mercoledì 10 ottobre 2012

DALLA CULLA ALLA TOMBA



Negli anni in cui è imperversato il berlusconismo si è creata presso una non esiziale
fetta di popolazione l'idea che i tempi avessero dato una svolta epocale alla concezione stessa
del vivere.
Con l'arte e la bellezza, semplicemente, non si mangia. Punto.
Il modello rampantista, "vincente", dell' "abbiamo l'esclusiva", del profitto prima di tutto,
dello status che ti dà un'identità, della devozione totale ed incondizionata al Dio mercato, era
diventata la Religione a cui piegarsi senza se e senza ma.

E l'italietta delle madonnine che piangono, dei Padripii, della FamigliaPrimaDiTutto, delle
riviste gossippare e delle Tv biscionate se n'è stata buona per un bel ventennio a godersi lo
spettacolo della Caporetto del riscatto sociale, del libero pensiero, dei "comunisti" e della
concezione solidale di società pensando che finalmente eravamo diventati il migliore dei mondi
possibili.
Ora, con tutto il rispetto per la categoria dei primati, quest'italietta è rimasta col culo per terra
e senza neanche quel quid di tenerezza che le scimmie possono suscitare.

D'altra parte se ci si affida ad un condottiero ignorante come le capre di Castellina, che parla
di Romolo e Remolo, che vuole andare a trovare papà Cervi, che va all'estero ad ostentare un inglese
degno di mio nonno che parlava solo marchigiano stretto, che negli anni ha conquistato all'estero
la stima di una manata di merda e che ora sta cercando di salvarsi il culo con la dignità di uno Schettino
la dice lunga sui processi mentali di certi miei connazionali.
E la dice lunga sul perché dei campi di rieducazione maoisti.

Perché, facciamoci il callo, questa nazione pullula di deficienti.
Nel più stretto senso etimologico del termine.
Deficienti nel ragionamento, deficienti nello stabilire un concetto di bene comune, deficienti per carenza di
sforzo nel cercare un perché della loro esistenza al di là del "produci, consuma, crepa".
Deficienti nel loro assoggettarsi a qualsiasi autorità che li rassicuri della loro mediocrità.

Siamo quelli abbandonati dal Re l'8 settembre e che per poco rivotano per la Monarchia.
Siamo quelli che abbiamo lasciato due stati esteri dettare l'agenda politica nazionale pensando che sia normale (parlo di USA  e Vaticano) tanto che ora abbiamo lasciato aggiungere la BCE e l'UE al tavolino senza fiatare perché il Buffo Omino di Arcore s'è rivelato per quel che era: un cialtrone col senso dello Stato di un mattone foratino a cui interessava solo pararsi il culo.

E siamo quelli che hanno dato retta a uno come Marchionne.
Che ora, dall'alto delle sue Multiple, Dune, Stilo e Argente sfornate grazie a copiosi interventi direttamente dalle nostre tasche, chiama Firenze una città "piccola e povera".

Ora, visto che per dar retta a questo ennesimo venditore di lozioni miracolose composte da acqua di fogna e rannata di pavimento di officina ci siamo giocati 30 anni di lotte e di diritti, direi che sarebbe anche l'ora di riflettere un attimo.

Non su di lui, che l'effetto ha sempre una causa.

Ma sulle Camusso, sui Bonanni e sugli Angeletti, ad esempio.
Sugli Ichino. Sui Renzi che gli danno retta poi dicono di essere stati fregati.
Sui Monti e sui Passera.

Sarebbe l'ora di riflettere sul fatto che andare in piazza a far sfogare a suon di manganellate battaglioni
di pezzi di merda in armatura strafatti di cocaina non serve più a un cazzo.

Perché il prossimo venditore di lozioni potrebbe essere quello che ci darà il veleno definitivo, quello da cui
non si torna indietro.

Eravamo la culla dell'arte e della cultura.
Vediamo di non diventarne la tomba.


mercoledì 3 ottobre 2012

SALLUSTI E FIORITI SARETE VOI


L'abitudine nel generalizzare, a quanto pare, evita analisi più approfondite che potrebbero dare
come risultato esiti imbarazzanti per coloro che si lanciano in frasi e slogan
buoni per strappare l'approvazione di quella parte di popolo al quale basta un'affermazione
completamente opposta detta con altrettanta sagacia comunicativa per ripartire con moti di approvazione
ancora più entusiasti.

Stiamo parlando di un'area affaristica (PDL e amici) sostenuta da una base nella quale si possono
riconoscere, certamente, elementi non avulsi nei comportamenti da altre parti politico-affaristiche,
ma che sotto l'ologramma di un omino buffo e poco acculturato che non s'è fatto da sè manco per il cazzo
ma fa tanto figo dire il contrario, s'è crogiolata pensando d'essere finalmente
salita sul carro vincente nel mentre si risdoganava la peggiore feccia fascista, mentre a Genova
la Polizia di stato gettava discredito sull'Italia presso il mondo intero (e ora c'è tanto di timbro della Cassazione)
e mentre mafie ed organiizzazioni criminali di ogni risma si spargevano tranquillamente a macchia d'olio
in tutto il paese e tutto ciò mentre stavamo entrando nella crisi più buia del dopoguerra mentre i conducenti,
il buffo omino in testa, dicevano che tutto andava bene e che la crisi era un'invenzione della stampa comunista.

Questa base sì, è ben rappresentata da un Sallusti che pubblica un fondo infamante e falso contro le donne e
contro la magistratura, viene regolarmente condannato anche perché il suo avvocato non ha ritenuto necessario
alzare il culo al processo di primo grado e fare il suo dovere, e va ospitato con tanto di tappetino a starnazzare
in TV delirando di libertà di opinione e deontologia professionale, cose che a un sacco di merda come Renato Farina, cioè l'estensore
dell'articolo tenutosi ben al sicuro nell'anonimato fino a quel momento, riguradano quanto l'uso di un kit da batterista
per un monco da entrambi i bracci. E anche a lui stesso, propinatore e dispensatore di anni e anni di galera, torture e pene corporali
dal suo giornale e dalle poltrone dei salotti TV dove viene regolarmente ospitato.
E quelli che sono caduti in questa manfrina naturalmente coprono un arco che va fino all'emiciclo opposto di quella porcilaja
a cui è ridotto il Parlamento, gente che sputa e sentenzia senza neanche sapere di cosa cazzo sta parlando ma che sceglie
l'unica strada della convenienza politico-affaristico; troppo estroso sarebbe stato dare la propria solidarietà alla ragazzina 13enne
costretta ad abortire, cercando di garantire a lei ed a altri innumerevoli coetanei che di fronte a famiglie e situazioni
socio-economiche improponibili per un paese civile cercano se non altro di crescere senza lasciarci la pelle.
Troppo estroso dare solidarietà ad un magistrato che ha lasciato alla mamma ed alla ragazza libertà di coscienza, esercizio che
di questi tempi sembra più un'azione situazionista che un diritto dell'individuo.
Queste merde hanno paura a confrontarsi con qualsiasi cosa ricordi la legalità, quando ad andarci di mezzo è un rappresentante del loro
circo.
E' lì che si ricordano che la galera è dura.

