giovedì 30 luglio 2009

THE FLESHTONES




Chi ha avuto la fortuna di vedere un loro concerto in occasione delle loro frequenti scorribande in Italia sa benissimo che questa band in 35 anni di carriera ha devotamente prodigato un solo ed unico verbo, quello del rock'n roll, e lo ha sempre fatto con una energia ed una passione esplosive, tanto che seguire un loro concerto stando fermi è praticamente impossibile, come è impossibile non farsi trascinare dal torrenziale entusiasmo del cantante Peter Zaremba e dai riff della chitarra di Keith Streng. I Fleshtones portano dritti in quel vortice in cui ci si va a ficcare quando siamo ad un party e si finisce col ballare nei modi più strani, a corpo libero, miscelando la potenza del rock'n roll col tiro del rhytm and blues. Inutile opporre resistenza; se non li avete ancora visti dal vivo non perdete la prossima occasione.

martedì 28 luglio 2009

E ALLORA VOTANO LEGA


Tra le ultime barbarie partorite da questo governo siamo lieti di segnalare quella per cui dall'8 agosto sarà impossibile per una coppia di clandestini riconoscere un bambino appena nato e partorito. Della serie: la famiglia prima di tutto.
Dopo l'impossibilità di accedere all'assistenza medica pena la denuncia, ecco un'altra delle geniali intuizioni di questo governo che dovrebbe servire da deterrente contro l'immigrazione clandestina.

Ora, che il governo sia presieduto da un vecchio puttaniere molto probabilmente sotto ricatto da parte di una congrega di scimmie urlatrici (i leghisti, ça va sans dir), mentre nel suo partito insieme alle troie di regime fanno il paio dei bellissimi esemplari di Homo Mafiosus (perchè Mercadante ha già fatto il suo lavoro, ma i suoi successori sono ovviamente sempre in giro, ora qualcuno può anche spiegarmi con parole sue che quel 61 su 61 in Sicilia ottenuto dalla destra era il frutto del carisma di Berlusconi, son qui che aspetto) fa parte del gioco delle tre carte grazie al quale all'italiano medio si dovrebbere dar da intendere che, così come urlano i macachi leghisti, il baluardo contro l'islamizzazione avanzante sono i valori cristiani.

E li vediamo, i loro valori cristiani.
Quelli di un popolo che è emigrato in ogni parte della terra, spesso portando truffatori, delinquenti e malavitosi oltre che lavoratori indefessi (e quando mai un fenomeno migratorio non comprende questo?), e che ora vorrebbe negare a chi cerca di fuggire da paesi dove la vita è un vero e proprio inferno le cure primarie e persino il riconoscimento del frutto di una coppia.

Vorrei che ci si fermasse tutti almeno per 5 minuti per riflettere su cosa comporti tutto questo.
E vorrei che ci si fermasse un attimo altri 5 minuti per capire che cosa, dopo la fine della guerra fredda, ci abbia fatto diventare un popolo di merda a questi livelli.
Perchè chi vota Lega sa benissimo quali intenzioni avessero i cercopitechi in camicia verde riguardo i "clandestini", che sono in buona parte anche muratori, badanti, facchini, braccianti e tutto un sottobosco di lavoratori che sta permettendo a noi italiani di sperare di togliere le gambe da questa crisi senza ridurci come loro, perchè mentre questa gente schianta per due lire i nostri bambocci sono troppo presi nel cercare di emulare le gesta di Papi, e quelli che non stanno al gioco devono evitare le botte e la repressione poliziesca come i ragazzi messi dentro durante il G8 universitario a Torino.

I valori cristiani con cui dovremmo fermare l'invasione islamica sarebbero dunque questi.
Sfruttare e perseguitare, dividere le madri ed i padri dai loro figli legittimi, negare cure mediche ed ogni forma di assistenza sanitaria, ghettizzare, escludere, negare la natura umana di persone che grazie anche alla lungimirante politica occidentale nei paesi del terzo e quarto mondo sono impossibilitate a sapere quale sia il minimo concetto di dignità della vita.

C'è questa branca di soloni che straparlano di "capire le ragioni degli operai che votano Lega".
Bene, le ho capite.
Ho capito che una classe di persone che in Italia si era conquistata diritti e dignità con la lotta e la solidarietà ora si dibatte con una buona parte di loro che si vede minacciata non già da una politica governativa tesa a togliere tutti i diritti conquistati dai lavoratori per favorire le grandi imprese a loro legate da consorterie affatto limpide, ma da quei disperati che, la storia insegna, da sempre contribuiscono al benessere di una nazione pagando il prezzo più alto e col minor guadagno. E allora votano Lega. Perchè con la Lega gli extracomunitari saranno trattati da "bestie quali sono" e rimandati a casa loro, così le industrie non delocalizzeranno più, in Italia ci sarà un sitema giudiziario che finalmente avrà come caposaldo la certezza della pena, le strade saranno percorse solo da ronde in divisa paramilitare e così loro, gli operai che votano Lega, potranno dormire tranquillamente fino al mattino dopo in attesa che si sblocchi l'ennesima cassa integrazione.

E' vero. Non ci vuole molto a capire le istanze degli operai che votano Lega.

E ora che ho capito le loro ragioni mi fanno ancora più schifo.

lunedì 27 luglio 2009

LE RONDE, LE CONTRORONDE E L'ELOGIO DELLA PUNTUALITA'


Non credo sia ancora chiaro a chi ha intenzione di pattugliare le città vestito da parasoldatino cosa lo aspetta.
L'episodio di Massa ha chiarito una cosa sola: le divise, quelle vere, tengono per una parte: dichiaratamente e sfacciatamente.
Poco male: la conta degli scontri tra le ronde massesi della SSS (sì, se le sono crecate, naturalmente) e quelli del CARC è di 5 feriti tra i poliziotti e di 4 fermati per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, due dei quali sono già stati rilasciati stamani mentre degli altri due, uno è stato visitato in Ospedale per accertamenti dopo reiterate insistenze dei suoi compagni dato che la dottoressa dell'ambulanza che era stata chiamata aveva tentato di negare il ricovero e l'altro viene trattenuto in stato di fermo senza che la Questura si degni di rilasciare notizie.
Quelle forze dell'ordine pubbliche, pagate dai contribuenti, e che cantavano "Uno a Zero per noi" quando fu ucciso Carlo Giuliani hanno definitivamente gettato la maschera, specie sotto questo governo.
D'altra parte allo zelo delle Questure nel controllare e schedare gli appartenenti più o meno esagitati ad organizzazioni extraparlamentari della sinistra non corrisponde altrettanta attenzione verso le attività delle sponde contrapposte, se non per correre in loro difesa quando, a fronte delle oltre 300 aggressioni fasciste avvenute dal 2008 ad ora, qualche compagno decide che è ora di far sentire a costoro un pò di violenza proletaria solubile, visto che il corpo dello Stato che anche i militanti di sinistra pagano per il mantenimento dell'ordine pubblico è discretamente corredato da una manica di fascisti. E non è precisamente una novità.
Gli scontri di Massa, comunque, hanno dato il primo campanello d'allarme; certo non si poteva sperare da parte del governo che legalizzando le ronde non si sarebbero verificati episodi del genere ma la puntualità con la quale gli incidenti si sono verificati dovrebbe almeno portare un minimo di consiglio a chi ha avuto questa geniale trovata, parlando però di una condizione che presupporrebbe da parte dei sedicenti legalizzatori un QI superiore a 2, quindi dubito che il fatto venga preso nella dovuta considerazione.
Personalmente NON VOGLIO nella mia città delle teste a ginocchio vestiti da gerarca che passeggiano in giro e prendono nota di quello che gli garba o non gli garba e con tutta probabilità vanno poi a fare la spia in Questura. E se dico che non le voglio vuol dire che quando si tratta di controllo del territorio si scende in campo sul serio.
Perchè quello che vogliono, ovviamente, è presidiare le zone sensibili delle città in modo da dare a vedere di essere LORO quelli che comandano. E' una tattica vecchia, se vogliamo anche obsoleta.
Ma non è alle controronde che bisognerebbe far ricorso; quello che è da fare è schiodare il culo dalle poltrone e riscendere in strada, incontrare gli altri cittadini del quartiere, stare fuori con anziani e bambini, e le autorità cittadine dovrebbero fare ogni sforzo affinchè questo avvenga; altrimenti succedono cose tipo quella successa nel quartiere Sant'Andrea, zona a più larga densità di extracomunitari e stranieri disagiati in genere della città di Livorno, dove i cittadini che hanno cercato di porre le loro problematiche a livello istituzionale si sono prima ritrovati ad una conferenza stampa della consigliera Amadio, poi ad una "passeggiata" che ha visto arrivare alla sua testa la stessa Amadio, l'ex-candidato sindaco Taradash ed il parroco di Sant'Andrea, Don Medori.
Spezzare le gambe allo sciacallaggio che sul tema della "sicurezza" sta permettendo ai fascisti al governo, ai suoi soldatini ed ai suoi sgherri in divisa di avanzare pretese sul controllo dei territori di quartiere sta ai cittadini stessi. Non è difficile da capire che se la propria vita viene rinchiusa tra i 40mq degli appartamentini delle zone popolari i quartieri vanno tranquillamente in mano a chi non fa niente per viverli socialmente al di fuori della propria tribù, con tutto il contorno di conflitto che questo comporta. E se spuntano poi tribù di quelle "ora metto a posto io", come le preannuciate ronde promosse dal governo è altrettanto ovvio che i risultati saranno quelli peggiori che un cittadino possa auspicare.

