Non è che non ho scritto per ignavia per più di un mese.
E' che mi sono sinceramente stufato di ululare alla luna. Vedere che alla fine della giostra stai a cantartele e suonartele con chi già la pensa come te e con quelli con cui puoi dividere solo rabbia, frustrazione e cinismo.
Cinismo.
Devo ringraziare quella componente di pace interiore e di capacità introspettiva che mi portano innanzitutto a cercare di migliorare costantemente i miei comportamenti e le mie attitudini - ancorché assai lontane dal poter essere definite "sane", se non ho ancora mandato affanculo il resto dell'umanità.
Non ho bisogno di credere - io - negli individui. Chi merita sa benissimo badare a se stesso.
Ho perso le parole perché non sono riuscito a mettere insieme per un pò parole che potessero farmi sentire utile comunicare qualcosa.
C'è una guerra mondiale in corso e l'unica fortuna che abbiamo noi che la stiamo vivendo è quella di vederci risparmiati gli odori del napalm e delle bombe, i cadaveri lasciati per strada con le budella di fuori, i rifugi, le fughe, gli sfollamenti, le squadracce mercenarie. Perché questa è la guerra 2.0 e non è quella delle bombe intelligenti; queste panzane le lascio a quella fetta di umanità ancora convinta che tra un'i-pad, un SUV e un abbonamento al centro benessere sia ancora possibile ballare una qualche danza senza sentire l'approssimarsi di un futuro nel quale verrà portato a compimento il progetto di un mondo dominato da un'oligarchia liquida, eterea, impalpabile e feroce come mai nessuna dittatura è stata in tutta la storia dell'umanità.
L'attacco finale dei ricchi contro il popolo.
L'attacco finale contro ogni possibile rivendicazione di una vita migliore, contro ogni possibilità di riscatto sociale, contro ogni ipotesi di coscienza e di consapevolezza di massa.
Mai più Rinascimento, mai più illuminismo, mai più favolosi anni 60.
Ora. Nell'era dell'informazione e di internet.
Questa è un'epoca dove sono cresciuti gli status e sono cominciati a sparire i diritti. Quelli per cui gli individui potevano e sapevano gestirsi le libertà possibili senza che regole di qualsiasi tipo fossero necessarie. Dalle piccole cose. Fino, ovviamente, a quelle fondamentali.
Il lavoro, ad esempio. Se un lavoro, quando c'è, non ti permette di avere un tetto sulla testa non è un lavoro.
Se un tetto sulla testa é in continua discussione perché ci sono spese e tasse e cazzi e mazzi e la voracità di un apparato dove sguazzano ed hanno sguazzato ladri, mafiosi, assassini ed ogni genere di delinquenti fa in modo che anche le priorità di base di un essere umano siano sotto una continua spada di Damocle significa non essere cittadini ma ostaggi. E questo è solo uno degli effetti di questa guerra.
C'è l'istruzione, la ricerca, la cultura, la sanità. Cioè quello che una comunità ha diritto a vedersi garantite, perché il gettito fiscale in relazione alle retribuzioni deve garantirle. Perché é per garantirsi un paese in evoluzione economica, culturale e della qualità di vita che un cittadino versa una consistente parte del suo stipendio allo Stato.
Siamo nel 2012 e da più di un secolo il sistema capitalista impera e si propone come migliore espressione del vivere comune, specialmente dopo il crollo del sistema comunista; ma ora i nodi vengono a galla e scopriamo che se il sistema comunista é imploso su se stesso, quello capitalista rischia di far esplodere il pianeta e - sì, stavolta trascinarlo in un'orda di miseria, terrore e morte.
I poteri che guidano questo sistema reclama schiavi. Reclama ignoranti. Reclama teste basse e obbedienti. Reclama sconfitti. Reclama morti viventi. Reclama un futuro indefinibile fatto di paura ed instabilità per chi lavora.
E così ha dichiarato guerra, perché la naturale evoluzione del pensiero e della coscienza dell'individuo, di contro, reclama esattamente l'opposto.
Naturalmente non ha fatto fatica a trovare sostenitori, perché l'ignoranza, l'avidità, l'egoismo, l'ottusità e la stupidità non conoscono classe, sono semplicemente componenti dell'essere umano che non aspettano altro di venire stimolate e chi guida le sorti dei governi e dell'economia sa benissimo come scatenare.
La TAV della Val di Susa è uno dei - piccolissimi - campi di battaglia di questa guerra.
Ora, io vi inviterei ad informarvi con la massima precisione, così come ha fatto chiunque sia partito da una posizione neutrale, su cifre, dati e fatti riguardanti quest'opera sulla quale c'è una lotta delle popolazioni valligiane da quasi vent'anni. Vent'anni, non da sabato scorso. Fatelo.
E fatevi un giro per leggere le ragioni di chi invece ritiene opportuno sventrare una montagna strapiena di amianto per far passare una linea inutile.
Sembra di risentire le stesse menzogne e le stesse fanfaluche di chi riteneva imprescindibile la costruzione della diga del Vajont. Com'è andata a finire, purtroppo, lo sappiamo.
Come sappiamo che quando sono in gioco certi interessi mascherati sotto la parola "progresso" l'idea che questo significhi un lento ed inesorabile omicidio di massa non smuove di un centimetro certa gente.
