domenica 7 febbraio 2010

BOMBE A MANO SU 4 RUOTE

La Citroen Ami 8.
Un ferro da stiro con quattro ruote. In quattro ci stavi non bene ma quasi. Lanciata in discesa, con vento di bora a favore e le gomme nuove potevi vedere il tachimetro toccare quota 95 Km/h. Se il ferro da stiro si sentiva in forma, ovviamente.
Dai primi anni '80 si convertì in carne da macello per tutte le pattuglie di qualsivoglia Forza dell'Ordine. Viaggiare su una AMI 8 con due canne in tasca significava offrire il valoroso petto al nemico con ardimento, sprezzo del pericolo ed invitta fede nell'ideale supremo, che poi era quello di riuscire a passare indenni la perquisizione, spesso blanda e rassicurante visto che dopotutto non s'era dei delinquenti bensì bravi ragazzi che si divertivano come tanti ragazzi della nostra età, andando a ballare, ad ascoltare musica, bere e soprattutto scoprire la parte di mondo che di solito ha dei nomi che finiscono per A.
I più saggi partivano direttamente dai night club.
Io sono da sempre stato orgogliosamente povero e quel poco che avevo lo sputtanavo in dischi, libri, riviste e monumentali mangiate al ristorante.
Quindi niente night e pene d'amore ad intervalli regolari che altro effetto non hanno che migliorare la qualità e la componente creativa della Nobile Arte dell'Onanismo.
Poi trovai. Ma non trascendiamo.
Quanto alle mangiate al ristorante, quelle hanno avuto un'importanza fondamentale in tutta la componente folclorica di ogni livornese: il Monte di Pietà era invaso, in anni anche non sospettabili, di "spose" che andavano ad impegnarsi qualche oro di venerdì in modo da farsi una solenne "ribotta" il sabato, spignorare il lunedì reimpegnare il venerdì e così via.
Figuriamoci gli uomini cosa potevano essere capaci di fare.
E Livorno si conosce soprattutto zompando con regolare puntualità da un ristorante all'altro.
Essendo per parte di madre trasteverina e con famiglia numerosa ed amante del vino non mi è stato difficile ambientarmi.
Così ho udito:
Uno dei segreti della felicità in questa terra è avere dei buoni ristoratori per amici.
Se riusciamo a diventare gente che sa stare bene a tavola e sa far stare bene chi sta intorno siamo destinati al Nirvana.
Ve la dò così a gratis, d'altra parte il Budda quando ha un'illuminazione sente automaticamente il desiderio di condividere.
Vabbè, la pianto subito.
E passo alla:


Bella macchina, davvero.
Solo che io avevo il modello base, mi pare 900 di cilindrata. Blu notte. Usata.
Un camioncino in manovra mi prese la fiancata dalla parte del passeggero, avevo ragione piena ed andavo a 30 all'ora per trovar la bimba mia, ma la feci fare ad un mio amico che me la ripresentò con la fiancata bianca di stucco e uno sportello arancione. Decisi che era meravigliosa così e la tenni com'era per un'altr'anno, poi la feci ritingere color crema pasticcera. Aveva più scatto delle caffettiere tipo AMI 8, non che ci volesse granchè, ma aveva pur sempre un motore che ti metteva in condizione di non andare oltre i 120 e con grande eccitazione ed agitazione fra tutte le componenti del mezzo, dal cofano ai tappini delle gomme.
A parte quell'episodio col camioncino in manovra, mai un incidente in 5 anni in cui ho viaggiato su questa versione poco più larga ed aerodinamica della Mini Minor.
Ma c'erano ben altre perle:



In ginocchio, infedeli!
La Perfezione.
Come dovrebbe essere un'automobile se il mondo fosse una cosa seria.
Se un moscone si spiaccicava sul frontale faceva 200.000 lire di danni. Se controsterzavi violentemente, per quanto il termine riferito ad una 2cv va sempre inteso in maniera MOLTO elastica, imbarcavi neanche come su una gabbianella col mare forza 8.
In salita era possibile arricchire il catalogo di preghiere e/o bestemmie, a seconda delle abitudini ma soprattutto poco dopo l'uso assumeva sempre e comunque sinistramente i connotati del proprietario. Gli interni sembravano progettati per diventare il bar del quartiere. Anfratti ovunque per riporre ogni tipo di cosa, specialmente bottiglie vuote.
La percentuale di tetraidrocannabinolo assorbite ormai nel DNA da parte delle 2cv e dell'altra regina della strada che andrò a presentare subito dopo ha fatto sì che ci siano ancora in giro esemplari funzionanti nonostante siano fuori produzione da molto tempo.
Ma vanno con calma, con moooolta calma.





