenza dei poteri religiosi, dandosi leggi che hanno iniziato un percorso di liberazione e di consapevolezza dell'individuo rispetto al proprio corpo; il prossimo passo dovrebbe essere quello della consapevolezza del fatto che anche gli altri corpi meritano rispetto. Che il nostro desiderio, quando ha bisogno di una controparte, deve essere condiviso. Anche nelle cosiddette perversioni, che poi perversioni non sono perchè sono semplicemente un'altra prospettiva ed un'altra manifestazione del desiderio. E quando alla fine di un rapporto una persona non si sente umiliata, usata, annullata, violata, significa che qualsiasi sia stata la natura del rapporto questo rispetto c'è stato.
Non essere cattolici è un ottimo punto di partenza. Innanzitutto significa non essere degli ipocriti.
Quell'ipocrisia che vediamo quotidianamente, ad esempio, esemplificata nel comportamento delle tonache vaticane davanti allo spettacolo di quella casa di tolleranza che sono le stanze dei potenti. L'articolo del quotidiano della CEI nel quale i capataz cattolici si autoassolvono riguardo il silenzio da loro convenientemente usato nei confronti del troiaio messo su da Berlusconi & c. non è solo ridicolo: è umiliante per la razza umana. Mi rifiuto di riconoscermi in una specie capace di tanta ipocrisia schifosa. E mi rifiuto di riconoscermi in una specie che si permette di dettare regole comportamentali in materia di sesso quando le loro vittime preferite sono i bambini e che il loro affanno per proteggerne i carnefici sia seconda sola all'astio col quale trattano le donne in materia di libertà di scelta.
Il marchio con cui hanno segnato intere generazioni nei secoli è quanto di più aberrante e contronatura sia dato di conoscere; e chi scrive è una persona che ha comunque un altissimo concetto del termine "famiglia", di quella microcomunità che dovrebbe essere alla base della società. E per realizzarla ho scelto di non seguire i dettami della Chiesa, ma quelli dell'amore.
L'amore che la mia compagna merita e che porta ad una libera scelta dei tempi e dei modi coi quali costruire il futuro. Perchè i mezzi per realizzare questo tipo di scelta ci sono, ed abbiamo intenzione, se necessario, di usarli.

E qui voglio dedicare due righe a chi si proclama medico obiettore; che in un contesto normale sarebbe già di per sè un ossimoro.
Spero solo di non dover mai avere a che fare con uno di loro. Questi infami che per convenienza pensano di decidere secondo leggi che solo loro decidono di seguire e che non rappresentano nessuno se non quei "quattro gatti" che pretendono di seguirle (ma più spesso pretendono che a seguirle siano soprattutto gli altri) per quanto mi riguarda sono un cancro civile. E non esiterei a sbattergli la cosa in faccia e, conoscendo il mio temperamento, senza guantini bianchi.
In un paese civile non dovrebbe esser loro permesso di esercitare la professione se non in cliniche private da loro gestite. Quindi fuori dalle palle del sistema sanitario nazionale. E non faccio riferimento per pietà (quella che loro alla fine non hanno ma di cui straparlano senza ritegno) agli obiettori per convenienza, quelli che oltre ad esercitare nel pubblico hanno il loro spazio privato dove certe obiezioni spariscono misteriosamente. Questi sono i cattolici.
Questi sono quelli che devono stare FUORI.
Dalla convivenza civile che può renderci tutti individui migliori, perchè la loro verità è l'inganno del potere, incancrenita da secoli di assassini, torture, di esercizio di un potere cieco e crudele, di demonizzazione delle donne, di ipocrita convenienza.
Vogliono scomunicare chi fa ricorso alla RU486.
Facciamo in modo che sappiano quanto ne andremo orgogliosi, quanto essi siano già da noi scomunicati ed indegni di far parte della comunità civile, che i nostri valori non hanno niente da invidiare alla loro verità; prendiamo i loro anatemi come un'occasione in più per migliorare ancora noi stessi ed essere più felici, più rispettosi verso gli altri che, come noi, si guadagnano i propri spicchi di felicità giorno per giorno: il loro mondo di odio, di persecuzioni e di discriminazione lo abbiamo visto nei secoli e lo vediamo tuttora.
C'è un mondo nuovo che può essere costruito, però.
Chiudo con una storia, emblematica e illuminante, più diffusa di quanto si potrebbe mai immaginare ma che non leggerete mai sulle cronache.
A meno che le due infermiere obiettrici non capitino in mani sbagliate. Ad esempio le mie.
Il blog da cui è tratto è http://www.cabaretbisanzio.com/


