mercoledì 10 luglio 2013

I VECCHI



I VECCHI

Un gerontocomio chiamato Italia. 
Facce che si ripetono ad oltranza, facce che chiosano sorridendo rassicurando sul nulla
dall'alto di una saccente arroganza conferita da un'esperienza fagocitata già da decenni in un mondo che cambia a velocità
sostenibili solo da chi ha orecchi aperti e mente vigile.
Non è il caso dei vecchi.
I vecchi negli apparati di partito, i vecchi dei circoli ARCI, i vecchi che "io ho sempre lavorato", i vecchi che si raffrontano al moderno con la loro inutile ottusità,
i vecchi nelle pubbliche amministrazioni, i vecchi nelle strutture votate all'arte ed alla cultura, i vecchi che tramandano una cultura morta.
Non c'è ricambio, perché chi potrebbe esserlo se ne va.
Non ha tempo da perdere con dei vecchi la cui unica vera capacità è mettere bastoni tra le ruote con ogni genere di malizia.
Non c'è ricambio perché ai vecchi non interessa avere successori, basta bearsi del loro scranno dal quale pontificano di lotte e miserie,
di pani e cipolla e di anni che non sono questi, non sono i nostri, ma non saranno mai i loro nonostante siano loro a restare attaccati alle leve di comando
manco li avessero spalmati di Loctite.
Non me ne frega più un cazzo se hai fatto i moti di Reggio Emilia e ora voti PD.
Sei vecchio, sei esaurito, sei un danno per la nazione.
E pure un traditore.
Se lotta deve essere la prima cosa da fare è togliere i vecchi dai loro posti.
Senza chiedere permesso. 
A calci in culo.
E senza ringraziare.
Che questo casino ce lo stiamo sgravando da soli, grazie a loro e nonostante loro.

lunedì 10 giugno 2013

TEMA LIBERO: COS'E' UNA DEMOCRAZIA

Le democrazie sono entità strane, oserei dire indefinibili.
Il termine stesso è entrato nel novero di quelle parole fagocitate da quel blob gelatinoso e multiforme rappresentato dalla percezione delle parole che la gente ha in questo momento in cui tante parole hanno perso completamente significato.
Provate a chiedere ad un campione di cittadini italiani di descrivere cos'è la democrazia.
Parlo di quei cittadini che vanno a votare e che pensano che un vecchio laido mafioso e corruttore sia la soluzione ai mali del paese o che lo sia, invece quel misto di doppiezza, arroganza ed incapacità rappresentata da quella che vorrebbe dirsi la sua parte avversa, mentre ne è quella speculare.

Provate a chiederlo e vedrete se i risultati non saranno agghiaccianti.

Perché ogni tanto è bene chiedersi come ha fatto questo paese a tornare a questi livelli di ignoranza, termine che in questo caso va interpretato nella sua accezione più negativa.
L'ignoranza di coloro che invece pensano di sapere è un male molto subdolo e molto pericoloso.

E' molto curioso usare il termine "democrazia" quando due partiti scarsamente legittimati decidono di essere le uniche parti addette a delle riforme strutturali dello Stato.
Ed è altrettanto curioso quando si firmano accordi nei quali dalle contrattazioni sul lavoro si escludono delle parti sociali a favore di altre istituzionalizzate nel peggior senso del termine e che hanno dimostrato negli anni con patti scellerati di aver tradito conquiste ottenute col sangue degli operai.

Poi c'è la sentenza Cucchi, che è una sentenza aberrante ma un ottimo paradigma.
Il senso è che il potere ci gode a rimanere impunito e non si fa remora alcuna a sbattercelo in faccia.
Democrazia.
Non è troppo lontano il giorno in cui la sentenza assolutoria sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia aveva ribadito il punto. E non saranno mai abbastanza lontani tutti quei casi in cui lo Stato ha assolto se stesso, che sia per coprire stragi di innocenti o per difendersi da inermi cittadini a cui ha tolto indebitamente la vita.
Questo potere, ecco, questa che chiamano democrazia vuole riservarsi il diritto di decidere come e quando ammazzarti e rimanere impunita davanti alle proprie responsabilità.
L'avere la possibilità di poter scrivere anche queste righe perse nel mare della Rete non è democrazia, è la conquista di uno spazio di libertà e guarda caso le torme di politicanti ladri e corrotti del nostro squalificante Parlamento stanno facendosi andare il cervello ulteriormente in pappa cercando di trovare legacci, lacci e lacciuoli alla Rete, senza pervenire a conclusioni che al momento sembrano partorite da una classe di scuola elementare non particolarmente vispa.

