lunedì 27 giugno 2011

VASCO IO NON CI CASCO

Vasco non ce la fa più.

Non è che la cosa mi sorprenda eh.
Conosco uno dei suoi backliner quindi come vanno le cose un minimo lo so.

L'unica cosa che mi da fastidio è questa attitudine da bifolchi che abbiamo sempre avuto al momento di confrontarci con una realtà appena appena più ampia di quella che ci dà il vivere all'interno dei nostri confini.

Il rocker.
Il maledetto.
Quello della vita spericolata.

Facciamosi a capire.
Ha scritto qualche buona canzone.
File under: MUSICA MELODICA ITALIANA.
Rock un paio di palle.

Invece cazzo che figata rock una canzone su un'adolescente che si sditalina dopo i compiti.
Che figata a Sanremo - MUAHAHAHAHA - fare il dissidente e cantare "Vita spericolata" che musicalmente sembra un pezzo di Gigi D'Alessio (no? arrangiatela a dovere e vedete se un qualsiasi neomelodico napoletano non ve la canta a puntino).
Chi parla di Vasco Rossi e lo accomuna al rock andrebbe preso a schiaffi con la merda in mano e chiuso in un campo di rieducazione maoista.

Non più di 10 giorni fa sono andato a Rho a vedere Iggy Pop. 64 anni, (When I'm sixtyfour, dice niente?).
Sticazzi.
Mike Watt al basso (praticamente DIO). Un batterista che poveraccio non pigliava un colpo manco a pigiarcelo.
Ma lui porcoddio PORCOddio PORCODDIO.
IL ROCK.
Contatto. Vuole i pischelli sul palco. Toccare. Saltare. Andare avanti col fiatone. Senza mollare un attimo.
Raw Power, Search and destroy, I wanna be your dog, Shake appeal.
No, dico.
64 anni e dopo una vita che se quella di Vasco è spericolata non saprei proprio dove andare a prendere il termine "estrema".

E mi venire a parlare di Vasco rocker.

Vasco è un cantautore italiano. Un buon cantautore italiano.
Il suo miglior pezzo: "Non siamo mica gli americani". Stupendo.
Poi un sacco di ammiccamenti alla vita da gaudente giovanotto pieno di vuoto ma con tanto sentimento chepperò vabbè checcifaccio con tutta 'sta robba che non so levarmi un dito dal culo perchè son Generale delle Sciustentruppen (trad, sempre strafatto di coca).

Cioè la condizione nella quale sono più o meno il 90% dei nostri giovinotti, arruolati e no.

Quindi il saluto a Vasco glielo faccio, ma saluto un buon esponente del panorama della musica leggera italiana, appena appena più agitata dello standard cantautorale ma da qui a parlare di rock ce ne passa.

E mi sa che gli voglio più bene io che la torma di fanzs adeguatamente imbelinati dalla favola del "maledetto" e dello "spericolato".
Si è limitato a dipingere i vostri vuoti, la vostra limitata capacità di combattere annegata negli eccessi senza senso di chi si sballa perchè "così si fa" e lo ha fatto meglio di chiunque altro.

Ma il rock è lotta. Il rock è scuotere le coscienze.
Il rock è stare sul palco a 64 anni e spaccare culi, ballare sudati a contatto con 4 pischelli tirati su dalle transenne.
Il rock é Keith Richards, Ian Mc Kaye, Lou Reed, gente che se vede un giornalista di Studio Aperto gli caga sul microfono.

Lasciamo perdere il rock quando si parla di Vasco.
Per favore.