AGGIORNAMENTO: i due fermati sono stati rilasciati, e ci sono prove filmate con braccia tese e cori del ventennio per cui la Polizia deve procedere e visionare in caso sussista il reato di apologia del fascismo. In tutto ciò si spera che il clima appena creato sia quanto basta per far desistere certe iniziative. Anche se dal governo, ovviamente, arriva la solita risposta demenziale.

mercoledì 22 luglio 2009

CON QUELLA FACCIA? MA MI FACCI IL PIACERE! SIA DUTTILE!


E guardatelo bene, per favore.
Quest'uomo è lo stesso che è andato in televisione a dire che il rapporto tra Berlusconi e Noemi Letizia è improntato alla "purezza" e che il suo Signore e Padrone non doveva spiegazioni riguardo a nulla e nessuno sui suoi comportamenti.
Questo ovviamente prima che spuntasse fuori la D'Addario.
E' lo stesso uomo che poco dopo è riuscito a dare dell'eversivo a Franceschini reo di aver formulato una semplicissima domanda con l'aggressività ed il sacro furore di un crociato.
Ed è lo stesso uomo, che con un tempismo degno di Franco Baresi, ha divorziato dalla moglie proprio qualche giorno dopo la richiesta di divorzio da parte di Veronica Lario. Ed ovviamente quest'uomo è stato uno dei pagliacci in prima fila a sostenere il mitico Family day, la manifestazione a più altra concentrazione di politici divorziati che si ricordi a memoria d'uomo.

Ovviamente ho citato solo tre facezie riguardanti questa macchietta umana, ma il punto principale di questo post che lo riguarda è che il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), che sostiene l'intera categoria dei lavoratori di cinema, teatro e derivati al momento dipende da quest'uomo.
Ossia, il ministro deputato alla gestione del FUS è quello che vedete in cima genuflesso, con le mani giunte e la bocca a culo di gallina.
Forse comincerete ad intuire come mai per un lavoratore del settore spettacoli al momento sarebbe preferibile lavorare come psicologo per l'imperatore Caligola.

Ora, che la destra quando sente il suono della parola "cultura" metta mano alla fondina della pistola è cosa risaputa ai più, eccetto gli elettori di questa destra per i quali il concetto di "cultura" si ferma al "Libro nero del comunismo" usato per riempire lo scaffale tra le due ante del mobile del soggiorno e le tette di Tinì Cansino, ma che in Italia esistano dei teatri è una realtà e che dentro questi teatri si faccia cultura è un dato di fatto del quale i fruitori di Grandi Fratelli e Isole dei Famosi dovranno prima o poi prendere atto.

Altrettanto dovranno prendere atto che gli attori famosi di cui si ingozzano di gossip lo sono perchè fanno una cosa chiamata cinema, e che i film non vengono realizzati usando degli ologrammi o dei fondali di cartone liofilizzato bensì grazie al lavoro di scenografi, macchinisti, attrezzisti, elettricisti, operatori di macchina, carrellisti, costumisti, parrucchieri, falegnami, facchini e di tutta una serie di persone chiamate "lavoratori" grazie ai quali è possibile costruire la scena entro cui si svolge il film.
Vale altresì ricordare che tutto ciò si ripete anche in campo teatrale (perchè giova ricordare ai signori elettori della destra che Puccini non ha scritto la Turandot al fine di far cantare "All'alba vinceròòòòòòò" ad Al Bano durante uno dei siparietti di "Buona domenica") e, incredibile ma vero, anche in capo televisivo.
Quindi dietro le fastose scenografie dove si esibiscono i loro eroi c'è del lavoro dietro, e non la magica mano di Berlusconi nel far apparire dal nulla paillettes, lustrini e fondali di cieli stellati.
Nè, giova ancora ricordarlo, i film vengono girati per essere presentati in confezioni rettangolari contenenti un dischetto argentato chiamato DVD bensì per essere proiettati in strutture chiamate sale cinematografiche, che dovrebbero conoscere visto che il loro Padrone possiede la maggiore casa di produzione cinematografica e le multisale ad essa collegate (e che da quando Berlusconi ha messo mano nel mondo del cinema la qualità del cinema italiano è andata definitivamente a picco).

Ma andiamo per ordine; il sottoscritto lavora nel settore, sezione teatro in primo luogo, ma essendo un ex-generico e conoscendo bene le regole di base di un allestimento di qualsiasi spettacolo su palco presto opera anche in spettacoli itineranti o altri eventi spettacolari che presuppongano una organizzazione di scene, costumi e luci al fine di mettere in scena un evento.
I teatri sono strutture molto complesse e le due principali forme di gestione esistenti in Italia sono due: quelli facenti capo all'Ente Lirico e le Fondazioni, che possono essere a partecipazione mista tra pubblico e privato o esclusivamente a gestione privata.
Il teatro dove lavoro io, ad esempio, è una fondazione sostenuta da associazioni private, banche ed una partecipazione di Comune e Regione sulla cui forma si può fare un abile esercizio di immaginazione. Nessuno di coloro che lavorano fattivamente sul palcoscenico ha un contratto a tempo indeterminato. Per i lavoratori di 6° e 5° livello non è facile tirar su in un anno una cifra che vada al di là della decenza. Si parla più o meno dello stipendio medio di un operaio, escluso però il periodo estivo durante il quale il teatro è chiuso (ora, ad esempio) e durante il quale non si viene retribuiti e quindi bisogna andarsi a cercare altri lavori stagionali, se si trovano, nell'eventistica estiva.
Negli Enti Lirici il discorso è differente. Per chi lavora su palco direi COMPLETAMENTE differente. Esistono contratti a tempo indeterminato, esistono garanzie sindacali e regolamentazioni completamente diverse e metodologie di lavoro probabilmente impraticabili in un teatro gestito come Fondazione. Ma qui parliamo di teatri storici come la Scala di Milano, il Regio di Parma o il San Carlo di Napoli, non di un teatro rimasto chiuso per quasi vent'anni e riaperto grazie ai Fondi europei gestiti appunto da una Fondazione a gestione praticamente privata come il teatro in cui lavoro.

Che è questo:



(lo so, potevo fare di meglio, mancano una fila di palchi e il loggione ma ero nella buca degli orchestrali, ehm).

