giovedì 15 dicembre 2011

5 SECONDI





Capisco: i sedicenti partiti che fino a ieri si definivano di opposizione sono troppo occupati a far passare l'ennesima scudisciata sui coglioni a chi meno ha per prendere coscienza che il doppio omicidio di Firenze ha una portata che va ben al di là del fatto stesso.
Perché ieri gli ultras della Juve, poi Casa Pound e domani sarcazzo chi altri.
Ora come ora sparare su Casa Pound è sparare sulla Croce Rossa.
Ho idee, aspirazioni e comportamenti diametralmente opposti a quelle dei loro frequentatori, ma quando un movimento del genere arriva ad avere numeri e strutture come quelli attuali significa che la frittata è già fatta da un bel pò.

Nel precedente post parlavo di cause ed effetti. E allora, oltre le Case Pound, andiamole a vedere queste cause perché chi crede che chiudendo le Case Pound si risolva il problema del razzismo, della xenofobia e dell'uso strumentale che se ne fa da parte della politica istituzionale a mio parere siamo completamente fuori strada.

Lo dico chiaramente: se vogliamo andare a far male bisogna rivolgerci a due soggetti ben definiti: PDL e Lega Nord.
E in seconda battuta (rullo di tamburi) il Partito Democratico.
E non sgranate gli occhi.
Non parlo dei simboli ma di quello che rappresentano.

Questi tre soggetti sono in parti diverse responsabili al 100% del risdoganamento più che del fascismo, dell'ignoranza crassa, abietta ed infame con cui l'italiota medio si pasce nella speranza che un LUI qualsiasi risolva la questione "Legge & Ordine" possibilmente senza fargli durare troppa fatica e gli permetta di vivere agiatamente caracollando senza fare un beneamato cazzo. E possibilmente evadendo le tasse.
Questo è l'italiano medio devoto ai Partiti. Provate a smentirmi che ve ne racconto qualche centinaio di migliaia.
Metteteci l'atavica dose di odio per i "diversi" fomentata fino a marchiare il DNA dalla Sacra Romana Chiesa Cattolica Football Club ed ecco servito l'italiano del terzo millennio. Il bravo cittadino, il benpensante, il borghese, la cosiddetta "persona normale".
Normale una sega, dico io.

I partiti sunnominati, che sarebbe più corretto chiamare "comitati d'affari", a un certo punto hanno deciso di dare una bella mano di nero sul nostro paese. Hanno creato le condizioni, hanno lanciato i loro dardi avvelenati e hanno colpito. Berlusconi e le sue tv sono stati la testa di ponte, i leghisti le teste di cazzo.
La stampa e le televisioni i loro bracci armati.

E per vent'anni è stato tollerato di tutto.
I Borghezio, i Gentilini, i Calderoli, i La Russa, i Gasparri, Berlusconi che "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno" (neanche Renato Curcio, se vogliamo metterla su questo piano quindi cazzo, risdoganiamole una buona volta queste Brigate Rosse), i Bossi, i Feltri, i Belpietro e i Sallusti, le Santanchè che sono state lasciate libere di imperversare in TV a tutte le ore, gli Storace e gli Alemanno, gli ingiovibili peones berluscones, insomma pura e semplice MERDA.

Merda senza un valore e senza valori, merda che ha pensato solo a creare in Italia un substrato melmoso di revisionismo accattone e di odio becero e greve ed al cui carro si sono legati professionisti della penna, giornalisti, anchormen, industriali, prelati e banchieri. Altra merda, quindi.

Ci son finiti in tanti dentro il loro calderone d'odio: immigrati, progressisti, comunisti, antagonisti, zingari, LGBTQ, artisti, giornalisti, quelli non allineati, ovviamente. Ricorda nulla? Non facciamo finta che non sia successo. C'è stato per anni un pogrom strisciante verso chi non rispondeva ai requisiti del Pensiero Unico.
E' stata creata una frangia di Forze dell'Ordine di puri delinquenti. Non figli del popolo ma tamarri cocainomani pronti ad ogni sorta di efferatezza. C'è stato un attacco senza precedenti in uno Stato Democratico al potere legislativo. Un Parlamento messo al servizio di un coglione brianzolo al quale il Ladrone Maximo Bottino Craxi ha lasciato in eredità praticamente tutto l'etere televisivo.
Una dittatura morbida e non meno odiosa di quelle dure. Perché non c'è niente di peggio che credere di essere in un paese libero ed accorgersi che hai fili che cercano di muoverti anche il buco del culo.

E intanto non c'è più una sinistra in Parlamento, non c'è più un centro di aggregazione strutturato a misura di popolo come ha cercato di fare il PCI, non c'è più un cazzo se non l'antagonismo extraparlamentare, che non è roba per bravi cittadini che pagano le tasse.
Eh, già. I comunisti. Quelli che -ah, la memoria corta- solo 10 anni prima avevano il 35% dei voti.
Cosa che prima o poi i D'Alema ed i Veltroni saranno chiamati a giustificare, quando gli italiani rimasti con qualche parvenza di neuroni capiranno i danni epocali provocati da questi due magnaccia incapaci, oltretutto.

Perché dove erano i PDS/DS/Ulivo/PD quando tutto questo nasceva, cresceva e piano piano entrava nel tessuto sociale come una metastasi? Ve lo ricordate? No? Ve lo dico io: a bacchettare chi li avvertiva del pericolo. A fare bicamerali. A trattare. A spartire. A fare comunicati dove ogni porcheria veniva liquidata col termine "inaccettabile". Col cazzo, quando non si accetta qualcosa si agisce.

E quindi ora siamo qui che dovremo riprendere delle metaforiche pale e picconi e spazzare via questa merda un'altra volta.
Tagliare le teste affinché anche la coda muoia.
Perché il disagio di vivere nella condizione in cui ci ha portato questa gente insieme ai babbei che li votano sta diventando - finalmente - insostenibile.
PDL e Lega e quello che rappresentano devono tornare nelle fogne della Storia. E bisogna cominciare a rimandarceli da subito. E far seguire il PD a ruota.
A mio parere è questo il messaggio che con diverse modalità hanno lasciato Casseri, Diop e Samba.
E ne verranno altri, statene certi.
Non sarà facile nè veloce. Occorre forza, idee, coesione assoluta e determinazione granitica, per questo sono incazzato a morte coi movimentini che traccheggiano tra indignazioni a mezza giornata, #occupystocazzo e corteini confederali da 3 ore. Non me ne frega un cazzo di fare il tiro al tecnocrate, ora. Abbiamo un problema più grave perchè non riusciamo a scollare una banda di massoni razzisti e mafiosi e vorremmo andare all'attacco dei poteri globali?

Questa classe politica va azzerata.
Poi si ragiona della fine che eventualmente faranno le Casepound, le caseggì et similia.

Il testo del video degli Spacemen 3 in cima al post:

Well look out

Well I’m sick
I’m so sick
Of a lot of people
Tryin’ to tell me
What I can and can’t do
With my life

And I’m tired
I’m so tired
Of a lot of people
In a lot of high places
Don’t want you and me
To enjoy ourselves

Well I’m through with people
Who can’t get off their arse
To help themselves change this government
And better this society
‘Cos it’s shit

But hold on a second
I smell burning
And I see a change
Comin’ ‘round the bend
And I suggest to you
That it takes
Just five seconds
Just five seconds
Of decision
To realise
That the time
Is right
To start thinkin’ about
A little…
Revolution!




5 secondi


Nello specifico, meglio, molto meglio di me hanno espresso il concetto Venturik e Io Non Sto Con Oriana. dai quali ho tratto ispirazione per questa mia ennesima rigozzata.

mercoledì 14 dicembre 2011

UN GIORNO PERFETTO

Riassunto della giornata di oggi:

Equitalia butta fuori di casa un malato di Alzheimer per un debito di 63 euro.

Dal pulpito di Pontifess il pregiudicato Bruno Volpe, già incarcerato per il reato di stalking, ci informa che il ragazzo rimasto ucciso nel crollo del palco al Palatrieste é un monito divino contro Jovanotti per la sua performance con Fiorello su RAI 1 nella quale hanno inneggiato al preservativo.

Un militante di Casa Pound decide che siamo in troppi e si mette a sparare nel centro di Firenze uccidendo due ambulanti senegalesi e ferendone altri due, quindi una volta braccato dalla Polizia, si spara.

Fra gli effetti collaterali i peana al pistolero di Casa Pound da parte di tutto l'apparato gruppuscolare dei bimbiminkia in orbace, al punto che è lecito chiedersi davanti a tanto entusiasmo come mai non ne imitano concretamente l'esempio; il puntuale raglio del leghista di turno che vuole sapere se i due ragazzi assassinati fossero abusivi e/o clandestini, l'ancor più fascista Prefetto di Firenze che va immediatamente in paranoia contro i famigerati Centri Sociali, che a suo dire "fomentano le fasce più deboli" come se non fossero proprio loro a fomentare lo scontro sociale, tante volte qualcuno abbia dimenticato le retate ingiustificate, le irruzioni, gli arresti e quel bel pasticcio del processo di Pistoia dove, a quanto pare, il pistolero era ospite fisso .

Effetti collaterali che, oltre la ovvia indignazione del popolo della Rete, non ci sono stati per quel personaggino che regge le sorti di Pontifess, anche perché i deliri di Volpe altro non sono che l'emanazione concreta di quello che generalmente i cattolici usano insinuare, lasciar intendere ma mai dire chiaramente. Non sono pervenute, ad ora, prese di distanza da nessun tipo di ambiente cattolico, neanche fra quelli che bazzicano il PD.