Non quando fanno massacrare e torturare ragazzini, come a Genova, o come quando sbattono dentro gente che si oppone ai loro traffici criminali
nei confronti dei cittadini e della natura come in Val Susa.

Difatti si sono ben guardati dal rendere ammissibile il reato di tortura per l'ennesima volta.
L'unica consolazione è che questo vale per tutti, non solo per le Forze dell'Ordine.
Chi ha visto "Le Iene" di Tarantino ha capito di cosa parlo.

Per quanto riguarda Fiorito no signori, io non sono come lui e conosco tanta altra gente che non è come lui.
E il dire che negli stessi suoi panni avremmo fatto lo stesso è per quelli come noi profondamente offensivo e diffamatorio.
Siamo in tanti a non essere nei suoi panni proprio perché non ci vogliamo stare. Perché quel mondo ci fa schifo.
Perché abbiamo sempre preferito credere alla novella per cui il lavoro onesto paga e ci permette di
essere sereni almeno nel nostro ruolo sociale. E siamo in tanti ad aver fatto a meno di favori e raccomandazioni, di pensioni d'invalidità  regalate, di posti sicuri, di leccare il culo, di vendersi per due o due milioni di briciole.
Fate finta di non vederci ma ci siamo.

E quando dite che gli italiani sono tutti dei Fioriti, per favore rivolgetevi a qualcuno di casa vostra. Va bene anche uno zio.
Ho sentito abbastanza qualunque pezzente investito grazie a nomine di partito ad una carica pubblica dire che "gli italiani vogliono" questo e quello quando nella realtà sta parlando di uno sparuto gruppetto di gente rimbambita a tappeto da un'informazione che attualmente viene ritenuta libera ai livelli di paesi che qualcuno da queste parti ritiene terzo o quarto mondo.

L'analisi perfetta del fenomeno l'ha data comunque il solito eroe peone, Antonio Piazza, che poi insomma tanto peone non è, visto che è  presidente dell'AIER di Lecco  e politico PDL. Il signor Piazza occupava regolarmente un parcheggio per disabile con la sua Jaguar e quando un legittimo aspirante a quel posto gli ha fatto rimuovere l'auto gli ha prontamente squarciato le gomme.

E' tutta qui questa gente. Gente che per un privilegio non guarderebbe in faccia niente e nessuno e se per caso viene richiamata alla convivenza civile indossano subito l'abito del bulletto da bar sicuro di ogni impunità.
E ancora non si sente l'esigenza di chiederci cosa cazzo ci fa ancora gente di questo spessore in quei posti, gente come l'ineffabile Avvocato Paniz, gente come Micaela Biancofiore  che chi non la conosceva e l'ha vista per la prima volta ieri su La7 avrà pensato ad un cyborg, gente arrivata ai palazzi senza dare un minimo peso specifico alla propria dignità e come tutti quegli zero che impestano i mezzi di comunicazione profumatamente sostenuti da soldi pubblici, per non parlare dei loro stipendi.
Non c'è molto altro da dire su di loro.
C'è da dire che sono stati legittimati ed accompagnati per mano anche da chi doveva vigilare sull'onore delle istituzioni.
L'onore.
Vabbè.

Ed è gente quindi con il cui modo di vivere non voglio avere nulla, ma proprio nulla, a che fare.
Quindi SIETE tutti Sallusti e SIETE tutti Fioriti.

Ma questo lo sapevamo già.

(nella foto: uno spot in vista delle prossime elezioni USA)

mercoledì 26 settembre 2012

GIORNALISTI VIL RAZZA DANNATA



Pare che Napolitano in persona stia seguendo il caso.

Quando poi arriverete alla fine del post tornate in cima e rileggete la frase d'apertura, altrimenti non rende bene l'idea.

Quei valorosi che mi hanno già letto sanno benissimo cosa posso pensare di quel succedaneo della carta igienica chiamato "Libero".
Ora succede che il suo direttore, testa-a-ginocchio Sallusti, rischi di andare in galera in quanto direttore responsabile per via di un articolo scritto sotto pseudonimo da tal Dreyfuss.

Il primo scritto a difesa di Sallusti che ho letto è stato quello di Vittorio Feltri, il quale puntualizzava che durante i processi di primo e secondo grado il paladino dell'informazionehehehehe berlusconiana è stato praticamente mollato dal suo avvocato, il quale semplicemente non si è preso neanche la briga di andare in tribunale al primo grado, mentre nel secondo è dovuto intervenire quello d'ufficio come per un tossico qualsiasi.

Ho subito ricollegato la faccenda a quella del disabile che per lo stesso motivo poco tempo fa rischiava di andare in galera per una multa.
Va da sè che NESSUNO ha minimamente fatto presente che la Legge potrebbe essere almeno rivista.

E altrettanto ovviamente, invece, la levata di scudi bipartisan - io direi bipolare - a difesa di Sallusti è stata immediata e massiccia; magari sarà perché una multa, comunque va pagata mentre la libertà d'opinione è sacra.

Allora vediamo quanto c'entra la libertà d'opinione, ad esempio andandosi a leggere l'articolo.

La fonte è la rassegna stampa della Camera dei deputati. Provate a cercarlo da qualche altra parte.

Bene, quindi trattasi di una tredicenne rimasta incinta che chiede, col sostegno della madre, di abortire presso un giudice tutelare e questi concede loro libertà di scelta.

L'articolo è orrendo, ma soprattutto FALSO.
Ed è proprio in quello stile giornalistico di cui "Libero" e il "Giornale" hanno fatto il proprio vessillo: la mistificazione e la destrutturazione della realtà al fine di infangare idee e concetti avversari, quando non le persone. Ogni tanto qualcuno si sveglia e querela. E i due succedanei della carta igienica pagano.

Non credo sia necessario ricordare che queste due fanzine berlusconiane ricevono fior di quattrini grazie alla legge sull'editoria.

Ora, non vedo cosa c'entri la libertà d'opinione con questo modo di fare giornalismo. Cioè, con il giornalismo propriamente detto.

Non vedo cosa si cerchi di difendere quando QUESTO modo di fare giornalismo è la regola quando c'è da parlare di dissenso a questo sistema.
Gli attuali quotidiani sono fogne a cielo aperto. Dai quotidiani locali che sono semplicemente veline di questura, prefettura e poteri locali, ai quotidiani nazionali dove ormai la sciatteria ed il dilettantismo mediatico, uniti ad una vigliaccheria e ad un servilismo difficilmente riscontrabili in altri paesi più democraticamente evoluti, rendono i suddetti fogli niente più che dei bollettini da comitato d'affari.

Stavolta è toccata a Sallusti, uno dei motori della macchina del fango berlusconiana e stavolta rischia la galera.

Bene, io non solo spero che ci finisca, ma soprattutto che sotto processo ci vada proprio quel modo di fare giornalismo. E non è affatto una battaglia sulla libertà d'opinione.
Sappiamo benissimo che ormai è un fatto culturale, una pratica costante e ripetuta e soprattutto che le pene pecuniarie non sono un deterrente, perché dietro ci sguazzano editori che possono tranquillamente pagarsi le infamie che fanno pubblicare.

