mercoledì 26 settembre 2012

GIORNALISTI VIL RAZZA DANNATA



Pare che Napolitano in persona stia seguendo il caso.

Quando poi arriverete alla fine del post tornate in cima e rileggete la frase d'apertura, altrimenti non rende bene l'idea.

Quei valorosi che mi hanno già letto sanno benissimo cosa posso pensare di quel succedaneo della carta igienica chiamato "Libero".
Ora succede che il suo direttore, testa-a-ginocchio Sallusti, rischi di andare in galera in quanto direttore responsabile per via di un articolo scritto sotto pseudonimo da tal Dreyfuss.

Il primo scritto a difesa di Sallusti che ho letto è stato quello di Vittorio Feltri, il quale puntualizzava che durante i processi di primo e secondo grado il paladino dell'informazionehehehehe berlusconiana è stato praticamente mollato dal suo avvocato, il quale semplicemente non si è preso neanche la briga di andare in tribunale al primo grado, mentre nel secondo è dovuto intervenire quello d'ufficio come per un tossico qualsiasi.

Ho subito ricollegato la faccenda a quella del disabile che per lo stesso motivo poco tempo fa rischiava di andare in galera per una multa.
Va da sè che NESSUNO ha minimamente fatto presente che la Legge potrebbe essere almeno rivista.

E altrettanto ovviamente, invece, la levata di scudi bipartisan - io direi bipolare - a difesa di Sallusti è stata immediata e massiccia; magari sarà perché una multa, comunque va pagata mentre la libertà d'opinione è sacra.

Allora vediamo quanto c'entra la libertà d'opinione, ad esempio andandosi a leggere l'articolo.

La fonte è la rassegna stampa della Camera dei deputati. Provate a cercarlo da qualche altra parte.

Bene, quindi trattasi di una tredicenne rimasta incinta che chiede, col sostegno della madre, di abortire presso un giudice tutelare e questi concede loro libertà di scelta.

L'articolo è orrendo, ma soprattutto FALSO.
Ed è proprio in quello stile giornalistico di cui "Libero" e il "Giornale" hanno fatto il proprio vessillo: la mistificazione e la destrutturazione della realtà al fine di infangare idee e concetti avversari, quando non le persone. Ogni tanto qualcuno si sveglia e querela. E i due succedanei della carta igienica pagano.

Non credo sia necessario ricordare che queste due fanzine berlusconiane ricevono fior di quattrini grazie alla legge sull'editoria.

Ora, non vedo cosa c'entri la libertà d'opinione con questo modo di fare giornalismo. Cioè, con il giornalismo propriamente detto.

Non vedo cosa si cerchi di difendere quando QUESTO modo di fare giornalismo è la regola quando c'è da parlare di dissenso a questo sistema.
Gli attuali quotidiani sono fogne a cielo aperto. Dai quotidiani locali che sono semplicemente veline di questura, prefettura e poteri locali, ai quotidiani nazionali dove ormai la sciatteria ed il dilettantismo mediatico, uniti ad una vigliaccheria e ad un servilismo difficilmente riscontrabili in altri paesi più democraticamente evoluti, rendono i suddetti fogli niente più che dei bollettini da comitato d'affari.

Stavolta è toccata a Sallusti, uno dei motori della macchina del fango berlusconiana e stavolta rischia la galera.

Bene, io non solo spero che ci finisca, ma soprattutto che sotto processo ci vada proprio quel modo di fare giornalismo. E non è affatto una battaglia sulla libertà d'opinione.
Sappiamo benissimo che ormai è un fatto culturale, una pratica costante e ripetuta e soprattutto che le pene pecuniarie non sono un deterrente, perché dietro ci sguazzano editori che possono tranquillamente pagarsi le infamie che fanno pubblicare.

Stendiamo il velo su quanto pietoso sia l'ordine dei giornalisti e riprendiamo il filo iniziando da questo semplice articolo di Alessandro Robecchi che più sobriamente non invoca la galera ma che pone il problema da una prospettiva ben più ampia e precisa rispetto alle solidarietà di casta arrivate senza neanche capire di cosa si sta parlando.

