martedì 18 agosto 2009

LETTERA AL PRESIDENTE


Riporto questa lettera che due studenti di 21 e 23 anni hanno scritto al Presidente della Repubblica, proprio all'indomani del post che ho scritto sui giovani. E' bello vedere confermate le proprie preoccupazioni, visto che la lucidità di esposizione e la chiarezza delle parole usate sottintendono la totale estraneità a quella categoria di ggiovani malati di febbre mediatica e di successo da un quarto d'ora. Immagino che nello staff del Presidente la lettera, se letta, abbia provocato solo fastidio anche perchè la Rete è sempre più percepita come uno spazio pericolosamente libero dalle censure, dalle distorsioni e dalle mistificazioni tanto care al nostro potere politico. Si leggano al proposito le statistiche che, a fronte dell'incremento della spesa per i telefoni cellulari, vedono il nostro paese arrancare penosamente rispetto al resto d'Europa per quanto riguarda la diffusione della banda larga. Questo il testo della lettera:

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


Siamo due studenti universitari di 21 e 23 anni. Abbiamo inviato la seguente lettera al presidente della Repubblica, giorni fa, per esprimere la nostra delusione, ma anche nel tentativo di ricevere qualche spiegazione, di vedere uno spiraglio di luce. Non abbiamo ancora ottenuto risposta...

Caro Presidente,

nel suo discorso di insediamento lei dichiarò: "avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte".

Ci sentiamo in dovere di dirle che non ha tenuto fede a quelle parole da lei stesso pronunciate con tanto fervore.

Il pacchetto sicurezza e il ddl sulle intercettazioni che ne fa parte sono stati stroncati da una molteplicità eterogenea di persone:
- l'associazione dei giornalisti, perchè imbavaglia la stampa e la libertà di informazione.
- Vaticano, che la considera "una legge che porterà dolore".
- l'Ordine dei Magistrati, che due ore prima della sua firma, signor Presidente, ha dichiarato che il provvedimento VIOLA I PRINCIPI COSTITUZIONALI, come l'obbligatorietà dell'azione penale e la ragionevole durata dei processi.
- I blog, per la restrizione di internet e il sanzionamento dei social network e dei siti che ospitano commenti che potrebbero risultare scomodi a qualcuno. Si riduce così, non solo la libertà di stampa, ma anche LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE DELLE PERSONE COMUNI, per le quali spesso internet rappresenta l'unico modo per far sentire la propria voce.
- I Medici, per cui il decreto prevede l'obbligo di denunciare gli immigrati clandestini che si sottopongano alle loro cure.
- Il Presidente della Repubblica, che si è dichiarato perplesso e preoccupato nei confronti del provvedimento, in particolare su "specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente".

Lei ha infine deciso di firmare (nonostante fosse in suo diritto rispedire la legge al mittente) "ritenendo di non poter sospendere l'entrata in vigore di norme ampiamente condivise in sede parlamentare". Ma, lei, signor Presidente, nel suo discorso di insediamento, aveva detto che avrebbe tenuto conto di tutti i cittadini, di tutto il popolo, non solo dei parlamentari.

Inoltre, signor Presidente, lei firmando è venuto meno alla promessa fatta al popolo poichè questo decreto va a ledere la sicurezza dei singoli cittadini, che lei dovrebbe rappresentare, come affermano i giudici in una nota pubblica: "Il provvedimento avrà effetti gravi sull'efficacia delle indagini".

Inoltre ci lascia perplessi anche la sua decisione di firmare un decreto legge che ripropone sullo scenario italiano un fonte di energia, il nucleare, che nel 1987 fu bocciata da oltre il 70% degli italiani in un famoso referendum di cui lei avrà certamente memoria.

A rischio di essere ripetitivi, ci troviamo costretti ad annoverare nella lunga serie di sciagure architettate da questo governo e da lei lasciate correre come se fossero le cose più normali del mondo, lo scandaloso lodo Alfano, di cui attendiamo ancora l'esito di costituzionalità da parte della Corte Costituzionale, che lei, a quanto pare, non ha consultato prima.

Signor Presidente, lei ha partecipato alla Resistenza, quindi sa bene che determinati valori di libertà e uguaglianza erano all'epoca considerati importanti da lei e da tante altre persone, alcune delle quali, signor Presidente, per quei valori hanno sacrificato la propria vita. Smettere di difenderli significa dimostrare che il sacrificio di quelle persone e la lotta che lei stesso portò avanti non contano più nulla per lei.

Quando è stato eletto noi, come tante alte persone, riponevamo molta speranza in lei, in qualità di persona che ci avrebbe difeso dalla crescente mancanza di considerazione che la politica ha, ormai da un po' di tempo, nei confronti del proprio popolo.

Quei valori di libertà e uguaglianza sono stati più volte messi a repentaglio nel corso degli ultimi anni. Ogni volta speravamo che lei facesse qualcosa. E puntualmente lei è rimasto immobile. La smetta di deluderci Signor Presidente.

E non dimentichi... libertà è partecipazione.

Di Nino Stefano
Noemi Alagia

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