(nella foto: Elio: un uomo, un eroe, un comunista, un rocker. Un giorno vi spiegherò perché)

domenica 26 giugno 2011

ANCH'IO CONOSCO GENTE CONTRONATURA

Francamente comincio a pensare che Livorno sia boicottata dagli organizzatori dei Gay Pride, visto che ce n'è uno al giorno e qua non se ne vede l'ombra.
E ppure, data la pervicacia con la quale l'attuale amministrazione sta facendo scappare le grandi manifestazioni vedi Italia Wave, chiudendo i posti dove si fa cultura (The Cage, Spazio Zero, Fuoricentro, CSOA Godzilla), ridotto Effetto Venezia ad una misera parata di banchetti multietnici, lasciato il poco rimasto in mano ai soliti pochi, ecco magari un gay pride sarebbe stata l'occasione per farsi una serata di ribotta anche per noi poveri etero livornesi costretti a zompettare fra un locale e l'altro per poi scansare le pattuglie con gli etilometri nel tragitto verso casa.
Ovviamente anch'io ho qualche amico di quelli che vengono definiti gay.
E alcuni sono pure delle memorabili teste di cazzo. Proprio come succede in tutte le altre categorie.

Ma questo accanimento nel cercare di dimostrare quanto "i gay" siano contronatura perché "non possono formare una normale famiglia né avere figli" (il che porrebbe nel ghetto dei contronatura anche gli sterili ed i vasectomizzati, quindi), perché "non va bene" amare una persona del proprio sesso né - abominio - desiderare di farci semplicemente del sesso, che sono dei malati da curare o delle anomalie da sterminare, ecco io queste posizioni proprio non le capisco.
Anzi, mi sembrano proprio queste posizioni da cervelli contronatura.

Vado ad esplicare il perché.

Qualcuno cerchi di convincermi che non è l'amore l'espressione umana più alta. Più naturale. Più bella. Più nobile. Ma soprattutto che non è l'amore l'espressione umana che dovrebbe essere la Guida del Mondo.

Non ci riuscirete.

Se una persona ama, impara ad amare, sa amare, sta amando, sta cercando di capire come e quanto amare e come rivolgere il suo amore così in alto da farne beneficiare tutto il proprio ambiente, questa è una persona che sta dando uno squillo di tromba alla vera Rivoluzione.

Il fatto che, magari invece di trarre soddisfazione nell'infilare il pene A nella vagina B preferisca altre espressioni (mi viene in mente pareggiare le bollette di Equitalia della persona amata o prestarle la copia in vinile di "Marquee moon" dei Television o coivolgerla in un role playing ad oltranza nel quale vengono esplorate arti come il bondage ed il parkour da camera) non inficia il fatto che si tratta di una sano e gioioso scambio di energie positive fra adulti consenzienti.
Ho questa convinzione che l'amore sia sì l'esplorazione dell'essenza di un'altra persona ma anche la possibilità di proiettare le energie positive che il nostro amare ci dà nel quotidiano, sul lavoro, nelle altre relazioni.
E che la cosa trascenda ogni genere mi sembra un fatto ampiamente acclarato.

La regola dell'attrazione non la gestiamo razionalmente. E' nella nostra natura.
Ad esempio, quando passo dal lungomare personalmente vedendo le grazie delle giovani livornesi questa regola mi scatta almeno venti volte al minuto, dato conseguente al fatto che le ragazze livornesi sono - e di svariate incollature - le più belle d'Italia.
40 anni di sballottamento di ormoni comunque mi hanno dato un quadro piuttosto definito del genere di persona che può sollevare nel sottoscritto il coperchio del mio personale vaso di Pandora e che una volta aperto fa uscire fuori quel qualcosa che, appunto, chiamiamo amore ma che comprende anche attrazione, empatia, complicità e tutte quelle cose che si scatenano fra due persone oltre al rotolarsi vicendevolmente su qualche superficie non necessariamente orizzontale scambiandosi onde corporali e cerebrali che tanto fanno piangere il Papa.
Ed è bello sentire quanto queste sensazioni siano un tutt'uno con la Vita, l'Universo e Tutto Quanto.
Quindi non vedo cosa ci sia di sbagliato se, ad esempio, queste bellissime sensazioni vengano provate da un uomo verso un altro uomo o da una donna verso un'altra donna o da una qualsiasi forma di vita verso un'altra.
Di sbagliato vedo solo mettere paletti alla felicità di altre persone.

