Pare che Napolitano in persona stia seguendo il caso.
Quando poi arriverete alla fine del post tornate in cima e rileggete la frase d'apertura, altrimenti non rende bene l'idea.
Quei valorosi che mi hanno già letto sanno benissimo cosa posso pensare di quel succedaneo della carta igienica chiamato "Libero".
Ora succede che il suo direttore, testa-a-ginocchio Sallusti, rischi di andare in galera in quanto direttore responsabile per via di un articolo scritto sotto pseudonimo da tal Dreyfuss.
Il primo scritto a difesa di Sallusti che ho letto è stato quello di Vittorio Feltri, il quale puntualizzava che durante i processi di primo e secondo grado il paladino dell'informazionehehehehe berlusconiana è stato praticamente mollato dal suo avvocato, il quale semplicemente non si è preso neanche la briga di andare in tribunale al primo grado, mentre nel secondo è dovuto intervenire quello d'ufficio come per un tossico qualsiasi.
Ho subito ricollegato la faccenda a quella del disabile che per lo stesso motivo poco tempo fa rischiava di andare in galera per una multa.
Va da sè che NESSUNO ha minimamente fatto presente che la Legge potrebbe essere almeno rivista.
E altrettanto ovviamente, invece, la levata di scudi bipartisan - io direi bipolare - a difesa di Sallusti è stata immediata e massiccia; magari sarà perché una multa, comunque va pagata mentre la libertà d'opinione è sacra.
Allora vediamo quanto c'entra la libertà d'opinione, ad esempio andandosi a
leggere l'articolo.
La fonte è la rassegna stampa della Camera dei deputati. Provate a cercarlo da qualche altra parte.
Bene, quindi trattasi di una tredicenne rimasta incinta che chiede, col sostegno della madre, di abortire presso un giudice tutelare e questi concede loro libertà di scelta.
L'articolo è orrendo, ma soprattutto FALSO.
Ed è proprio in quello stile giornalistico di cui "Libero" e il "Giornale" hanno fatto il proprio vessillo: la mistificazione e la destrutturazione della realtà al fine di infangare idee e concetti avversari, quando non le persone. Ogni tanto qualcuno si sveglia e querela. E i due succedanei della carta igienica pagano.
Non credo sia necessario ricordare che queste due fanzine berlusconiane ricevono fior di quattrini grazie alla legge sull'editoria.
Ora, non vedo cosa c'entri la libertà d'opinione con questo modo di fare giornalismo. Cioè, con il giornalismo propriamente detto.
Non vedo cosa si cerchi di difendere quando QUESTO modo di fare giornalismo è la regola quando c'è da parlare di dissenso a questo sistema.
Gli attuali quotidiani sono fogne a cielo aperto. Dai quotidiani locali che sono semplicemente veline di questura, prefettura e poteri locali, ai quotidiani nazionali dove ormai la sciatteria ed il dilettantismo mediatico, uniti ad una vigliaccheria e ad un servilismo difficilmente riscontrabili in altri paesi più democraticamente evoluti, rendono i suddetti fogli niente più che dei bollettini da comitato d'affari.
Stavolta è toccata a Sallusti, uno dei motori della macchina del fango berlusconiana e stavolta rischia la galera.
Bene, io non solo spero che ci finisca, ma soprattutto che sotto processo ci vada proprio quel modo di fare giornalismo. E non è affatto una battaglia sulla libertà d'opinione.
Sappiamo benissimo che ormai è un fatto culturale, una pratica costante e ripetuta e soprattutto che le pene pecuniarie non sono un deterrente, perché dietro ci sguazzano editori che possono tranquillamente pagarsi le infamie che fanno pubblicare.
Stendiamo il velo su quanto pietoso sia l'ordine dei giornalisti e riprendiamo il filo iniziando da questo semplice articolo di
Alessandro Robecchi che più sobriamente non invoca la galera ma che pone il problema da una prospettiva ben più ampia e precisa rispetto alle solidarietà di casta arrivate senza neanche capire di cosa si sta parlando.
Tutto ciò quando si usa un mezzo d'informazione pubblico, pagato con soldi pubblici e dove scrive gente che quando non mistifica a mezzo stampa se ne sta, invitata e riverita, nei salotti televisivi di ogni ordine e grado a spiegare la rava e la fava al popolo bue.
Io me ne batto i coglioni delle loro opinioni. Non ne ho bisogno. Voi non ne avete bisogno. Noi non ne abbiamo bisogno.
Io me ne batto i coglioni del loro modo di informare stile "Prodi/Telekom Serbia" o col metodo-Boffo (con la più che sospetta difesa a gazzosina da parte della Curia verso il tapino) o delle millanta occasioni in cui il giornalismo peracottaro dei menestrelli berlusconiani è stato beccato con le mani nella marmellata.
Io me ne batto i coglioni se Sallusti rischia la galera. Che ci vada, se la Legge dice così.
E specialmente quando il suo amato Pilvio è uno che va a giro con più avvocati che capelli in testa mentre lui, poranima, ne aveva uno che sul più bello si squaglia.
Il problema è un altro.
Nessuno, e quando dico nessuno non intendo Ulisse, s'è sognato di porre il problema di come invece i ventilatori pieni di merda che questo modo di fare giornalismo rappresenta, vadano spenti.
Perché 1) Se vuoi infamare qualcuno mi fai il cazzo del favore che non lo fai coi soldi dei contribuenti (e parlo anche delle testate locali), ti fai la tua fanzine o il tuo blog con diritto di replica e poi vediamo in quanti ti danno retta.
2) In caso di riconosciuta colpevolezza nel reato di falso e diffamazione, specie se aggravata e continuata, si chiudono i contributi statali, si chiude il giornale e le rotative date a qualche cooperativa. La galera, in realtà, non serve a cazzo, a nessuno, ma nel caso del dispensatore di ergastoli e pene di morte di cui stiamo parlando non mi sento di negargli la conoscenza del nostro stimato patrimonio carcerario, possibilmente in cella con gente tipo Er Batacchio e lo Squartapaperi.
3) Abbiamo la stima della nostra libertà di stampa che è vergognosa solo da dire. Credo siamo più o meno valutati come un sultanato o giù di lì. Eppure mandano questi esseri inqualificabili a pontificare come stimati opinionisti dagli schermi TV, quella che se non paghi il canone ti pignorano il mezzo. Mi sembra cosa buona e giusta, quindi, adeguarne le sanzioni.
Perché si vuol far passare per una battaglia sulla libertà d'espressione qualcosa che con la libertà d'espressione non ha nulla a che fare.
E siccome io penso che se uno come Sallusti rischia la galera PERCHE' L'AVVOCATO S'E' SQUAGLIATO, ho tutte le ragioni per poter supporre che siamo ad un bis dell'attentato a Belpietro. Che era finto, mi pregio di ricordare. E che semmai si vuole incanalare la discussione su un binario completamente diverso da quello su cui era stata impostata la campagna contro la legge ammazzablog.
Ancor più chiara mi diventa la faccenda vedendo come e qualmente l'ondata di lai sia stata bidirezionale - io direi ancora bipolare - perché se mai la discussione si spostasse VERAMENTE su un certo modo di fare informazione di questi tempi se ne vedrebbero delle belle. E a nessuno di questi farebbe piacere.
Quindi, ricapitombolando, che la giustizia faccia il suo corso nel paese dove c'è il reato di clandestinità e dove per una canna puoi rovinarti l'esistenza. Nel paese della Diaz, dei Cucchi e delle onde radio Vaticane.
E ora andatevi a rileggere la frase d'inizio.