Tutto ciò quando si usa un mezzo d'informazione pubblico, pagato con soldi pubblici e dove scrive gente che quando non mistifica a mezzo stampa se ne sta, invitata e riverita, nei salotti televisivi di ogni ordine e grado a spiegare la rava e la fava al popolo bue.

Io me ne batto i coglioni delle loro opinioni. Non ne ho bisogno. Voi non ne avete bisogno. Noi non ne abbiamo bisogno.
Io me ne batto i coglioni del loro modo di informare stile "Prodi/Telekom Serbia" o col metodo-Boffo (con la più che sospetta difesa a gazzosina da parte della Curia verso il tapino) o delle millanta occasioni in cui il giornalismo peracottaro dei menestrelli berlusconiani è stato beccato con le mani nella marmellata.

Io me ne batto i coglioni se Sallusti rischia la galera. Che ci vada, se la Legge dice così.
E specialmente quando il suo amato Pilvio è uno che va a giro con più avvocati che capelli in testa mentre lui, poranima, ne aveva uno che sul più bello si squaglia.

Il problema è un altro.

Nessuno, e quando dico nessuno non intendo Ulisse, s'è sognato di porre il problema di come invece i ventilatori pieni di merda che questo modo di fare giornalismo rappresenta, vadano spenti.

Perché 1) Se vuoi infamare qualcuno mi fai il cazzo del favore che non lo fai coi soldi dei contribuenti (e parlo anche delle testate locali), ti fai la tua fanzine o il tuo blog con diritto di replica e poi vediamo in quanti ti danno retta.
2) In caso di riconosciuta colpevolezza nel reato di falso e diffamazione, specie se aggravata e continuata, si chiudono i contributi statali, si chiude il giornale e le rotative date a qualche cooperativa. La galera, in realtà, non serve a cazzo, a nessuno, ma nel caso del dispensatore di ergastoli e pene di morte di cui stiamo parlando non mi sento di negargli la conoscenza del nostro stimato patrimonio carcerario, possibilmente in cella con gente tipo Er Batacchio e lo Squartapaperi.
3) Abbiamo la stima della nostra libertà di stampa che è vergognosa solo da dire. Credo siamo più o meno valutati come un sultanato o giù di lì. Eppure mandano questi esseri inqualificabili a pontificare come stimati opinionisti dagli schermi TV, quella che se non paghi il canone ti pignorano il mezzo. Mi sembra cosa buona e giusta, quindi, adeguarne le sanzioni.

Perché si vuol far passare per una battaglia sulla libertà d'espressione qualcosa che con la libertà d'espressione non ha nulla a che fare.
E siccome io penso che se uno come Sallusti rischia la galera PERCHE' L'AVVOCATO S'E' SQUAGLIATO, ho tutte le ragioni per poter supporre che siamo ad un bis dell'attentato a Belpietro. Che era finto, mi pregio di ricordare. E che semmai si vuole incanalare la discussione su un binario completamente diverso da quello su cui era stata impostata la campagna contro la legge ammazzablog.

Ancor più chiara mi diventa la faccenda vedendo come e qualmente l'ondata di lai sia stata bidirezionale - io direi ancora bipolare - perché se mai la discussione si spostasse VERAMENTE su un certo modo di fare informazione di questi tempi se ne vedrebbero delle belle. E a nessuno di questi farebbe piacere.

Quindi, ricapitombolando, che la giustizia faccia il suo corso nel paese dove c'è il reato di clandestinità e dove per una canna puoi rovinarti l'esistenza. Nel paese della Diaz, dei Cucchi e delle onde radio Vaticane.

E ora andatevi a rileggere la frase d'inizio.

venerdì 21 settembre 2012

LA SATIRA COME ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA


PREMESSA: questa vignetta è di Ellekappa, alias Laura Pellegrini, a mio parere una delle migliori vignettiste satiriche in giro, se non la migliore. Non la invitano ai talk show. Fine della premessa.

Certo che ci mancherei io a spiegare al volgo cos'è la satira.
Io sono un utente. Al quale però la satira piace, e piace come concetto.
Mi piace perché scardina proprio quell'area di pensiero per cui qualcosa diventa intoccabile, sacro, immune e quindi non giudicabile dai comuni mortali.

Sticazzi.