Stendiamo il velo su quanto pietoso sia l'ordine dei giornalisti e riprendiamo il filo iniziando da questo semplice articolo di Alessandro Robecchi che più sobriamente non invoca la galera ma che pone il problema da una prospettiva ben più ampia e precisa rispetto alle solidarietà di casta arrivate senza neanche capire di cosa si sta parlando.

Tutto ciò quando si usa un mezzo d'informazione pubblico, pagato con soldi pubblici e dove scrive gente che quando non mistifica a mezzo stampa se ne sta, invitata e riverita, nei salotti televisivi di ogni ordine e grado a spiegare la rava e la fava al popolo bue.

Io me ne batto i coglioni delle loro opinioni. Non ne ho bisogno. Voi non ne avete bisogno. Noi non ne abbiamo bisogno.
Io me ne batto i coglioni del loro modo di informare stile "Prodi/Telekom Serbia" o col metodo-Boffo (con la più che sospetta difesa a gazzosina da parte della Curia verso il tapino) o delle millanta occasioni in cui il giornalismo peracottaro dei menestrelli berlusconiani è stato beccato con le mani nella marmellata.

Io me ne batto i coglioni se Sallusti rischia la galera. Che ci vada, se la Legge dice così.
E specialmente quando il suo amato Pilvio è uno che va a giro con più avvocati che capelli in testa mentre lui, poranima, ne aveva uno che sul più bello si squaglia.

Il problema è un altro.

Nessuno, e quando dico nessuno non intendo Ulisse, s'è sognato di porre il problema di come invece i ventilatori pieni di merda che questo modo di fare giornalismo rappresenta, vadano spenti.

Perché 1) Se vuoi infamare qualcuno mi fai il cazzo del favore che non lo fai coi soldi dei contribuenti (e parlo anche delle testate locali), ti fai la tua fanzine o il tuo blog con diritto di replica e poi vediamo in quanti ti danno retta.
2) In caso di riconosciuta colpevolezza nel reato di falso e diffamazione, specie se aggravata e continuata, si chiudono i contributi statali, si chiude il giornale e le rotative date a qualche cooperativa. La galera, in realtà, non serve a cazzo, a nessuno, ma nel caso del dispensatore di ergastoli e pene di morte di cui stiamo parlando non mi sento di negargli la conoscenza del nostro stimato patrimonio carcerario, possibilmente in cella con gente tipo Er Batacchio e lo Squartapaperi.
3) Abbiamo la stima della nostra libertà di stampa che è vergognosa solo da dire. Credo siamo più o meno valutati come un sultanato o giù di lì. Eppure mandano questi esseri inqualificabili a pontificare come stimati opinionisti dagli schermi TV, quella che se non paghi il canone ti pignorano il mezzo. Mi sembra cosa buona e giusta, quindi, adeguarne le sanzioni.

Perché si vuol far passare per una battaglia sulla libertà d'espressione qualcosa che con la libertà d'espressione non ha nulla a che fare.
E siccome io penso che se uno come Sallusti rischia la galera PERCHE' L'AVVOCATO S'E' SQUAGLIATO, ho tutte le ragioni per poter supporre che siamo ad un bis dell'attentato a Belpietro. Che era finto, mi pregio di ricordare. E che semmai si vuole incanalare la discussione su un binario completamente diverso da quello su cui era stata impostata la campagna contro la legge ammazzablog.

Ancor più chiara mi diventa la faccenda vedendo come e qualmente l'ondata di lai sia stata bidirezionale - io direi ancora bipolare - perché se mai la discussione si spostasse VERAMENTE su un certo modo di fare informazione di questi tempi se ne vedrebbero delle belle. E a nessuno di questi farebbe piacere.

Quindi, ricapitombolando, che la giustizia faccia il suo corso nel paese dove c'è il reato di clandestinità e dove per una canna puoi rovinarti l'esistenza. Nel paese della Diaz, dei Cucchi e delle onde radio Vaticane.

E ora andatevi a rileggere la frase d'inizio.

venerdì 21 settembre 2012

LA SATIRA COME ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA


PREMESSA: questa vignetta è di Ellekappa, alias Laura Pellegrini, a mio parere una delle migliori vignettiste satiriche in giro, se non la migliore. Non la invitano ai talk show. Fine della premessa.

Certo che ci mancherei io a spiegare al volgo cos'è la satira.
Io sono un utente. Al quale però la satira piace, e piace come concetto.
Mi piace perché scardina proprio quell'area di pensiero per cui qualcosa diventa intoccabile, sacro, immune e quindi non giudicabile dai comuni mortali.

Sticazzi.

Cominciamo col dire che sono proprio gli intoccabili che dalla notte dei tempi sembra vivano con la costante preoccupazione di giudicare quello che fanno i comuni mortali, quando non dettano direttamente le regole per gli stessi.
E diciamo pure che anche il "politicamente corretto" è un'astrazione che ognuno cerca di plasmare a seconda delle proprie paturnie e che quindi, comunque la si veda, ha origini quanto meno sospette.

E comunque c'è la satira cosiddetta "intelligente" o "politicamente corretta" che annovera tra le sue fila anche soggetti validi e che ogni tanto infilano anche la battuta da applausi e c'è anche la stira sguaiata, senza freni nel cercare ed infilzare i propri bersagli e che non risparmia nulla e nessuno, anzi in special modo proprio quelle icone che vengono ritenute (e si ritengono) intoccabili.

Ma sono e restano vignette. Istantanee di una critica sociale che comunque cova nelle parole della gente, di certe parti di popolo, quelle che sono in qualche maniera il termometro di sentimenti ai quali ci si lascia spesso prendere quando si percepisce, netta e perfettamente a fuoco, la distanza che c'è fra noi e quello che da sempre è il cosiddetto "senso comune", o almeno quello che le elìte dominanti ci vorrebbero imporre.

Posso trovare una vignetta inutile, la battuta inefficace, il bersaglio sbagliato, il concetto volgare ma lo stesso concetto lo posso applicare sia a qualsiasi altra forma d'arte sia a quello che ci viene somministrato dai media istituzionali.

Ad esempio, io trovo il programma "Uomini e donne" di una volgarità e di una grettezza incommensurabili.
Cosa dovrei fare? Chiederne la chiusura? Ma neanche per idea.
Chi ama quel genere di programmi deve godersi il suo inferno fino in fondo. E' quel soggetto che permette al programma di esistere da tanti anni.
Per me quel programma non esiste. Non lo guardo. Punto.

Se vogliamo combattere le implicazioni sociali e le ripercussioni sulle menti di chi lo guarda (roba che già il parlarne mi fa venire il giramento di coglioni) niente di meglio che esprimere la propria visione in maniera appropriata quando eventualmente c'è l'occasione di farlo. Non do per scontato che tutti abbiano in ogni occasione il coraggio di esprimere le proprie idee ma visto che nell'epoca della Rete c'è modo di farlo nei più svariati e variegati ambiti, può essere un occasione per dare un contributo.