La mucchina.
L'inossidabile gioia di ogni meccanico.
Oddio, non che i risultati delle FIAT fossero già allora migliori, pensate alla FIAT Duna e ai contributi che gli Agnelli intascavano e quanto l'Avvocato fosse il sogno erotico di ogni aspirante vippettaro. Dignità per 'ste cose ne abbiamo sempre avuta poca, eh.
E la mucchina era un altro di quei mondi paralleli che fortunatamente ci veicolavano nell'altrove che settimanalmente ci sceglievamo.
Erano automobili socializaanti. Lente, talmente lente che ci si abituava alla loro lentezza, ai ringhi rabbiosi del motore quando provavi a pigiare più forte e che significavano inequicabilmente "Non rompere i coglioni" e quindi ti faceva tornare repentinamente alla velocità di crociera di 80 km/h in autostrada (no, dai 95 a volte le facevi).
Stesso discorso fatto all'inizio per L'AMI 8 e le forze dell'ordine.
Una 2CV o una Renault 4 con quattro e a volte cinque gonfi a bordo dava vita a siparietti degni della miglior commedia dell'Arte mai visti fuori da un palcoscenico.
Ho visto cose che voi umani e bla bla. Mai stato portato in Questura. Ma per i controlli stradali potrei scrivere un'intera commedia. L'unica volta che ho varcato la soglia di un posto di Polizia è stato perchè avevo due passeggeri a bordo, di cui uno dei buttafuori del locale dove lavoravo come DJ che prima che il poliziotto aprisse bocca gli mise in mano 2 grammi di fumo e gli disse che tutto quello che aveva gliel'aveva appena messo in mano.
Io e l'altro non sapevamo nulla (però ci speravamo, eh).
Mezz'ora a ridere nella sala d'aspetto e poi mandati via senza nemmeno la segnalazione.
Vano il tentativo di riavere indietro i 2 grammi. Gli occhi dei ragazzi della pattuglia erano inequivocabilmente espliciti su chi se li sarebbe tenuti.
Ora per una cosa così ti rovinano la vita.
Io so una cosa: di bombe a mano in giro ce ne sono state fra le persone che ho conosciuto e che guidavano. Tossici, alcoolizzati, impasticcati, fumati, in acido o di qualsiasi altra cosa.
Ne sono morti tanti.
Nessuno, e quando dico nessuno vuol dire nessuno, in un incidente stradale.
In Vespa o in moto sì, ma mai in automobile; quelle automobili che ho appena presentato.
Ora, vorrei sapere, visto che in altro post c'è stata una discussione in proposito, se sono più criminali quelli che si mettono alla guida dopo una canna o con un leggero stato di alterazione alcoolica o quelli che permettono, hanno permesso o permetteranno a dei gonfi di 20 anni o poco meno o poco più di mettere il culo su mezzi con cilindrate superiori alle 1100.
Se vuoi il brivido della velocità vai su una pista, paghi, affitti una monoposto a 200 euro per un'ora di corsa e ti sfoghi.
Non vedo perchè devo preoccuparmi di vedermi piombare addosso una BMW lanciata a 180 km/h con 5 cretini impasticcati ripieni di gel il sabato sera sulla FI-PI-LI o sull'Aurelia. Ce n'ho già tante di mio.
Sul Romito, il famoso lungomare del "Sorpasso" di Dino Risi, parecchi anni fa ne ho visti tirare fuori 3 da sotto un camion.
L'auto era entrata completamente sotto il mezzo pesante, un TIR.
Dovettero alzarlo con un argano della Bettarini per tirare fuori il mezzo coi tre ragazzi a bordo.
Avevano sui 25 anni e viaggiavano su una Wolkswagen Golf. E quando dico Wolkswagen Golf ho detto tutto. La Wolkswagen, la casa del Maggiolino, praticamente un blocco di ghisa a forma d'automobile, aveva concepito uno dei più perfetti strumenti di idiozia di massa.
C'è una bellissima descrizione dei proprietari di Golf da parte di Michele Serra in un suo "Che tempo fa", la striscia che aveva sull'Unità, risalente all'epoca del massimo fulgore di questa sfortunata berlina.
Credo di aver sfanculato più proprietari di Golf più dei capi di governo degli ultimi 40 anni.
Ecco, l'avvento delle berline veloci e "di moda" come le Golf hanno segnato un salto di qualità nel modo di concepire la guida sulle nostre strade. Non so se siete d'accordo, ma ho una quantità molto considerevole di chilometri sotto il culo. Proprio tanti.
E' anche, non del tutto, ma soprattutto, una questione di mezzi.
Credo che un dibattito serio potrebbe anche cominciare da lì