Cominciamo col dire che sono proprio gli intoccabili che dalla notte dei tempi sembra vivano con la costante preoccupazione di giudicare quello che fanno i comuni mortali, quando non dettano direttamente le regole per gli stessi.
E diciamo pure che anche il "politicamente corretto" è un'astrazione che ognuno cerca di plasmare a seconda delle proprie paturnie e che quindi, comunque la si veda, ha origini quanto meno sospette.

E comunque c'è la satira cosiddetta "intelligente" o "politicamente corretta" che annovera tra le sue fila anche soggetti validi e che ogni tanto infilano anche la battuta da applausi e c'è anche la stira sguaiata, senza freni nel cercare ed infilzare i propri bersagli e che non risparmia nulla e nessuno, anzi in special modo proprio quelle icone che vengono ritenute (e si ritengono) intoccabili.

Ma sono e restano vignette. Istantanee di una critica sociale che comunque cova nelle parole della gente, di certe parti di popolo, quelle che sono in qualche maniera il termometro di sentimenti ai quali ci si lascia spesso prendere quando si percepisce, netta e perfettamente a fuoco, la distanza che c'è fra noi e quello che da sempre è il cosiddetto "senso comune", o almeno quello che le elìte dominanti ci vorrebbero imporre.

Posso trovare una vignetta inutile, la battuta inefficace, il bersaglio sbagliato, il concetto volgare ma lo stesso concetto lo posso applicare sia a qualsiasi altra forma d'arte sia a quello che ci viene somministrato dai media istituzionali.

Ad esempio, io trovo il programma "Uomini e donne" di una volgarità e di una grettezza incommensurabili.
Cosa dovrei fare? Chiederne la chiusura? Ma neanche per idea.
Chi ama quel genere di programmi deve godersi il suo inferno fino in fondo. E' quel soggetto che permette al programma di esistere da tanti anni.
Per me quel programma non esiste. Non lo guardo. Punto.

Se vogliamo combattere le implicazioni sociali e le ripercussioni sulle menti di chi lo guarda (roba che già il parlarne mi fa venire il giramento di coglioni) niente di meglio che esprimere la propria visione in maniera appropriata quando eventualmente c'è l'occasione di farlo. Non do per scontato che tutti abbiano in ogni occasione il coraggio di esprimere le proprie idee ma visto che nell'epoca della Rete c'è modo di farlo nei più svariati e variegati ambiti, può essere un occasione per dare un contributo.

E veniamo al punto.

Tanto per essere chiari credo che tutta la manfrina sul film blasfemo e sulle vignette su Maometto sia funzionale ad una ulteriore stretta sulle libertà civili ed individuali per chi vive in Occidente. Ma non c'è niente di meglio che una causa religiosa per scatenare una bella repressione, magari condita con qualche atto terrorista ad hoc per preparare meglio i cittadini a qualche legge stile Patriot Act.
O a qualche milione di telecamere, satelliti, intercettazioni ed amenità del genere.

E le religioni, si sa, non si sono mai tirate indietro nel dare una mano. Pochi giorni fa l'Umile Vignaiuolo se n'è uscito con una battuta che avrebbe vinto il premio FACCIADACULO non dell'anno ma della storia dell'umanità.Sarebbe a dire che il capo della congrega che nella storia ha compiuto più omicidi e stermini di massa quando non genocidi, viene a raccontarci che "UN CREDENTE NON UCCIDE".

E non desidera la donna d'altri, naturalmente.

In altri, e per fortuna più tranquilli ambiti, si è polemizzato su una vignetta di Vauro che ritraeva la Ministra Fornero in abbigliamento decisamente non consono ad una Ministra della Repubblica alludendo ad una sua conversione al cosiddetto mestiere più antico del mondo (che non è poi neanche vero, sono nati prima i cuochi).

La vignetta è stata giudicata sessista, altri invece l'hanno giudicata soltanto stupida.
Per me è entrambi, ma è un'opinione personale, visto poi che pur considerando meritorie tante cose fatte da Vauro credo che è proprio come vignettista che dà il peggio di se.
Ma non per il sessismo o altro, è proprio che raramente azzecca le battute.

Ellekappa, per dire, è su un altro pianeta.