Scomunicate chi si lascia scomunicare

di Micol

pillola_abortivaSono ricorsa alla pillola del giorno dopo che avevo circa vent’anni e per l’uomo con cui avevo fatto sesso non provavo nulla. Sì, nel senso, provavo le solite cose che si provano verso un uomo che non ami: attrazione e un letto. Perdonatemi se levo tutte le romanticherie melense prima e non vi racconto un’altra storia, è una questione di onestà.
Non sono cattolica, ho trent’anni e tutto sommato una sessualità nella norma. Niente di trascendentale, lo so perché tra donne si parla e ci si confronta. Il sesso non è mai stata una priorità nella mia vita e benché a tratti viva come una diciassettenne, generalmente non salto addosso al primo che capita né mi faccio saltare addosso dal primo che capita.
Se avete da blaterare, non leggete, facciamo così.
Per lui non provavo nulla, dicevo. Finché avevo provato eccome: una rabbia feroce e una paura annichilente. Capita, per l’imperizia di altri, che succedano quelle cose fantomatiche cui non crede nessuno ma che succedono continuamente, tipo che il preservativo si rompa (sempre per imperizia di altri, ci tengo a precisarlo).
Io ero rimasta come annebbiata per tre secondi al massimo, perché poi ho il risveglio del guerriero masai, sono lucida e risoluta in tempi brevissimi. Ho detto solo: vado all’ospedale.
Ho pensato: io vado. Lui faccia un po’ quello che vuole. Ha pure combinato questo casino, lo odio, forse è meglio che mi stia alla larga, ho una lunga serie di improperi che non gli ho ancora verbalizzato.
Ero salita su un autobus al volo in direzione ospedale maggiore di una città dell’Emilia e lui mi aveva seguita con la faccia contrita. E vorrei vedere (per il contrita, non per l’inseguimento).
All’ospedale avevo aspettato a lungo, mi era toccato anche dire nel microfono dell’accettazione: vorrei vedere un ginecologo. Avevo sfogliato un giornale sulla prevenzione del cancro mentre lui, l’incauto, cercava di prendermi la mano e biascicava mille scuse.
Poi finalmente mi avevano chiamata. Lui aveva detto ‘vengo anche io?’, io nemmeno avevo risposto. Ero entrata in una saletta completamente bianca, la ginecologa mi aveva fatta mettere sul lettino con le gambe sollevate una a destra e una a sinistra, aveva fatto un controllo non si sa di che mentre io le spiegavo che il preservativo si era rotto e altre amenità.
Poi, finito lo strazio della visita, s’era tolta i guanti e aveva detto ‘allora ci vediamo fra 15 giorni’.
Io avevo pensato: mi sta prendendo in giro.
Mi ero riordinata e nel mentre avevo detto ’scusi, la pillola del giorno dopo non me la prescrive?’.
Lei si era scambiata uno sguardo liquido con un’infermiera gigante che compilava il mio ticket sanitario e aveva detto ‘ci risiamo. Sono un medico obiettore, non prescrivo la pillola del giorno dopo’. Che poi, all’epoca, la pillola del giorno dopo era solo un numero imprecisato di pillole anticoncezionali normali. Una botta pazzesca di ormoni che ti distruggeva di nausea. Avevo detto sbigottita ‘mi può chiamare un suo collega non obiettore?’ e lei aveva detto ‘oggi non ce ne sono di turno, forse domani’.
Domani. Domani potrei essere incinta e non voglio essere incinta.
‘Scusi, ma come faccio?’ avevo sussurrato completamente atterrita.
‘Beh, signorina, a che punto è del ciclo?’. Due semplici calcoli, poi sorridendo aveva detto ‘Non si preoccupi, ha il 75% di probabilità di non essere incinta’. Avevo fatto due rapidi calcoli (che è noto quanto io sia rapida a fare). ‘Sta dicendo che una donna su quattro rimane incinta. Non mi sembra una statistica tranquillizzante’. A quel punto aveva parlato l’infermiera gigantesca, una specie di elefantessa con gli occhi acquosi. ‘Ragazzina, sulla Bibbia non c’è scritto che esiste la pillola del giorno dopo. L’uomo non può fare nulla, è Dio che decide’.