Per quanto riguarda Equitalia esaurite le speranze di trovare anche un micron di solidarietà per il direttore che ci ha rimesso una falange grazie ad un pacco bomba, spero per tutti i responsabili del carrozzone che qualcuno li tormenti con dei riti voodoo per il resto della loro sudicia vita. Lo spero per loro in modo da esimere qualcuno dal preparargli il menù che meritano. Un menù a fronte del quale un pacco bomba può essere paragonato a un telegramma cantato.
Perché per quanto esecrabili il pistolero ed il Crociato pregiudicato sono pur sempre un effetto, un derivato.
Gli strozzini legalizzati no. Quelli sono una causa.
E se permettete sono ancora dell'idea che andare ad estirpare le cause evita di assistere ad un sacco di cattivi effetti, anche se gli effetti del caso non sono direttamente collegati a pistoleri e invasati.

E vorrei sottolineare a coloro che davanti alla cura-Monti (un applauso ai fessi che si aspettavano qualcosa di diverso) scazzano cosine tipo "Allora era meglio Berlusconi" che non c'è NESSUNO più responsabile del precedente governo di questa bella listarella di amenità appena elencata e che ha sollazzato la giornata di questo triste e patetico paese che sta morendo ucciso dalla criminale avidità di un popolo che appena ha intravisto qualcosa che somigliava lontanamente al benessere non c'ha capito più un cazzo.

P.S. Levatevi dalla testa, per favore, che ci troviamo di fronte a dei matti. Non scherziamo, i matti sono persone serie.

P.P.S. Il disco ritratto in cima al post sarebbe la colonna sonora perfetta per l'Italia di questi tempi. Se decidete di ascoltarlo lo fate a vostro rischio e pericolo.

lunedì 12 dicembre 2011

FACCHINI

Nel mio settore lavorativo la transitorietà è regola.
Chi lavora nel settore spettacoli sa benissimo cosa vuol dire essere precari anche da prima che Marco Biagi sospettasse minimamente dell'esistenza del termine.
Io ho la fortuna di lavorare in un teatro con contratti da 15 giorni al mese, ma nel tempo libero è di norma mettersi a disposizione per altri spettacoli; ad esempio i concerti dei Palasport.
Un pò perché facendo questo lavoro da anni io ed i miei colleghi siamo pratici in carico e scarico di TIR con materiale elettrico e scenografico e possiamo evitare ai novizi guai derivanti dalla poca esperienza, dato che il materiale è sempre pesante e pericoloso.
Un pò perché con 15 giorni di contratto è difficile farsi uno stipendio mensile decente, quindi qualsiasi occasione capiti va presa al volo.
Capita in queste occasioni di fare squadra con ragazzi che normalmente vengono a lavorare per pagarsi gli studi all'Università. Non sono degli scansafatiche. Son ragazzi che macinano, che non si tirano indietro e che non creano assolutamente problemi.
Hanno 20 anni, a volte qualcuno in più; quando trovano la loro strada passano sempre a trovare quelli di noi che lavorano in teatro perché si affezionano a quei vecchi incarogniti che urlano, smadonnano, ridono, prendono per il culo e però forse qualcosa che all'università non apprendono lo imparano davvero anche da noi.
Quando andiamo a lavorare nei Palasport prendiamo tutti 5 euro l'ora. Ci chiamiamo facchini.
Si scarica e poi si va sul palco a dare una mano a macchinisti ed elettricisti finché il palco non è pronto.
Si rischia sempre.
Si rischia quando si scarica, quando si prepara e quando si monta.
E, come in migliaia di altri lavori, basta un attimo o una distrazione e sono cazzi. Cazzi veramente grossi.

Non che in teatro sia meno pericoloso, anche se lì sono addetto ai servizi di palcoscenico.
Anzi, proprio in teatro per due volte m'è andata di extralusso per pochi centimetri sennò non sarei qui a raccontarla.
E ci sono situazioni in cui non c'è legge sulla sicurezza che tenga.

Ma quando viene giù un intero palco, quella sì, è un'eventualità che delle responsabilità precise le ha. Che non mi si vengano a raccontare storie.
E oggi a rimanerci sotto è stato uno dei bimbi come quelli che vengono, ormonici e rumorosi ma con le braccia che girano a 2000, a scaricare e montare nei Palasport e che magari portiamo con noi in teatro quando arrivano le opere liriche e servono tante braccia in più e io ci sto di merda.

5 euro l'ora, non voglio neanche stare a sentire chi si scandalizza, come per le 3 euro l'ora delle sarte di Barletta.
Questo sistema lo conosco dal 1995, dal primo lavoro fatto per il teatro La Gran Guardia di Livorno.
Non c'è assolutamente nulla da dire.
Un ragazzo è morto e domani lo spettacolo continua.
Anche perché una squadra di facchini scaricherà i TIR ed i furgoni a 5 euro l'ora.

giovedì 8 dicembre 2011

SUDDITI

Situazione Movimenti Resistenti all'8/12 dopo l'annuncio della manovra "Salvaculoaisoliti"

INDIGNATI: Non pervenuti
CGIL-CISL-UIL: 3 (Tre) ore di sciopero il 12/12. Poi tornate a lavorare (chi può) muti e costipati.
STUDENTI: Non pervenuti
POPOLO VIOLA: Attualmente occupati a sparare link su Twitter e Facebook
PARTITI DI SINISTRA: Eh?

E pensare che i NOTAV, che in questo momento stanno districandosi tra lacrimogeni e CS, dovrebbero essere come la grappa a parte dal caffè di una lauta cena e invece devono fare da primo, secondo e frutta.

Per questo noi la crisi la pagheremo.
Perché alla prima vetrina spaccata c'è qualche solerte riformista che ti fotografa e ti consegna alla Polizia.

martedì 6 dicembre 2011

NOI LA CRISI MI SA CHE LA PAGHIAMO

Non vorrei tornarci sopra, come disse quello che pestò una merda di mucca con le infradito, però credo sia giusto approfondire il discorso sui vari movimenti Occupy e/o indignati, specialmente ora che non c'è la tensione dei fatti di Piazza Tarhir.

Il loro ruolo è ampiamente rivedibile alla luce del fatto che nemmeno uno dei poteri attualmente incaricati di alesarci le chiappe ha fatto il minimo sobbalzo da qualche mese in qua.
Ed il momento storico dice che se non si produce si va a casa.
Ora, se avete voglia di cazzeggiare ed intrattenervi con facezie varie possiamo parlare dei presidi permanenti presenti in Italia, naturalmente escludendo i centri sociali e le strutture occupate; altrimenti se vogliamo rimanere seri possiamo parlare di come la - ahem - moltitudine di scontenti che già si è assottigliata con la sola imposizione di un Monti, può concretamente diventare un motore di cambiamento.

Prendiamo l'ipotesi, ad esempio, che il movimento Occupy sia un grande laboratorio globale.
Non c'è tempo.
Sono in atto processi che andavano evitati anni ed anni fa.
Non ci sono tempi materiali per costruire un movimento forte a livello globale che raccolga almeno la messe di speranza, di entusiasmo e di vitalità vissuti come negli anni '60, qui non c'è la beat generation e la musica di San Francisco, il beat e William Borroughs, qui passiamo il tempo a cercare un pensiero che assomigli a qualcosa  che ricordi una poesia in un mare di volgari rappresentazioni di un impero in declino.

E nelle strade ci sono poliziotti sempre meglio armati, sempre più impuniti e sempre più pompati. In tutti i sensi.
Quindi lasciare allo scontro la solita - da ormai troppo tempo - manica di disperati delle periferie che non hanno più nulla da perdere parandosi dietro la scusa degli infiltrati non è cosa consona per gente dabbene.
Leggi commenti su commenti in rete e sembra che da un momento all'altro le Guardie Rivoluzionarie stiano per porre fine a questo regime fascista.
Poi qualcuno li prende sul serio e gli stessi lo prendono e lo consegnano alla Polizia.

Nel senso, qui bisognerebbe ripartire dall'ABC.

Quindi, la visione globale degli Occupy non si sposa con la contingenza europea, ad esempio, dove i tempi sono strettissimi e ci sono calderoni sociali già in piena ebollizione e dalle coste di fronte alle nostre son già parecchio avanti col lavoro.
La protesta Occupy risente dello stile americano, che ha il beneficio di potersi permettere una certa lungimiranza di obiettivi partendo da una prospettiva americanocentrica, mentre qui in Italia sembra che siamo già al "si salvi chi può".

Per quanto riguarda le fila nostrane, stavolta non mi ripeto perché sarei palloso, ma rispetto alla forza occorrente a provocare anche solo uno sbuffo di fastidio nei lorsignori proverei a sentire sul serio che hanno da dire quelli che le vetrine le spaccano davvero e non sono infiltrati.
Perchè anche quella del farsi portavoce unici del disagio e dello scontento popolare è una pratica tanto amata quanto resa ormai ridicola oltre ogni decenza.


Serve altro, serve ben altro.
Perché passando dai delatori del 15 ottobre agli Occupy americani ho segnato l'esatta distanza che c'è tra il dire ed il fare.

mercoledì 23 novembre 2011

CHE LA FESTA COMINCI

Diciamo che cercare di alzare il tappo sulla boccia che ci presenterà Monti sarà come aprire il tappo del radiatore dopo che hai fatto la Cisa con l'acqua al minimo.
Ma siamo tutti contenti.
Marchionne soprattutto è talmente contento che s'è messo avanti col lavoro.
Quello che c'è da dire sull'attuale situazione della protesta la potete leggere direttamente dal blog del Venturi alle cui parole ho solo da aggiungere che volendo ci sarebbe una bella montagnola di fango da spalà a giro per l'Italia, basta scegliere: Nord, Centro, Sud, sul mare, in collina, sulle isole insomma, quanto a posti non ci si fa mancare nulla, il mio sogno sarebbe andare a spalare all'Elba con Scilipoti come pala.
Tanto ne tirerebbe su a vagonate di fango con quel fisico a orcio.