venerdì 5 febbraio 2010

PERCHE' NO


Quando si vuole tagliare corto e la pazienza e gli argomenti sono terminati si ricorre a questa poco simpatica frase; l'abbiamo imparato da piccoli, nella fase del "perchè?" quando iniziavamo a chiedere ai nostri genitori financo perché l'aria non si vede.

Lo spunto me l'ha dato questo post di Riccardo Venturi, grazie al quale ho scoperto che al mondo, a non volersi fare l'account su facebook, siamo perlomeno in due.
Perché? Riccardo lo spiega con dovizia di particolari ed alla sua maniera. Ci proverò anch'io.

"Dài, fatti l'account così restiamo in contatto"
"Ci sono le mail."
"Ma ti trovo in tempo reale appena ti colleghi"
"Ecco, questa è una delle cose che gradirei evitare. Non accendo il PC per cazzeggiare con qualcun altro che non vedo in faccia. Mandami una mail"
"E poi sei informato su qualsiasi cosa prima degli altri"
"Non ho furia. Su 100 notizie 97 mi fanno girare i coglioni e di 3 non me ne frega un cazzo. Puoi anche invertire le percentuali a seconda della giornata, eh"
"Ma trovi tutti gli amici che non vedi da tempo"
"Se non li vedo da tempo c'è una ragione"
"Ma puoi scrivere cosa ti pare"
"No che non posso"
"Guarda che anche gli antagonisti hanno la loro pagina"
"Li vedo tutti i giorni. Di persona"
"Ma sei un musicista. Può farti comodo"
"No. Mi rompe i coglioni e mi fa perdere tempo invece di esercitarmi"
"Ma hai un blog"
"Ecco."
"E non vuoi pubblicizzarlo?"
"Non su facebook."
"Ma da facebook si organizzano anche i nuovi movimenti."
"Delle manifestazioni lo vengo a sapere anche senza andare su facebook e comunque non mi interessano i nuovi movimenti. Berlusconi non lo manderà via la piazza."
"Ma hai problemi di comunicazione?"
"No. Non voglio rotture di coglioni. Nè dalla gente che va su facebook né da chi prende dati dai network. Non è difficile da capire"
"Ma tanto se vogliono ti trovano uguale"
"Come no. Prova a digitare il mio nome e cognome su google. Alla 26a pagina spero tu ti stufi di cercarmi, sennò continua pure. E poi per farmi cosa?"
"Ti tracciano l'IP"
"E secondo te il mio IP è rintracciabile"
"No?"
"Secondo il mio IP abito a Lucca"
"Insomma proprio non te lo vuoi fare l'account"
"No"
"Ma le tue spiegazioni non mi convincono, perché non vuoi?"
"Perché no"

Ecco, l'ultima spiegazione sembra sempre la più convincente.

Chissà perché.

giovedì 4 febbraio 2010

ROCKSTARS


Non è che un punto di saturazione è stato raggiunto, è che comincio a sentire quanto sia poco dignitoso anche il solo occuparsi, ad esempio, delle continue esibizioni di cialtroneria criminale del Presidente del Consiglio e dei suoi accoliti.
Quello che Berlusconi è stato capace di dire al fine di leccare il culo ad Israele è semplicemente rivoltante.
Quell'uomo ha giustificato una carneficina che i nostri media hanno crecato con tutti i mezzi di nascondere; è passato sopra i corpi straziati di centianaia di donne, bambini e civili inermi, senza curarsi di spendere una sola parola che presupponesse un viatico per una soluzione pacifica.