D'altra parte seguire su Twitter molti nostri politici è illuminante in questo senso: il livello intellettuale, specialmente se raffrontato a quello di normali utenti con un normale livello di scolarità, è deprimente. Gente che non riesce ad andare oltre il linguaggio dell'attuale politica il cui livello, ne converrete, è un'invito al suicidio per chiunque creda ancora che certi valori fondanti che la Costituzione reclama a gran voce siano imprescindibili; ignoranza profusa a piene mani, sia da politici che dai loro sgherri con il pennino in mano, quella pletora di zecche che sono la maggior parte dei giornalisti; volgarità e pochezza intellettuale che sono lo specchio dell'attuale Parlamento, quindi sostanzialmente ci sarebbe poco da sorprendersi, ma quello che irrita maggiormente è proprio la miseria umana individuale di chi viene designato a rappresentare il popolo che spicca prepotentemente.

Reclamare rappresentanti migliori, per chi crede nella democrazia, dovrebbe essere la base del proprio vivere in comunità con qualche altra decina di milioni di simili, le percentuali di affluenza alle urne, le schede bianche o nulle, i "voti di protesta", oggi sono più di un terzo del paese.

Se ne devono andare, e se non lo capiscono con le buone il futuro non sarà esattamente tranquillo, ed è questo il paradosso, senza dover evocare la Turchia e restando in Italia.
Ristabilire dei principi democratici in democrazia può costare delle vite.

Ed ora cercate di spiegare cos'è la democrazia.




mercoledì 29 maggio 2013

CHI SI FERMA VA INDIETRO




Se volete una conferma di quanto, qui in Italia nell' A.D. 2013, alcuni elementi della specie cosiddetta umana hanno bisogno di essere antropologicamente ricollocati a piacere degli studiosi (basta che non me li collochino accanto), prendete un articolo qualsiasi su uno qualsiasi dei femminicidi qualsiasi e leggetevi i commenti. La maggioranza sono di maschi ma ogni tanto spuntano le vestali del Patriarcato a prendere parola ed avvilirci gli ormoni della crescita.
Niente di così strano per gente cresciuta nell'incipit del "Così è sempre stato e così sarà" o talmente convinte dell'inamovibilità del ruolo del maschio da non concepire nella propria struttura mentale una diversa da quella conosciuta.
Capita. Non solo alle donne e non solo in questo specifico argomento. La tradizione é uno dei punti cardine dell'organizzazione delle nostre comunità, in qualsiasi parte d'Italia si viva.

La mia opinione è che la rivoluzione del concetto di famiglia è iniziato con gli anni '60 e si sta lentamente evolvendo lasciando il maschio sempre più spiazzato. E badate bene che questa rivoluzione sta andando avanti nonostante le veline, i culi in aria in prima serata, il flusso migratorio da paesi con usanze diverse e per niente accondiscendenti ad agevolare questo processo, la frammentazione dei nuclei familiari allargati a causa degli stravolgimenti architettonici e strutturali dei modelli abitativi e, dulcis in fundo, nonostante i femminicidi.

Va avanti perché milioni di donne e di uomini stanno comunque adeguandosi ai ritmi che questa società e questo modello di produzione impongono soprattutto alle classi meno abbienti. E quindi davanti alle grandi decisioni sono sempre più sole. Ma quando decidono sanno di dover imprimere alla loro vita un altro passo, altra energia ed altra forza d'animo a quelle già abbondantemente spremute per vivere con un minimo di dignità.
E allora se una coppia non regge ai ritmi ed alle pressioni di questa epoca spesso trova soluzioni alternative e si separa. Capita. Sono scelte e sono scelte che proprio in quest'epoca possono aprire altri orizzonti, portare cambiamenti e nuova consapevolezza di sè e dei propri obiettivi. Come c'è chi riesce a tenersi unito in virtù di un sentimento assoluto e profondo. Sono scelte. Scelte che si rinnovano di giorno in giorno, in cui la routine comincia a non essere più qualcosa di rassicurante ma una fonte di stress e di infelicità perché tante delle conquiste nei costumi e nel sistema di pensiero cambiate nella seconda metà del secolo scorso non avevano mai avuto riscontro in questa misura nei secoli precedenti ed avevano avuto il merito di agitare uno spettro: quello della felicità.