E qui devo fare un piccolo inciso e scusatemi perché su ’sto post sono un po’ lunga. Io sono tanto buona e cara e se sono spaventata divento fragile come tutti gli esseri umani, ma i soprusi non li tollero. Potrei tirar su una congrega di rivoluzionari se assisto a un sopruso o lo subisco. Per esempio alcuni anni fa, in spiaggia, dopo una violentissima lite con due stronzi che col motoscafo acceso se ne stavano a scorrazzare praticamente sul bagnasciuga, in mezzo alla gente, in mezzo ai bambini, m’ero incazzata così tanto che la mia giugulare si era vista pulsare a metri di distanza, mentre i miei amici mi guardavano spaventati e cercavano di tenermi. Io ero pronta a prendere a mazzate i motoscafisti, per dire. Ma poi banalmente avevo chiamato tutti i numeri delle forze dell’ordine che conoscevo e quegli stronzi maledetti, una volta arrivata la guardia costiera, i carabinieri e la guardia forestale (perché oltretutto eravamo in una riserva naturale), s’erano presi una multa della madonna mentre io ancora urlavo. Tant’è che fra un po’ mi portavano pure via.
Quell’infermiera, insomma, mi aveva dato le stesse emozioni, uguali uguali.
Avevo pensato: a questa qui fra due minuti faccio un reclamo all’ufficio per i diritti del malato che non finisce più e le rispondo anche, ma se fossi stata una sedicenne? una straniera? una che ha subìto al posto che desiderato? Se fossi stata una ragazzina, davvero? Se non avessi avuto gli strumenti culturali che mi fanno esser certa dei miei diritti? Se la mia prima parola, da bambina, non fosse stata NO?
‘Ragazzina, sulla Bibbia non c’è scritto che esiste la pillola del giorno dopo. L’uomo non può fare nulla, è Dio che decide’.
‘Signora, lei va in bicicletta? Lo sa che il suo Dio non è contento, di questo? Lo sa che la manderà all’inferno perché né nell’Antico né nel Nuovo Testamento si parla di biciclette?’
Avevo sbattuto la porta, uscendo senza salutare. Quello delle biciclette, in Emilia, è un colpo basso.
Poi sapevo che le ore erano preziose, che prima proteggi il tuo corpo da quel che non desideri, più possibilità hai che non ti accada nulla. Quindi mi ero diretta fulminea verso l’ufficio diritti del malato, avevo dettagliatamente sporto la mia denuncia e me n’ero andata.
Lui, quello, mi stava attaccato alle caviglie e blaterava ancora cose come ‘ma se aspettiamo un bambino non è un dramma’. M’ero voltata di scatto e avevo detto una cosa che poi, a posteriori, mi è dispiaciuto di aver detto. Di cui ho chiesto scusa, tempo dopo. Ma lo potete intuire anche ora che sono passati circa dieci anni, quanto fossi arrabbiata e spaventata.
Avevo preso un treno per Como, per la mia città, per il mio ospedale preferito, dove c’è la mia ginecologa che non è obiettrice e va in bicicletta senza percepirsi come una peccatrice e che non mi aveva fatta sentire, come nell’ospedale emiliano, sporca o puttana o punibile o qualunque altra cosa ignobile. La mia ginecologa aveva visto solo una donna terrorizzata e aveva saputo essere un medico e aiutarla. E ho avuto fortuna, una fortuna sfacciata.
Ora, ora che danno la possibilità alle donne di preservare il loro corpo, ora che danno alle donne la possibilità di scegliere senza un’anestesia totale e diversi bisturi, ecco, ora mi chiedo se ci saranno ancora altri ginecologi che faranno provare quello che ho subìto io ad altre donne. Se continueranno a usare le parole per tutelare le proprie personalissime scelte. Quanti saranno i medici scorretti e disumani. Se infieriranno su altre donne forti di posizioni nemmeno riconosciute dalla legge.
Io spero di no. Lo spero davvero. Perché a me non è bastata la letterina della dottoressa e nemmeno quella dell’infermiera che richiamate dalla sezione disciplinare dell’ospedale mi chiedevano scusa per i toni ma non per i contenuti.
Quella letterina me la sono dovuta far bastare (e il ticket col cazzo che l’ho pagato).
E adesso che il cattolico globo terracqueo organizza sommosse perché la Ru486, cioè la pillola abortiva, è finalmente a disposizione delle donne, penso: scomunicatemi pure per quel che ho fatto e rifarei mille volte trovandomi nella medesima condizione.
Scomunicate le donne che hanno paura, quelle che non desiderano un figlio, quelle che sono state incaute o sfortunato o anche cretine. Scomunicate chi volete, soprattutto chi si lascia scomunicare da voi. Scomunicate pure, voi che pensate sia meglio e più cristiano squarciarmi la pancia, perché per la vostra religione mi merito di esser punita.
Tanto sceglierò per sempre dei medici veri, che hanno a cuore il mio corpo.

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