Normale, per un criminale come Berlusconi andare a soffiare sul fuoco dei conflitti, la guerra è soprattutto un vantaggio per gente come lui che può dirigere sui luoghi dei conflitti interessi suoi e degli amici suoi.
Laddove c'è una tragedia, che sia una guerra, che sia un terremoto, l'Italia è diventata un inossidabile punto di riferimento per chi volesse imparare come NON si gestisce un'emergenza.
Le porcherie fatte a L'Aquila sono sotto gli occhi di chiunque ne abbia, rimando comunque al solito, meritorio blog di Miss K per gli interessanti aggiornamenti, che ovviamente non verranno mai posti all'attenzione pubblica sui telegiornali pubblici per cui paghiamo il canone e senza che nessuno dell'opposizione denunci quella testa a ginocchio di Minzolini per omissione fraudolenta di notizie. Oppure quello che è riuscito a combinare quell'altro genio di Bertolaso ad Haiti.
Una cosa è sicura: d'ora in poi chi subisce una tragedia sarà bene che cerchi di armarsi di fucile da subito e sparare a vista ogni volta che vede una maglia della Protezione Civile avvicinarsi.
Scommetto che a L'Aquila qualcuno si sta pentendo amaramente di non averlo fatto.
Intanto grazie al processo breve chi è morto ed i suoi familiari avranno di che ringraziare il Pluriprescritto per la giustizia che riceveranno. E se lo hanno votato gli ci sta pure bene.

Da parte mia sto dedicando il tempo libero restante dal lavoro alla musica.
Sono il cantante di due gruppi, di cui in uno scrivo anche musiche e testi.
Siamo una fusione di musicisti provenienti dall'hardcore e dal rock marchiato Detroit quindi Stooges, MC5 ed i loro epigoni australiani Radio Birdman, Saints e Celibatre Rifles. Il risultato è per ora incoraggiante, registreremo il primo CD a Marzo, completamente autoprodotto e comunque scaricabile gratuitamente in rete.
Con l'altro gruppo facciamo esclusivamente covers, tutti pezzi del periodo '64/'69 derivanti dalla scena garage-punk e del rock psichedelico di quei tempi: dai Sonics agli Stooges, per capirci.
Alla mia età ci vuole dello stomaco per reggere 1 ora e passa di salti e balli su un palco ma soprattutto quello che c'è di contorno in un gruppo rock. Ogni tanto si suona in giro, si prova con costanza e serietà perchè non siamo più ragazzini e non ci va di perdere tempo a fare cazzate, ma ovviamente le virtù monastiche dei Santi sono in completa antitesi con certi ritmi di vita.
Pensavo a Morgan.
Cristo se è un coglione.

Non lo so se pensava di fare lo splendido visto la regale indifferenza con cui certo pubblico italiota ha giustificato il fatto che a Palazzo Grazioli corressero fiumi di cocaina o che ormai si parla di coca come se fosse un simpatico diversivo per celebrità, mentre è un agguato mortale per i nostri ggiovani; ecco, Morgan doveva sapere di essere ancora al livello degli sfigati delle periferie che pippano lattosio e muro grattato o per lo meno giusto uno scalino più su.
Morgan è ancora un ingranaggio, di un programma che più male alla musica non potrebbe fare, selezionando e impacchettando INTERPRETI e non artisti.
Gente pronta per il karaoke.
Dirigendo l'attenzione delle masse ad un modo di concepire il canto, la performance, lo spettacolo stesso in una patetica pantomima ad uso delle logiche massificatrici delle case discografiche.
E fai pure il maledetto.
E vai pure da Vespa a fare l'autodafè.

Ora, se sono questi i "maledetti" che sforna la nostra Patria, che fu di Piero Ciampi, di De Andrè, di Vasco, di Bindi, di Stefano Rosso e di Franco Fanigliulo (ve la ricordate "A me mi piace vivere alla grande"? E' morto pochi anni fa, di emorragia cerebrale), gente che in confronto a Morgan poteva dirsi figlia spirituale di Rimbaud.