Ora, lasciando perdere ogni considerazione logistica, la struttura ospita, oltre al consueto cartellone di spettacoli, una quantità considerevole di laboratori teatrali, stage, convegni, presentazioni, congressi ed altri eventi di natura anche molto diversa tra loro. C'è una grande attenzione verso i giovani ed i bambini, ad esempio; c'è un laboratorio teatrale per ragazzi affetti da sindrome di Down; c'è una kermesse finale dove ogni istituto scolastico presenta uno spettacolo teatrale recitato dagli studenti, i quali prendono così coscienza non solo del palco ma della possibilità che offre la recitazione (chi ha mai partecipato ad un buon laboratorio teatrale sa quanto questo possa incidere a livello di espressione delle proprie capacità), ogni anno c'è la rappresentazione dello spettacolo recitato dai detenuti del carcere, la presentazione dei saggi delle varie scuole di danza, che stanno crescendo come funghi segno che la domanda continua ad essere forte e che all'effetto-velina si sta sostituendo una domanda di possibilità espressiva (l'impressione è dettata da quanto vedo durante la preparazione e la messa in scena di questi saggi); insomma, la funzione di un teatro non si esaurisce con la rappresentazione di opere liriche, di concerti di musica classica e moderna o con spettacoli di prosa grazie ai quali attori che non hanno modo (o non vogliono più) lavorare in televisione o nella cinematografia possono continuare la nobile tradizione della recitazione teatrale o continuare ad esprimere la loro natura di attori di teatro (penso di getto al grandissimo Paolo Poli, ad esempio, ma il nostro carnet di attori teatrali è ancora assolutamente degno di nota); il teatro è un mondo che vive di pubblico in carne ed ossa e che di questo pubblico vive interagendo ed invitandolo alla partecipazione attiva, fino ad esserne protagonista. Almeno questo è il concetto di base. Ed una buona gestione è fondamentale per l'educazione e la crescita di una città, sia dal punto di vista culturale che da quello sociale.

Ecco, tornando alla radice del post, tutto questo, ora, è in mano a quest'uomo qui:


Potrete quindi immaginare perchè ho ricominciato a curare ossessivamente la mia forma fisica: ho bisogno di essere al massimo dell'espressione corporea, fisica e mentale, in modo da poter piantare il più potente cazzotto nel viso ad ogni elettore di destra che tenti di toccare con me l'argomento.

lunedì 20 luglio 2009

ITALIA WAVE PARTE SECONDA


Sabato pomeriggio, arrivo alla rotonda d'Ardenza accompagnato da un discreto refolo di libeccio; la copertura del palco oscilla mentre sotto i Calibro 35 ci danno dentro: bel gruppo, strumentali ultralounge ma cattivi, cattivi che anche la Milano che spara e la Polizia che non può avrebbero paura. Tirati, con trovate interessantissime e contaminatrici soprattutto verso un rhythm and blues che sembra uscito dalle menti malate di Takeshi Kitano e Ruggero Deodato in combutta. Li ho sinceramente adorati. Ecco un saggio del loro live set (questo però è stato preso a Siena)



I Julie's haircut sono molto cambiati da come li ricordavo. Ma il loro set dal vivo vale comunque la pena di essere goduto. Sono molto maturati, il suono è più crudo e più personale, i ragazzi si lasciano anche andare a qualche svisata deragliata (più Sonic youth che Pussy Galore, per intenderci) e magari in futuro ci faranno sentire cose ancora più pregevoli perchè i mezzi ci sono.
Qua, in gran forma al MIAMI Festival:



Sui Mariposa preferirei sorvolare. Non sono riuscito ad entrare nel loro strampalato mix tra vecchia giocosità fricchettona e pseudo invenzioni sinto-moderniste cosicchè speravo di veder apparire il vecchio Capitan Cuordibue armato di motosega, ma ho preferito far volta verso una delle baracchine sul viale a mare e fare il pieno di troiai ad alta gradazione alcoolica prima di entrare con la squadra di delinquenti con cui mi accompagnavo allo Stadio.

Laddove trovo gli Offlaga Disco Pax già in azione, col solito Max Collini statuario davanti all'asta del microfono intento a declamare le sue surreali poesie sulla vecchia Emilia che fu, versante Reggio. E' la terza volta che li vedo, è la terza volta che mi fanno stare bene. Mi ricordano un oscuro gruppo inglese che catturò per due CD la mia attenzione all'inizio del decennio/secolo/millennio, i Meanwhile back in Communist Russia, anche se ho ragione di credere che i testi siano molto differenti. Gli Offlaga sono il manifesto degli ex-PCI delusi anzi incazzati, anzi furibondi con il PD. Sono il manifesto del comunismo all'italiana dei bar, delle case del popolo, delle Feste dell'Unità e della sinsistra radicale della FGCI.
Cose dello scorso millennio, per l'appunto.
Un assaggio:



E l'esecuzione di "Cinnamon" al Festival l'anno scorso:



E il loro pezzo più famoso, "Robespierre"



Finito il set degli Offlaga ci prepariamo ai Kraftwerk, non senza una palpabile tensione emotiva.
Acquistai "Radioactivity" in versione 45 giri quando ancora ero alle scuole medie inferiori, e da allora non ho più saltato un'uscita, naturalmente non senza essermi nel frattempo procurato tutti vecchi, incredibili lavori ("Kraftwerk", "Ralf & Florian", "Autobahn" li ho praticamente fusi).
Sono da sempre rimasto affascinato dalla loro incredibile capacità di costruire linee armoniche decisamente kraut (d'altra parte la scena tedesca dove Can e Neu fanno da capostipiti ha un fascino che tuttora varrebbe la pena di riscoprire in tutta la sua sognante precisione teutonica) con l'ossessività e l'alienante incessante presenza sintetica elektro. E questo dagli anni '70, tanto per capire chi siano i nonni della scena tecno, nipote degenere.
Concerto bellissimo. L'inizio di "The man machine" mi ha steso subito, al primo colpo.
All'esecuzione di "The Model" sono saltato come un tappo di spumante, e così per "Autobahn","Radioactivity", "Trans Europe Express", "The Robots" (con dei manichini al posto dei musicisti), "Showroom dummies", "Computer love", insomma tutto lo scibile kraftwerkiano che la scarna e spettrale scenografia ha reso assolutamente perfetta nella resa dei brani anche dal punto di vista visuale.
Della line-up originale è rimasto il solo Ralf Hutter, ma con set come questi (e segnalo anche la più recente "Tour de France") la leggenda è destinata a continuare.



Alla fine ho avuto bisogno di un vero e proprio stretching mentale, sia per l'emozione sia perchè dovevo prepararmi ad Aphex Twin, e sapevo che non sarebbe stato un finale facile; in primis seppure Richard D. James non sia certo un habituè delle piste nostrane ed abbia peculiarità che lo rendono interessante anche a chi, come me, prenderebbe tutta la musica house e techno registrata esistente e ne farebbe un falò.
Inizia il suo DJ set in piena sordina, musica da club, innocua, snervante per me per i motivi sopraelencati. Dieci minuti, venti, mezz'ora.
Io e i miei amici (in realtà tre coppie più uno) ci stendiamo a terra, in fondo alla bolgia.
Ad un tratto parte.
"Come to daddy", uno dei pezzi il cui video ha contribuito a creare l'immaginifica leggenda di Richard D. James; da lì in poi un crescendo delirante di violenza, distorsione, beat parossistici, dall'impatto quasi industrial.
Credo, di tutti i concerti visti in vita mia di aver avuto un maggiore assalto ai miei poveri neuroni solo dai Missing Foundation, che rimangono comunque ineguagliabili ed ho ragione di credere che lo rimarranno per molto, molto tempo.
Un'ultima parte che giustifica ampiamente la nomina infernale che accompagna l'irlandese.



Avrò comunque modo di riparlare della scena X-tatica, della sua pseudocultura, delle sue droghe, delle scorie che sta già lasciando e che lascerà in questa e nelle prossime generazioni, così come è successo alla mia con l'eroina e gli acidi. Credo sia un punto fondamentale per capire certi cambiamenti ai quali le sottoculture contribuiscono in modo assai più determinante di quanto non si creda. Ed avrò modo di spiegare la mia brutale avversione verso le droghe pesanti di epoca e genere e di quanto comunque ho dovuto subirne l'influenza avendo vissuto ambienti e situazioni che ovviamente sono stati toccati da questi fenomeni.
Per il momento mi limito a dire che la componente creativa che può trasmettere l'attuale scena techno-elektro-house-e-affini mi dà la sensazione di portare semplicemente al vuoto assoluto, all'alienazione totale ed indiscriminata.
L'avevano previsto i DEVO, trent'anni fa.
E, così come avevano previsto, ci sarà una devoluzione che riporterà gli uomini allo stato di patata.