Essere felici poteva essere possibile.
Questo era il messaggio subliminale, ma non troppo.
Il problema è arrivato sul come gestire la cosa. Come conquistarla davvero, questa felicità.
Liberare certi tabù dalle loro gabbie è stato un passo fondamentale, il divorzio, l'aborto, la discussione sulla sessualità, il concetto di liberazione e di sperimentazione delle proprie emozioni e tendenze.
Ma son processi che se si fermano rischiano di riportare indietro tutto. Queste rivoluzioni non possono fermarsi o avere momenti di stallo; vanno sapute esser portate avanti. E riguardano tutti, non solo le donne.

Chiaramente le forze che da sempre contrastano questo tipo di rivoluzioni ha fatto di tutto e di più per fermare il processo in moto.
Ma è la fiamma della ribellione connaturata all'essere umano che ha reso il processo inevitabile e gli oppositori possono solo ritardarlo.

E questa fiamma sarà ancora più forte tra coloro che ogni giorno, uomini e donne che siano, continueranno a percorrere la strada della conoscenza più profonda di sè, di ciò che si desidera e che si vuole coltivare per essere percorrere una strada verso la felicità e portare felicità a chi ha accanto.
Questo non sarebbe affatto un fattore disgregante. Anzi, aiuterebbe il formarsi di nuclei più forti e più consapevoli perché il punto è: quanto amore riusciamo a vivere nella nostra sfera di affetti.
E quanto sappiamo usare questo amore a beneficio della nostra vita quotidiana.

Tutto ciò perché leggo di una sedicente Miss la quale, una volta (o un'altra volta) zombata di bòtte dal fidanzato e ridotta maluccio assai (milza asportata tra le altre piacevolezze), si è spesa in tali e tanti sforzi di far sapere che perdonava l'amato bene e che lo voleva fuori dal carcere che la sua avvocatessa l'ha mandata, senza tanti complimenti e come si dice a Roma, ammorìammazzata

Purtroppo i presupposti perché ciò non sia solo una metafora ci sono.
La rivoluzione continua, ogni giorno qualcuno fa una scelta.
Qualche volta sono scelte che non riusciamo ad evitare.
Coraggio.

(Nella foto: un comizio di Giovanardi. Alè.)

lunedì 27 maggio 2013

CREDENZE VUOTE





Se mi avessero detto a gennaio (data ultimo post) che a maggio mi sarei ritrovato Enrico Letta presidente del consiglio ci avrei creduto. Oddio, avrei creduto anche a chi mi avesse previsto Mara Maionchi premier, son poche le cose con le quali l'attuale Barnum che frequenta i Palazzi riuscirebbe a sorprendermi.
Come non mi sorprende l'attuale bombardamento a tappeto a cui siamo sottoposti da quando il nuovo Papa s'è insediato al posto dell'Umile Vignaiuolo.
Ed ha subito cominciato a propagare quelle carezzevoli ovvietà che le pecorelle smarrite avevano bisogno di sentirsi dire dopo che l'inquietante maschera mefistofelica del vecchio Papa Rottenmeier turbava fin troppi animi desiderosi di massaggi all'anima. Sapete com'è. E' un periodaccio.

Poi esci dalla bolla papale di bontà, accoglienza e povertà che El Pampa ci propina a mezzo di tutti i dall'1 al 999 più i salotti pomeridiani e ti accorgi che tanto quanto c'è la corsa ai valori di un cristianesimo che ognuno si dipinge come cazzo gli pare, tanto c'è la corsa ad infamare, tradire e cercare di nascondere sotto il tappeto gli stessi valori trasferiti in politica, cioè nella vita quotidiana.

Naturalmente facendo puntualmente passare il tutto come un processo inevitabile, naturale.

Il tradimento dei valori della sinistra, ad esempio.
Le Grandi Masse del vecchio Partito Comunista erano la somma di tanti individui.
E la Grande Massa dei borghesi e dei cattolici che componevano strutturalmente gli elettori democristiani erano anch'essi la somma di tanti individui.

Se ora ci ritroviamo con una destra che si affanna a risdoganare il vecchio fascismo facendo le fusa a quello nuovo e se c'è una sinistra che con questa destra ci va a pranzo e cena con tanto di codazzo razzista e xenofobo leghista, significa che nella trasmissione di valori c'è qualcosa che non va.

Inutile riaffidarsi al solito Guru dell'ovvio se poi quell'ovvio diventa nelle nostre mani un Golem di polvere che serve solo a rappresentare l'ipocrisia del nostro squallido egoismo.
Se c'è una parte politica che brandisce croci e Bibbie ma tollera i baccanali con minorenni  del loro vero Capo Spirituale c'è anche la responsabilità di chi ha venduto il culo dei partigiani e di chi ha lottato negli anni dopo per dare una dignità al lavoro e di chi ha contrastato mafie e malaffari.