Fior di artisti s'è bombata di ogni sostanza concepibile ed anche non concepibile.
Ma conosceva il proprio lavoro e soprattutto i media.
Il rock ' roll per antonomasia è un media a sè. Quello che ha bisogno dei media non è rock 'n roll, è una sua rappresentazione. E non mi interessa.
Non mi interessa un cantante che vince X-Factor.
Non mi interessa un prodotto discografico che l'industria discografica attuale mi spaccia per rock.
Il rock ha un'impatto sulle generazioni che trascende i media, perchè è scambio, assenza di regole, manifestazione di disagio, malessere, euforia, ormoni e corpi.
Deve essere un contatto che arriva alla compenetrazione totale tra artista e pubblico senza nessuna inibizione. E questa componente nessun X-Factor sarà capace di crearla.
Il rock succhia ogni energia vitale, perchè ti dà la possibilità di tirare fuori TUTTO.
Ed il rock è un media a sè perchè va al di là di ogni messaggio politico, si fa rito con il concerto ma poi ti lascia a confronto con tutte le tue paure e tutte le sue frustrazioni solo e senza protezione.
Il rock è la risposta con un attacco frontale.
I più grandi artisti che il rock ha portato all'attenzione del pubblico erano talmente maledetti che hanno creato stimoli per generazioni di individui, hanno accompagnato i loro sforzi per vivere e sopravvivere attraversando stagioni di ogni genere: vedere oggi le rockstar di ieri è illuminante: si sono fatti e strafatti, hanno sempre fatto il cazzo che gli pareva, scopato chi gli pareva, guadagnato quanto gli pareva e ora venitemi a dire che non l'hanno messa in culo a tutti nel modo più rock 'n roll possibile. E che nessuno mi dica che non c'era messaggio politico dietro.
Qualcuno c'ha lasciato le penne.
Beh, ce ne lasciano di più quei ventenni con grosse cilindrate che si stempiano regolarmente ogni fine settimana e senza aver creato alcunchè di musicalmente apprezzabile se non i loro rutti al Mojito.
E nessuna di queste rockstar ha mai pensato di andare da Bruno Vespa a spiegare perchè si droga: ad uso di Morgan e dei media nostrali mostro qui una breve conferenza stampa di quello che ritengo uno dei più grandi musicisti nonchè poeti di tutto il novecento: Lou Reed.

Questa è una rockstar.
Questo è il modo col quale si tratta l'argomento droga con i media.






Naturalmente la conoscenza dell'inglese è necessaria, comunque si può percepire benissimo l'assoluto algido disprezzo col quale un Lou Reed visibilmente fatto affronta pubblico & taccuini.
Quel tipo di strafottenza che NESSUNO dei nostri "artisti" nostrali sembra possedere e che invece era uno dei detonatori per lo stimolo alla ribellione di tanti giovani.

Le droghe non sono nient'altro che uno strumento. Come le auto veloci, come la palestra, come la passione per la politica. Distrugge il corpo come la Vita, come il lavoro, come la paura, come l'inquinamento, giorno per giorno.
Le droghe sono qualcosa che va saputa usare se si vuole usare. Come un trattore, come una sega circolare. E comunque fa parte di quella vastissima gamma di possibilità per l'individuo di scegliere come vivere e come morire.

Sono un acerrimo, inestinguibile nemico dell'eroina e per la cocaina non ho nessuna simpatia e meno ancora ne ho per i consumatori di dette droghe, ne ho sopportati abbastanza e non ho nessuno strumento per riempire il vuoto che queste droghe riempiono creandone altri, più vertiginosi.
Ma è una mia questione caratteriale; non ho un carattere compatibile con l'eroina e gli eroinomani nè con la cocaina ed i cocainomani.
Le rockstar non hanno nessuna responsabilità nella rovina di migliaia e migliaia di giovani, si sono limitati a narrarne il malessere e la discesa all'inferno, quello che l'establishment non vuole far vedere perchè è il frutto dei propri errori, della propria avidità e della propria sete di potere.
Ma la musica è, e deve continuare ad essere, anche e soprattutto un veicolo di stimoli e di ricerca interiore e non è un caso se l'industria discografica attuale predilige prodotti che azzerano questo fattore fondamentale che il rock, da Elvis a Kurt Cobain, ha sempre trasmesso come sua peculiarità fondamentale.

Per questo Morgan, per quanto mi riguarda, non è all'altezza neanche di Califano.
Per la qualifica di "maledetto" deve ancora studiare parecchio.

(Nella foto: Frank Zappa, una Rockstar)

lunedì 1 febbraio 2010

L'UNITA' E L'UMILE VIGNAIUOLO


"L'Unità".

Sopra la testata c'è scritto: GIORNALE FONDATO DA ANTONIO GRAMSCI.