Per fortuna la domenica ci ha pensato la colonna pisana a trascinarmi allo stadio per l'ultima serata. Come ho avuto già modo di dire la Banda Bardò è fuori dalle mie grazie. Un pò come tutta la musica "resistente" certo non per i contenuti ma sicuramente per l'approccio musicale.
Perchè dopo i Clash è stato il NULLA. E in Italia avevamo già avuto Area, Stormy Six e la leggendaria scuderia Cramps a tracciare un solco che è rimasto l' ad attendere che i frutti nascessero. Pazienza.

Gli Ska-P invece hanno letteralmente incendiato lo stadio. La ricetta è quella conosciuta ma i ragazzi, dopo un inizio un pò sottotono hanno dato vita ad un concerto veramente entusiasmante anche per me che non sono assolutamente un appassionato del genere (oddio, se mi nominate i Mighty Mighty Bosstones o gli Operation Ivy, o i Rancid mi trovate assolutamente d'accordo sul fatto che siano gruppi di ottimo livello).










E credo che la festa vissuta al loro concerto sia stato un degno finale per questo festival, che sta decisamente decollando e spero dia un contributo di crescità anche alla città di Livorno, aprendo la gran parte dei suoi sonnacchiosi e spocchiosi abitanti chiusi nella loro caricatura di livornesità da vernacoliere, chiusi nei loro comitati anti-rumore dei quali spero che coloro che la città vorrebbero viverla si siano rotti definitivamente i coglioni affinchè questi zombie ansiosi di firme e ricorsi solo perchè la loro vita di merda non prevede una partecipazione ed una socializzazione dei quartieri (salvo poi strillare come scimmie urlatrici lamentandosi del fatto che "le strade sono in mano agli extracomunitari).
Dice c'è chi si deve alzare per andare a lavorare.
Già, anche io.
E ho sempre fatto lavori pesanti, turni a rotazione, compresi notturni o serali con rialzata veloce mattutina; non si sta parlando di far casino fino alle 3 di notte. E in tanti anni ne ho viste di scenate, irruzioni della Polizia nei locali richiamata dai soliti solerti tutori del sonno anche alle 10 di sera; personalmente ne ho pieni i coglioni di questa gente: comprano casa sul viale a mare e pretenderebbero la quiete della baita di montagna. Ma che andassero affanculo in qualche paesino delle colline della Valdicecina.
E vi raccomando le forze politiche, destra in testa.
L'anno scorso hanno iniziato contro Italia Wave una vera e propria campagna terroristica paventando grazie all'arrivo del Festival una calata di barbari, teppisti, delinquenti e punkabbestia, salvo poi rimanere smerdati a 64 colori, comprersa l'ineffabile CISL che addirittura aveva inviato una lettera ai propri iscritti dipendenti pubblici invitandoli a boicottare la manifestazione.
Quest'anno credo che le presenze siano cresciute, al solito le serate sono passate tranquillamente, a Livorno non si trovava una camera d'albergo neanche a peso dìoro ed anche il campeggio era al completo.
Spero che edizione dopo edizione il provincialismo gretto ed idiota di certe menti inizi, se non a cambiare, almeno a rimanere muto davanti alle prove di meturità che il pubblico del festival ha dimostrato di saper dare.

domenica 19 luglio 2009

IL RICHIAMO DELLA FORESTA





La Serracchiani vuole un partito che va da Grillo alla Binetti.
Il sito di Repubblica apre con l'appello del Papa alle famiglie di non scoraggiarsi di fronte alla crisi.
E la conclusione, ancora una volta, ancora ed una volta di più, è che questi non hanno capito un cazzo.

Ossia, hanno capito ancora una volta a modo loro.

E gli elettori di opposizione laici e libertari ancora una volta prendono atto che, seppure a fronte di un berlusconismo ormai assurto a vergogna planetaria e che continua a macinare cervelli come un enorme tritacarne che ricorda sempre più quello illustrato in "The Wall" dei Pink Floyd, si pende ancora dalle sottane di una setta religiosa ascoltata da quattro gatti ma economicamente potentissima, ma quel che è peggio antidemocratica, assolutista e che da sempre ingloba feccia oscurantista se non quando apertamente fascista; una setta che da sempre sfrutta l'ipocrita compassione verso gli ultimi per restare a fare lingua in bocca con potenti di ogni peggiore risma, che si affanna a coprire l'infame e scandalosa propensione clericale per la pedofilia insabbiando e mettendo a tacere fino a quando lo sgamo non diventa talmente enorme che li costringe a provvedere seppure in maniera risibile ed assolutamente inadeguata.
Una setta religiosa che ha perpetrato un modello sociale votato all'ipocrisia, nel quale l'importante è che la mano destra non sappia cosa faccia la sinistra, che nega diritti fondamentali a chi non rientra nel loro sistema di pensiero vecchio di migliaia di anni, talmente marcio che l'odore di putrefazione che emana appesta da solo buona parte del pianeta partendo da Roma.
Una setta religiosa che detiene tali e tante ricchezze pur essendo sempre meno seguita, da dare loro il diritto di mettere bocca in questioni di governi al di qua ed al di là dell'Atlantico, una fortuna costruita ammansendo ed inglobando sotto la sua ala mortale i poveri della terra, togliendo loro ogni possibilità di vero riscatto sociale, perchè i poveri hanno da esser poveri, altrimenti i pastori dovrebbero cercarsi un altro lavoro.
Una setta religiosa che si fa forte di società affiliate come l'Opus Dei, di confraternite dove potenti e traffichini decidono sorti che dovrebbero essere decise nelle sedi deputate dal popolo, una setta religiosa che esige per sè ogni privilegio, a cominciare dalla imperscrutabile cortina che avvolge le loro banche, dalle ingiustificabili prelazioni in sede scolastica, dall'invasiva presenza simbolica negli uffici pubblici, dall'insopportabile onnipresenza nell'informazione, nel continuo lecchinaggio dei media.

Ecco, Serracchiani, Repubblica, Franceschini, Bersani & compagnia bella. Per questo non avete ancora capito un cazzo.

Noi popolo della sinistra, popolo di non votanti, di oppositori, di liberi esseri pensanti, di democratici laici, di individui, NOI QUESTA GENTE NON LA VOGLIAMO.

Se dei credenti pensano sia il caso di condividere un ideale progetto che garantisca la libertà dei cittadini di potersi esprimere nella propria vita senza dover necessariamente sottostare ai diktat di cotale setta religiosa garantendo la libertà individuale anche di coloro che non necessariamente si riconoscono in regole dettate da semianalfebeti di 2000 e più anni fa e rivolte ad un popolo di pastori nessuno chiuderà la porta.

Ma se si ha la volontà di capire con chi si ha a che fare la somma di 2+2 continuerà ad essere sempre, ineluttabilmente 4.

sabato 18 luglio 2009

ITALIA WAVE PARTE PRIMA


L'assenza di questi giorni deriva dal fatto che sto cercando di seguire il più possibile Italia Wave, il festival rock sbarcato a Livorno l'anno scorso e che sta movimentando la città presentando alcune tra le proposte musicali più interessanti del panorama nazionale e non solo; oltretutto da ieri è scaduto il mio contratto di lavoro e quindi seguirò a tempo pieno la giornata di oggi e quella di domani dello stage più piccolo situato alla Rotonda dell'Ardenza, mentre di seguire la serata finale allo Stadio non può fregarmene di meno visto che i gruppi principali (Bandabardò e Ska-P) non sono esattamente di mio gradimento, anzi soprattutto i primi sono proprio quel genere di gruppi che cerco di evitare accuratamente eccetto, come è già successo, quando me li propinano sul posto di lavoro (capisco chi lavora in fabbrica e cambierebbe volentieri il suono delle presse con quello della Banda Bardò, ma personalmente farei a cambio con otto ore forzate di ascolto dei Throbbing Gristle, quindi come è dato da vedere il mondo è bello perchè è vario).
La prima giornata ha visto un avvicendarsi allo Psycho stage (il palco secondario della Rotonda) alcune proposte che ricalcano il mainstream indipendente italiano, e difatti difficile vedere qualcosa che esca dagli schemi predefiniti di questa scena che si protraggono ormai da una ventina d'anni. I Proiettili Buoni con Marco Parente e Paolo Benvegnù (che preferisco ampissimamente da solista) hanno discretamente spaccato le palle, mentre "Le luci della centrale elettrica" (alias Vasco Brondi) ha una più che apprezzabile poetica nel descrivere i tormenti e le angosce della vita di provincia, seguita da una vena musicale acustica interessante semprechè un pò monocorde: ascoltato comunque con piacere nonostante il pessimo lavoro di fonica; lo aspetto alla seconda prova discografica visto che il suo primo lavoro "Canzoni da spiaggia deturpata" risponde in pieno alle caratteristiche già descritte. Bella comunque (ed assai personalizzata) la sua resa di "La domenica delle salme" di De Andrè.