Ecco, chi si affanna a cercare di spiegare l'abominio costituito dall'amore di qualcuno verso una persona del proprio sesso, ma anche dall'attrazione, dall'empatia, dalla complicità e dall'istinto a rotolarsi vicendevolmente etc. etc., secondo me ha una gravissima disfunzione non tanto nei confronti di chi vorrebbe semplicemente amare ma nei confronti della Vita stessa.
In soldoni, sono contronatura.
Gente, brutta, cattiva e pericolosa.
Posso arrivare a capire chi vuole contrastare un'idea. Posso capire chi vuole contrastare un modello culturale.
Ma arrivare a cercare di negare l'amore significa essere gravemente malati.
Anzi, direi che cercare di negare l'attrazione, per quanto possa rivelarsi fallace e condizionata, è ugualmente contronatura.

Non oso pensare cosa possa esserci nella testa di qualcuno che vorrebbe imporre cosa dobbiamo amare e cosa no. Però sicuramente ne conosciamo gli effetti.
Pensate alle religioni. E dei loro portavoce in politica.
E stavolta non parlo soltanto della solita  bieca congrega chiamata Sacra Chiesa Cattolica Romana Football Club.
Degli "insegnamenti" scritti centinaia e centinaia di anni fa da gente probabilmente sociopatica e sicuramente orribilmente repressa a beneficio di pastori e pesciaioli di 2000 anni fa, oppure da invasati misogini per popoli chiamati alla guerra un giorno sì e l'altro pure, abilmente interpretabili per ogni evenienza grazie a metafore, parabole, sentenze e - soprattutto - l'ausilio di alteratori della mente sulla cui qualità non posso che rosicare fortemente pensando, ad esempio, a quanto doveva essere buono l'hashish prodotto in medio oriente ai tempi di Gesù.

Inutile rimarcare che centinaia e centinaia di anni dopo c'è ancora chi sceglie di essere guidato da questi "insegnamenti" nonostante la propagazione sia affidata a satrapi assetati di potere e danaro e la stragrande maggioranza dei "fedeli" non siano più pastori e pesciaioli (che anzi, attualmente risultano essere perlopiù atei e bestemmiatori) ma normalissimi individui del XXI secolo.
Ed è la visione distorta e contronatura di questa gente che ci ha messo nella merda. Perché alla fine, codificando l'amore in una sola ed unica forma (matrimonio uomo/donna) nega una varietà di forme dell'amore che l'individuo possiede nella sua essenza, nella sua Natura e che è un tutt'uno anch'esso con la Vita.
E' chi nega tutte le altre forme d'amore che deve superare un problema grave che ha nei confronti della Vita.
Anzi, direi di più.
Sono malati.
Da curare.
E qualcuno dovrebbe cominciare ad avere il coraggio di dirlo.

Perché un'umanità sana non è quella che si accoppia e procrea, ma quella che ama.
Poi, eventualmente, se lo desidera, si accoppia e procrea. Oppure no. Perché non è quello il punto.

E questi qua, accecati dall'odio per la libertà di amare e dalla loro sete di potere, l'Amore si rifiutano categoricamente di sapere cosa sia, perché non c'è cosa che possa spaventare il Potere più dell'Amore.

(nella foto: "Ebbene sì, sono malato. Tanto. Qui dentro.")

martedì 14 giugno 2011

SENZA NOME

Siamo ancora un paese dove i rappresentanti del governo all'indomani di una roncolata nelle gengive hanno la faccia di cercare di farsi passare quasi per vincitori, vedi ieri quel fardone di casino vestito a festa della Santanché; ormai dovrebbe partire il classico coro "scemi, scemi" ogni volta che aprono bocca, col cazzo che sciupo le monetine.

C'è un fondo di Lidia Ravera che parla di "popolo senza nome".
E che questo "popolo senza nome" ha deciso di far sentire la propria voce, decidendo il risultato del Referendum.
Non so se l'osservazione può apparire capziosa, ma questo "popolo senza nome" è il secondo partito d'Italia a tutti i giri elettorali e mi risulta strano che soltanto quando le voci "istituzionali" dell'opposizione istituzionale se ne accorgono e quando questi è messo in condizione di poter dire una parola chiara, questo popolo abbia un riscontro mediatico.