Non ho idea di quanto sia ancora un peso per i dirigenti del PD quella scritta, ma di sicuro Antonio Gramsci non avrebbe mai fatto un titolo come QUESTO.

L'appello del Papa?

Come sarebbe a dì l'appello del Papa!

Ma se volevo sapere degli appelli del Papa compravo l'Avvenire, non un giornale di sinistra che si auspicherebbe laico e non l'ennesimo megafono di Piazza San Pietro.

Un operaio s'è dato fuoco perchè ha perso il lavoro.
Cosa dicono gli altri operai? Cosa dicono i sindacalisti? Cosa dicono i dirigenti del PD? Cosa dice D'Alema? Cosa dicono a sinistra? Cosa dicono gli economisti? Cosa dice il budello di vostra madre vestita da ciambella?

No, cosa dice il Papa.

E sapete cosa dice il Papapapa?

"Tutelate i lavoratori".
Giuro.
Andate a vedere in tutti i siti d'informazione.
"Tutelate i lavoratori".

Oh, l'ha detto perdavvero.

"Tutelate i lavoratori".

Dove l'ho già sentita?

E soprattutto dove la dovrebbe avere già sentita la De Gregorio.
Dove la dovrebbe aver già sentita il signor D'Alema.
Dove la dovrebbe aver già sentita il signor Epifani.

L'inizio della fine per un potere marcio, corrotto ed invasivo come quello della Chiesa inizia quando ad esempio la quotidiana velina Graziearcazzo" del Papa viene messa in quinta pagina sotto l'elenco delle Sagre&Fiere della provincia di Frascati.
E un motivo che potrebbe essere un'ottima giustificazione è che all'elettore di sinistra che compra l'Unità non gliene frega un poderoso cazzo con la cappella a minareto di cosa ha sproloquiato il Papa oggi. E domani. E domanilaltro.
Il lettore dell'Unità vede quella scritta "giornale fondato da Antonio Gramsci" per leggere il Papa che prende per il culo tutta la classe operaia, precaria, disoccupata & affini?

Mi viene una domanda sola da fare, alla signora DE Gregorio:

Ma come cazzo state messi?



sabato 30 gennaio 2010

MI CHIEDEVO


Che uomini di merda bisogna essere per aver bisogno di vedere delle ragazze piangere per aumentare l'autostima.

E che società di merda deve essere per mercificare anche il pianto ad uso e consumo di questi uomini di merda.

Ora, i campi di lavoro sono una cosa che fa inorridire tutti i "democratici" però se qualcuno di questi "democratici" è così gentile da venire qui e spiegarmi perché dei coglioni che hanno bisogno di "Crying girl" per sentirsi più uomini non dovrebbero stare 14 ore al giorno a fabbricare cubetti di ghiaccio a Novosibirsk colla piccozza mi farebbe un riveritissimo favore.

martedì 26 gennaio 2010

IO NON CREDO


Quando la morte mi chiamerà
(parapapappa parapapà)
ho, come comprensibilmente ogni individuo, la speranza di non soffrire troppo.
Non sono precisamente a secco di esperienze indirette in materia, ho avuto lutti di amici che avevano malattie piuttosto impietose come l'AIDS, mio padre è morto di tumore ai polmoni e se qualcuno ha mai visto come se la passa un malato terminale credo si sia chiesto semplicemente che senso ha far passare ad una persona i suoi ultimi giorni annegato nella sofferenza atroce, ultima ed unica compagna di ogni cazzo di secondo che ti divide dalla morte.
Quando le tue difese immunitarie sono definitivamente andate, quando il tumore ti ha talmente riempito i polmoni che vai a cercare ogni filo d'aria come se fosse l'unica cosa importante al mondo di domande te ne fai.
E poi ti dai qualche risposta; tipo che speri che i dottori accompagnino adeguatamente la persona ad una morte il più possibile serena, non una morte che sopraggiunga mentre chi muore ti guarda con gli occhi sbarrati senza più riuscire a tirare fuori un suono ma che ti fa leggere solo un'implorazione rivolta chissà dove affinchè questo patimento finisca, e subito.

I più smaliziati tra chi legge le mie svagellate a questo punto saprà già dove voglio andare a parare e non ho certo intenzione di deluderli.