Ho ancora 10 giorni di contratto e finalmente il prossimo mese avrò la prima busta paga piena da agosto, che le trattenute Irpef sul guadagno presunto ad ottobre sono gradevoli come i diti schiacciati, quindi se Monti mi fa un altro appello alla sobrietà ed al sacrificio il prossimo stipendio me lo secco tutto in Bloody Mary.

E' un novembre novembresco, un presagio di un dicembre, un freddo che arriva piano ed inesorabile quando pensi che l'unica cosa da fare è chiudere gli occhi ed aspettare di sentire il prossimo raggio di sole a primavera.

Cari miei quest'anno bisognerà entrare nell'ordine di idee che dovremo sudarci anche la primavera.

La terza guerra mondiale è cominciata da mò.

venerdì 18 novembre 2011

GUAPPI DI CARTONE

Siamo nelle mani delle Banche.
Dei poteri forti.
Dei cinesi.
Della BCE.
Dell'FMI.
Della Massoneria.
Del consesso dei Bilderberg.
Della lobby sionista.
Del Vaticano.
Della Mafia Russa.
Degli Islamici jihadisti.
Della nuova DC
Di Alfano
Di Napolitano
Di Scilipoti.
Di Buffon.

Che dire?




No, cerco di capacitarmi che ha da lamentarsi certa gente se siamo andati dritti in collo con tanto di ciucciotto e  bavaglino ai poteri che stanno organizzando un qualche Nuovo Ordine Mondiale.
Forse ha ragione Barnard, c'è stato un golpe e la nostra classe politica è stata praticamente esautorata e lasciata a gestire la per ora blanda protesta sociale in corso ma forse neanche la stragrande maggioranza degli elettori che si dichiarano di sinistra hanno la più pallida idea di che frignolo sul culo eravamo diventati per il resto del mondo.
Qualcuno, anche fra i nostri autorevoli pennivendoli di regime, trovava anche divertente questo carrozzone invece dovremmo cominciare a pensare che non c'èra proprio un cazzo da ridere quando l'uomo che dà l'immagine di un paese si rivela un buffone arrogante e volgare come una manata di sterco accompagnato a governare da ceffi suoi simili più un branco di scimmie urlatrici.
C'è stato un golpe perchè nessuno stato può permettersi che una deriva etica simile contagi anche di striscio le loro terre. Hanno altri tipi di problemi. Ma non questo. E non è un caso.
E questo sotto il diretto protettorato del Vaticano.
C'è stato un golpe e ora ce lo teniamo.
Perchè in 15 anni non siamo stati capaci di disfarci del Buffo Omino di Arcore.
L'Opposizione (perchè - e questo è uno scoop che vi dò in anteprima - c'ERA una opposizione) così come i Movimenti, gli Indignati, I Popoli Viola, I Grilli, le falene e i Flagellanti di Borghetto Val TroNpia.
Facciamo tutti ammenda. S'è fatto caà.
Perché abbiamo un'economia drogata da mafiosi e delinquenti di ogni risma, dalle potenti 'ndrine calabresi alle bande romane che sono tornate allegramente a sparare per strada come ai bei tempi.
Perché non siamo affidabili neanche se ci danno in mano un euro per il caffè.
Sapete cosa dico a chi ha sostenuto questa classe politica votandola e giustificandola?




Dopo la II Guerra Mondiale arrivarono gli americani, dopo 15 anni di degrado e di macerie sono arrivati questi qua.

E ci faranno tottò sul culetto ancora più forte.

O rifacciamoli i guappi di cartone, un'altra volta.

lunedì 14 novembre 2011

IL MIO CONTRIBUTO PER IL RISANAMENTO E LA CRESCITA

Insomma: sono stato colto di sorpresa dalle dimissioni del Buffo Omino di Arcore, che conto di chiamare al più presto il Buffo Omino di San Vittore, perché per due giorni ho perso il contatto con il mondo esterno e quello ti si va a dimettere senza avvertire. Oddio si sapeva, ma un rapido precipitare degli eventi così sfacciato è quantomeno preoccupante, visto che parliamo di qualcuno che sembrava averci il culo incollato sulla seggiola col mastice da muratore.
E così ho provato a riprendere le fila scoprendo che:

A) Non ci ho capito una sega
B) M'importa una sega di capirci qualcosa in più di una sega.

Il solito berciare a vuoto e le solite smargiassate da bulletti di quinta elementare non mi fanno più ridere da un bel pò: ora c'è uno che vuole presentare i conti ai Egr.Sig. Dir. Uff. Gran Lup. Mann. e li vuole presentare alla come si deve.

Sento i miei privilegi a rischio.
Non potrò più scaricarmi quella skin per l'i-Pad disegnata da Giugiaro che vendono su E-Bay a solo 5800 euri.
No, a parte gli scherzi.

Volevo dire a Monti che non posso offrire molto.
Ho una serie di chiavi poligonali della Beta che comprai per sbaglio e no ho mai usato in vita mia.
Una serie di scarpe antinfortunistiche in stato decente a parte una le cui suolette in carbonio hanno fatto reazione diventando uranio impoverito, ma a questo si può rimediare alzando i tassi di tollerabilità del piede all'uranio.
Una morsa da banco dal diametro di 8cm.
Una stampante Lexmark senza cartucce.
L'Enciclopedia del Sapere, 15 volumi più aggiornamento grazie alla quale riuscii a sfuggire alla pessima "Conoscere", alla cui lettura diventavi automaticamente un boyscout del cazzo.
Un narghilè in ottone comprato a Rimini.
Un canotto da 4 posti che non gonfio da 4 anni.
Un paio di casse JBL da 80 watt l'una, dùbbombe che hanno martoriato questo condominio per una decinaia d'anni.
Un portacenere di vero vetro di Murano dal peso di Kg.5
Una riproduzione del Mosè di Michelangelo in marmo dal peso di Kg 10
Due statue raffiguranti due cinesi rinsecchiti dal peso di Kg.5 cadauna
(nota: l'abitudine di tirare soprammobili in casa mia non ha mai attecchito)
una cassapanca 1,50X75 di legno smaltato coperchio con cerniere appena cambiate
una radio Phonola potenza 12W da mobile risalente al 1960 circa, non funzionante ma mai spostata di lì.

Per ora mi pare tutto.
Se avanza qualcos'altro magari avverto.
Soldi? sèh, eccone n'artro.

(Nella foto: stiamo andando in mano a questi)

domenica 13 novembre 2011

MA TU GUARDA LE COINCIDENZE

Me ne vado il fine settimana staccando da qualsiasi cosa, tra l'altro vado a finire nei pressi di Castiglion Fibocchi, passo un weekend fuoridalmondo in tutti i sensi e quando rientro


venerdì 11 novembre 2011

QUANDO IL SAGGIO INDICA IL MERCATO LO STOLTO NON VEDE IL DITO IN CULO

I mercati, chiamiamoli così.

Quelli che fanno girare la ruota. Ecco, quei mercati lì, le banche, i poteri forti, i massoniebbreiplutopippoepaperino, si sono rotti i coglioni.

Si sono rotti i coglioni di una combriccola che chiamarla Armata Brancaleone è un'offesa ai due capolavori visti sui nostri schermi cinematografici: si sono rotti i coglioni di macchiette che dopo un quarto d'ora oltre a non far più  ridere destano solo irritazione e fastidio. Figuriamoci dopo 3 anni, e parliamo solo dell'ultimo periodo, quello in cui sono partiti con una maggioranza mai vista dal dopoguerra.

I mercati si sono rotti i coglioni di un'omino volgare, sciatto, ricco quanto pezzente dentro, uno che non ha idea di cosa voglia dire benessere e dignità unite col minimo sindacale, si sono rotti i coglioni di un esibizionista del suo povero totem avvizzito e sbandierato grazie a pasticchette e pompette, si sono rotti i coglioni del cerone che nasconde e dei tacchi che rialzano, si sono rotti i coglioni del "non è lui il problema" neanche quando occupa sei reti televisive su sette a copertura nazionale di cui tre pubbliche, si sono rotti i coglioni di un Rockerduck in salsa amatriciana che passa il tempo a scansare la galera, si sono rotti i coglioni di un pessimo uomo che ha messo su un pessimo governo strapieno di pessime persone.
Non c'è paese al mondo che può vantare un governo ripieno di macchiette come il nostro.
Nemmeno gli americani.
E sì che anche loro ci vanno pesanti.
Ma loro hanno le Sarah Palin, noi le Santanché. O le Carlucci G. che a differenza dell'invasata dell'Alaska che almeno ha avuto abbastanza seguito col suo infamatissimo Tea Party, suscitano negli ammiratori più sfegatati qualcosa di simile al piacere di avere un'unghia incarnita contemporaneamente ad un'attacco armato di emorroidi moleste.

I mercati ti lasciano nel loro salotto, ma avere in giro gente in canottiera che scoreggia alzando la gamba mentre parla con il banchiere spiegandogli che i giudici comunisti vogliono metterlo al gabbio è decisamente sconveniente. Non sei una coscienza sporca, sei semplicemente volgare. Sei brutto. Da vedere, da ascoltare, da mostrare.
E se volete il carico da undici parliamo dei leghisti.
O delle pantomime per sdoganare il Ventennio davanti ad un popolo che due palle al piede come il nazismo e il  Muro di Berlino l'hanno digerite manco se avessero seccato le riserve di grappa barriccata della Nonino.
E' brutto da vedere anche per i poveri.
Perché i poveri una dignità ce l'hanno.

