mercoledì 29 maggio 2013

CHI SI FERMA VA INDIETRO




Se volete una conferma di quanto, qui in Italia nell' A.D. 2013, alcuni elementi della specie cosiddetta umana hanno bisogno di essere antropologicamente ricollocati a piacere degli studiosi (basta che non me li collochino accanto), prendete un articolo qualsiasi su uno qualsiasi dei femminicidi qualsiasi e leggetevi i commenti. La maggioranza sono di maschi ma ogni tanto spuntano le vestali del Patriarcato a prendere parola ed avvilirci gli ormoni della crescita.
Niente di così strano per gente cresciuta nell'incipit del "Così è sempre stato e così sarà" o talmente convinte dell'inamovibilità del ruolo del maschio da non concepire nella propria struttura mentale una diversa da quella conosciuta.
Capita. Non solo alle donne e non solo in questo specifico argomento. La tradizione é uno dei punti cardine dell'organizzazione delle nostre comunità, in qualsiasi parte d'Italia si viva.

La mia opinione è che la rivoluzione del concetto di famiglia è iniziato con gli anni '60 e si sta lentamente evolvendo lasciando il maschio sempre più spiazzato. E badate bene che questa rivoluzione sta andando avanti nonostante le veline, i culi in aria in prima serata, il flusso migratorio da paesi con usanze diverse e per niente accondiscendenti ad agevolare questo processo, la frammentazione dei nuclei familiari allargati a causa degli stravolgimenti architettonici e strutturali dei modelli abitativi e, dulcis in fundo, nonostante i femminicidi.

Va avanti perché milioni di donne e di uomini stanno comunque adeguandosi ai ritmi che questa società e questo modello di produzione impongono soprattutto alle classi meno abbienti. E quindi davanti alle grandi decisioni sono sempre più sole. Ma quando decidono sanno di dover imprimere alla loro vita un altro passo, altra energia ed altra forza d'animo a quelle già abbondantemente spremute per vivere con un minimo di dignità.
E allora se una coppia non regge ai ritmi ed alle pressioni di questa epoca spesso trova soluzioni alternative e si separa. Capita. Sono scelte e sono scelte che proprio in quest'epoca possono aprire altri orizzonti, portare cambiamenti e nuova consapevolezza di sè e dei propri obiettivi. Come c'è chi riesce a tenersi unito in virtù di un sentimento assoluto e profondo. Sono scelte. Scelte che si rinnovano di giorno in giorno, in cui la routine comincia a non essere più qualcosa di rassicurante ma una fonte di stress e di infelicità perché tante delle conquiste nei costumi e nel sistema di pensiero cambiate nella seconda metà del secolo scorso non avevano mai avuto riscontro in questa misura nei secoli precedenti ed avevano avuto il merito di agitare uno spettro: quello della felicità.

Essere felici poteva essere possibile.
Questo era il messaggio subliminale, ma non troppo.
Il problema è arrivato sul come gestire la cosa. Come conquistarla davvero, questa felicità.
Liberare certi tabù dalle loro gabbie è stato un passo fondamentale, il divorzio, l'aborto, la discussione sulla sessualità, il concetto di liberazione e di sperimentazione delle proprie emozioni e tendenze.
Ma son processi che se si fermano rischiano di riportare indietro tutto. Queste rivoluzioni non possono fermarsi o avere momenti di stallo; vanno sapute esser portate avanti. E riguardano tutti, non solo le donne.

Chiaramente le forze che da sempre contrastano questo tipo di rivoluzioni ha fatto di tutto e di più per fermare il processo in moto.
Ma è la fiamma della ribellione connaturata all'essere umano che ha reso il processo inevitabile e gli oppositori possono solo ritardarlo.

E questa fiamma sarà ancora più forte tra coloro che ogni giorno, uomini e donne che siano, continueranno a percorrere la strada della conoscenza più profonda di sè, di ciò che si desidera e che si vuole coltivare per essere percorrere una strada verso la felicità e portare felicità a chi ha accanto.
Questo non sarebbe affatto un fattore disgregante. Anzi, aiuterebbe il formarsi di nuclei più forti e più consapevoli perché il punto è: quanto amore riusciamo a vivere nella nostra sfera di affetti.
E quanto sappiamo usare questo amore a beneficio della nostra vita quotidiana.