Credo semplicemente che lenire le sofferenze di un malato terminale accompagnandone la dipartita in modo che soffra meno possibile è un atto estremamente meritevole, coraggioso e pieno di vera compassione umana, forse la più alta. C'è già abbastanza gente al mondo che muore soffrendo atrocemente: di fame, ad esempio. O di freddo. Oppure a causa di violenze, magari reiterate e continuate con l'aggiunta di qualche tortura.
A maggior ragione quanto più è meritoria l'azione di chi risparmia all'individuo il "vivere" le sue ultime ore piegato in smorfie di dolore insopportabile, rendendogli almeno la serenità della morte.

Non so, sembrerebbe tutto così semplice. Così umano. Così pieno di amore.

Ma ovviamente non siamo capaci di farci mancare un MA neanche per questo.
E il MA, tanto per cambiare, ce lo mette la solita Santa Romana Chiesa Football Club.
Quella che per il Papa polacco certe delicatezze le ha avute, eccome.
Ma noi poveri disgraziati peccatori e miscredenti nati col peccato originale e quindi sudici come una porcilaia di Cenaia no; dobbiamo soffrire, fino in fondo e sentendola tutta, perchè la vita ce l'ha data Dio e solo Dio ce la può togliere.

Ora, il discorso è altrettanto semplice quanto quello della morte dolce: sono cattolici, hanno le loro cazzo di credenze, hanno i loro valori. Benissimo: prenderei ad esempio quello che altri culti fanno regolarmente, cioè lo mettono per scritto nero su bianco; quindi viene data loro una tessera che certifica la loro appartenenza al culto cattolico e da lì si evince che NON vogliono certi trattamenti in punto di morte, che NON vogliono sposare persone dello stesso sesso, che NON vogliono usufruire di cure derivanti dalla ricerca sulle staminali, che NON vogliono divorziare, nè, se sono donne, abortire, che insomma NON hanno intenzione di trasgredire nessuna delle linee guida che dal Vaticano quotidianamente impestano le nostre cronache.
Io non la prenderei quella tesserina, ad esempio.
Perché NON credo in Dio, perchè penso che la Chiesa sia un problema e non una soluzione, perchè non voglio seguire in nessun modo i suoi insegnamenti, perchè ritengo i suoi valori profondamente inumani, vecchi, stantìi se non putrescenti.

E' semplicissimo: in rispetto agli insegnamenti che si dichiara di professare ogni individuo può scegliere come regolarsi rispetto a questioni che, alla fine trovano per l'appunto l'individuo solo con la propria coscienza.

Troppo facile.

Ora, che le zecche vaticane, non contente della marea di privilegi assolutamente immotivati che il pavido Stato Italiano continua a concedergli, non concepiscano il semplice guidare il PROPRIO gregge (mai termine fu coniato più adeguatamente) è così palese che solo un cattolico può non accorgersene, il problema con la Chiesa è lo stesso che si pone con ogni aggregazione autoritaria, antidemocratica ed assolutista e questo tipo di aggregazioni si combatte in un modo solo: isolandole. Iniziando a contestarne in maniera inequivocabilmente netta l'autorità, e quando parlo di inequivocabilmente netta parlo di togliere loro ogni autorità morale sulle nostre vite e sui nostri cuori.

Negli anni '70 l'Italia è riuscita a scardinare due leggi morali carissime alla Chiesa, il divorzio e l'aborto: dominavano i democristiani, tanto per capirci, eppure la Chiesa prese due bastonate di proporzioni epiche.
E' questa una delle ragioni per cui predico l'assoluta necessità di una sinistra unita, compatta, granitica, laica, decisa ed incompromissoria prima di tutto sui temi etici. Ed è per questo che mi incazzo come un muflone quando qualcuno se ne viene fuori con l'importanza dell'elettorato cattolico. Vedremo nelle elezioni regionali in Lazio, ad esempio, quanto contano i cattolici e quanto sia decisivo il loro peso. Io sto già provando qualche sghignazzata feroce allo specchio da esibire.

Questo corpo, questa vita, me l'ha dato l'amore tra due persone, la capacità di curare il mio spirito me l'ha data la mia intelligenza, aiutata da alcuni miei simili che ritengo straordinari, più una moltitudine di persone ordinarie come me, più le amorevoli cure di alcune rappresentanti del gentil sesso che mi hanno fatto scoprire la Bellezza e il Tormento dell'amore terreno. Nessuno aveva una tonaca.