E' brutto il suo codazzo di leccaculi viscidi e bavosi, è brutto il suo harem di giovenche a coda ritta, è brutto il suo agitarsi per far sapere che gli si rizza, fa pena la sua scuderia di servi che lo giustifica e lo sostiene, i mercati hanno bisogno di avere quel minimo di aplomb sufficiente a farti ingoiare anche l'annientamento totale, ma i mercati hanno anche bisogno, sempre, di qualcuno o qualcosa che agiti le acque.

Se non lo facciamo noi lo fanno loro.
E visto che la "Guerra al Terrore" volge al termine per mancanza di prove se non ci sbrighiamo ad agitare le acque dal basso ci penseranno loro dall'alto.

Ma paradossalmente proprio l'Italia, terra di millenaria e stimabile cultura, deve cercare di uscire da un abisso di volgarità e di sciatteria e di inganno delle proprie radici e riconquistare almeno la dignità di abitare la splendida terra su cui sta posando indegnamente il culo.

Cosa che quella terra gli sta ricordando attualmente con una certa veemenza.


Siamo stati un brutto popolo. Fanculo Monti e le banche. Ripigliamoci, poi si ragiona del resto.

lunedì 7 novembre 2011

TORNERANNO MINORANZA

Stanno per saltare una marea di tappi a causa di un altro tappo che salta. Almeno così si dice.
Chiaramente, siccome non ci facciamo mai mancare niente, saltano fuori i soliti che la sanno più lunga che ci informano che Berlusconi non é il problema principale, perché non c'è un'alternativa ed una opposizione credibile, perché i cattivi sono altri: la BCE, L'FMI, gli inglesi, i tedeschi, i francesi, Goldman & Sachs, Dolce & Gabbana, l'Armata Rossa, le cavallette, i gurka, insomma il Nemico è sempre qualcun altro.

Sì, vabbè, ma intanto leviamoci il Buffo Omino di Arcore dai coglioni.
Date retta.

E se domani non lo farà il Parlamento direi che è il momento di passare ad argomenti leggermente più persuasivi.
E non violenti finché qualcuno non si para in mezzo.

Questo nonostante anche giornalisti come Paolo Barnard invocano l'appuntellamento del Buffo Omino alla poltrona esibendosi in evoluzioni da surfista del complottismo (non del tutto ingiustificato, va detto) dimenticando un postulato fondamentale: l'attacco a questi poteri non è compito di un merdajolo cafonauta come il Signor Silvio Berlusconi. Ed invocare un colpo di teatro ad un simile elemento conoscendone la storia ed successihihihihi imprenditoriali significa semplicemente non aver smaltito l'ultima cena a base di peyote.

Da altre parti - e principalmente negli Stati Uniti d'America - occupano Wall Street, occupano Oakland, occupano Denver, cioè iniziano a mandare messaggi al resto del mondo ancora più che alle banche ed alle lobbies.
Eccerto che non potevano non saltare fuori quelli che "occupy wall street è manovrata da (riempire a piacere)", ma vorrei far presente che c'è un concetto fondamentale presente in queste occupazioni che sono precisamente quelle che hanno dato vita ai vari social forum protagonisti delle rivolte da Seattle a Genova in poi e che è il caso, invece, di dire a chi cerca di gettare merda su queste manifestazioni di prendere i suoi ciottolini ed andare a scoparsi qualche rettiliano.

Qui c'è un problema.

C'è un problema di rappresentatività che il 15 ottobre ha portato tragicamente alla luce.
Ad esempio la cecità tipica dell'italiota medio che s'è manifestata quel giorno ed in quelli successivi col massacro mediatico verso "quelli che spaccano".
Al proposito consiglio caldissimamente di leggere un articolo pubblicato qualche giorno fa da un signore che a quanto pare qualcosa da dire ce l'ha ancora: il Professor Toni Negri.

E quello che dice in questo articolo è molto semplice: se non si riesce a comporre un manifesto comune non si va da nessuna parte. Tutti gli Occupy fuori di qui ce l'hanno. Semplice, efficace e sul quale i cittadini si sono coalizzati.
Qui, come vado urlando da quando ho aperto questo blog, stiamo ancora a far la conta tra gruppi e gruppettini mal orgnizzati e peggio guidati che non capiscono un cazzo di rivolta sociale e lasciano a pochi incazzati la disperazione di dare uno sfogo alla frustrazione per la stupida mania di protagonismo che ha provocato l'assoluta inutilità e la fallimentare gestione della manifestazione del 15 ottobre.
Fallimentare perché NIENTE - e quando dico NIENTE intendo NIENTE - dopo quel giorno ha minimamente scalfito la pentola pronta sul fuoco che sta bollendo in vista della prossima pappa capitalista da scodellare agli italioti, con o senza Berlusconi.

E' invece compito nostro e solo nostro iniziare a scalfire questo sistema dalle fondamenta.

Allora, oltre alla strategia suggerita da Toni Negri nel suo articolo mi permetterei di aggiungerne un'altra.
Un'altra strategia che abbia come punto di partenza noi stessi.
La nostra vita, le nostre relazioni, il nostro quotidiano.

Mi spiego: perché ritengo fondamentale intanto disarcionare il Buffo Omino di Arcore?
Per una semplice ragione: per una questione etica e spirituale.
Perché intanto è assolutamente fondamentale che tutto quel mondo di buzzurri, cafoni, ignoranti e volgari esseri che ne costituisce la base elettorale intanto smetta di sentirsi vincente. Anzi, cominci a sentirsi in pericolo.

Parlo degli incravattati che lo hanno votato solo perché antropologicamente simile a loro, sognando un mondo dove la scaltrezza, la faccia di culo, la totale mancanza di qualsiasi etica ed il totale disprezzo verso chi il pane se lo guadagna onestamente fossero le uniche regole.
Parlo di quei deficienti per cui basta agitare lo spettro del comunismo per far loro pigiare la matita con una bella croce sul simbolo azzurro.
Parlo di quelli per cui "Berlusconi non ha bisogno di rubare perché è già ricco"
Parlo di quelli per cui "Berlusconi é un grande imprenditore di successo, saprà amministrare anche l'Italia"
Parlo di quelli che adorando un Capo si sentono anch'essi "capi" nei confronti di chi quel Capo lo schifa.
Parlo di quella schiatta di infami che ora stanno preparando le scialuppe di salvataggio e cercano di approdare verso il prossimo lido vincente.

Questa gente deve tornare a sentirsi minoranza. Ma minoranza di brutto.
E non in Parlamento, ma nella vita di tutti i giorni; e questo possiamo ottenerlo coltivando la nostra dignità di esseri umani che hanno assistito quasi impotenti a 15 anni di porcherie mafiose, di una corte invereconda di ladri, mignotte, truffatori, mafiosi, leccaculi, delinquenti, criminali ed altra spazzatura umana assurta come maitre a penser delle generazioni più giovani.

Dobbiamo spazzare via questa merda. E dobbiamo farlo subito.

Dobbiamo vivere a testa alta dimostrando a questa gente che sappiamo gestire le nostre vite ed aspirare alla felicità lottando per una società che è l'esatto opposto di quella che ci hanno mostrato di volere loro, che sappiamo ancora cosa vuol dire rispetto, dignità, amore e lotta.
Che sappiamo fare un sorriso in più di loro, sempre. Un sorriso VERO.
Che sappiamo incazzarci una volta in più di loro, sempre. Ed incazzarci DAVVERO.
Che sappiamo amare una volta più di loro, sempre. E sappiamo amare DAVVERO.

E che non abbiamo bisogno del riconoscimento di nessuno che non sia la nostra coscienza, il nostro cuore.
E soprattutto che non ne faremo passare liscia neanche una. Non più.
Dagli stronzi che parcheggiano in mezzo alla strada anche con tre posti liberi due metri più avanti a quelli che in mancanza di un perché alle loro vite passano il tempo a fare comitati anti-rumore o anti-(diocristo)Movide col risultato di svuotare le strade dai ragazzi per riconsegnarle a spacciatori, tossici e disperati contro i quali fare poi altri comitati.
Se vogliamo fare in modo che questi anni disgraziati inizino davvero a sfumare e consegnarsi all'album dei pessimi ricordi dobbiamo partire da noi stessi e cancellare definitivamente da dentro noi stessi le scorie di quest'epoca.
Barricate ad oltranza contro la volgarità e l'ignoranza crassa che il sistema instaurato dal Buffo Omino di Arcore ha sdoganato trovando campo nella nostra ignavia e sulla nostra convinzione di avere degli anticorpi anche per questo, mentre col cazzo ce li avevamo.
Essere noi i folli ed affamati. Ma non di successo, bensì di giustizia sociale.
Che passa per la nostra crescita di individui ed è, quella sì, il successo a cui possiamo - dobbiamo ambire.

Ho fiducia in questo. Perché continuo a conoscere persone splendide, appassionate, incazzate, confuse, addolorate, amorevoli e guerriere.
Con queste persone sarei pronto ad iniziare qualsiasi lotta.
Ce la dobbiamo fare. Altrimenti sarà default, quello vero.

TE LO FACCIO VEDERE CHI SONO IO

Una regina come te in questa casa?
Ma che succede? Ma siamo tutti pazzi?
Ma io adesso sai che cosa faccio?
Che ore sono? Le 11?
Io fra... guarda... fra 5 ore sono qua, 
e c'è una casa con 14 stanze,
te lo faccio vedere chi sono io!

E che sono quei cenci che hai addosso? Ma che...
Ma fammi capire... ma se... ma io...
ma come? tu sei la... sei la mia! 
E stiamo in questa stamberga con quei cenci addosso!
Ma io adesso esco, sai che cosa faccio?
Ma io ti porto una pelliccia di leone con l'innesto di una tigre!
Te lo faccio vedere chi sono io!