C'è la responsabilità di chi ha tradito le lotte per una società laica, dove non è necessario un credo di appartenenza per avere rispetto del proprio pensiero.

A questo, il militante piddino e l'attivista pidiellino (e di questo passo andiamo nella mitologia postmoderna) non pensano.

Ci penserà Papa El Pampa a farci credere che siamo tutti più buoni e più migliori.

Guarderemo ancor di più noi stessi di riflesso e non direttamente, perché nello sguardo riflesso si perderebbe lo schifo dei valori che saremmo disposti a tradire per due noccioline.
Coltivare il proprio spirito è una prerogativa umana e connaturata a tutte le forme di vita, senzienti e non; è una riflessione che ho trovato in vecchi scritti orientali dai quali alcune scuole religiose traggono ispirazione.

Abbandonarsi ad un credo con la ferocia di chi brandisce la Spada della Verità in realtà significa avere perso, qualunque sia questa spada.

In questo Barnum non c'è niente da salvare, se non la forza di chi lotta per vivere, degli immigrati, dei precari, dei nuovi disoccupati, di chi si oppone ad una pacificazione finta come la faccia del Buffo Omino di Arcore, di tutti quelli che nonostante tutto non perdono il sorriso che può ricostruire qualche parvenza di società umana, di società che trascende le categorie e rispetta gli individui.

In questo non bisogna mai smettere di credere.

(nella foto: quanto aveva ragione)

giovedì 24 gennaio 2013

NESSUN PERDONO?

Credo sia giusto da parte mia puntualizzare che questo blog avrà cadenza psichedelica, quindi sarà aggiornato con criteri stabiliti da uno stato mentale temporaneo e sicuramente tangenziale, che avrà come prerogativa principale quella di allenarsi al lancio del sasso nell'oceano per creare uno tsunami.
Che ovviamente al terzo cerchietto avrà fatto il suo.
Ma non tergiversiamo.

L'argomento che mi spinge ad interrompere l'ideale eremitaggio è quello della mancata nomina ad assessore alle politiche sociali di Marco Solimano, ex-Prima Linea, ora presidente dell'ARCI livornese, personaggio che dopo i rituali ANNI di carcere fatti in nome della lotta allo stato ha pagato il suo debito lavorando per altrettanti ed anche di più anni all'interno della politica istituzionale in ambito cittadino qui a Livorno.

Qui, ad oggi, la situazione descritta dal quotidiano locale.

Quello che vorrei capire in questa disastrata ipotesi di Repubblica Parlamentare che ci ritroviamo, è quale sia il limite che separa l'ipocrisia dalla buffonaggine, specialmente da parte di quelle forze che amano definirsi "moderate", anche e specialmente organiche al PD stesso.

Marco Solimano ha fatto parte di Prima Linea, organizzazione armata che ha combattuto lo Stato.
Non ha ucciso, né provocato danni o lesioni permanenti ad alcuno. Ha pagato con anni di carcere e si è riciclato nelle istituzioni, cosa che magari ad altri con percorsi simili può suscitare anche dei giustificati mugugni.

Ma non è da gente che sostiene QUESTO stato che si possono accettare lezioni. Nessuna.
Meno che mai, e sottolineo MENO CHE MAI, dagli attuali politici.

Politici di cui Solimano fa ormai da anni organicamente parte, tendo a sottolineare.

La polemica fa semplicemente leva sulla cattiva coscienza di questo Stato, sulle sue trame antidemocratiche, sulle stragi costate la vita a centinaia di persone, cioè in numero neanche lontanamente raggiungibile dalle vittime cercate e mirate fatte da tutta l'area armata della sinistra extraparlamentare in quasi due decenni di guerra allo Stato.
E' facile ed anche mediaticamente comodo sparare ad alzo zero su chi ha partecipato attivamente a quelle stagioni, meno facile e comodo andare a scavare sulle reali responsabilità di quelle contrapposizioni, su cosa fossero e quale peso abbiano avuto sulla convivenza civile del nostro paese la presenza costante ed attiva di elementi deviati  e terroristi all'interno dello Stato stesso e che hanno determinato il corso della nostra Storia a suon di morti, ben oltre la stagione del terrorismo, di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno Italicus e della Stazione di Bologna e via dicendo e legandosi a settori della criminalità organizzata come la controversia tra politica e magistratura sulla trattativa stato-mafia in seguito alle stragi di Capaci e Via D'Amelio paiono dimostrare.