Quel popolo la propria voce la sta usando da anni, non facendosi rappresentare da questa classe politica e scegliendo di non votare nessuno dei partiti che si presentano alle elezioni.

Guardatevi le percentuali di astensione, bianche, nulle, invalidate e graffitate.
Mai andati sotto il 30%. Siamo una potenza.

Allora, al di là delle sofisticate analisi di mezzibusti, politicanti, sondaggisti, figurine e portieri del Benevento la realtà è che l'unico messaggio incontrovertibilmente chiaro dato dalle ultime due consultazioni elettorali é.

VI DOVETE LEVARE DAI COGLIONI.

Ma non solo questo governo di pagliacci, tutti. Opposizione compresa.
Perché é ora di cominciare a fare due conti. Il Buffo Omino di Arcore comincia a sentire sul collo il fiato della Storia. Ma ai suoi sodali travestiti da oppositori non penso vada riservato un trattamento migliore.

Senza andare troppo lontano a cercare finanziamenti Fininvest al giornalino dell'area migliorista del PCI (alla cui testa c'era un certo Giorgio Napolitano), o bicamerali-burletta che hanno di fatto rafforzato in modo decisivo il Buffo Omino, o Veltroni (basta la parola): vorrei far notare al gaudente popolo del referendum che il signor Bersani, prima di fiutare l'aria che tirava, pontificava di privatizzazione dell'acqua col suo solito pacato eloquio da parroco brillo di Sangiovese.




Che la corrente dei nuclearisti nel PD è tutt'altro che sparuta, che al concerto del Primo Maggio gli artisti hanno dovuto firmare una liberatoria affinché non pronunciassero discorsi in cui si facesse riferimento ai referendum, che la RAI (cioè il servizio pubblico pagato dagli utenti) ha conclamatamente  ed ignobilmente sabotato questi referendum senza che nessuna delle bocche ad idrovora in quota PD si sentisse in dovere di fare alcunché. Che i messaggi arrivati dai media di fonte PD vedono le solite trite richieste di dimissioni alle quali perfino il Berlusconi attuale risponde a pernacchie mentre prima D'Alema si stizzisce perché c'è chi vorrebbe elezioni subito ("primitivismo politico" dice), poi un'altro figurino piddino di cui ho rimosso il nome ieri in TV che ha la faccia di affermare che "Berlusconi deve governare fino al 2013 perché deve arrivarci logorato". Non da voi, sicuro.

E' un dato di fatto che questi qua non rappresentano nessuno se non il giro di interessi delle loro cricche.
E' un dato di fatto che gli interessi di questa gente e delle loro cricche non coincidono MAI con quelli dei cittadini.
In tema di energia, in tema di lavoro, in tema di servizi, in tema di politiche sociali.

Allora se veramente il popolo senza nome può avere una voce, e se quando questa voce si alza immediatamente altro popolo si aggrega perché ha finito di tapparsi il naso e finalmente vuole urlare, è il momento di prendere il coraggio a quattro mani e dire a questi signori che devono andarsene. E pagare il conto.
I Berlusconi, i Tremonti, gli Alfano, i La Russa, i Gasparri e tutto il circo Mediaset
ma anche
i D'Alema, i Veltroni, le Finocchiaro, i Letta e i Bersani.
Via. Raus. A lavorare.
Proprio ora che la sedicente opposizione sta già guardando voluttuosamente quelle poltrone su cui sono seduti i culi dei servi del Buffo Omino di Arcore.

Non serve un comitato d'affari che ne sostituisce un altro.
Questo non è il momento di sedersi a festeggiare, è il momento di urlare più forte.

mercoledì 8 giugno 2011

PRECARI DI TESTA

Una disamina sul rapporto del Censis che ha scandagliato le abitudini degli italiani l'ha già fatta Will sul suo blog ma anch'io sono rimasto molto incuriosito dai risultati, che definirei alquanto ottimistici.