E comunque anche chi ha contestato come sessista la vignetta una volta messo il puntino sulle I è passato/a (più a che o) oltre. E ci mancherebbe. Si passa oltre le vignette e si ricomincia, semmai, a preoccuparsi della radice del problema. Quello che poi genera le vignette che non fanno ridere, o sono sessiste per compulsione , o semplicemente sono così becere che si fa fatica a considerarle satira.

Non sono state fatte fatwe, nè manifestazioni, nè fiaccolate, nè è stata fatta saltare in aria la redazione di Anno Zero.
Si va oltre.

Quando per un film o una vignetta si fomentano i peggiori istinti e le peggiori convenienze significa che in arrivo c'è un piatto che non ci piacerà per niente.

Resistere significa continuare a pubblicare e leggere tutte le cazzo di vignette che i vignettisti ritengono di fare e continuare a far uscire tutti i film che i produttori ritengono di voler fare uscire.

E' al cervello, che vogliono farci rinunciare.
Meglio fargli capire che questa guerra la perderanno, sempre e comunque.


mercoledì 19 settembre 2012

PATROCLO E CAVANNA



Non ho ancora ripreso i ritmi da blog e da blogger, per il momento mi sto buttando con tutti e due i piedi per tacer del resto sulla musica. Gli Stella Maris Music Conspiracy hanno cambiato formazione e non appena il nuovo elemento si sarà completamente integrato partirà finalmente il carrozzone disco/concerti/gadgets/ nonché subito la preparazione del secondo disco. Contemporaneamente assieme ad altri delinquenti abbiamo messo su una band acustica per poter suonare anche nei locali più adatti a suoni meno rumorosi e, tanto per non farmi mancare nulla ho avviato anche un progetto da solista al quale collaboreranno svariati musicisti della zona.
Insomma, di noia non muoio.

In ambito internettesco il tempo a disposizione lo sto usando più per gestirmi il Tumblr del Tafferuglio, che ho chiamato Patroclo e che al momento dice molto più precisamente quello che vorrei dire e cioè che al momento non ho molto da dire a parole.

Riesco a sfogliare pochi blog, quelli a cui sono più affezionato.
Ad esempio, quello del Venturi del quale vorrei segnalare a quei pochi che non l'hanno ancora letto lo splendido post "Sonni tranquilli" nonché l'ultimo "Gente serissima" , roba alla quale non ho da aggiungere proprio nulla se non qualche bestemmione di contorno.
E poi quelli che sono nel blogroll, ma mai attentamente e profondamente come vorrei e come meriterebbero gli autori.
Verranno tempi migliori, probabilmente.

Una cosa, però, ve la riporto qui pari pari e con il consenso della fonte a cui ho attinto; il blog "Imbuteria" che consiglio caldissimamente nonostante sia su quel cesso di piattaforma che è wordpress.

E' un breve scritto di François Cavanna intitolato "Voi". Breve, coinciso e che andrebbe inciso in rilievo in ogni Municipio, in ogni strada, in ogni bar. Ovunque.


“Voi,

i cristiani, gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli scintoisti, gli avventisti, i panteisti, i testimoni di questo e di quello, i satanisti, i guru, i maghi, le streghe, i santoni,
quelli che tagliano la pelle del pistolino ai bambini,
quelli che cuciono la passerina alle bambine, quelli che pregano ginocchioni, quelli che pregano a quattro zampe, quelli che pregano su una gamba sola, quelli che non mangiano questo e quello, quelli che si segnano con la destra,
quelli che si segnano con la sinistra, quelli che si votano al Diavolo, perché delusi da Dio,
quelli che pregano per far piovere,
quelli che pregano per vincere al lotto, quelli che pregano perché non sia Aids, quelli che si cibano del loro Dio fatto a rondelle, quelli che non pisciano mai controvento,
quelli che fanno l’elemosina per guadagnarsi il cielo,
quelli che lapidano il capro espiatorio, quelli che sgozzano le pecore, quelli che credono di sopravvivere nei loro figli, quelli che credono di sopravvivere nelle loro opere,
quelli che non vogliono discendere dalla scimmia, quelli che benedicono gli eserciti, quelli che benedicono le battute di caccia, quelli che cominceranno a vivere dopo la morte…

Tutti voi,

che non potete vivere senza un Papà Natale e senza un Padre castigatore.