E veniamo al punto.

Tanto per essere chiari credo che tutta la manfrina sul film blasfemo e sulle vignette su Maometto sia funzionale ad una ulteriore stretta sulle libertà civili ed individuali per chi vive in Occidente. Ma non c'è niente di meglio che una causa religiosa per scatenare una bella repressione, magari condita con qualche atto terrorista ad hoc per preparare meglio i cittadini a qualche legge stile Patriot Act.
O a qualche milione di telecamere, satelliti, intercettazioni ed amenità del genere.

E le religioni, si sa, non si sono mai tirate indietro nel dare una mano. Pochi giorni fa l'Umile Vignaiuolo se n'è uscito con una battuta che avrebbe vinto il premio FACCIADACULO non dell'anno ma della storia dell'umanità.Sarebbe a dire che il capo della congrega che nella storia ha compiuto più omicidi e stermini di massa quando non genocidi, viene a raccontarci che "UN CREDENTE NON UCCIDE".

E non desidera la donna d'altri, naturalmente.

In altri, e per fortuna più tranquilli ambiti, si è polemizzato su una vignetta di Vauro che ritraeva la Ministra Fornero in abbigliamento decisamente non consono ad una Ministra della Repubblica alludendo ad una sua conversione al cosiddetto mestiere più antico del mondo (che non è poi neanche vero, sono nati prima i cuochi).

La vignetta è stata giudicata sessista, altri invece l'hanno giudicata soltanto stupida.
Per me è entrambi, ma è un'opinione personale, visto poi che pur considerando meritorie tante cose fatte da Vauro credo che è proprio come vignettista che dà il peggio di se.
Ma non per il sessismo o altro, è proprio che raramente azzecca le battute.

Ellekappa, per dire, è su un altro pianeta.

E comunque anche chi ha contestato come sessista la vignetta una volta messo il puntino sulle I è passato/a (più a che o) oltre. E ci mancherebbe. Si passa oltre le vignette e si ricomincia, semmai, a preoccuparsi della radice del problema. Quello che poi genera le vignette che non fanno ridere, o sono sessiste per compulsione , o semplicemente sono così becere che si fa fatica a considerarle satira.

Non sono state fatte fatwe, nè manifestazioni, nè fiaccolate, nè è stata fatta saltare in aria la redazione di Anno Zero.
Si va oltre.

Quando per un film o una vignetta si fomentano i peggiori istinti e le peggiori convenienze significa che in arrivo c'è un piatto che non ci piacerà per niente.

Resistere significa continuare a pubblicare e leggere tutte le cazzo di vignette che i vignettisti ritengono di fare e continuare a far uscire tutti i film che i produttori ritengono di voler fare uscire.

E' al cervello, che vogliono farci rinunciare.
Meglio fargli capire che questa guerra la perderanno, sempre e comunque.


mercoledì 19 settembre 2012

PATROCLO E CAVANNA



Non ho ancora ripreso i ritmi da blog e da blogger, per il momento mi sto buttando con tutti e due i piedi per tacer del resto sulla musica. Gli Stella Maris Music Conspiracy hanno cambiato formazione e non appena il nuovo elemento si sarà completamente integrato partirà finalmente il carrozzone disco/concerti/gadgets/ nonché subito la preparazione del secondo disco. Contemporaneamente assieme ad altri delinquenti abbiamo messo su una band acustica per poter suonare anche nei locali più adatti a suoni meno rumorosi e, tanto per non farmi mancare nulla ho avviato anche un progetto da solista al quale collaboreranno svariati musicisti della zona.
Insomma, di noia non muoio.

In ambito internettesco il tempo a disposizione lo sto usando più per gestirmi il Tumblr del Tafferuglio, che ho chiamato Patroclo e che al momento dice molto più precisamente quello che vorrei dire e cioè che al momento non ho molto da dire a parole.

Riesco a sfogliare pochi blog, quelli a cui sono più affezionato.
Ad esempio, quello del Venturi del quale vorrei segnalare a quei pochi che non l'hanno ancora letto lo splendido post "Sonni tranquilli" nonché l'ultimo "Gente serissima" , roba alla quale non ho da aggiungere proprio nulla se non qualche bestemmione di contorno.
E poi quelli che sono nel blogroll, ma mai attentamente e profondamente come vorrei e come meriterebbero gli autori.
Verranno tempi migliori, probabilmente.

Una cosa, però, ve la riporto qui pari pari e con il consenso della fonte a cui ho attinto; il blog "Imbuteria" che consiglio caldissimamente nonostante sia su quel cesso di piattaforma che è wordpress.

E' un breve scritto di François Cavanna intitolato "Voi". Breve, coinciso e che andrebbe inciso in rilievo in ogni Municipio, in ogni strada, in ogni bar. Ovunque.


“Voi,

i cristiani, gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli scintoisti, gli avventisti, i panteisti, i testimoni di questo e di quello, i satanisti, i guru, i maghi, le streghe, i santoni,
quelli che tagliano la pelle del pistolino ai bambini,
quelli che cuciono la passerina alle bambine, quelli che pregano ginocchioni, quelli che pregano a quattro zampe, quelli che pregano su una gamba sola, quelli che non mangiano questo e quello, quelli che si segnano con la destra,
quelli che si segnano con la sinistra, quelli che si votano al Diavolo, perché delusi da Dio,
quelli che pregano per far piovere,
quelli che pregano per vincere al lotto, quelli che pregano perché non sia Aids, quelli che si cibano del loro Dio fatto a rondelle, quelli che non pisciano mai controvento,
quelli che fanno l’elemosina per guadagnarsi il cielo,
quelli che lapidano il capro espiatorio, quelli che sgozzano le pecore, quelli che credono di sopravvivere nei loro figli, quelli che credono di sopravvivere nelle loro opere,
quelli che non vogliono discendere dalla scimmia, quelli che benedicono gli eserciti, quelli che benedicono le battute di caccia, quelli che cominceranno a vivere dopo la morte…

Tutti voi,

che non potete vivere senza un Papà Natale e senza un Padre castigatore.

Tutti voi,

che non potete sopportare di non essere altro che vermi di terra con un cervello.

Tutti voi,

che vi siete fabbricati un dio “perfetto” e “buono” tanto stupido, tanto meschino, tanto sanguinario, tanto geloso, tanto avido di lodi quanto il più stupido, il più meschino, il più sanguinario, il più geloso, il più avido di lodi tra voi.

Voi, oh, tutti voi

NON ROMPETECI I COGLIONI!

Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi.

Non rompeteci i coglioni, cani!”

François Cavanna





lunedì 3 settembre 2012

NEVIN Y'NIN LIBERA



Poi arriva quella che s'incazza.

Noi uomini non abbiamo la stessa coscienza di cosa significhi sentirsi violati.
Di sentire dentro di te un corpo estraneo che contro la tua volontà prende qualcosa di te per dare solo a se stesso.
Di qualcosa che ti annienta, ti umilia e ti segna per il resto della vita.