Tutto ciò perché leggo di una sedicente Miss la quale, una volta (o un'altra volta) zombata di bòtte dal fidanzato e ridotta maluccio assai (milza asportata tra le altre piacevolezze), si è spesa in tali e tanti sforzi di far sapere che perdonava l'amato bene e che lo voleva fuori dal carcere che la sua avvocatessa l'ha mandata, senza tanti complimenti e come si dice a Roma, ammorìammazzata

Purtroppo i presupposti perché ciò non sia solo una metafora ci sono.
La rivoluzione continua, ogni giorno qualcuno fa una scelta.
Qualche volta sono scelte che non riusciamo ad evitare.
Coraggio.

(Nella foto: un comizio di Giovanardi. Alè.)

lunedì 27 maggio 2013

CREDENZE VUOTE





Se mi avessero detto a gennaio (data ultimo post) che a maggio mi sarei ritrovato Enrico Letta presidente del consiglio ci avrei creduto. Oddio, avrei creduto anche a chi mi avesse previsto Mara Maionchi premier, son poche le cose con le quali l'attuale Barnum che frequenta i Palazzi riuscirebbe a sorprendermi.
Come non mi sorprende l'attuale bombardamento a tappeto a cui siamo sottoposti da quando il nuovo Papa s'è insediato al posto dell'Umile Vignaiuolo.
Ed ha subito cominciato a propagare quelle carezzevoli ovvietà che le pecorelle smarrite avevano bisogno di sentirsi dire dopo che l'inquietante maschera mefistofelica del vecchio Papa Rottenmeier turbava fin troppi animi desiderosi di massaggi all'anima. Sapete com'è. E' un periodaccio.

Poi esci dalla bolla papale di bontà, accoglienza e povertà che El Pampa ci propina a mezzo di tutti i dall'1 al 999 più i salotti pomeridiani e ti accorgi che tanto quanto c'è la corsa ai valori di un cristianesimo che ognuno si dipinge come cazzo gli pare, tanto c'è la corsa ad infamare, tradire e cercare di nascondere sotto il tappeto gli stessi valori trasferiti in politica, cioè nella vita quotidiana.

Naturalmente facendo puntualmente passare il tutto come un processo inevitabile, naturale.

Il tradimento dei valori della sinistra, ad esempio.
Le Grandi Masse del vecchio Partito Comunista erano la somma di tanti individui.
E la Grande Massa dei borghesi e dei cattolici che componevano strutturalmente gli elettori democristiani erano anch'essi la somma di tanti individui.

Se ora ci ritroviamo con una destra che si affanna a risdoganare il vecchio fascismo facendo le fusa a quello nuovo e se c'è una sinistra che con questa destra ci va a pranzo e cena con tanto di codazzo razzista e xenofobo leghista, significa che nella trasmissione di valori c'è qualcosa che non va.

Inutile riaffidarsi al solito Guru dell'ovvio se poi quell'ovvio diventa nelle nostre mani un Golem di polvere che serve solo a rappresentare l'ipocrisia del nostro squallido egoismo.
Se c'è una parte politica che brandisce croci e Bibbie ma tollera i baccanali con minorenni  del loro vero Capo Spirituale c'è anche la responsabilità di chi ha venduto il culo dei partigiani e di chi ha lottato negli anni dopo per dare una dignità al lavoro e di chi ha contrastato mafie e malaffari.

C'è la responsabilità di chi ha tradito le lotte per una società laica, dove non è necessario un credo di appartenenza per avere rispetto del proprio pensiero.

A questo, il militante piddino e l'attivista pidiellino (e di questo passo andiamo nella mitologia postmoderna) non pensano.

Ci penserà Papa El Pampa a farci credere che siamo tutti più buoni e più migliori.

Guarderemo ancor di più noi stessi di riflesso e non direttamente, perché nello sguardo riflesso si perderebbe lo schifo dei valori che saremmo disposti a tradire per due noccioline.
Coltivare il proprio spirito è una prerogativa umana e connaturata a tutte le forme di vita, senzienti e non; è una riflessione che ho trovato in vecchi scritti orientali dai quali alcune scuole religiose traggono ispirazione.

Abbandonarsi ad un credo con la ferocia di chi brandisce la Spada della Verità in realtà significa avere perso, qualunque sia questa spada.

In questo Barnum non c'è niente da salvare, se non la forza di chi lotta per vivere, degli immigrati, dei precari, dei nuovi disoccupati, di chi si oppone ad una pacificazione finta come la faccia del Buffo Omino di Arcore, di tutti quelli che nonostante tutto non perdono il sorriso che può ricostruire qualche parvenza di società umana, di società che trascende le categorie e rispetta gli individui.

In questo non bisogna mai smettere di credere.

(nella foto: quanto aveva ragione)