La sera arrivo allo stadio verso le 19 e devo immediatamente constatare la capacità innata della Polizia Municipale di Livorno di attirarsi maledizioni brutali e composte per la demenziale organizzazione logistica del flusso d'entrata ma essendo il primo giorno evito di trascendere oltre il rituale sfanculamento di questi rambetti di 'sta cippa di cazzo e vado oltre; quando entro ci sono i Venus in Furs di Pontedera: promettenti e psichedelicamente d'impatto, quindi piaciuti a pelle.


Scivolato via senza troppo impressionare The Niro (forse l'ansia di procacciarmi del cibo era al momento prevalente quindi mi scuso con l'artista), mentre Bugo a me, oh, è piaciuto.
Trovo il personaggio senza eccessive pretese ma accattivante e musicalmente piacevole nella sua semplicità. Il suo set è stato perfetto e divertente.
Marina Rei, beh, mi spiace, non è il mio piatto di minestra; è bella (molto bella), capace e grintosa più di quanto la ricordassi. Ma non è il mio piatto di minestra. Punto. La cover di "Strawberry fields forever" suonata maluccio da Paolo Benvegnù (cazzo, ma perchè non lo hanno fatto esibire col suo repertorio?) da dimenticare mentre splendida prova vocale per "Piece of my heart" di Janis Joplin.
Altro gruppo che non rientra nelle mie grazie è quello di Giuliano Palma & the Bluebeaters, ma se non altro ha fatto divertire un bel pò di gente creando atmosfera positiva, dopodichè sono saliti su i Beautiful con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz e Gianni Maroccolo, eminenza grigia del panorama indipendente italiano. Confermate tutte le mie sensazioni su quel genere di gruppi: non spaccano. Mai. E se la tirano. Parecchio. Troppo.
Grandissimo Caparezza, invece. Una bomba. Un'esplosione di energia istrionica che ha fatto saltare letteralmente per aria l'Armando Picchi.
E chi scrive non è precisamente un estimatore del genere, ma il personaggio è decisamente degno di ogni lode sia per l'approccio sia per l'energia che riesce a trasmettere.
Gli Afterhours li ho persi causa sveglia del giorno dopo per l'ultimo, agognato giorno di lavoro prima della pausa estiva.
Arrivo il giorno dopo allo stadio e sul palco ci sono Marta sui Tubi: all'inizio resto un pò perplesso, ma alla fine conquistano per la sincera energia e la non banale sgraziata propensione all'arrangiamento avvolgente e violento. Bravi.
Evitabili gli inglesi Pure Reason Revolution, mix mal riuscito tra Smashing Pumpkins, Roxy Music e Placebo che li avrebbero avvicendati di lì a poco.
E nonostante sia un bowiano della primissima ora (l'età avanza, eh, almeno di questi privilegi ne posso andar fiero) ero sufficientemente prevenuto verso il gruppo di Brian Molko, alimentato dalle ultime prove discografiche non propriamente eccelse.
Beh, sono stato piacevolmente smentito. Tirati, energici e precisi come un orologio, Molko in forma smagliante, band matura e tecnicamente ineccepibile, si sono trovati a loro agio nella bolgia del Picchi e hanno dato vita ad un set di ottimo livello; a me è abbondantemente bastato per non rimpiangere il prezzo del biglietto.
Oggi vado di buon ora allo Psycho stage e domani concluderò il report con le adeguate considerazioni di contorno, sia musicali che globali.
E ovviamente sono ansiosissimo di vedermi i Kraftwerk.

lunedì 13 luglio 2009

PADANIA FILMS


Vabbè, quando si parla delle bertucce leghiste ogni iperbole è lecita.
Oh, calma non ho ancora iniziato, chiamare bertucce i leghisti non è un'iperbole.
Tempo fa su un blog che non ricordo uscì un articolo in cui si sparava ad alzo zero su quelli che infamavano gli operai leghisti e quelli che avevano scelto la Lega per colpa di chi aveva abbandonato le rivendicazioni di quella classe operaia lasciata sola davanti a temi quali l'immigrazione, la crisi economica e bla bla bla...
Invitava ad abbracciare quei fratelli finiti nel vortice di una mentalità promossa da un partito xenofobo, razzista ma più che altro fondamentalmente STUPIDO; un partito, non dimentichiamocelo, che ha iniziato la sua scalata infamando 2/3 dell'Italia dandogli dei ladroni e dei mangiapane a tradimento, quando il tanto ostentato benessere del loro amato NORD se lo sono guadagnato con le braccia dei meridionali, e questa è storia ormai di vent'anni fa, quindi per accorgersi di quanta ignoranza e di quanta grettezza mentale fosse permeata la Lega i nostri cari operai leghisti hanno avuto tutto il tempo per accorgersene.
Riporto all'uopo una frase non di Gramsci, nè di Marx, nè di Lenin ma di Ezra Pound:
"Lo schiavo è colui che aspetta che qualcuno venga a liberarlo".
Se in questa epoca nella quale non è poi così utopico almeno mettere delle idee a confronto, visto che una connessione ad internet costa 20 euro al mese, che un buon libro costa 10 euro e che passare qualche serata per strada fra la gente invece di chionzarsi davanti alla TV si dice non sia reato, non riesco a trovare attenuanti per i soccorritori delle camice verdi in tuta blu.
Neanche una.
Nemmeno l'ignoranza.
"L'ambizione dell'operaio è elevarsi al livello di stupidità della borghesia" è un'altra frase che calza a pennello, ed anche questa mi pare fosse di Pound ma potrei sbagliarmi.
Ad abbracciare gli operai dovrebbero esserci i partiti di sinistra e centrosinistra, i sindacati, le associazioni progressiste di ogni ordine e grado e tutto quel coacervo di apparati che in qualche modo contribuiamo a mantenere, personalmente quando discuto con un operaio che vota a destra non lo abbraccio manco per il cazzo, perchè nella mia vita mi sono fatto il culo quanto e forse più di lui e non mi passa per l'anticamera del cervello di delegare a delle bertucce i miei interessi. E quando glielo faccio presente non uso il linguaggio di Khalil Gibran.
Per ora funziona.
Ora le bertucce vogliono fare dei film che raccontino la loro storia e che spazzino via il troppo abusato accento romanesco che circola nelle sale italiane.
Ben vengano.
Ci facciano vedere di quali capolavoro sono capaci.
Per quanto ne so di "nordisti" capaci di fare ottimo cinema ne ho già visti senza aver avuto bisogno dell'ausilio delle scimmie urlatrici in camicia verde; e per quanto ne so, dalla nascita del cinema non c'è stato nessuno al sopra del Dio Po che si sia preoccupato di costruire una Cinecittà, di allevare una generazione di attori che facesse della commedia dell'arte ITALIANA un genere di livello eccelso tanto da richiamare attori ITALIANI nella Mecca del cinema (cito Vittorio Gassman, genovese, ed Anna Magnani, romana, tanto per fare due nomi); mettiamoci anche che i dialetti nordisti hanno dei clichè ben precisi perchè se si vuole andare al di là di quelli bisogna andare a cercare artisti come Jannacci, come Dario Fo, come i favolosi Gufi di Lino Patruno e Nanni Svampa, come la meravigliosa Milly, ma che come musicalità, impatto e capacità di comprensione a livello NAZIONALE incontrano qualche difficoltà in più dei dialetti al di sotto del Po; farne una battaglia a livello cinematografico è una sfida che non può essere imposta: significa creare strutture, sfornare attori e registi capaci di colpire l'immaginario collettivo NAZIONALE, così come a Roma sono riusciti a fare con un lavoro durato decenni, creando le condizioni grazie alle quali talenti incredibili da tutta Italia sono riusciti a creare opere d'arte che sono unanimemente riconosciute come lo specchio di una società che rappresentava GLI ITALIANI; oppure Tognazzi (cremonese) parlava solo romano, ad esempio?
E ancora: che senso ha cercare laidamente di degradare il cinema "in romanesco" quando è stata Roma a creare il terreno e le condizioni affinchè ci fosse un CINEMA ITALIANO?
Ma le parole della bertuccia Calderoli dopo la morte di Alberto Sordi sono bastate ed avanzate per identificare di quale pasta siano fatti questi ominidi.
E comunque ripeto, ben venga la Cinecittà padana.
Vediamo se i Sordi, le Magnani, i Proietti ma anche i Totò e i De Filippo saranno oscurati da nuove immaginifiche commedie in bergamasco.
Aspettiamo fiduciosi.