Senti, tanto però c'è un problema...
Siccome devo uscire me le puoi dare 1.000 lire per il tassì, 
di modo che arrivo più in fretta a risolvere
questo problema volgare che abbiamo?
Te lo faccio vedere chi sono io!

Lascia fare a me...
lascia fare a me...
lascia fare a me perchè ti devi fidare!

Ma che cosa ti avevo detto? Una casa?
Ma io sai che cosa faccio?
Io ti compro un sottomarino!
Perchè se qui davanti a casa nostra quelli c'hanno la barca
e rompono le scatole, io ti compro un sottomarino.
Così, sai, li fai ridere tutti questi, hai capito!?

Intanto facciamo una cosa, che fra 5 ore sono qua:
tu metti la pentola sul fuoco,
ci facciamo un bel piatto di spaghetti al burro
mentre aspettiamo il traslocco.
Poi ci ficchiamo a letto e te lo faccio vedere chi sono io!
Ti sganghero!
Te lo faccio vedere chi sono io!

Te lo faccio vedere chi sono io!

Sono un uomo associale, ma sono un uomo che...
Io non ti compero un sottomarino, ti compro un transatlantico!
Basta che tu non scappi!
Stai attenta che se scappi col transatlantico
ti affogo nel... nell'Oceano Pacifico!
Dai dai coricati che ti sganghero!
Te lo faccio vedere chi sono io!





 O no?

domenica 30 ottobre 2011

DISTRAZIONI DI MASSA FOR DUMMIES

Le tecniche di distrazione di massa non colpiscono solo i poveretti che ancora voterebbero centrodestra.
Escludendo chi concretamente ne trae benefici economici - e provate a convincermi che votare il Buffo Omino di Arcore abbia una qualche altra ragione plausibile - i suoi elettori stanno già abbondantemente fregati nella struttura cerebrale per poter impegnare un qualsiasi staff in operazioni di marketing che vedano al di là della squacquarella che cola ogni giorno dalla televisione.
E difatti queste tecniche funzionano invece in maniera formidabile con quella categoria che in nome di una supposta (e mai termine fu più appropriato) superiorità etica si rivolgono al Partito Democratico.
Il quale si è distinto in questa legislatura per l'attivismo nel salvare questo governo ogni volta che l'occasione si è presentata salvo tentare uno scattino adesso che i buoi sono scappati e vagano allegramente in terre sconosciute, oltretutto prendendosi sonori razzi nel posteriore da quelle macchiette umane che sono gli attuali Radicali.
Perché quando si è geni dentro non c'è niente da fare, bisogna prenderne atto e togliersi il cappello.
E rifilargli una testata sul naso, aggiungerei.
Ma non divaghiamo; non si può negare il fatto che in quanto a convention, riunioni e kermesse i Piddini di questi tempi non si siano dati da fare: Vendola dice "Ora tocca a noi", Civati e Serracchiani dicono che è "Il nostro tempo", Renzi da buon fiorentino evoca addirittura il Big Bang mentre il capobranco Bersani porta le sue truppe Finalmente Sud.
Queste le chiacchere.

I fatti invece sono affidati ad una nostra vecchia conoscenza, Piero Ichino.
E lui i fatti sa benissimo come farli.
Si appoggia al noto organo rivoluzionario meglio conosciuto come "Libero" e chiede udienza.
Prontamente concessa da Sacconi. Che, naturalmente non perde l'occasione per rilanciare l'allarme terrorismo.

Perché le chiacchere stanno a zero quando i fatti dicono che se vogliamo proprio andare a vedere come è stato instaurato in Italia questo sistema di precariato selvaggio il timbro a secco delle teste d'uovo del PD risalta  come quello di nessun altro.

E non bastano le cortine di fumo dei Grandi Raduni per farcelo dimenticare.








sabato 29 ottobre 2011

NON CI SONO PARAGONI

Giuro, avrei voluto esserci anch'io a Ponte Milvio.
Di sicuro non avrei fatto nessuna fila, non me ne frega una beneamata cippa di fava schiappona dell'I-Phone 4 perché l'uso del mio telefono è strettamente limitato, per mia scelta, a quelle funzioni che si chiamano chiamata e risposta. Per fare le fotografie ho una fotocamera e per navigare in rete ho un PC a casa. Il mio televisore è un normale 32 pollici LCD comprato dopo che il MIVAR di quasi 30 anni ha iniziato a trasmettere ologrammi psichedelici (non che la cosa mi dispiacesse, ma erano sempre gli stessi) e in tutto ciò non sento il bisogno di allietarmi la vita con altre amenità tecnologiche. E mi rendo conto di essere già quasi un reperto archeologico rispetto al trend dell'italiano medio, ma francamente ho abbastanza cose di cui occuparmi quando sono in giro invece di trastullarmi con tablets, I-Pad, I-Phone e cosecosì.
Questo sicuramente non inficia il fatto che chiunque è libero di trastullarsi come vuole, o semplificarsi le sue cose come meglio crede.
Ma sfido chiunque sia provvisto di quel che rimane del termine buonsenso a giustificare 25.000 assatanati che si menano e spaccano vetrine per degli sconti su un telefono o su delle televisioni.
Certo è che le considerazioni sulla cosa escono in automatico e sono considerazioni che non fanno stare per niente tranquilli.
La prima è che la divisione in classi non esiste più.
C'è chi preferisce andare a spaccare vetrate di banche ed agenzie interinali e c'è chi preferisce andare a fare il teppista da Trony per avere un I-Phone scontato.
E potete giurarci che non è il reddito che divide i due gruppi.
Ed all'inaugurazione di Trony sarebbe stato carino mettere le due realtà a confronto.
E' che i black bloc sono come i vigili urbani, quando servono davvero non ci sono mai.

venerdì 28 ottobre 2011

SOLO UNA FERROVIA

Fin qui tutto bene all'ex-caserma Del Fante occupata.
E benissimo è andato il presidio al centro per l'impiego dopo un annuncio di una ditta in cerca di persone "inclini alla subordinazione", notizia ampiamente ripresa da altri blog.

Fine dello spot.

Oggi c'è stata una assemblea per discutere del 15 ottobre ma sono a casa con un principio di febbre e se domani voglio uscire meglio che me ne stia tappato; però sarebbe interessante capire.
Perché come scrissi in precedenza ero parecchio interessato a quello che sarebbe stato il 16 ottobre e il 17 e così via.
Siamo al 28.
E dal 15 al 28 è successo che licenziare sarà più semplice, perché si sa che nel capitalismo il concetto di sviluppo e togliere soldi a chi ne ha pochi e metterne in mano a chi ne ha già; è successo che una pacifica manifestazione NO TAV ha provocato scomposte rosicate da parte di "Repubblica" e "L'Unità" (favoloso per quest'ultima il titolo "il cantiere è rimasto inviolato"). E' successo che il patetico circo che al momento governa questo paese ha continuato a dare spettacolo a modo suo, cioè con la solita arroganza e la solita volgarità alle quali col cazzo abbiamo intenzione di abituarci. E succede che in quanto ad arroganza e volgarità il segretario della sedicente opposizione cominci a tentare di emulare i dirimpettai di emiciclo.
Cioè, che la posizione del PD sulla TAV fosse chiara, una volta tanto e guarda caso, non è cosa nuova; ma una simile compilation di stronzate da parte di Bersani è ben più che un campanello d'allarme.
E' solo una  ferrovia. Si parla di treni.
Come magari in Liguria si parlava di case. O sarcazzaltro fatto di cemento.
A questi del nostro territorio, della nostra terra, non gliene frega una turbominchia. Uscirsene con frasi del genere due giorni dopo che mezza Lunigiana è venuta giù e due paesi delle 5 terre sono in ginocchio, questa è arroganza, questa è volgarità, questo è pensare solo alle proprie mazzette.
E significativa è la sbroccata di tal Esposito che dopo la puntata di "Mi manda RAI 3" conclusasi con il solito risultato di ogni volta che i SI TAV espongono le loro ragioni, cioè con un bagno di sangue per gli stessi, parla di "agguato" e dà lezioni di democrazia degne di uno che la parola "democrazia" l'ha imparata leggendo un biglietto scartato dai Boeri.
I poveretti sanno benissimo che noi sappiamo, che il movimento sa, che i valligiani sanno. E l'unica arma che rimane loro per imporre quella cosa non solo inutile ma dannosissima sono i soldi con cui vogliono riempirsi le tasche.
Come se non avessimo già visto questo film qui a Livorno con il nuovo Ospedale, ad esempio e tanto per puntualizzare che sia piccola o grande scala, per loro l'importante è fare cassa per se.
E quando qualcosa va storto, come nel caso della discarica di Limoncino invece di ricorrere ad un seppuku di massa come sarebbe normale, strepitano dalle colonne del giornalino locale. Suscitando risate crasse, che almeno attutiscono il dispiacere di non vedere questi signori testare le comodissime celle delle Sughere. Come sarebbe normale che sia.

Detto ciò siamo al 28.
E la mia impressione è che la protesta sia implosa dopo il 15 ottobre e che stiamo qui a tirarcela.
Come la penso l'ho scritto più e più volte.
Sono orgoglioso dei ragazzi della mia città, studenti, precari e disoccupati che due giorni dopo i fatti di Roma hanno ridato alla gente del quartiere uno spazio, e che spazio, lasciato nella più totale incuria per 7 anni, ma siamo ancora alle schermaglie. Ho constatato di persona ad esempio quante richieste di aiuto hanno avuto i ragazzi proprio da chi ha bisogni ai quali la politica non vuole, non sa e non dà risposte.
Qui c'è da cambiare un sistema, non solo un governicchio di mediocri ed incapaci, nonché di ladri e mafiosi  quale è quello italiano.
E non vorrei che siamo ancora all'ormai stereotipato: "Manca l'analisi, compagni".
Come ho già comunicato su altro blog i primi sampietrini sarebbero per loro perché non c'è più un cazzo da analizzare, c'è solo da andare a riprenderci il nostro, e alla svelta perché come ho già avuto modo di ricordare questi qua non fanno passare un giorno senza fare altri danni.
E restare fermi al 15 ottobre non è solo inutile. E' criminale. E di criminali bastano ed avanzano quelli che stanno sui seggioloni.

