lunedì 3 settembre 2012

NEVIN Y'NIN LIBERA



Poi arriva quella che s'incazza.

Noi uomini non abbiamo la stessa coscienza di cosa significhi sentirsi violati.
Di sentire dentro di te un corpo estraneo che contro la tua volontà prende qualcosa di te per dare solo a se stesso.
Di qualcosa che ti annienta, ti umilia e ti segna per il resto della vita.

Poi arriva quella che s'incazza e fa GIUSTIZIA.
La sua, ovvio. Non c'è Tribunale, non c'è giudice, non c'è giuria né alcuna tribuna mediatica del cazzo che possa arrogarsi il diritto di giudicare.

Non ha giudicato quando la ragazza citata nell'articolo veniva stuprata e vilipesa, non ha giudicato quando la sua vita era stata ridotta ad una commedia dell'orrore.
Non ha giudicato perché i tribunali non giudicano queste cose.

Non si giudica il fatto che è prassi il vedere che quando un maschio inizia a tormentare con pressioni fisiche e psicologiche nonché con la violenza la vita di un'altra donna l'intero alveo parentale è coinvolto in una spirale di paura che può sfociare in violenza mortale.

E non si giudica perché il modello di società che ci è stato fatto accettare vuole questo.
In Italia c'è un particolare accanimento sulla figura della donna. D'altra parte siamo degli esteti.

Purtroppo le cronache sono piene di notizie riguardanti poveri agnellini di mamma i quali, una volta constatato che la sua inseparabile metà non vuole più saperne, si scoprono pazzi psicolabili dall'impulso incontrollabile che decidono di togliere dal mondo quello che, con tutta evidenza, non può essere loro.

Siamo sulle cifre a tre zeri l'anno, per chi non ne fosse a conoscenza.

Il perché è talmente sotto gli occhi di tutti che nessuno affronta la discussione senza prima infarcire finanche la premessa delle solite ideologie più o meno mistiche che hanno appestato le nostre società con lo splendido risultato che possiamo vedere.

Inizierei dal concetto di famiglia:

la mia generazione ha visto praticamente morire il concetto di famiglia allargata.
Cioè quella famiglia in cui membri di più generazioni vivevano sotto lo stesso tetto. Questo non è successo per colpa degli anarcoinsurrezionalisti o degli Ultras ma semplicemente perché l'edilizia aveva bisogno di rifare il ventre dell'architettura e della psicogeografia delle città. Appartamenti sempre più piccoli, grandi case frammentate e ricomposte in più appartamenti, costruzioni sempre più veloci nel degradarsi, speculazioni utili alla continuità del giro di soldi e poteri che, come nel caso dell'edilizia, sono sempre stati al centro della vita politica.

Non si sono frammentate le famiglie, si è frammentato un tessuto sociale già di per sé marcio perché guidato da regole, usi e costumi in cui il fattore pseudoreligioso e patriarcale aveva già causato il sedimentarsi di convinzioni assolute affatto affini ad un percorso di evoluzione e di libertà dell'individuo.

Quindi anche quei nuclei, che in realtà erano veri e propri microcosmi dove l'abitudine al confronto ed alla vicinanza davano comunque un'impronta importante alla società sono spariti, una fascia che non andrei assolutamente a trascurare ha risentito dell'improvvisa solitudine in cui era stata relegata dai nuovi assetti toponomastici.

Il lavoro è diventato indispensabile per tutti gli individui. Chi oggi può permettersi di stare in casa e mandare a lavorare il convivente al suo posto è oggetto di studi neosocioantropologici.

Il maschio, oggettivamente, non è più capo di un cazzo.

Che liberazione.

Invece no. C'è chi questo fatto non lo accetta. Si sente ancora il Centro del Nucleo anche ora, quando a malapena si riesce ad essere centro di se stessi, perché gestire in una civiltà cadente e decadente come questa la supremazia del maschio sulla femmina quando c'è un potere che ti sbatte in faccia ogni giorno che c'è sempre qualcuno che ce l'ha più duro del tuo ed è qui a spillarti altri soldi è dura da digerire, ad esempio.

Sinceramente non sostengo la supremazia di nessuno su nessuno.
Sostengo il liberarsi.
Prima di tutto nella mente, che prima di vedere qualcosa di concreto troppi cadaveri dovremo ancora vedere e troppi danni potrà ancora fare chi ne ha fatti finora.