domenica 12 luglio 2009

CHOCOLATE WATCHBAND


Sono un cantante, in due band per la precisione.
Non ho intenzione di usare questo blog per pubblicizzarmi, comunque ci sono anche video su youtube del gruppo in cui suona il sottoscritto ma col cazzo che ve li segnalo.
Una delle due band è di recente formazione e comprende membri di altre band nate sulla scia della scena hardcore toscana degli anni '80; ovviamente non facciamo più (solo) hardcore anche perchè gli anni passano e il fiato consiglia tempi più miti anche se ho da poco constatato che due ore di concerto saltando, ballando e sputando l'anima sono ancora in grado di reggerle.
L'altra band, per l'appunto quella con cui ogni tanto mi sto esibendo dal vivo, è una cover-band che snocciola a raffica vecchi classici del garage-rock degli anni '60, magari di quei gruppi che i nostri complessi beat coverizzavano in italiano dandoci dei classici come "Un ragazzo di strada" (che è "I ain't no miracle worker" dei Brogues il cui leader avrebbe poi formato i Quicksilver Messenger Service, nientepopodimenoche), "Sospesa a un filo" (che è la "I had too much to dream last night" degli Electric Prunes), "Io ho in mente te" (che è la "You were on my mind" di Barry Mc Guire, quindi non propriamente garage), insomma una considerevole parte dell'immaginario beat italiano e quindi una buona parte delle nostre radici musicali, checchè se ne dica.
Il nostro repertorio è composto da pezzi di gruppi perlopiù sfumati nelle nebbie del tempo quali 13th floor elevators, Standells, Count Five, Electric Prunes, Litter, Sonics e, perlappunto, Chocolate Watcband; questi ultimi pare fossero un gruppo che era conosciuto più che altro per le folgoranti esibizioni dal vivo ma che in studio fossero una band fantasma, nel senso che i loro dischi venivano realizzati grazie all'apporto di session men reclutati dal manager Ed Cobb, il quale era anche il principale compositore del repertorio del gruppo.
Questo del video è un pezzo che ritengo assolutamente meraviglioso e che racchiude nelle sue note tutta l'innocente voglia di rivoluzione e di cambiamento degli anni '60 così come doveva arrivare a tutti, beat, freaks e hippies compresi. Sono quelle onde mesmeriche che abbiamo progressivamente perso, dimenticando la semplicità e dell'essenzialità del messaggio che quegli anni hanno portato con sè.
Non è mera nostalgia: c'è qualcosa di fondamentale di quegli anni che va assolutamente recuperato.

FIGURE DI CARTONE


Vedere la destra italiana gongolare per la "riuscita" del G8 fa parte di quelle imbarazzanti situazioni nelle quali si vedono dei pataccari mostrare uno scenario simile ai set cinematografici nei quali le facciate sono di cartone e tenute su da instabili scrosce di truciolato e spacciarlo per inestimabili opere di un genio dell'architettura.
In realtà tutto quello che è veramente importante verrà deciso altrove, con altre modalità e soprattutto con altri protagonisti oltre a quei (pochi) già presenti al G8.
Consiglio una attenta lettura dell'articolo scritto dal sempre ottimo Mazzetta:

LO SPETTACOLARE G8

Ovviamente nessuno vieta a chicchessia di continuare a vivere con gli occhi foderati di bresaola, salvo poi constatare la miseria degli stessi quando gli effetti della realtà si presenteranno ineluttabili; e già da settembre si cominceranno a fare i conti.

FEGATI SPAPPOLATI


Bene, dopo la buffonata del G8 c'è stato il corteo finale, quello dei No Global e dei contestatori di questo sistema globalizzato ed autoreferenziale che non piace anche a molta gente che magari l'etichetta di No Global non ce l'ha; un corteo con un vero servizio d'ordine rapido ed efficente, compatto e solidale.
Bravi.
Molti Terminators dè noantri in divisa sono dovuti tornare in caserma col fegato spappolato perchè non hanno potuto esercitare la professione a cui ambirebbero e che a Genova gli era stato permesso di esercitare.
E sui fatti di Genova nonostante le pene ridicole ed offensive per uno Stato che si dichiara democratico, qualcuno deve aver capito che l'impunità non era poi così totale; credo che il messaggio della sentenza fosse quello, una specie di "che non succeda più o la prossima volta non ve la cavate con così poco; più che una supposizione credo sia una speranza, ne convengo.
Ma la sentenza Aldrovandi è stata più di un campanello d'allarme e credo che la strada da seguire sia questa. Una ulteriore conferma del perchè il Buffone di Corte, che al G8 ha imperversato in tutta la sua spocchia per il Paese di cartone che è riuscito a dare a bere agli italiani medi coi suoi inguardabili mezzi di informazione, sente ancora la magistratura come un foruncolo sul culo, e di quelli dolorosi.

Gran messe di fegati spappolati anche tra gli onesti cittadini benpensanti che hanno passato la settimana in adorazione del Dio Silvio Gran Cerimoniere, i quali speravano in una mattanza stile Diaz restando però seduti comodamente sulle loro poltrone e magari godersi lo spettacolo in diretta televisiva.
Di questa spazzatura umana credo sia il momento di parlarne e di soffermarcisi un attimo.
Non ha una classe sociale precisa ed omogenea, fondamentalmente però appartiene a quel coacervo ora di indefinibile collocazione e che una volta veniva chiamato "borghesia", quella cantata acutamente da Claudio Lolli in tempi ormai lontani.
Non muovono un dito, loro. Aspettano che qualcuno traduca in azione il loro odio ferino, prepotente, asfissiante. Giustificano ogni brutalità senza avere una ragione precisa che non sia quella del togliere di mezzo chiunque metta in discussione la loro mediocrità e la loro tragica inutilità di esseri chiusi nei propri 30 cm quadrati dove sfogano la loro avida ricerca di una felicità che non troveranno mai. E per loro non c'è sfumatura che tenga: se la Polizia mena, è perchè ha ragione. Se il Padrone sfrutta è perchè ha ragione. Se il politico ruba, se è dei suoi, è perchè ha ragione. Il diverso è una minaccia, un cancro, unpericolo mortale. Rischia di fargli vedere in tutta la sua mostruosa autenticità la povera condizione di pezzenti morali nella quale hanno deciso di trascinare le proprie vite.
Internet ha scoperchiato soprattutto questo vaso di Pandora. Nei commenti degli articoli dei principali siti di informazione, dove comunque seppur protetti dal monitor spesso preferiscno comunque l'anonimato, lasciano la vera firma scalpellata su marmo certificando la loro povertà morale ed intellettuale, esibita con l'arroganza di chi pretenderebbe di elevarla a sistema globale di pensiero.

Chi vive cercando di risolvere dubbi, ponendosi domande anche scomode per se stessi, mettendo sempre e comunque in discussione ogni conquista perchè la Verità può anche essere variabile e perchè la verità non è un bene sostituibile con la Fede, ecco, chi ha scelto questo percorso è il Pericolo Pubblico Numero 1 per costoro.