Compresi quelli per cui la TAV è solo una ferrovia.



domenica 23 ottobre 2011

NONVIOLENTI, SORPRENDETECI!

Non so come i nostri emeriti rappresentanti del Parlamento Italiano, i nostri raffinati politologi, i nostri analisti arrembanti dalle pagine dei quotidiani ancora convinti di fare una qualche opinione, quale interpretazione daranno di questo video

Anzi, andando direttamente al cuore del problema sarei tentato di aprire una ditta produttrice di ventose, che avrei lavoro assicurato quanto basta per garantirmi una dignitosa pensione.
Sarei comunque curioso di sentire dare una spiegazione diversa dal dato di fatto che qualsiasi essere senziente può trarre da questo siparietto: siamo nelle mani di un buffone, di una persona assolutamente inadeguata a guidare un paese, una persona che sta trascinando nella merda tutta una nazione per pararsi i cazzacci suoi.

E c'è ancora un più del 20% del paese che lo rivoterebbe.

Ora, a me di quel più del 20% del paese comincerebbe ad importarmi una sega. Oltretutto dicono siamo in democrazia, cosa altamente opinabile visto che da qualche annetto siamo soprattutto in un regime che si occupa principalmente di evitare che il Buffo Omino Di Arcore finisca al gabbio.
Ora, non è che un nuovo governo raffazzonato e messo lì a cercare di salvare baracca e burattini sarebbe qualcosa che mi indurrebbe a tornare almeno cautamente ottimista rispetto al pericolo di finire a zampe all'aria, ma comincerei a pormi il problema del COME finiremo a zampe all'aria, cioè con un tonfo nel girone dei dannati che ci porterà in breve tempo a ridurci ad una nazione di schiavi, nel senso più schiettamente pratico del termine.

Credo che l'urgenza di toglierci di torno il Buffo Omino di Arcore sia ogni giorno più grave, a qualsiasi condizione ed a qualsiasi costo.

E credo che ogni giorno che passa si allontani sempre di più la possibilità che questo avvenga grazie ad un naturale processo democratico, come vorrebbero i nostri bravi giovanotti che ancora stanno inveendo contro quei cattivi che a Roma hanno fatto tutto quel macello.
Signori belli, se volete che la gente non cominci a spaccare tutto dovete dimostrare di essere capaci di portare a casa qualche risultato concreto, non la solita sfilata al termine della quale il Buffo Omino prende atto col solito "M'IMPORTA UN SEGONE A TRE MANI" col quale ha sempre accolto le istanze di chi non la pensa come lui.
Allora, sorprendeteci.

Levatecelo di torno con le buone, una volta per tutte.
Non è abbastanza ma è un bel passo. Magari si comincia a pensare che non c'è bisogno, la prossima volta, di mettere a ferro e fuoco un corteo; perché non è dello scontro che si ha paura, ma del protrarsi di questa situazione.
Io credo che la vera violenza al paese è quella che questo sistema fa quotidianamente al popolo ed ai lavoratori, ma è anche il mantenere un elemento del genere ogni giorno di più a rappresentarci ed a guidare una crisi come questa.
Perché nel caso vi sfugga il senso del video qui sopra, vi avverto che questo duo si sta preparando a farci un alesaggio al culo che manco vi immaginate. Vedrete come si corre poi, altro che il Bravino della Piaggio.

Ogni giorno che passa farà crescere la reazione quando sarà il momento di fare i conti.
E sì che gli esempi non cessano mai di manifestarsi.

domenica 16 ottobre 2011

#16OTTOBRE

Proprio quello che intendevo col post precedente.
Il #15O è passato, oggi è il #16O e tutti ancora parlano del #15O.
Mentre dovremmo parlare del #17O.
Francamente del copione rispettato di ieri (pacifici, black block, polizie e gente che straparla) ero già a conoscenza il #14O, in queste situazioni quello che non ci manca è la certezza che certe dinamiche siano normalità.
Sta di fatto che ieri mi son fatto 15 ore di lavoro - nuovo record annuale - comprensive di trasloco del Maestro Lindsay Kemp dal quinto piano di un bel palazzo sul viale a mare al quinto piano di un altro palazzo nella zona del mercato centrale.
Squadra: io, un ultras del Livorno che avendo 3 anni di DASPO doveva andare a firmare all'inizio della partita del Livorno di ieri ed un altro ragazzo che ancora ha i segni di un lacrimogeno preso in faccia in Val di Susa.
Dico solo che sarebbe stato faticoso anche per una squadra di 6.

Gli dèi hanno deciso che questi tre tizi era meglio che se ne stessero a casa a lavorare, immagino.

Dopodiché alle 17 mi iniziava il turno di servizio in teatro in occasione del Premio Ciampi, che è durato fino alle 3 di notte.

Che posso dire?
Che siamo stati in contatto tutto il giorno per telefono con chi era a Roma. Che una volta rientrato in teatro c'era il portiere che ci teneva aggiornati dal PC della postazione mentre nel retropalco c'era Controradio accesa che faceva la cronaca.
Che i pompieri in servizio facevano discorsi più incazzati di qualsiasi "indignado" a gazzosina.
Che Paola Turci è sempre una bellissima donna.
Che verso le 22 ho cominciato ad avere le traveggole dalla stanchezza.
Che una volta a casa mi sono fatto un trombone Lindsay Kemp Size (non avete idea) e poi - come si dice a Roma - sò ito lungo.

Ma oggi è un altro giorno e domani un altro ancora.
E il messaggio che dovrebbe passare è: se qualcuno pensa che la cosa finisca il #15O sarà bene che si ricreda alla svelta. Altrimenti tutto rimarrebbe fine a se stesso, vuoto, inutile e soprattutto darebbe modo a quelli che BISOGNA ASSOLUTAMENTE LEVARE DI TORNO DEFINITIVAMENTE di riprendere fiato.

Quando si parte con una protesta di questa portata si va a dritto, violenti o non violenti, buonisti e cattivisti, anche perché - mettiamo il caso - è difficile fare l'infiltrato violento per più di due giorni di fila, signori geni del Ministero Maroniano, specie in un momento come questo in cui siete un pò sulle spese.
E chi è veramente incazzato potrebbe cominciare a mirare sempre più al centro del problema.

Insomma, una volta tanto cerchiamo di emulare il Buffo Omino di Arcore:

NOI ANDIAMO AVANTI

Da parte mia appena scendo a Roma ho già una meta: il Valle Occupato.
Colleghi first, eh.

giovedì 13 ottobre 2011

#OCCUPIAMO IL CALENDARIO

Un sistema economico gestito dal basso.
Un sistema economico capace di distribuire equamente le ricchezze.
Un sistema economico basato sull'armonizzazione con il pianeta.
Un sistema economico che impedisca le grandi concentrazioni.
Un sistema economico che permetta ad ogni individuo di poter scegliere.

Ho sempre pensato che coloro che fanno gran sorrisini di scherno parlando di "utopia" siano in realtà dei vermi senza coglioni, interessati al loro meschino metro quadrato e del chilometro quadrato di chi ha soldi e potere con grande ammirazione per come se l'è conquistato; generalmente sfruttando un sistema che sfrutta.

Francamente non so quali siano gli obiettivi di chi andrà a manifestare il 15.
So le ragioni della protesta, ma non sono così sicuro che tutti i partecipanti condividano gli stessi obiettivi.
Poco male, intanto ci sarà un 15 ottobre.
Ma poi dovrà esserci un 16, un 17, un 18, un 19 e così via.

Andrò a Roma, questo è sicuro. Ma non il 15.
Una ragione è semplicissima, sono di turno al lavoro (17/fine spettacolo, c'è il Premio Ciampi).
L'altra è che penso comunque che il 16, il 17, il 18, il 19 e così via sono altrettanto importanti.
L'altra ancora è che, facendo un lavoro che ho scelto e che mi piace voglio dimostrare che il mio lavoro è un valore proprio a quella gente ed a quel sistema che sta cercando a tutti i costi di avvilirlo e non è prendendo un giorno di festa magari simulando una malattia che rafforzerei le ragioni di chi vuole un mondo migliore.
E quindi ho preso con la dovuta sportività il turno lavorativo, con il vantaggio di avere accurati report da tutti i miei amici che scenderanno in forze a Roma sabato.
Poi, figuriamoci, mi unirò alla festa.

Dicevo di chi parla di utopie.
Lasciateli parlare.
C'è un sistema che sta implodendo su se stesso; un sistema che più di ogni altro ha portato, tanto per fare una citazione colta "Miseria, Terrore e Morte".
E ce n'è un altro più becero, più cattivo, più oppressivo, pronto a prendere il suo posto.
E questo processo va fermato. Il 15, il 16, il 17, il 18, il 19 e così via.
E' da qui che si parte, se qualcuno pensa ancora che il 15 sia una partenza. In realtà c'era già da parecchio qualcosa in moto. Da Seattle? Da Genova? Da Berkeley? Da Valle Giulia? Dalla Comune di Winstanley?
Che importa? QUALCOSA è in moto da sempre ed è il desiderio dell'uomo di liberarsi delle catene di chi vuole potere per esercitare una oppressione.