O peggio.
Perché se cominciamo a parlare di ambiente e di come certa gente si relaziona alla Madre terra consiglierei la lettura di questo articolo pubblicato dall'impagabile Senza Soste, visto che - ahimè - riguarda la mia città.
Parla del caso dei bidoni tossici dispersi in mare e delle ultime ondate di paraffina arrivate sulla costa, ma non solo; parla dell'insofferenza delle autorità verso chi chiede conto, dell'inefficienza e dell'inettitudine di certe autorità alle quali, com'è normale che sia, consegue un'altrettanto poderosa volontà repressiva a prescindere. I manovratori non si disturbano. Neanche attaccando uova al tegamino adesive sui muri.
Ma c'è ignoranza. Tanta. E paura. E ignavia.
Altrimenti certa gente avrebbe dovuto fuggire dalla città inseguita da cittadini furibondi.
E però anche questo è uno dei - piccoli - campi di battaglia di questa guerra. Che frammentati bene vengono meglio controllati. Ma chi ha dichiarato guerra é ben piazzato dappertutto. Specialmente nell'Italia che frana, nell'Italia che sparge veleni e rifiuti e diossine ed Eternit e qualsiasi zozzeria mortale. Chiedete a Taranto quanto se ne sono battuti i coglioni del benessere portato dall'ILVA le centinaia di morti di tumore.
Lo scrissi tempo fa, qui. Quelli che non diventano zombi assuefatti a questo potere globalizzato schiantano lentamente di veleno produttivo.
Siamo in guerra. Spiace dirlo, ma anche se col cuore sono vicino a chi ancora crede nei cortei, negli scontri con la Polizia, nei comunicati, non ci sto più.
Sento parlare di droni, di gendarmeria europea mercenaria con diritto all'impunità e statene certi che ci arriveremo. Sento parlare di scenari da Minority report. Arriveremo anche a quelli, forse.
Non possiamo, non dobbiamo restare fermi alle forme di dissenso vecchie di quasi 100 anni.
Serve solo a mandare cittadini inermi al massacro e a differenza dei decenni precedenti i sistemi di controllo e repressione sono già nel futuro.
Ho vissuto occupazioni, manifestazioni, lotte belle ed utili, bellissime ed inutili ed ora vedo che c'è un potere che ha deciso di andare avanti senza fermate intermedie.
C'è una guerra, porcoddio.
Una guerra che mira ad annichilirci.
Per ora chi si ribella ha 100 di cuore e praticamente ZERO strategia.
E da ora in poi, a parte le coloriture folcloristiche della povertà umana di questo potere e di chi lo sostiene e legittima credo proprio che in questo blog parlerò prevalentemente d'altro.
Quello che dovevo dire su questa guerra l'ho detto qui, con tutto quel che ne consegue.
Ferdinando Molteni - L’anello di Bindi – Canzoni e cultura omosessuale in
Italia dal 1960 ad oggi
-
Sul terreno "scivoloso" del contesto, l'autore, giornalista e scrittore,
riesce a districarsi con estrema capacità di sintesi e autorevolezza,
elencando u...
19 ore fa
9 commenti:
intanto bentornato..devo riflettere su quel che hai scritto..è apparentemente senza speranza,ma forse solo in apparenza appunto
intanto grazie
ciao amico carissimo
e si lamentano di quanto sono stanchi hanno anche perso l'amore per le proprie ossa... che spezzano inutilmente. hai ragione, tanto quel che scrivi rimane sempre nello stesso "manicomio".
bentornato, baci.
Sono anni che parlo in questo modo,dappertutto,in sezione,alle feste,ai convegni,alle mostre,e poi sul mio blog,che tu non hai (quasi)mai letto,e che proprio qualche minuto fa ho chiuso!
Siamo già annichiliti,da anni!
Da quelli che tu chiami status e io chiamo cliquet.
L'ho scritto anche sul post che decreta la chiusura del mio blog.
@brazzz: difatti anche la mia era una pausa di riflessione...che continua. Grazie.
@Dea: Già, manicomio. Si vede che stiamo bene fra matti.
@Spazzolone: in compenso ne hai aperto un altro ;) non ho letto alcun blog per un bel pò, solo qualche link passato da altri, un pò come quando degli esseri caritatevoli portano qualche cibaria all'eremita. Mi son sgomberato la testa perché ne avevo veramente bisogno. E guarda che bei risultati.
Hai interpretato benissimo il mio disagio. Non siamo soli a combattere questa guerra, ma senza strategia (appunto) è come se lo fossimo.
come dicono a Napoli, ci sta venendo "o sangr'amaro"
non ha attinenza..
oggi sono 30 anni che John Belushi se n'è andato..volevo ricordarlo....
Mamma mia te vojo troppo bene!!!
Ma dico davvero!!
L'altro blog,comunque,è un punto di riferimento aggratissé per la mia attività.
Secondo me la lotta riparte dai NoTav, che devono essere ispirazione ed esempio.
Avanguardie politiche e una popolazione che per forza di cose si politicizza. Utile quantomeno a resistere più a lungo e più efficacemente, benché non sia certo sufficiente per fare la rivoluzione, direi parecchio lontana dall'essere possibile in qualsivoglia paese occidentale (persino in Grecia dove il proletariato ha certamente più coscienza di classe).
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