Poi arriva quella che s'incazza e fa GIUSTIZIA.
La sua, ovvio. Non c'è Tribunale, non c'è giudice, non c'è giuria né alcuna tribuna mediatica del cazzo che possa arrogarsi il diritto di giudicare.

Non ha giudicato quando la ragazza citata nell'articolo veniva stuprata e vilipesa, non ha giudicato quando la sua vita era stata ridotta ad una commedia dell'orrore.
Non ha giudicato perché i tribunali non giudicano queste cose.

Non si giudica il fatto che è prassi il vedere che quando un maschio inizia a tormentare con pressioni fisiche e psicologiche nonché con la violenza la vita di un'altra donna l'intero alveo parentale è coinvolto in una spirale di paura che può sfociare in violenza mortale.

E non si giudica perché il modello di società che ci è stato fatto accettare vuole questo.
In Italia c'è un particolare accanimento sulla figura della donna. D'altra parte siamo degli esteti.

Purtroppo le cronache sono piene di notizie riguardanti poveri agnellini di mamma i quali, una volta constatato che la sua inseparabile metà non vuole più saperne, si scoprono pazzi psicolabili dall'impulso incontrollabile che decidono di togliere dal mondo quello che, con tutta evidenza, non può essere loro.

Siamo sulle cifre a tre zeri l'anno, per chi non ne fosse a conoscenza.

Il perché è talmente sotto gli occhi di tutti che nessuno affronta la discussione senza prima infarcire finanche la premessa delle solite ideologie più o meno mistiche che hanno appestato le nostre società con lo splendido risultato che possiamo vedere.

Inizierei dal concetto di famiglia:

la mia generazione ha visto praticamente morire il concetto di famiglia allargata.
Cioè quella famiglia in cui membri di più generazioni vivevano sotto lo stesso tetto. Questo non è successo per colpa degli anarcoinsurrezionalisti o degli Ultras ma semplicemente perché l'edilizia aveva bisogno di rifare il ventre dell'architettura e della psicogeografia delle città. Appartamenti sempre più piccoli, grandi case frammentate e ricomposte in più appartamenti, costruzioni sempre più veloci nel degradarsi, speculazioni utili alla continuità del giro di soldi e poteri che, come nel caso dell'edilizia, sono sempre stati al centro della vita politica.

Non si sono frammentate le famiglie, si è frammentato un tessuto sociale già di per sé marcio perché guidato da regole, usi e costumi in cui il fattore pseudoreligioso e patriarcale aveva già causato il sedimentarsi di convinzioni assolute affatto affini ad un percorso di evoluzione e di libertà dell'individuo.

Quindi anche quei nuclei, che in realtà erano veri e propri microcosmi dove l'abitudine al confronto ed alla vicinanza davano comunque un'impronta importante alla società sono spariti, una fascia che non andrei assolutamente a trascurare ha risentito dell'improvvisa solitudine in cui era stata relegata dai nuovi assetti toponomastici.

Il lavoro è diventato indispensabile per tutti gli individui. Chi oggi può permettersi di stare in casa e mandare a lavorare il convivente al suo posto è oggetto di studi neosocioantropologici.

Il maschio, oggettivamente, non è più capo di un cazzo.

Che liberazione.

Invece no. C'è chi questo fatto non lo accetta. Si sente ancora il Centro del Nucleo anche ora, quando a malapena si riesce ad essere centro di se stessi, perché gestire in una civiltà cadente e decadente come questa la supremazia del maschio sulla femmina quando c'è un potere che ti sbatte in faccia ogni giorno che c'è sempre qualcuno che ce l'ha più duro del tuo ed è qui a spillarti altri soldi è dura da digerire, ad esempio.

Sinceramente non sostengo la supremazia di nessuno su nessuno.
Sostengo il liberarsi.
Prima di tutto nella mente, che prima di vedere qualcosa di concreto troppi cadaveri dovremo ancora vedere e troppi danni potrà ancora fare chi ne ha fatti finora.

Liberarsi da quell'idea che L'UOMO debba essere un capofamiglia per diritto divino.

L'UOMO è sempre e comunque una persona che vuole essere felice. E per essere felice deve poter scegliere.

Se sceglie di fare il marito perché effettivamente è questo il sogno della sua vita, vivere con una donna che ama, fare dei figli e crescerli, si darà da fare in tal senso e tanto più profonda e sincera sarà la sua decisione tanto più le possibilità di riuscirci cresceranno. Almeno credo.

Ma indipendentemente da ciò, nell'attuale struttura di questo tipo di civiltà, si possono scegliere forme di rapporto e di convivenza che potrebbero almeno adeguarsi molto meglio ed in modo più produttivo, visto anche che cominciamo ad avere strumenti informativi che permettono di allargarci in ogni direzione quanto a possibilità di vivere una vita decente. Molti delle nuove generazioni si stanno adeguando, troppi sono ancora fermi ad un guado stagnante fra la vecchia concezione di famiglia e qualcosa che non si sa. Un esempio sono le famiglie che se formano da altre famiglie e con le quali si condividono figli.

Liberarci dall'idea che quello che si è fatto per convenzione e poi per amore e poi no, forse era convenzione anche quella per vivere invece serenamente accanto agli esseri umani che il nostro cammino ci ha posto davanti secondo me potrebbe essere un primo passo.
Che l'autorevolezza deriva dall'amore e non dal ruolo, che si può sbagliare e che la separazione fa parte della vita. Si perdono e si acquistano persone continuamente. E che ogni fine è un nuovo inizio.
Che concentrare la propria vita sull'immagine di una persona è il grande inganno delle religioni.
In realtà se concentriamo la nostra Vita dentro noi stessi con l'idea che in essa vi è riflesso TUTTO, forse questa carneficina non sarebbe più tale.

Che anche noi uomini possiamo liberarci da catene che ormai sono lise ed arrugginite, che ci sono state regalate da un mondo che sta andando a pezzi cercando di trascinarci con sé.

Si ama, si scopa, si fanno figli perché si vuole amare, per conoscere il piacere dato e ricevuto, per conoscere se stessi e trovare un' armonia, . Si prendono altre strade perché i percorsi cambiano con velocità e modalità imposte da un sistema produttivo che oltretutto si ritiene baluardo della Famiglia, fosse mai che si lascino scappare l'occasione di prenderci per il culo.

In tutto ciò non è più questione di ruoli sociali o di genere ma di ruoli individuali.
Ed è a questa realtà che dovremo abituarci e che a me personalmente pare quella più vicina alla natura.

Ora, mentre la "crema" del laicato nostrano è ancora impegnata a leccare i piedi ad un Cardinale, seppur emerito ed inviso alle zecche vaticane, vorrei invece sostenere la causa di questa donna turca che ha deciso che i tribunali non erano il luogo dove dirimere la questione col suo stupratore.
E quella donna vuole abortire.

Visto che ogni giorno partono appelli per la causa di qualsiasi cosa, in nome di tutte le donne vessate, umiliate, stuprate ed uccise, il gesto di Nevin Y'Nin, 26 anni, potrebbe essere un avviso a tutti quegli organi legislativi e giudiziari che ancora si barcamenano con giustificazioni criminali quanto ridicole all'adeguamento degli strumenti di difesa per tutte quelle persone che vengono private della loro libertà e della loro dignità da esseri incapaci di ottenere qualcosa se non con la violenza ed il sopruso.