Riassumo in breve:
l'85% degli italiani ritiene di essere l'arbitro unico dei propri comportamenti.

Ora resta da capire come mai i tribunali sono costantemente sommersi di cause, civili e penali visto che ognuno ritiene di essere giudice di se stesso.
Mi ricorda qualcuno. Qualcuno molto in alto ma molto basso, in tutti i sensi.

O forse è proprio perché ognuno pensa di essere giudice unico delle proprie cazzate che serve qualcun altro che intanto stabilisca chi è il giudice.
E questo in un paese che sta facendo dell'interpretazione legislativa un'arte trasformista da far invidia a Lon Chaney, a meno che una delle parti non si chiami Gerit Equitalia e l'altra sia un poveraccio.
(mi si perdonino i continui riferimenti agli strozzini di Stato, non devo loro un euro al momento, ma parimenti se i loro numi tutelari ed i loro esattori venissero spianati da una raffica di napalm  farei ugualmente carosello con la mia auto in Piazza della Repubblica a tutto clacson per tre giorni e potete giurarci che avrei un discreto seguito).

Per farla breve l'85% degli italiani pensa di essere Berlusconi.
Con la sottile differenza che rispetto al Buffo Omino di Arcore non contano un cazzo.
E questo già da un minimo la misura di quali ometti ridicoli stiamo parlando.

Dice poi che la trasgressione nel divertimento è ammessa soprattutto tra i più giovani (44,8%).
Merda.
Rispetto alla percentuale di Sticazzi sunnominata siamo a livelli di vergogna assoluta.
Che vuol dire, intanto, trasgressione?
Bere chinotto? Farsi dei bei tapironti a due cartine lunghe? Farsi le seghe col dito in culo?
Il Censis non lo dice. E immagino i nostri ggiovani cosa abbiano inteso per "trasgressione, almeno considerando che per una buona fetta é assolutamente normale sbriciolarsi le narici o sbombolarsi di pasticche (sorry, non sopporto nè cocaina - una vera droga da stronzi - nè le pasticche, il miglior viatico per continuare poi a finirsi di psicofarmaci per limitare almeno i danni, che comunque volenti o nolenti sono irreversibili).
Insomma, vai a sapere.

Dice poi che quando è necessario bisogna difendersi da sé, anche con le cattive maniere (48,6% e si sale al 61,3 nelle grandi città).
Gli altri, suppongo, hanno la scorta.

Oppure confidano nelle Forze dell'Ordine.
O nei tribunali.
O nella Giustizia Divina.
O in Capitan Findus.

Va da sé che solo gli ultimi hanno ancora un qualche contatto con il mondo reale.

Per raggiungere i propri fini, dice poi, è bene accettare dei compromessi (46,4%).
Ma cosa mi si dice mai. Nel paese di Machiavelli (sì, grazie, abbastanza).

Poi dice che si può essere buoni cattolici anche senza tener conto della morale della Chiesa in materia di sessualità (63,5%).
Beh, vanno capiti.
Non a tutti piacciono i ragazzini.
Lo so che è una battuta scontatissima, ma una volta tanto potrebbero essere le zecche in tonaca ad essere meno scontate.
Comunque se ancora qualcuno avesse dei dubbi sulla doppia morale dei fans dell'Amico Immaginario eccoli serviti.

In compenso sono in crescita i comportamenti aggressivi: fra il 2005 ed il 2009 +35,3% fra minacce ed ingiurie (e qui però va considerato se sono rivolte agli stronzi appartenenti alle categorie precedenti, al che la percentuale sarebbe da ritenersi vergognosamente bassa), lesioni e percosse +26,5% cioè oltre a quelle normalmente somministrate negli anni precedenti.
Reati sessuali +26,3%.
I soliti buontemponi daranno certamente la colpa alla crescente incidenza degli extracomunitari.
Io sono più propenso a dare la colpa alla crescente stronzaggine degli italiani, viste le abitudini del maschio bianco, latino e cattolico e, dato che non ho la minima voglia di spulciare altre statistiche oltre a quelle che ho già letto da tempo aspetto qualcuno che mi smentisca.
Lo so, mi piace vincere facile.