Tutti voi,

che non potete sopportare di non essere altro che vermi di terra con un cervello.

Tutti voi,

che vi siete fabbricati un dio “perfetto” e “buono” tanto stupido, tanto meschino, tanto sanguinario, tanto geloso, tanto avido di lodi quanto il più stupido, il più meschino, il più sanguinario, il più geloso, il più avido di lodi tra voi.

Voi, oh, tutti voi

NON ROMPETECI I COGLIONI!

Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi.

Non rompeteci i coglioni, cani!”

François Cavanna





lunedì 3 settembre 2012

NEVIN Y'NIN LIBERA



Poi arriva quella che s'incazza.

Noi uomini non abbiamo la stessa coscienza di cosa significhi sentirsi violati.
Di sentire dentro di te un corpo estraneo che contro la tua volontà prende qualcosa di te per dare solo a se stesso.
Di qualcosa che ti annienta, ti umilia e ti segna per il resto della vita.

Poi arriva quella che s'incazza e fa GIUSTIZIA.
La sua, ovvio. Non c'è Tribunale, non c'è giudice, non c'è giuria né alcuna tribuna mediatica del cazzo che possa arrogarsi il diritto di giudicare.

Non ha giudicato quando la ragazza citata nell'articolo veniva stuprata e vilipesa, non ha giudicato quando la sua vita era stata ridotta ad una commedia dell'orrore.
Non ha giudicato perché i tribunali non giudicano queste cose.

Non si giudica il fatto che è prassi il vedere che quando un maschio inizia a tormentare con pressioni fisiche e psicologiche nonché con la violenza la vita di un'altra donna l'intero alveo parentale è coinvolto in una spirale di paura che può sfociare in violenza mortale.

E non si giudica perché il modello di società che ci è stato fatto accettare vuole questo.
In Italia c'è un particolare accanimento sulla figura della donna. D'altra parte siamo degli esteti.

Purtroppo le cronache sono piene di notizie riguardanti poveri agnellini di mamma i quali, una volta constatato che la sua inseparabile metà non vuole più saperne, si scoprono pazzi psicolabili dall'impulso incontrollabile che decidono di togliere dal mondo quello che, con tutta evidenza, non può essere loro.

Siamo sulle cifre a tre zeri l'anno, per chi non ne fosse a conoscenza.

Il perché è talmente sotto gli occhi di tutti che nessuno affronta la discussione senza prima infarcire finanche la premessa delle solite ideologie più o meno mistiche che hanno appestato le nostre società con lo splendido risultato che possiamo vedere.

Inizierei dal concetto di famiglia:

la mia generazione ha visto praticamente morire il concetto di famiglia allargata.
Cioè quella famiglia in cui membri di più generazioni vivevano sotto lo stesso tetto. Questo non è successo per colpa degli anarcoinsurrezionalisti o degli Ultras ma semplicemente perché l'edilizia aveva bisogno di rifare il ventre dell'architettura e della psicogeografia delle città. Appartamenti sempre più piccoli, grandi case frammentate e ricomposte in più appartamenti, costruzioni sempre più veloci nel degradarsi, speculazioni utili alla continuità del giro di soldi e poteri che, come nel caso dell'edilizia, sono sempre stati al centro della vita politica.

Non si sono frammentate le famiglie, si è frammentato un tessuto sociale già di per sé marcio perché guidato da regole, usi e costumi in cui il fattore pseudoreligioso e patriarcale aveva già causato il sedimentarsi di convinzioni assolute affatto affini ad un percorso di evoluzione e di libertà dell'individuo.

Quindi anche quei nuclei, che in realtà erano veri e propri microcosmi dove l'abitudine al confronto ed alla vicinanza davano comunque un'impronta importante alla società sono spariti, una fascia che non andrei assolutamente a trascurare ha risentito dell'improvvisa solitudine in cui era stata relegata dai nuovi assetti toponomastici.

Il lavoro è diventato indispensabile per tutti gli individui. Chi oggi può permettersi di stare in casa e mandare a lavorare il convivente al suo posto è oggetto di studi neosocioantropologici.

Il maschio, oggettivamente, non è più capo di un cazzo.

Che liberazione.