NEVIN LIBERA SUBITO

venerdì 17 agosto 2012

SUONO DUNQUE SONO

"Il canto era già forte e il bosco così fitto che non riusciva a vedere a più di un metro di distanza, quando d'improvviso la musica cessò. Sentì un rumore di arbusti spezzati. Si diresse rapidamente in quella direzione, ma non vide nulla. Aveva quasi deciso di abbandonare la ricerca quando il canto ricominciò un pò più lontano. Di nuovo si diresse da quella parte; di nuovo chi cantava tacque e gli sfuggì; doveva essere più di un'ora che giocava a questa specie di nascondino, quando i suoi sforzi vennero ricompensati "
(....)
"Avanzando con cautela in direzione di uno di quei forti canti, attraverso i rami fioriti vide infine una forma nera. Fermandosi quando smetteva di cantare e avanzando di nuovo furtivo quando riattaccava, la inseguì per dieci minuti. Finalmente ebbe il cantore davanti agli occhi, ignaro di essere spiato. Stava seduto, eretto come un cane, ed era nero, liscio e brillante; le spalle arrivavano all'altezza della testa di Ransom; le zampe posteriori su cui poggiava erano come arboscelli, e gli zoccoli, sul terreno, ampi come quelli di un cammello. L'enorme ventre rotondo era biancoe sopra le spalle si innalzava, altissimo, come il collo di un cavallo. Da dove si trovava, Ransom vedeva la testa di profilo; la bocca aperta lanciava quella sorta di canto d'allegria , e il canto faceva vibrare quasi visibilmente la gola lucida. Guardò meravigliato quegli occhi umidi, le froge sensitive delle narici. In quel momento l'animale s'interruppe, lo vide e si allontanò, fermandosi tuttavia dopo pochi passi, ritto su tutte e quattro le zampe, non più piccolo di un giovane elefante, agitando una lunga coda pelosa.

Era la prima creatura di Perelandra che sembrasse mostrare un certo timore dell'uomo.
Ma non era paura.
Quando Ransom la chiamò si avvicinò. Gli mise il muso di velluto sulla mano e accettò il contatto; ma quasi immediatamente tornò ad allontanarsi.
Chinando il lungo collo, si fermò e appoggiò la testa fra le zampe.
Ransom vide che non ne avrebbe cavato nulla e quando alla fine l'animale scomparve alla vista, non lo inseguì.
Gli sarebbe sembrata un'ingiuria alla sua timidezza, alla sommessa soavità della sua espressione, al suo evidente desiderio di essere per sempre un suono, e solo un suono nel cuore più fitto di quei boschi inesplorati.
Ransom riprese il cammino qualche secondo dopo, il suono proruppe alle sue spalle più forte e più bello che mai, come un canto di gioia per la ritrovata libertà."

C.S. Lewis - Perelandra
da "Il libro degli esseri immaginari" a cura di Jorge Luis Borges

E così ho scoperto chi sono, o almeno come vorrei essere.
Lontano dai latrati che gli uomini di potere ci costringono ad ascoltare, lontano dall'ipocrisia di chi si avvicina per studiarti e all'occorrenza distruggerti, lontano dalla corsa folle di un'umanità in cerca di padroni e non di fratelli, lontano dall'aria irrespirabile, dall'acqua imputridita dagli scarichi delle coscienze sudicie, lontano dalla misura degli occhi senza cuore, da braccia tese per farti scivolare, da quello che è mio è mio e solo mio.

Steiner diceva che la nostra essenza è suono.
Cantare è il momento catartico per eccellenza quando tutto intorno sparisce per trasformarsi nel paesaggio che il suono della voce ha disegnato. Quando la voce esce forte, chiara ed il petto, il cuore, la gola e il cervello vibrano in un solo suono insieme a tutto quanto ci circonda, è allora che si può raggiungere la percezione di cosa sia la libertà.

E' il canto quello che vorrei fosse udito quando sono fuori per la strada, non la mia figura affatto dissimile a quella dell'animale di Lewis. Ed è il canto che vorrei fosse udito da questa pagina.

Vorrei estinguermi per essere suono.
Che sia la manifestazione della forma fisica il prezzo da pagare per le nostre azioni?

sabato 11 agosto 2012

LA BANALITA' DELLE ICONE E FICHE IN RIVOLTA

Mi fanno notare come l'appoggio alla causa dell Pussy Riot dato da personaggi come Sting e Madonna sia argomento da valutare con attenzione.

Giusto. In natura ci sono gli sciacalli, fra gli umani c'è Vittorio Feltri quindi è un argomento che merita approfondimento & analisi in compagnia di una compiacente dose di cinismo perché i tempi richiedono duttilità ma una dose di cinismo puro o al massimo tagliato con del sarcasmo può sempre recare all'animo la corretta prospettiva in caso di civiltà allo schianto. E noi lo siamo.

Ognuno di noi ha un numero di cause GIUSTE che abbraccia a prescindere, semplicemente perché ogni battito del cuore, ogni molecola del cervello, ogni emanazione dell'anima sa che quella causa è giusta.

Ad esempio, senza andare troppo sull'onirico, la TAV.

Faccio una fatica immane a concepire che un SI-TAV sia in buonafede, ad esempio. Ma questo dipende dal mio manicheismo o dal fatto che c'è qualcuno altrettanto convinto delle sue buone ragioni e che la TAV è una cosa utile?
Ad ora le ragioni dei SI-TAV che ho avuto il piacere di leggere non fanno altro che rafforzare l'ipotesi che se proprio non possono prenderci per culo cercano di fare il fisico a bagnino incazzato col risultato di aggiungere il ridicolo al tragico ma cosa ci devo fare, sarà un modo di concepire diversamente la Vita.

Ora, mettiamo che fra qualche mese uno di quelli che s'è fatto i campeggi, gli scontri, magari s'è preso pure una denuncia, magari s'è preso pure un lacrimogeno in faccia. Magari no.
E passa per la via principale della città e vede i ragazzi modaioli che stanno piazzati nella solita nicchia ogni cazzo di giorno che parte dal calendario a cucù con le spillette NO TAV, con l'adesivo NO TAV sulla vespina accanto a "Marty TVB4EVER" o sulla Golf pagata da babbo.

O parliamo del Che Guevara.
Mi dicono ora lo espongono pure quelli di Casa Dollar. O Pound. Sempre una brutta cosa è.
O del logo dei Ramones. O delle t-shirts dei Nirvana. O della moglie del Borghini. No, vabbè, quelli son affari del Borghini e cazzi della sù moglie.

Ma, tornando al principio, il fatto oggettivo è che ci sono tre ragazze in carcere per reato di leso putinismo e leso patriarchismo di stocazzo.

E queste bisogna che intanto escano fuori.

Subito.

Malcolm X diceva "con ogni mezzo necessario"

Ora i capataz del Cremlino a mio parere non è che siano agitati più di tanto. Però potrebbero diventarlo.