Liberarsi da quell'idea che L'UOMO debba essere un capofamiglia per diritto divino.

L'UOMO è sempre e comunque una persona che vuole essere felice. E per essere felice deve poter scegliere.

Se sceglie di fare il marito perché effettivamente è questo il sogno della sua vita, vivere con una donna che ama, fare dei figli e crescerli, si darà da fare in tal senso e tanto più profonda e sincera sarà la sua decisione tanto più le possibilità di riuscirci cresceranno. Almeno credo.

Ma indipendentemente da ciò, nell'attuale struttura di questo tipo di civiltà, si possono scegliere forme di rapporto e di convivenza che potrebbero almeno adeguarsi molto meglio ed in modo più produttivo, visto anche che cominciamo ad avere strumenti informativi che permettono di allargarci in ogni direzione quanto a possibilità di vivere una vita decente. Molti delle nuove generazioni si stanno adeguando, troppi sono ancora fermi ad un guado stagnante fra la vecchia concezione di famiglia e qualcosa che non si sa. Un esempio sono le famiglie che se formano da altre famiglie e con le quali si condividono figli.

Liberarci dall'idea che quello che si è fatto per convenzione e poi per amore e poi no, forse era convenzione anche quella per vivere invece serenamente accanto agli esseri umani che il nostro cammino ci ha posto davanti secondo me potrebbe essere un primo passo.
Che l'autorevolezza deriva dall'amore e non dal ruolo, che si può sbagliare e che la separazione fa parte della vita. Si perdono e si acquistano persone continuamente. E che ogni fine è un nuovo inizio.
Che concentrare la propria vita sull'immagine di una persona è il grande inganno delle religioni.
In realtà se concentriamo la nostra Vita dentro noi stessi con l'idea che in essa vi è riflesso TUTTO, forse questa carneficina non sarebbe più tale.

Che anche noi uomini possiamo liberarci da catene che ormai sono lise ed arrugginite, che ci sono state regalate da un mondo che sta andando a pezzi cercando di trascinarci con sé.

Si ama, si scopa, si fanno figli perché si vuole amare, per conoscere il piacere dato e ricevuto, per conoscere se stessi e trovare un' armonia, . Si prendono altre strade perché i percorsi cambiano con velocità e modalità imposte da un sistema produttivo che oltretutto si ritiene baluardo della Famiglia, fosse mai che si lascino scappare l'occasione di prenderci per il culo.

In tutto ciò non è più questione di ruoli sociali o di genere ma di ruoli individuali.
Ed è a questa realtà che dovremo abituarci e che a me personalmente pare quella più vicina alla natura.

Ora, mentre la "crema" del laicato nostrano è ancora impegnata a leccare i piedi ad un Cardinale, seppur emerito ed inviso alle zecche vaticane, vorrei invece sostenere la causa di questa donna turca che ha deciso che i tribunali non erano il luogo dove dirimere la questione col suo stupratore.
E quella donna vuole abortire.

Visto che ogni giorno partono appelli per la causa di qualsiasi cosa, in nome di tutte le donne vessate, umiliate, stuprate ed uccise, il gesto di Nevin Y'Nin, 26 anni, potrebbe essere un avviso a tutti quegli organi legislativi e giudiziari che ancora si barcamenano con giustificazioni criminali quanto ridicole all'adeguamento degli strumenti di difesa per tutte quelle persone che vengono private della loro libertà e della loro dignità da esseri incapaci di ottenere qualcosa se non con la violenza ed il sopruso.

NEVIN LIBERA SUBITO

3 commenti:

Minerva ha detto...

Anni fa un mio studente marocchino del corso per mediatori culturali mi disse che - ora ch'era in Italia e conviveva felicemente con un'italiana - poteva finalmente stirarsi le camicie da solo e farsi da mangiare quando voleva. Essere servito fino in c*** in quanto uomo e forzato a sposarsi con chi non amava (cosa che appunto non fece, rifiutando il matrimonio combinato e mollando tutti per venire qui) era sì comodo, ma una limitazione alla sua libertà e un continuare a dare potere alla collettività a decidere per lui. Ecco, si rendessero tutti conto dell'altro lato della medaglia. La libertà è faticosa, forse, ma è ossigeno per le nostre vite!

sassicaia molotov ha detto...

Merce sempre più rara, Minerva. ;)

Barney ha detto...

Bella analisi, davvero.


Barney