Poi l'Uovo di Colombo.
Quello che Will nel suo blog mette in primo piano.

Dal 2001 al 2009 c'è un lievissimo +114,2% di aumento del consumo di antidepressivi.

Ma allora?

Non sarà mica che i Giudici del Proprio Destino, i moralisti a un tanto l'etto, gli spaccascoregge maneschi e violenti che per 20 anni si sono fatti incantare da un  venditore di acqua colorata spacciata per Pozione della Felicità siano in realtà niente più e niente meno che degli ometti di merda? Degli asini che si credono leoni ma che una volta davanti allo specchio delle proprie responsabilità vanno in pezzi come un puzzle da 600 pezzi colpito da una pallonata?

Sia chiaro che non considero l'uso degli antidepressivi prerogativa dei soli omini di merda sunnominati.
Ma il dato dimostra che siamo inseriti in un ingranaggio, un sistema che i nostri italianuzzi ex-fieri conquistatori del Mondo, Santi, Poeti e Navigatori non ce la fanno a sostenere.
Non gliela fanno proprio.

E allora paura.
Paura che della gente dalla pelle scura, povera, zozza ma con degli obiettivi precisi e soprattutto per niente depressa ci faccia un culo grande come il Traforo del Frejus.

Comincio a pensare che questa paura cominci ad avere i suoi perché.
Ma, detto fra noi, se il peggio succedesse potrei solo chiosare con il più classico dei

SE LA SONO CERCATA.

Per conto mio cambierebbe poco.

Fra il combattere degli zozzi presunti cattolici dalla doppia morale, voraci come piranha ed egoisti come Inzaghi sotto porta, ed il combattere qualsiasi altra categoria con la solita brama di potere, sempre dall'altra parte della barricata mi toccherà stare.

E fiero di starci.

domenica 5 giugno 2011

FAMIGLIE CRISTIANE

L'anatema di Stramalidetto XIV contro le coppie di fatto non ci coglie impreparati, sebbene ogni volta che l'Umile Vignaiuolo dà aria alle carie la raffica di stronzate che ne esce lascia sempre con un vorticoso movimento rotatorio dei testicoli tanto da consigliare l'astensione per ogni gentile signora che nell'immediato avesse intenzione di cimentarsi in un sontuoso pompino pena un raffreddore da fieno.

Non si capisce innanzitutto da dove una banda di pedofili e segaioli tragga l'autorità per sentenziare su scibili che li riguardano quanto la corretta accordatura della chitarra di André Segovia né quanto ci riguardi a noi il fatto che qualche milione di gente che parla con un amico immaginario gli dia pure retta. Cazzi loro.

C'è un post di qualche tempo fa scritto dall'amica Minerva Jones riguardo il concetto di famiglia e le trasformazioni che l'epoca sta apportando a questa struttura che sempre più sta mostrando la propria inadeguatezza a reggere da sola il tessuto connettivo sociale attuale. I concetti espressi possono apparire rivoluzionari anche a chi non sia attualmente coinvolto in beghe legali con ex-mogli, assistenti sociali e legislazioni in merito che a mio parere sono state scritte da un tossicomane in scimmia pesante e che andrebbero assolutamente cambiate, ma questo è un altro discorso.

Quello che appare ridicolo, se non fosse patetico, è questo continuo richiamo alla "famiglia" come nucleo imprescindibile di una società mentre è proprio il concetto di famiglia così come le zecche in tonaca ed i loro sgherri cercano di imporre quello dal quale è diventato assolutamente necessario affrancarsi se vogliamo vedere veramente crescere questa società.
Non si vede infatti ragione per cui, ad esempio, una coppia di precari (ma anche una coppia dove uno solo dei genitori ha un lavoro precario) debba andare a complicarsi ulteriormente la vita andando a certificare legalmente e con tutte le conseguenze immaginabili in caso di separazione, un'unione che nel caso rimanesse semplicemente una convivenza avrebbe sicuramente una minore incidenza nella vita dei due individui che formano una coppia sotto ogni aspetto.