Ora c'è il rischio che le Pussy Riot diventino icone di plastica prima che ribelli anarcofemministe.
Cose già viste.
I Sex Pistols sono nati a tavolino, ad esempio. Costruiti da un managerino inventatosi tale.
I Clash avevano un contratto con la CBS, cioè la Columbia Broadcasting System, ancora prima di far uscire il primo LP.
A 15 anni mi fecero la tessera dell'ARCI.
Tanto lo so che prima o poi bisognerà vergognarsi e fare autodafè.

Io penso che individualmente dobbiamo tenere il punto.
Il punto che preferisco è quello di imparare la lezione anche stavolta, perché ogni scintilla può accendere un fuoco e il fuoco della passione per la libertà può essere uno strumento quotidiano per la consapevolezza, quella che porta la forza di essere un cambiamento, non uno status quo o un regresso.

Le Pussy Riot hanno mandato un messaggio sulla stupidità e sull'arroganza dei poteri.
Un'artista greca, Diamanda Galàs, ha cantato la sua "Plague Mass" in una cattedrale. Chi conosce Diamanda Galàs sa benissimo che non ha cantato "Laudato sii mio signore".
Ma a parte i soliti generici anatemi da parte di qualche vescovo e qualche caì di qualche pretonzo in occasione di suoi shows qui in Italia non ha incassato.

Inutile dire che sotto il Compagno Breznev le bimbe sarebbero andate a fare compagnia ai carrarmatini piazzati in Jacuzia a cesellare cubetti di ghiaccio con un orso siberiano ai calcagni ma ormai parliamo di cose che furono.

I Media rispondono a logiche che forse noi stessi non siamo consapevoli quanto possiamo influenzare?
Cosa ci fanno con le informazioni di Fessbook?
E noi gli diamo in pasto cose che permettono loro di darci in pasto cose che noi mangeremo.

Parlavo di cominciare a comportarsi in modo strano.
I Che Guevara sui pacchetti di tabacco e sulle scatole di detersivo possono fare storcere i ginocchi ma non è l'icona che fa il pensiero.

Usare media controllati per far sapere a viso aperto che abbiamo il nostro dito medio alzato verso i loro culi non dovrebbe farci paura, anzi.

E conoscersi meglio può voler dire sapere per cosa lottare, a prescindere dall'icona da cui hai percepito il fuoco della tua giusta causa.
Questa delle Pussy Riot è una mano tesa che metaforicamente può svegliare a schiaffi gente che al massimo metterà l'adesivo figo sul vespino, come può svegliare un'onda che può arrivare lontano: dipende da noi. Quelli fuori.
E uno scappellotto allo Czar Putin e alla zecca ortodossa, magari condito da un nocchino a sbucciata, non mi farebbe punto astio.
I Media facciano il suo lavoro, noi faremo il nostro, perché le bimbe andranno seguite anche dopo l'auspicata scarcerazione. Col rispetto e con l'amore che si deve a chi mette la faccia per tanta, tanta altra gente, indistintamente.

Un'altra cosa: se qualcuno volesse conferme sul fatto che PUNK vuol dire metterci la faccia è servito.


(nella foto: secondo me i Kiss non l'hanno presa bene)



mercoledì 8 agosto 2012

PUSSY RIOT!



Stavo quasi in pensiero.
Mi chiedevo: possibile che i menestrelli del rock, quelli che sono abituato ad ascoltare come la voce del disagio di una, due, tre generazioni, siano ridotti a riempire stadi cantando col pannolone e fare benefits per cause tanto nobili quanto di facciata?

Ero abituato che questi menestrelli fossero assai temuti dai potenti. A John Lennon spiato dalla CIA. A Jello Biafra contro Tipper Gore. A Zappa ed alla sua memorabile arringa dentro una Corte di Giustizia contro il PRMC. Ai tour dei Black Flag. Quelle cose lì insomma.

E' da quando Kurt Cobain s'è sparato che non succede un cazzo, diciamocelo.
Chi sta esprimendo il disagio delle attuali giovani generazioni? Chi sta esponendo la propria faccia per dire sul muso del potere che così non si va in paradiso?

I Grandi vecchi si godono in pace quanto seminato in passato, alcuni continuano anche più che dignitosamente a sfornare dischi, magari nel circuito indipendente, altri sono spariti nel nulla (vedi Bowie e se sparire fosse l'ultima sua incarnazione avrebbe compiuto l'ennesimo capolavoro) altri scrivono le proprie memorie.

Ogni tanto spunta Tom Morello a sostenere gli Occupy Wall Street o a presenziare a qualche flash mob antisistema, ma il lampo dei Rage against the machine s'è esaurito appunto in un lampo e ancora i ragazzi si sbrindellano la testa su "Bullet in the head" (che tra l'altro è diretta al cantante dei Suicidal Tendencies però non è bello dire che un presunto inno rivoluzionario è in realtà una lite da pollaio).

Per il resto noia mortale. Il delirio narcisista delle star degli anni '70 aveva lasciato posto a quello premonitore e carico di rabbia del punk, dopodiché tra rivoluzione musicale ed estetica a mio parere è stato segnato un punto di non ritorno. 
L'etica e l'estetica punk ha messo nelle mani del pubblico gli strumenti per navigare nel disastro prossimo venturo, si è esso stesso trasformato e sfaccettato, ha sdoganato le autoproduzioni, ha creato un altro mercato ed è tornato nelle cantine da dove era uscito.

Oggi c'è ancora chi si sente punk ascoltando i Blink 182.
O i Green day, che almeno una lunga gavetta nei club più putridi degli States se la sono fatta.

Ad increspare questo mare che sembra una tavola blu ci hanno pensato un gruppetto di ragazze russe, le PUSSY RIOT.

Il problema è che le ragazze hanno eseguito una canzoncina satirica sullo Zar Putin, quello del lettone con l'accento sulla o e non sulla prima e. E lo hanno fatto dall'altare di una cattedrale.
Risultato: sono detenute preventivamente dai primi di marzo ed è stata chiesta per loro la pena di tre anni.

Tra i più feroci nell'invocare pene esemplari il Patriarca Ortodosso, uno di quegli esseri con tonacone e barbone ieratico che appestano il pianeta frantumando i coglioni al genere umano pur di non andare a lavorare. Tipo quello che teniamo in Vaticano, per capirci meglio, che la barba però non la tiene.

I tempi reclamano una veloce presa di coscienza.
Ambientale, innanzitutto. Lo sforzo di ricongiungerci alla Natura ed alle sue creature smettendo di comportarci come se fossimo gli unici ospiti importanti del pianeta.
E poi spirituale.
Ad esempio, disfacendosi di chi in nome di un Amico Immaginario che si ostina parlare da 2000 anni di Eve e serpenti, che da 200 ha ammesso che la terra è rotonda (credo che sullo schiacciamento ai poli abbiano ancora delle perplessità) e che è da sempre il più formidabile strumento di oppressione e che tuttora funziona assai meglio della televisione.