E per il fegato di questi stavolta è andata malissimo; ecco, seguire questo percorso è un'ottima strategia: auspico una pronta ripetizione dello show quanto prima.

venerdì 10 luglio 2009

DALLA PARTE DI CHI




Se vogliamo fare un punto sullo stato della repressione del dissenso in Italia c'è da fare innanzitutto una considerazione: l'ordine pubblico è gestito da persone che hanno tutto l'interesse ad alzare lo scontro sino alle conseguenze più estreme. Questo è il fine che si propongono di raggiungere.
Questo in una nazione dove mentre si sparge a piene mani solidarietà agli iraniani che si fanno massacrare per un figuro come Moussavi ed in nome di una maggiore libertà individuale, si assiste ad una progressiva imposizione di una cultura militarizzata e repressiva nei confronti di chi dimostra dissenso verso questo governo di buffoni ed incapaci.
Questo governo che non gode della maggioranza dei consensi del paese, è sempre bene ricordarlo.
Il livello di scontro è gestito in modo palesemente dilettantistico visto che in occasione della manifestazione dei "NO Dal Molin" i robottini malpagati ed in predicato di essere messi alla berlina dal comparire delle ronde si sono fatti sgamare istantaneamente mentre preparavano i soliti infiltrati da infilare tra i manifestanti






Ma ancora peggiore è il risultato degli arresti, dei fermi e nel suo insieme del tentativo di fermare le manifestazioni di dissenso partite dal G8 dell'Università a Torino; è di oggi l'ennesima "azione" nei confronti stavolta degli studenti fiorentini e le valorose gesta delle divise blu le potete leggere in questo articolo pubblicato su Senza Soste.
Chi siano i terroristi, quelli che non vedono l'ora di farci scappare il morto per poi darsi a cori e libagioni lo sappiamo benissimo da tempo, i più giovani probabilmente solo da Genova, quindi dal momento che il disegno dei tutori dell'ordine pubblico (eh, si incredibile ma li chiamano ancora proprio così) è cosa ormai arcinota va da sè che il rafforzarsi del dissenso coinvolge ora in maniera ancor più sentita anche cittadini che delle manifestazioni e dei presidi non sono precisamente degli habituè, tipo il sottoscritto.
Che spera vivamente di veder continuare la linea di "non-intoccabilità" iniziata con la sentenza del processo Aldrovandi e che in culo alla voglia di agitare manganelli & lacrimogeni continuerà a non andare in piazza ma a condividere il suo pensiero per la strada, sul lavoro e nei rapporti quotidiani con quella gente che sembra assopita da un regime che si sente forte di un consenso di cartone ma che in realtà cova sotto la cenere la volontà di levarselo dalle palle al più presto perchè farsi governare da un povero cialtrone puttaniere, mafioso ed in pieno delirio di onnipotenza prima o poi stanca anche il più tollerante degli esseri pensanti.
L'Onda si è fortunatamente risvegliata alla vigilia di una stagione in cui il mondo del lavoro promette un autunno bollente; speriamo che finalmente si crei un collegamento concreto e solido fra studenti e lavoratori in modo da poter affrontare la stagione che ci aspetta ben corazzati, visto che l'opposizione parlamentare sarà impegnata nelle solite e squallide lotte intestine in vista del congresso e che quindi non avrà nessuna voce in capitolo almeno fino a quando non avranno deciso di darsi non dico un segretario ma almeno una politica di opposizione di qualche tipo. Che poi sarebbe il motivo per cui vengono pagati (profumatamente) e per cui stanno in Parlamento.

Il fronte di chi sostiene coloro che stanno lottando per cancellare le nequizie a cui questo governo ci fa quotidianamente assistere è destinato a crescere ogni giorno di più ed è ovvio che l'auspicio è quello di non dare ai robottini in divisa ed ai loro capi la soddisfazione di brindare ad un altro morto.

Ho vissuto gli anni '70 ed il loro cupo e tragico svolgersi e non è un bello spettacolo il vedere corpi dello Stato cercare di rinverdire quei fasti, ma è uno spettacolo comunque già visto. Io sto dalla parte di chi creca di dare voce a quel 60 e coda% che NON ha votato Berlusconi e la sua banda, ed ancor di più dalla parte di chi vuole mandare questo governo ed i suoi innominabili lacchè a lavorare. Non è molto, ma da qualche parte bisogna pur incominciare.

mercoledì 8 luglio 2009

COSA RESTERA' DEGLI ITALIANI


Un giorno tutto questo cambierà. E' cambiato sempre qualcosa, dopo un pò; il tempo è un'estensione ed una percezione che ci sfida continuamente, lanciandoci richiami affinchè ci si renda conto che ognuno di noi deve dare il suo contributo al cambiamento.
Un giorno tutto questo finirà, e si spera che il cambiamento avvenga in meglio. A volte non è così. A volte sì.
Adesso ci godiamo il progressivo senso di schifo che l'immagine e l'immaginario italiano continua a provocare al di fuori dei confini della Repubblica; schifo che parzialmente condivido, da italiano.
Purtroppo abbiamo trasferito il varietà dai palcoscenici al Parlamento ed ogni mattina è un sincero fremere nell'aprire il giornale o il sito preferito di informazione on line e sincerarsi di quale altra fragorosa, epica, monumentale cazzata abbia combinato il nostro Capo di Governo e qualche altro suo compare. "E" (qualche altro suo compare), non "o".
E' questo lo stato attuale delle cose. E intanto i cyborg in divisa cominciano a scaldarsi in vista del G8. Prevedo guai grossi, se la tattica dei manifestanti sarà anche solo simile a quella di Genova.
Ad esempio, chissà se è piaciuta la condanna a 3 anni dei mazzuolatori in divisa che hanno assassinato Federico Aldrovandi. Io dico di no. Ma dico anche che queste testine calde ancora non pagano nè hanno ancora pagato abbastanza. Se non altro la Magistratura può contribuire a non alzare il livello di indignazione quando il toccare certi "uomini" (eh) diventa un lungo e faticoso calvario in nome di un bisogno di giustizia.

Ma credo che a questo punto il dado è tratto.
Dell'Italia democristiana, dell'Italia ricostruita dopo la Guerra, non è rimasto che qualche solenne nostalgico di Jader Jacobelli.
Leggere i grugniti di Calderoli sulla proposta di regolarizzazione delle badanti provoca quasi una semplice smorfia, tanto cosa vuoi che possa uscire da bocche come quelle.
Sulla questione della migrazione e degli immigrati è stato fatto un errore marchiano e colpevole, anzi secondo me addirittura consapevole: non abbiamo saputo gestire la Legge in modo saggio.
E gestirla in modo saggio avrebbe voluto dire un giro di vite sulla delinquenza, non sugli esseri umani in cerca di una vita migliore; ma questo avrebbe voluto dire doversi occupare anche della nostra, di delinquenza. E occuparsene sul serio. Credo che chiunque possa intuire quali conseguenze avremmo avuto.
Questo è il governo attuale; e poi c'è l'opposizione, che scopriamo ancora attaccata alle tonache dei preti quando fa comodo, ad esempio ora che la Chiesa attacca direttamente il Governo sulla questione dei migranti e sul libertinaggio del nostro Capo di Governo.
Vedere gli squillanti titoli dei giornali di opposizione per credere.
L'esilarante quadretto di un regimetto da avanspettacolo criticato da una congrega autoritaria ed antidemocratica resta comunque un piacere, se visto su una schermo, il problema è che l'opposizione entra nello schermo a sostenere la parte clericale e questo da esilarante diventa molto, molto triste.
In una diatriba tra estrema destra e Lega non credo che la sedicente opposizione si comporterebbe allo stesso modo ed i motivi sono ovvi, ma proprio l'ovvietà del motivo dovrebbe far riflettere di quanto ancora si debba lavorare per garantire il minimo sindacale di laicità a questa classe politica.

Cosa resterà degli italiani passata questa nottata?

E soprattutto, possiamo sperare di ritrovarci migliori?