Invece no. C'è chi questo fatto non lo accetta. Si sente ancora il Centro del Nucleo anche ora, quando a malapena si riesce ad essere centro di se stessi, perché gestire in una civiltà cadente e decadente come questa la supremazia del maschio sulla femmina quando c'è un potere che ti sbatte in faccia ogni giorno che c'è sempre qualcuno che ce l'ha più duro del tuo ed è qui a spillarti altri soldi è dura da digerire, ad esempio.

Sinceramente non sostengo la supremazia di nessuno su nessuno.
Sostengo il liberarsi.
Prima di tutto nella mente, che prima di vedere qualcosa di concreto troppi cadaveri dovremo ancora vedere e troppi danni potrà ancora fare chi ne ha fatti finora.

Liberarsi da quell'idea che L'UOMO debba essere un capofamiglia per diritto divino.

L'UOMO è sempre e comunque una persona che vuole essere felice. E per essere felice deve poter scegliere.

Se sceglie di fare il marito perché effettivamente è questo il sogno della sua vita, vivere con una donna che ama, fare dei figli e crescerli, si darà da fare in tal senso e tanto più profonda e sincera sarà la sua decisione tanto più le possibilità di riuscirci cresceranno. Almeno credo.

Ma indipendentemente da ciò, nell'attuale struttura di questo tipo di civiltà, si possono scegliere forme di rapporto e di convivenza che potrebbero almeno adeguarsi molto meglio ed in modo più produttivo, visto anche che cominciamo ad avere strumenti informativi che permettono di allargarci in ogni direzione quanto a possibilità di vivere una vita decente. Molti delle nuove generazioni si stanno adeguando, troppi sono ancora fermi ad un guado stagnante fra la vecchia concezione di famiglia e qualcosa che non si sa. Un esempio sono le famiglie che se formano da altre famiglie e con le quali si condividono figli.

Liberarci dall'idea che quello che si è fatto per convenzione e poi per amore e poi no, forse era convenzione anche quella per vivere invece serenamente accanto agli esseri umani che il nostro cammino ci ha posto davanti secondo me potrebbe essere un primo passo.
Che l'autorevolezza deriva dall'amore e non dal ruolo, che si può sbagliare e che la separazione fa parte della vita. Si perdono e si acquistano persone continuamente. E che ogni fine è un nuovo inizio.
Che concentrare la propria vita sull'immagine di una persona è il grande inganno delle religioni.
In realtà se concentriamo la nostra Vita dentro noi stessi con l'idea che in essa vi è riflesso TUTTO, forse questa carneficina non sarebbe più tale.

Che anche noi uomini possiamo liberarci da catene che ormai sono lise ed arrugginite, che ci sono state regalate da un mondo che sta andando a pezzi cercando di trascinarci con sé.

Si ama, si scopa, si fanno figli perché si vuole amare, per conoscere il piacere dato e ricevuto, per conoscere se stessi e trovare un' armonia, . Si prendono altre strade perché i percorsi cambiano con velocità e modalità imposte da un sistema produttivo che oltretutto si ritiene baluardo della Famiglia, fosse mai che si lascino scappare l'occasione di prenderci per il culo.

In tutto ciò non è più questione di ruoli sociali o di genere ma di ruoli individuali.
Ed è a questa realtà che dovremo abituarci e che a me personalmente pare quella più vicina alla natura.

Ora, mentre la "crema" del laicato nostrano è ancora impegnata a leccare i piedi ad un Cardinale, seppur emerito ed inviso alle zecche vaticane, vorrei invece sostenere la causa di questa donna turca che ha deciso che i tribunali non erano il luogo dove dirimere la questione col suo stupratore.
E quella donna vuole abortire.

Visto che ogni giorno partono appelli per la causa di qualsiasi cosa, in nome di tutte le donne vessate, umiliate, stuprate ed uccise, il gesto di Nevin Y'Nin, 26 anni, potrebbe essere un avviso a tutti quegli organi legislativi e giudiziari che ancora si barcamenano con giustificazioni criminali quanto ridicole all'adeguamento degli strumenti di difesa per tutte quelle persone che vengono private della loro libertà e della loro dignità da esseri incapaci di ottenere qualcosa se non con la violenza ed il sopruso.

NEVIN LIBERA SUBITO