Oggi le catene si chiamano Banche Centrali, si chiama Unione Europea, si chiama Stati Uniti d'America, si chiama Vaticano, si chiamano Sionismo, si chiamano Ayatollah, si chiamano Stati.

Cercare di rompere queste catene è seminare la libertà di domani; che questa arrivi il 15 o il 16 o il 20 o fra un anno o fra cent'anni dipende da quanto è buono il seme che verrà gettato. Ma un seme comunque va gettato.

Io spero che tutta - e quando dico tutta dico TUTTA - la gente che andrà sabato 15 a Roma sia prima di tutto consapevole di questo.
E che sia consapevole che tutto ciò non avverrà pacificamente.
Perché chi ha i lucchetti di queste catene ha le armi, ha le forze dell'ordine, ha le sue leggi - non le nostre - che hanno imposto con democrazie finte come il Chianti fatto nello Zimbabwe, comprando, minacciando, circuendo, sfruttando.

Sta cominciando un'altra lotta? Secondo me sta continuando.
Sta continuando e non ha mai avuto degli svolgimenti pacifici. Perché è normale che chi ha un potere non ci rinuncia solo perché gli viene chiesto.
Guardate come nel nostro paese ci siamo ridotti ad una terra ridicolizzata da tutto il mondo, quarto mondo compreso, grazie alla merda nel cervello che parecchi nostri connazionali hanno zelantemente coltivato non appena s'è manifestata la prospettiva di Grande Benessere operata da un pagliaccio come il Buffo Omino di Arcore.
Ora stanno bruciando anche tanti di quei culi. E verrebbe voglia di buttarci una tanica di benzina.
Ma adesso va fatto un passo, quello di unire le forze con tutte quelle piazze dove si vuole mettere un paletto invalicabile a questo sistema ed a queste catene. E vedere dove si arriva. Ricordandosi che una lotta si inizia per vincerla.

Con la Non - violenza? Con la violenza?
Intanto fatevi servire da Venturik che due paroline da prendere parecchio in considerazione ce le ha messe.

Un grazie a tutti quelli che saranno presenti a Roma sabato, ci vediamo prestissimo.

P.S. Non provate a farmi perdere il carattere dicendo "Tutte scuse, parolaio da tastiera"; ho mangiato una frittata di cipolle ed il ruto con cui vi investirei vi precluderebbe ogni velleità dialettica.

lunedì 10 ottobre 2011

UE AR EPPI PIPOL

Bene, vedo che quasi ogni categoria di gente che lavora è incazzata nera.

Mi sono bastati pochi giorni di lavoro appena rientrato per l'inizio della stagione teatrale che ho subito percepito la peggior aria percepibile da 40 anni a questa parte. Anzi, forse negli anni di piombo non c'era questa rabbia.

Ottimo.

Ora vedrete se con due briciole non ci rimettono a cuccia.

Intanto per mia fortuna non è dal mio posto di lavoro che ho percepito questa rabbia, ma non avete idea di che termometro sociale siano i bar e le trattorie di un centro pieno di gente che lavora in zona.
Mettete una di queste trattorie nella piazza del Mercato, circondate la piazza del mercato di banche, metteteci qualche rappresentante itinerante, qualche ragazzo più giovane e dei timidi accenni di turismo e vedete se la fauna non è completa.

Credo che qualsiasi classe sociale così come stupidamente si credeva che fosse, è al limite del collasso cardiocircolomotociclettorio dal giramento di coglioni.
E la ragione è una, semplicissima: ci stanno levando un sacco di soldi che non abbiamo più.
E la nostra economia non era preparata a questo salasso, soprattutto quella categoria di persone che da sempre viene sistematicamente salassata.
Ed era una cosa che poteva tranquillamente essere messa in conto dando il paese in mano ad un imprenditore.
Poi quell'imprenditore lì.

Questo da parte di quella parte politica che si fregiava del titolo di "sinistra".

Ed anche questa è una consapevolezza che vedo finalmente anche in gente che avrei detto insospettabile.

Ora, il punto è: lasciamo perdere chi si sveglia ora.
Anzi, sia mai che dopo aver dato fiducia al Buffo Omino di Arcore mentre noi ci si sgolava e nemmeno 15 anni di piazzate gl'hanno fatto un graffio, siano proprio loro ad entrare a Montecitorio con le torce e i forconi.

Ci stanno levando dei soldi con dei mezzi da veri e propri strozzini autolegalizzati.
E  quando alla gente gli svuoti i portafogli gli altri discorsi stanno a zero.
Il brutto dei proletari è che i nostri portafogli li stanno svuotando da 40 anni e nessuno fa finta di ricordarsene.

No, sennò sarebbe carino andare negli archivi storici dei quotidiani e leggere cosa dicevano di bello le "finanziarie" dei governi Andreotti, Moro e democristianume vario.
E' che dovevano darsi una regolata perché c'era un'opposizione vera, anche se stiamo sempre parlando di logiche politiche assai lontane dal mio concetto di opposizione.

"Però si mangiava"

E quando cominci a sentire "però si mangiava" cominci a pensare che qualcosa di grosso è stato intaccato.
Quando cominci a vedere che a chiederti soldi per strada non sono solo stranieri ma anche concittadini che conosci e che non sono tossici ma sono senza lavoro e senza casa la sensazione è che queste son gocciole e che sta arrivando il temporale.

Ci stanno levando dei soldi ancora oggi perché i loro mercati esigono degli schiavi.
E tanti poveri da evangelizzare.
Ma l'inganno sta per essere scoperto anche da chi questo sistema l'ha sostenuto finora.
Perché ci stanno levando i soldi che guadagniamo oltre ai soldi che potremmo guadagnare in più se non avessimo questa classe politica infame. E questo sistema infame.

E poi dato in mano a quell'imprenditore lì.

La ggente, oh come amo le ggente.





domenica 9 ottobre 2011

4 EURO L'ORA, TSK,TSK!

Il crollo del palazzo di Barletta ha scatenato un'ondata di indignados di quelli che la prima cosa da chiedere loro è: buongiorno, dormito bene? caffè e brioche?
Oppure: bentornati da Zeta Reticuli, avete portato qualche droga interessante?
No, perché sentire 'sto coro per le 4 euro l'ora a me personalmente ha fatto ridere.

Soprattutto quando ho intravisto due giorni dopo Vendola e Cota rispondere alla domanda di Formigli se per caso è una cosa che potrebbe succedere anche in Piemonte (i 4 euro l'ora non il crollo di una palazzina).

Chissà se qualcuno li avesse informati che proprio al piano di sopra della sede della CGIL di Livorno c'era un call center dove si lavorava a 3  (TRE) euro l'ora.
Non ci credete? Per carità, ecco qua l'articolo. E il cosiddetto "lieto fine" a cui si è arrivati grazie all'intervento di un collettivo autonomo.

E pensate che sia un problema dei soli call center?
Una mia amica ha fatto la commessa per un negozio di abbigliamento per due anni, a 3 (TRE) euro l'ora.
Finché non ha trovato un lavoro migliore, fare le pulizie in un ospizio.
C'è gente che fa facchinaggi a 3 euro l'ora.
C'è gente che va a pulire le scale nei condomini a 3 euro l'ora.
E immagino che per i 3 lettori l'ora di questo blog la cosa non sia assolutamente una sorpresa.
Quindi un pò di ragione gliela darei, a quelle signore di Barletta che sbraitavano di non rompere i coglioni per i 4 euro l'ora delle povere donne e di pensare al PERCHE' la gente va a lavorare a quelle cifre.

Il punto è che queste "meravigliose riforme" del mercato del lavoro le hanno fatte sia la destra che questa sedicente opposizione che di sinistra ha solo la mano con cui copre finchè può questo mercato degli schiavi.

Nessuno, dentro quei palazzi, ha in mente di far cambiare le cose.

Traiamone le dovute conseguenze, finchè siamo in tempo.

giovedì 6 ottobre 2011

GLI OTTANTA NERI 9



Non si sa quanto volesse essere punk, Jefferey Lee.
Sicuramente non voleva fare l'americano. Non ne aveva bisogno. Lui ERA americano.
Lui era, lo sentiva dentro, battere come un tamburo di guerra nativo, come una corda scordata della chitarra di Robert Johnson, come la polvere che frullava nella testa di Steimbeck, come il lamento di ogni cuore spezzato dal dominio bianco nonostante lui, Jeffrey Lee, fosse bianco.
Forse il punk era semplicemente l'ultima frontiera possibile da raggiungere col suo urlo, portando con sè il suo fardello pieno di blues, di country, di suoni nativi americani, di danze macabre e lascive, di alcool e droghe e di tutta quella "Bad America" che canterà più tardi, nel terzo disco di quell'ennesimo miracolo americano chiamato Gun Club.

Quando una storia comincia, quando il piede si muove per fare il primo passo, non è detto che si sappia dove e quando verrà fatto l'ultimo.
Ma quando il primo passo si muove invocando il fuoco dell'amore ("Fire of love" è il titolo del primo LP dei Gun Club) sai già che non ci sarà lieto fine.

E così brucia, brucia e si muove in un SEX BEAT, tanto per fare un primo passo che almeno metta in chiaro da dove si parte:





 "we can fuck forever, but you'll never get my soul" ok?

Jeffrey Lee wants to preach the blues.
E Jeffrey Lee prende uno dei salmi del blues antico, uno dei pochi lasciati da quel nero che si narra abbia venduto l'anima al diavolo ad un incrocio e che si narra sia morto per averlo voluto insegnare alla donna sbagliata. "Preachin' the blues" di Robert Johnson (o, dicono altri, del suo primo maestro Son House) in mano a Jeffrey Lee diventa un uragano di passione nera come la notte senza luna nel deserto. Un blues-punk dove ad affacciarsi dalla voce di Jeffrey Lee è il Blues in persona e pochi cazzi.