Credo sia possibile ma molto, molto difficile.

domenica 5 luglio 2009

PERSONALE E POLITICO


Ah, l'odore del Potere sentito da vicino!!
Il mio lavoro ha questa caratteristica di portarmi direttamente sul posto personaggi più o meno famosi e più o meno potenti.
Venerdì scorso è stata la volta del ministro Altero Matteoli e della Presidente di Confindustria Emma Mercegaglia. L'occasione era l'assemblea annuale di Confindustria, sezione livornese.
Fuori, a manifestare il loro dissenso per le politiche sia di questo governo che della benemerita associazione di industriali dal tetro logo aquileggiante stilizzato (a cui manca solo una svastica e poi sarebbe stilisticamente perfetto) alcuni rifondaroli livornesi in numero piuttosto esiguo rispetto alla mobilitazione di forze dell'ordine di cui alcuni in tenuta antisommossa nonostante l'intero fronte dei contestatori avrebbe potuto essere caricato su una smart e portato via in 3 minuti 3.
A me è toccato il compito di allestire la cosa e restare di servizio fino al buffet finale.
Dunque, piena identità di vedute tra Matteoli ed il Sindaco di Livorno per quanto riguarda il rigassificatore offshore nonostante la fresca tragedia di Viareggio, dopodichè sono subito uscito a prendere una boccata d'aria e vomitare con calma; della relazione della Mercegaglia e delle sue novità in fatto di accessi al credito per le imprese me ne sono altamente sbattuto le palle perchè preferisco tenere a cuccia gli impulsi omicidi, soprattutto quelli nei confronti delle banche e di chi ne decide le dinamiche, così sono rimasto fuori per quasi tutto l'incontro a molestare i poliziotti di servizio chiedendo loro se non fossero un minimo incazzati per la questione delle ronde e ricevendo risposte da perfetti poliziotti dette però con delle smorfie che facevano intendere benissimo cosa farebbero alle ronde ed a chi ce le manda.

Il quadro d'insieme mi ha comunicato una sensazione di stallo totale, smarrimento, attesa per qualcosa di nuovo. Matteoli, pur giocando in casa, mi è sembrato stanco, privo di grinta, quasi in vacanza. Gli industriali, specialmente i più giovani, molto perplessi. Gemignani, il presidente della Confindustria livornese, in perfetta surplace.
L'impressione è stata, ripeto, quella dell'attesa.

Ci sono, o ci saranno, cambiamenti in corso? Difficile interpretare a fondo persone che non si frequentano e di cui non si conosce la semiotica, anche se il contatto umano già di per sè trasmette onde almeno un minimo inquietanti.

Sabato ho sfogato questo sentimento di rigetto verso queste istituzioni complici del degrado del paese che continuano a comunicare imperscrutabilità settarista nel nome imperituro del Dio Profitto suonando col mio gruppo in un locale: covers di pezzi beat e garage anni '60.
Quando il rock stava cambiando il mondo.

L'APPARATO


Doversi occupare del principale partito d'opposizione dell'era berlusconiana è, per un vero oppositore di questo governo, qualcosa di simile alla via crucis; tuttavia nonostante la combriccola paleodemocristiana abbia la reattività di un bradipo agli accadimenti quotidiani e quella di un orso in letargo alle istanze dei cittadini che vorrebbero vedere in tempi ragionevoli Berlusconi sbattuto tra le pagine ingiallite della storia italiana, dobbiamo prendere atto che perlomeno sono estremamente chiari i motivi per cui il PD dovrà decidere in sede congressuale se diventare un vero partito d'opposizione o continuare la languida ed inarrestabile evoluzione verso la definitiva forma di apparato partitico senza un briciolo di coerenza verso la propria natura di partito di opposizione e quindi di lotta. Una inutile ameba, insomma.
L'alzata di scudi contro Debora Serracchiani, ad esempio, fa molto pensare.
Neanche Nanni Moretti al tempo del famoso "con questi qui non vincerete mai" aveva provocato tanta irritazione.
Ora, nessuno pretende che alla prima comparsa di un qualcosa di nuovo la vecchia guardia passi mano stendendo un tappeto rosso, inoltre il riuscire a passare sopra il cadavere delle cariatidi responsabili di aver consegnato l'Italia a questa destra chiavi in mano è condizione imprescindibile per dimostrare di avere i numeri per affrontare l'altro apparato, quello di destra, con la dose minima di credibilità; e così risulta chiaramente ovvio quanto sarà la base a decidere il percorso che il PD avrà a fare nei prossimi anni; l'apparato attuale, quello dei D'Alema che quasi minaccia di candidarsi, dei Letta che ancora sta a menarla coi moderati, dei Veltroni, dei Fassino e dei Rutelli, è il sasso al collo dell'opposizione; mai come oggi i segni di questa inconfutabile verità sono chiari; così come è inconfutabile il fatto che le forze più fresche ed intenzionate a mettere in pratica quanto il paese sta chiedendo ad un partito di opposizione sono visti da questi come una manata di acido muriatico.
Leggere ad esempio QUESTO articolo di Chiara Valentini dell'Espresso per capire quanto anche i pennivendoli ormai assodatamente accucciati ai piedi dei vecchi satrapi dell'ormai defunto centrosinistra dalemiano e prodiano non abbiano intenzione di mollare l'osso; la base del PD può fare la differenza; sempre che abbia voglia di farlo, sempre che abbia capito quale è la posta in gioco. Nessuno chiede alle tante Serracchiani che cercano di emergere la Perfezione.
Ma un partito di opposizione sì.
Se lo vuole anche la base il percorso è già a buon punto.

mercoledì 1 luglio 2009

METTIAMO SI VADA A VOTARE ORA


Mettiamo fra sei mesi si vada a votare.
Perchè le condizioni, con un'opposizione degna di questo nome, ci sarebbero.

Sicuramente il partito di riferimento dell'opposizione sarebbe il PD.
Un PD che oggi sfila la sua Durlindana mostrando i denti e menando fendenti micidiali con la conosciuta geniale arte della strategia, con immutata foga e con virile sprezzo del pericolo; difatti in occasione della riconosciuta impossibilità per Berlusconi di mettere il naso in piazza senza ricevere fischi, schiamazzi, pernacchi e contumelie assortite, nel regno di Veltronia e/o Franceschinia il parto dei geni che sovrintendono alla difesa della democrazia con tanto di feluca e pennacchio è orgogliosamente

QUESTO

Ora, se qualche testa d'uovo del partito fondato sulle ceneri dell'ultimo neurone soppravvissuto della somme dei crani della dirigenza PDS/DS/SOS ha interesse ad arrivare ad un opposizione assisa ad un vigoroso e minaccioso 5% sono cazzi suoi.
Può sempre uscire dal PD e farsi un partito tutto suo.
Ma quello che la Serracchiani dice è assolutamente vero; ha un portafoglio di voti tale per cui se non se la sente di scalare la segreteria vuol dire che nel partito c'è ancora un bel groviglio di serpi da gestire, e il momento può non essere prepuzio, pardon, propizio ma non c'è poi così tanta differenza.

La base piddina dovrebbe, ed in gran parte lo è, essere conscia che non solo "con questi dirigenti non vinceremo mai" ma che "si può perdere lottando, chi non lotta ha già perso" ed ora non è più il momento di cercare di mantenere i privilegi acquisiti ma di lottare; e se un'opposizione non sa lottare sono, come diceva Lino Banfi, "volatili per diabetici".

Cazzi amari, e di quelli duri.

I D'Alema, i Bersani, i Veltroni, i Prodi, questi qua sono personaggi che hanno già detto la loro: hanno IL DOVERE di passare la mano; non è che "Franceschini è più simpatico" perchè ricorda Totò, che comunque al vostro confronto rimane un Signore con la S maiuscola anche e soprattutto semplicemente come Uomo, è che evidentemente è l'unico che può ancora sostenere un esame da capo dell'opposizione vista la concorrenza in vista, e che ciò dà la misura della tragedia di questa opposizione.

A sinistra il PDCI espelle Marco Rizzo in un fumigante crescendo di accuse e controaccuse e sia chiaro che non me ne fotte un cazzo su chi ha ragione perchè quello che rimane è una patetica resa dei conti degna di un trafiletto in quarta pagina e se si vuole guidare un'opposizione bisogna esibirsi, alle brutte, in scaramucce un pò più serie se si vuole attenzione da chi va a lavorare.

Rifondazione dà sempre più l'impressione di un frigorifero Zoppas in procinto di rompersi da un momento all'altro, Vendola rincorre anche lui i moderati come se 'sto film non sia stato già visto e vomitato, insomma se si votasse fra sei mesi..............................................

8ringraziamo i compagni del PMLI per il manifesto in cima al post, ogni tanto magari ricordare a qualcuno con cosa ci ha martellato i coglioni per anni al fine di prenderci per il culo da una sedia d'ufficio è sempre un bel fare)