E invece.
Finiti i peana sulla primavera araba arriva la prima costituzione democratica in Tunisia e tanto per cominciare i diritti della donna restano in fascia B. La Chiesa Ortodossa scende in campo per punire, in una nazione dove mafia e corruzione tengono il passo della nostra solo per una questione di spazio, tre ragazzine impertinenti; datosi che riguardo la violazione di territori qualsiasi religione conosciuta non s'è mai fatta problemi ad invadere quelli di chi delle loro tonache non ne vuole sapere, mi chiedo come mai tanta veemenza. Ossia, lo so. 

So che le sorelle Pussy Riot hanno in qualche modo mandato un messaggio là dove escono i topi di fogna assetati del sangue del potere: è ora di uscire dal sottosuolo e dalle cantine delle città.
E dire che non veniamo in pace, che non siamo lì a trastullare gli i-pod dei bimbiminchia con canzoncine mongoloidi per mongoloidi, che siamo qui per dire che sono esseri putrefatti e che stiamo cantando il loro funerale, che vogliamo accompagnarli nella tomba col suono più sgradevole ed irritante che possano concepire.

Non c'è bisogno di un'industria discografica, c'è bisogno di mandare messaggi e quello delle Pussy Riot è quello che ognuno di noi potrebbe scontare la stessa sorte solo perché una merdosa zecca con una croce al collo si irrita.
Pisciamo sui loro altari e non saremmo comunque pari.
Questo dobbiamo cantare e cominciare a mandare il messaggio che queste ragazze sono solo l'inizio.

La sottolineatura che siano state delle ragazze di neanche trent'anni la lascio a chi si stupisce della cosa.





lunedì 6 agosto 2012

OUT OF THE BLUE INTO THE BLACK

Ad un certo punto arriva l'impasse.
Non che uno esaurisce le cose da dire ma ha l'impressione di dire sempre le stesse cose. O la stessa cosa. Da venirsi a noia da solo.
Così riparte per un'altra tangenziale piena di vicoli, sterrati, tornanti, saliscendi e curve a parabola per vedere se riesce almeno a sentirsi ancora utile a se stesso scrivendo, avendo sempre accolto con sincera quanto stupita curiosità il fatto che anche qualcun altro trovasse utile il contenuto di questo blog.
Succede che il senso di ostinata dedizione a trovare risposte, quale esse siano, comporta talvolta il comportarsi in modo strano e posso dire ultimamente di avere allegramente abusato dell'opzione.
Chiaramente we can change the world all togheter peace and love ma a mio parere siamo decisamente sulla traiettoria opposta, o sulla trattoria opposta e poco cambia.
In poco più di 7 mesi dall'allontanamento a calci in culo del Buffo Omino di Arcore e della sua schiera di tristi scherani/e da Palazzo Chigi siamo rimasti lo stesso coacervo di retroposti in nome di altre ineluttabili entità nel nome del quale si reprimono volontà popolari che sarebbero ben più condivise se una buona parte di umanità non avesse deciso di recitare la parte dei Bravi Cittadini del Mondo Nuovo o dell'ormai usurato scenario orwelliano senza che nessuno glielo abbia chiesto.
I cittadini che fanno la spia sono protetti dall'anonimato per legge, chi è pentito di mafia ha la scorta, chi sa scegliersi gli amici ha bisogno di nemici, l'Italia è un feudo dai pochi Signori e dai troppi vassalli e chi ha inventato la panzana che è la maggioranza a concedere di governare brucerà nel girone dei pallonari per l'eternità.
A un certo punto le parole non bastano più per descrivere l'oscura rassegnazione al Brutto-Nell-Anima che sta caratterizzando ciò che succede sul Patrio Lagrimato Suolo che si chiama Italia.
Purtroppo quello che meglio riesco a fare per andare oltre è suonare, o meglio, cantare.
E constatare che nei confronti di chi si azzarda ad intraprendere un simile percorso pende una discreta opera di costante criminalizzazione dalle più svariate componenti sociali, come in tutto l'alveo che comprende le manifestazioni dell'ingegno raccolte sotto il termine Arte.
Chiariamoci, non sto assolutamente parlando di contributi ed agevolazioni da parte di non richieste autorità.
Nè di spazi che i media, QUESTI media in particolare, dovrebbero concedere o garantire a determinate realtà artistiche.
E' probabile che il concetto stesso di Arte sia tuttora in evoluzione, soprattutto per colpa del solito, onnipresente "mercato" ma è in momenti come questi che mi sfugge come si possa dimenticare come sono stati e cosa l'ingegno umano abbia potuto sviluppare in questi campi prima dell'avvento delle civiltà industriali e del capitalismo. E quindi della televisione, lo strumento passivo per eccellenza e sul quale avrà scritto anche qualche sociologo esquimese improvvisato sul momento.
Ci sfugge che l'Arte e chi ne gode sono proprietà degli stessi due soggetti. Non di chi ti dice cosa deve piacerti. E attenzione che il passo è breve.
Chi ha le leve in mano ha tagliato negli ultimi anni risorse e contributi alla cultura e allo spettacolo in maniera selvaggia ma questo riguarda, oltre al mio lavoro, leggi e convenzioni.
Se mi chiudi i teatri e nei locali fai spegnere la musica a mezzanotte, ad esempio, ci vuoi tutti a casa.
Giovani e meno giovani.
I tentativi di proporsi in contesti autonomi significa andare incontro come minimo a disastri strutturali perché avere uno spazio anche microscopico per un laboratorio, per uno studio, per una sala prove, per un minimo di una qualsiasi attività si deve andare ad attaccare il Sacro Moloch del Patrimonio Immobiliare, che come sappiamo in Italia è gestito dalle mafie più zozze e delinquenziali nei confronti del Bene Pubblico.
Quindi si occupa. E quando si occupa non ti stendono precisamente un tappeto rosso.
E a queste legislazioni devono rispondere quelle che regolano le attività di locali e punti di aggregazione che in qualche modo promuovano messaggi relativi all'Arte. Nonché al ricatto di quell'Ordine Pubblico per cui quattro briai su una spalletta fanno "Movida" e polemiche alimentate soprattutto da politici locali, privilegiati e stampa cittadina.
E tutto ciò ha un suo pubblico, quelli che si adeguano.
O si divertono a fare petizioni, accorati appelli, servizi giornalistici e articolesse pseudiosociocoglionologiche.
L'ignoranza e l'abbrutimento fanno tuttora da ago della bilancia.
Chi legifera su arte e spettacoli non ha nessuna capacità, nessuna competenza e nessuna voglia che l'Italia continui a produrre Arte come ha fatto durante il resto della Storia dell'Uomo.
Altrimenti parliamo di come viene valorizzato il nostro Patrimonio Artistico e dell'ingegno.
Una volta tolti i diritti sul lavoro, una volta stuprata la Natura si vogliono mangiare anche l'Arte.
Le manifestazioni estive sembrano una concessione al popolo, quella di scendere per strada nel giorno della festa, non che invece dovrebbe essere la gente a riprendersi le strade, i luoghi, le piazze, i parchi e le passeggiate. E' tutta roba nostra.
Dicevo che non bastano più le parole.
Forse cominciare a comportarsi in modo strano può essere un punto di partenza.