Uno - Due e il Fuoco dell'amore è già un incendio.
E più il disco va vanti più ci si sente bruciare. Il fuoco dell'amore implora ("Promise me"), divora ("She's like heroin to me") va a toccare passioni proibite ("For the love of Ivy" è il tributo della fissa del chitarrista Kid Congo Powers per la inimitabile chitarrista dei Cramps, Poison Ivy Roarscharch forse la donna più figa che abbia mai messo piede su un palco con una chitarra in mano), ballad nervose e demoniacamente "roots" come "Fire spirit" o ancora la "bad america" di "Jack on fire" e "Ghost on the highway", squarci di country e blues sporchi e polverosi, elettrici come i lampi sui canyon. Jeffrey Lee viaggia su un "Black train", d'altra parte, ormai chiunque abbia un cuore se n'è accorto e quando riprende il tradizionale "Cool drink of water" reimmergendosi nell'anima più nera del blues ti ritrovi a pregare per l'anima di Jeffrey Lee. Chiude "Goodbye Johnny" e Jeffrey Lee sembra salutare veramente allontanandosi verso un'orizzonte antico dove dormono gli spiriti.
Jeffrey Lee canta il blues suonando come un punk, Jeffrey Lee non ha una voce nera, Jeffrey Lee ha una voce sgraziata le cui note alte sembrano tigri affamate in gabbia vogliose di schiantare le sbarre per venire a mangiarci il cuore. Jeffrey Lee sembra piangere ad ogni acuto. Probabilmente Jeffrey Lee non vuole morire adesso.
Jeffrey Lee viene dai sobborghi di Los Angeles e giovanissimo si trasferisce dalle parti della San Fernando valley, conosce cosa vuol dire avere un cuore di lupo, è affamato e disperato, il fuoco dell'amore non si può certo estinguere nell'arco di un disco.
E così segue il secondo "Miami".
E ora perdonatemi, ma questa che apre il secondo disco dei Gun Club è, a modesto parere del sottoscritto, una delle più belle canzoni di sempre. Poche cose fra canzoni, libri, quadri, danze o rappresentazioni o metarappresentazioni dell'anima mi hanno toccato a fondo come questa cazzo di canzone.

Carry home, I have returned
Through so many highways
And too many tears

Oh but I didn't change, I just had to work
Yeah but I didn't change I just had to work
And now I'm home and now I'm home
Do you still want me, now that I'm home?



Dov'è tornato Jeffrey Lee?
La casa di Jeffrey Lee è ancora lì?
Jeffrey Lee vaga ancora sulla strada, è ancora in cerca dello spirito, è ancora divorato dal fuoco.
Non si spiega altrimenti una "Like calling up thunder" che eleva la sua voce lassù a cercare una qualsiasi cazzo di risposta.
Detto senza perifrasi "Miami" è il picco del Club del Fucile.
Capolavoro è un termine troppo abusato per riferirlo a questo disco. Ma chiunque voglia respirare l'aria e lo spirito di quei "generi" ma meglio sarebbe dire "espressioni dell'anima" provenienti dalla radice dell'Uomo e che nelle varie scansioni temporali si sono manifestate sotto la forma del blues, del rock 'n roll, del country, del punk, ebbene accenda le luci su "Miami".
Tuttora non sono sicuro di amare questo disco quanto merita.
E' un disco le cui scintille possono far male. E' una sbronza di tequila, rum e bourbon, è un viaggio allucinato e popolato di fantasmi, di droghe e mostri invincibili. E' un disco che cresce con gli anni e che continuerà a crescere ancora finchè la furia degli spiriti traditi dall'Uomo spazzerà via ogni cosa.



"Brother and sister", la "Run through the jungle" che i Creedence Clearwater Revival non avevano potuto fare, gli ululati da coyote triste di "A devil in the woods" che sfumano nei fraseggi acidi del finale, una "Texas serenade" dalla slide mortifera e poi quella che ha tutti i crismi per sembrare un rito nativo americano mescolato ad una maledizione voodoo, quella che Jeffrey Lee non riesce a scacciare dal suo corpo:




 E poi il "Bad indian" che cavalca un country-punk ansiogeno, il puntuale traditional "John Hardy", il "Fire of love" che stavolta brucia nell'omonima canzone, "Sleeping in blood city" e la bellissima "Mother of earth" che chiude un "Miami" che dell'omonima splendente città della Florida non ha nulla, ma proprio nulla.
Jeffrey Lee probabilmente sa di aver realizzato due grandissimi dischi, ma guai se questo placasse i demoni di Jeffrey Lee.
Non troverete, neanche tra i fans più accaniti dei Gun Club, qualcuno che ritenga il terzo disco, "The Las Vegas story", superiore a "Miami". Probabilmente neanche io. Ma c'è un però.
Ed il però è che "Miami" è un disco che non poteva non sfociare in "The Las Vegas Story".
Che è anche questo un grandissimo disco, sottovalutato proprio per colpa (o grazie, dipende dai punti di vista) di "Miami".
Intanto la formazione: Kid Congo Powers finalmente entra direttamente in scena dopo aver firmato con Jeffrey Lee "For the love of Ivy" nel primo disco. E al basso una delle mie icone sessuali femminili - ho gusti un pò così - Patricia Morrison, ex-Bags e successivamente nei Sisters of mercy e nei Damned, mentre Kid Congo Powers avrà una breve stagione con i Bad Seeds di Nick Cave, tanto per non farsi mancare nulla.

Patricia Morrison è Lei, per essere precisi.



Quindi, tanto per fare una breve digressione, mi scuseranno gli utenti appassionati di belle fighe, visto che già in questo blog ne metto poca o punta e quando ne metto come ora, ci piazzo 'sta vampirella.
Potete comunque rivolgervi a Sciuscia, o all'irrinunciabile Sei un idiota ignorante oppure farvi rellare un qualsiasi link da Free.it. enkey (col cazzo che vi linko un newsgroup). Se poi volete andarci ancora più pesi saprete di sicuro dove andare. Fine della digressione.

Dicevo, "The Las Vegas Story".

Una voce alterata introduce "Walkin'with the beast" e già Jeffrey Lee mette in chiaro che lui è ancora in giro, a camminare con la Bestia. E poi "Eternally is here" che sembra presa di pacco da "Miami" con un Kid Congo alla slide PERFETTO. e poi "The stranger in our town"; questo pezzo è il sintomo.
Di cosa, basta sentire la voce di Jeffrey Lee. Come sempre sgraziata, come sempre APPARENTEMENTE stonata, come sempre ASSOLUTAMENTE viva e straziata.




Jeffrey Lee ha intuito che qualcosa sta per rompersi. La ruvidezza punk di "Fire of love" e "Miami" è scomparsa, anche se pure i pezzi più sottotono, se così si può dire di bellissime canzoni come "Moonlight motel" e "My dreams", non si discostano dalla radice e dal marchio Gun Club.
Da brividi l'interpretazione della gershwiniana "My man's gone now" laddove la voce di Jeffrey Lee è alcoolica come mai ma soprattutto il finale, "Give up the sun".
Spegnete il sole, Jeffrey Lee si sta perdendo.




 E difatti la band, dopo un tour con Siouxsie and the banshees, si rompe.

Jeffrey Lee vaga sotto una cattiva luna annebbiata dall'alcool e dall'eroina, ma trova il tempo di dare alle stampe il suo primo album solista: "Wildweed".
Disco controverso ma amatissimo dal sottoscritto, dove Jeffrey Lee rispolvera l'acustica e ricerca la sua anima ripartendo dalla radice. Ma l'inquietudine sale fino a fargli riprendere le briglie dei Gun Club, che riforma l'anno successivo. E' il 1987 quando esce "Mother Juno", prodotto da Robin Guthrie dei Cocteau Twins (!) e con una formazione comprendente la compagna di Jeffrey Lee, Romi Mori, il redivivo Kid Congo Powers e l'ex- Clock DVA Nick Sanderson.
Kid Congo termina le registrazioni di "The good son" con Nick Cave & the bad seeds e torna definitivamente a casa di Jeffrey Lee. Il disco pare funzionare, ma passano tre anni prima di "Pastoral hide and seek" seguito dall'ep "Divinity".
Personalmente non ritengo i lavori successivi a "The Las Vegas Story" all'altezza dei precedenti, nondimeno gli episodi più che degni di menzione non mancano. Ma Jeffrey Lee vaga. Alterna le sue attenzioni sul suo materiale solista alla sua creatura Gun Club, cambia rotta cercando di sconfiggere i suoi demoni senza riuscire a trovare una qualche specie di pace, forse perchè sa che coloro che accendono il fuoco dell'amore la pace non la troveranno mai. Escono l'ep "Death party" e, nel 1993 l'epitaffio, "Lucky Jim".
La sua compagna Romi Mori lo lascia, Jeffrey Lee rimette il suo corpo all'alcool ed all'eroina, nel frattempo si concede un lungo soggiorno londinese, chiede breve asilo al palco di Nick Cave, mette su qualche show con il fido Kid Congo ed altri valorosi, poi torna a Los Angeles.
I Gun Club sono un ricordo sempre più lontano.
Mark Lanegan lo sente per telefono nel marzo 1996, sembra stare meglio, sta per andare a trovare il padre, parla di progetti anche se la sua salute è molto, molto peggiorata. Jeffrey Lee parte e lì, nella casa paterna, il 31 marzo 1996 viene colpito da emorragia cerebrale e muore.
Jeffrey Lee ha finalmente fatto l'ultimo passo prima di riposare con gli spiriti rincorsi una vita.

Do you still want me, now that I'm home?