E ancor meno facile e comodo è chiedere conto della presenza nelle istituzioni di elementi che si dimostrano, senza neanche la decenza di nasconderlo, confortevolmente piazzati a sostegno di idee dichiaratamente fasciste, cioè quelle idee contro le quali e combattendo, è nata la nostra Repubblica.

Quindi trovo semplicemente ipocrite e mistificatorie le ragioni esposte dai politici sia di destra (e vabbè, non che mi aspetti niente di alcunché da quel branco di sinistrati mentali) che, specialmente, di sinistra i quali invece di allargare finalmente il dibattito alle reali responsabilità di quelle stagioni preferiscono dirottare il dibattito sul versante sempre sicuro degli applausi del popolo bue, ben sapendo che solo il carico di morti civili innocenti che portano sul groppone è ben più cospicuo e molto meno mirato.

Mi pregio di ricordare che oltre alle stagioni degli anni di piombo abbiamo avuto il privilegio di scampare a due colpi di stato militari (De Lorenzo e Borghese), ad una struttura paramilitare e politica (Gladio) e ad una struttura eversiva infiltrata ad ogni livello dello stato (la loggia massonica P2, quella di cui Silvio Berlusconi aveva la tessera n* 1816).

Quindi mi sento, innanzitutto, di rivolgermi a quelle "familiari di vittime del terrorismo" dicendo che non dovrebbe essere riconosciuto loro, in nome di un esclusivo e personalissimo dolore, il diritto di calpestare l'altrettanto esclusivo e personalissimo dolore delle vittime dello stato stragista e che dovrebbero cominciare proprio loro, che pretendono di rappresentare uno Stato che ha altrettanto e forse qualcosina in più da farsi perdonare, soprattutto quello che indossa le divise delle forze dell'ordine, a fare un minimo di autocritica riguardo quelle stagioni e le conseguenze che ne sono derivate. Perché fare le vittime del "dovere" è allora un diritto anche di chi quello stato nero, golpista e stragista nonché assassino lo ha combattuto.
E da parte di un corpo che ha ricevuto la gratifica di "lesivo dell'immagine del paese" come lo è stato la Polizia di Stato per i fatti Genova e non solo dei preposti organismi europei non penso sia il caso di ricevere lezioni di etica.
Il rispetto è un qualcosa che si merita, e il merito si ottiene ammettendo le proprie responsabilità.

O potremmo chiedere a gente come Tina Anselmi (democristiana), ad esempio, quanta voglia abbia questo stato di farlo.

Ma chiedere di abbassare anche loro la testa e riflettere ed ammettere le proprie responsabilità ed aprire una stagione differente di confronto sociale nei confronti dei cittadini che aspirano ad una giustizia sociale concreta e non fatta solo di discorsi di facciata, di convenienza e di personale profitto politico non è nelle corde di questa gente.

Traditori e mistificatori, che aprono le porte a chi infanga gli ideali dai quali è nata la nostra Repubblica mettendo il tappeto rosso al fascismo del nuovo millennio in spregio alla democrazia e all'Italia per cui in tanti hanno versato il sangue per toglierla di mano ad un dittatore criminale che dopo aver distrutto una nazione se ne stava pure scappando con la divisa dell'esercito di un'altro paese, opportunisti che non hanno niente da trasmettere alle nuove generazioni se non la loro rivoltante sete di potere,

Tutto ciò mi sembra sia diventato una semplice prova di forza proprio da parte di quegli apparati deviati e delinquenziali dello stato che tuttora sono vivi ed agiscono indisturbati, nei confronti di chiunque o qualunque cosa abbia voglia di continuare a pensare che qualcosa potrebbe cambiare.
Con le armi o no.
Sono aperto a confutazioni motivate e circostanziate.

E credo che sia anche finito, di conseguenza, il tempo di tollerare l'antistato dentro lo stato a questo punto. Tutto, Costituzione alla mano se vogliamo fare i pignoli e neanche troppo.
Che poi della Costituzione e di quanto sia preziosa ed autorevole ne riparliamo un'altra volta, specie ed alla luce dei governi del Buffo Omino di Arcore.

La cattiva coscienza della sinistra è l'ombra proiettata sulla nostra società dalla cattiva coscienza dello stato.

Qualcuno dei nostri politichetti di questa sedicente sinistra dovrebbe avere la dignità di ricordarlo, ogni tanto.

P.S. L'Umile Vignaiuolo stavolta non c'entra un cazzo ( oddio, se ne può parlare) però dice che se non lo metto di mezzo ormai se n'ha a male, sicché ho messo la foto.