Se due persone vogliono formare un nucleo familiare basato sull'amore non hanno certo bisogno di imbarcarsi in avventure nelle quali una firma comporta il sottostare a leggi idiote ed anacronistiche.
E comunque resta un problema di coscienza: c'è gente che si sposa in Chiesa altrimenti i genitori non cacciano i soldi per comprare l'appartamento (visti coi miei occhi), ma fondamentalmente i moniti di Stramalidetto XIV hanno nei fatti l'incidenza di una scoreggia in mezzo al tifone Katrina.

Anche perché.

Il loro è un concetto di famiglia piuttosto curioso.

Leggiamo, ad esempio, come nella Chiesa si faccia elegantemente orecchi da mercante riguardo la vicenda delle "Maddalene" irlandesi e cioè di donne letteralmente imprigionate, vessate, torturate e spesso stuprate che venivano impiegate nelle lavanderie di ben quattro ordini religiosi di stanza nella simpatica penisola.
Una brutta storia sulla quale la Chiesa non ha mai ritenuto opportuno, come suo costume, prendersi le proprie responsabilità.
Stiamo parlando di stupri, di torture e di sequestri di persona, non di brodo di fagioli.
Non credo che a gente del genere affiderei il compito di sentenziare su alcunché, ma si sa, gli umani non hanno tutti una capacità di intendere e volere così definita. Almeno non tutti.
Eppure quello che, quando è commesso da un tunisino arrapato per il nostro popolino giustificherebbe la pena di morte, viene accolto dalle turbe quasi con sospetto.
Proprio come è successo quando si è cominciato seriamente a sollevare il problema delle violenze pedofile tra le fila delle zecche in tonaca, obbligando l'Umile Vignaiuolo ad una presa di posizione un tantinello diversa da quella espressa qualche anno fa nel suo breve trattato "Crimen Solicitationis".
Naturalmente a questo cambio di rotta ci abbiamo creduto, così come crediamo fermamente che le mucche normanne producono chinotto.

D'altra parte basti vedere quale sia la posizione della Chiesa nei confronti delle donne che regolarmente subiscono dai loro amorevoli mariti botte, sevizie e stupri (perchè, per quanto mi riguarda, un rapporto non consenziente è SEMPRE E COMUNQUE uno STUPRO).

Se vogliamo chiamare col proprio nome questa gente cerchiamo quindi di non girarci d'intorno.
Sono CRIMINALI. Niente di più e niente di meno.
Non vedo perché chi indossava una divisa nazista venisse considerato comunque un nazista, mentre chi indossa una tonaca venga considerato a priori una persona degna di rispetto sebbene sia agli ordini di cotanti delinquenti; delinquenti e pure impuniti.

Forse è proprio l'impunità il fattore che affascina decisivamente una discreta fetta di italiani dei quali non mi onoro manco per il cazzo di condividere la cittadinanza.
Sennò non avremmo ancora sulla sedia di Presidente del Consiglio la macchietta umana che abbiamo.

E' piuttosto sintomatico comunque che la Chiesa dimentichi puntualmente di porre accenti sulla conditio sine qua non che dovrebbe cementare ogni unione, di fatto o di fatti, in Chiesa o nei Palazzi Comunali o nelle Sale del Regno dei Testimoni di Geova: l'Amore ed il rispetto per la persona.
Condizioni che quando vengono meno ci chiedono di sopportare con cristiana rassegnazione.
Col cazzo.

Parlino per i loro fans, i Papa-boys, le beghine, le prefiche e quelli che senza il loro amico immaginario non trovano un senso nella vita.

Per conto mio mantengo la mia libertà di scegliere come ed in che forma creare il mio giro di affetti che chiamo "famiglia", sperando che le zecche in tonaca non ne rosichino troppo, chè la deforestazione comincia ad essere un problema assai grave.
(foto Archivio famiglia Pezzi)