Ed essendo ragionevolmente soddisfatto del mio bagaglio di valori non vedo la necessità di abbracciare forzatamente quelli di gente con cui non sento nulla da spartire.

Sembra facile, siamo in democrazia.

Dicono.

lunedì 25 gennaio 2010

DICONO SIA ROMANISTA


Ecco, manco una vittoria contro la Juventus a Torino è riuscito a godersi. Vendola gliel'ha strozzata subito.
Succede, quando si è perdenti dentro.

(P.S. Esilarante la sua dichiarazione di ieri a chi gli faceva notare la possibilità della sconfitta: "Siete lontani dal sentire reale della gente". Ovvia, la colpa non è nemmeno sua; c'è una generazione di babbei che l'ha addirittura preso per un leader)

sabato 23 gennaio 2010

DOVE SONO I DELINQUENTI


Le Sughere di Livorno sono un carcere piuttosto rinomato per quanto riguarda vicende poco chiare.
Ci sono stato, dentro.
Ma non come carcerato - sono più incensurato ed immacolato di qualsiasi parlamentare in attività - bensì per allestire l'annuale spettacolo teatrale che si svolge all'interno della struttura.
Non dico nulla dell'impressione avuta dall'interno, o almeno nulla che non sia scontato per uno che dentro un carcere non c'è mai stato e desidera ardentemente continuare a starsene fuori di lì se non per lavoro.
Una vicenda "poco chiara" è stata quella di Marcello Lonzi.
Poco prima di essere arrestato Marcello, che qualche problema di inserimento nella società lo aveva ben avuto, era seguito anche dai ragazzi del Centro Sociale "Todo Modo", un centro sociale istituzionale e non autogestito, basato sul volontariato e ben collegato ai servizi sociali; Al "Todo Modo" i ragazzi allestiscono spettacoli teatrali, oltre ad altre attività creative grazie alle quali soggetti con difficiltà di inserimento sociale insieme ad altri che, diciamo, coordinano le attività ed altri che frequentano il centro perchè effettivamente è un'ottima palestra per testare le proprie capacità artistiche.
Tanto per fare un esempio la Karima di "Amici" è passata anche di lì.
Per farla breve, visto che uno dei coordinatori più attivi è anche mio collega di lavoro, non mi risulta che Marcello avesse le stimmate dell'irrecuperabile; tutt'altro.
Anche se il solo nominare il cognome Lonzi a Livorno è un pò come nominare il confetto Falqui: basta la parola, e da ben prima che nascesse Marcello.
E i marchi che questa società sa mettere vanno ben più in profondità di qualsiasi tatuaggio.
Sabato scorso, grazie alla tenacia della mamma di Marcello, Maria, c'è stata una manifestazione dove i genitori di tutti coloro che hanno avuto un proprio caro UCCISO, AMMAZZATO, ASSASSINATO mentre era nelle mani dello Stato, una manifestazione blindata e passata il più possibile sotto silenzio dai vergognosi media nazionali e locali ma che nell'area che il ministrello Brunetta vede come un vulnus, un'erbaccia da estirpare, ha girato a dovere.
Una manifestazione che esigeva risposte dallo Stato.
E la risposta a Maria lo Stato l'ha data.
Ora, cosa ci si può aspettare da QUESTO Stato, il cui Presidente della Repubblica si affanna a slinguazzare un conclamato LADRO come Craxi perdendo ogni credibilità presso coloro che ogni giorno, onestamente, si arrabattano lavorando per stipendi a volte manco di 1000 euro al mese?
Di quelli appena sotto Napo non ne parlo nemmeno, qui.
Dicevo, che risposta poteva aspettarsi Maria, ora che ha cercato di riaprire il processo che doveva far chiarezza sulla morte di Marcello?

Una risposta degna di questo stato di mafiosi, intrallazzatori, delinquenti ed assassini, ovvio.
E voilà, ecco la nuova perizia sulle cause del decesso di Marcello.

Che, tanto per cambiare, fa ridere le telline pari pari come la prima

A questo punto le speranze di Maria hanno subìto un bel colpo.

E a questo punto, ancor più di chi ha ammazzato materialmente Marcello, direi che è la coscienza di chi tuttora briga e lavora per mantenere l'omertosa situazione sulla linea della prima sentenza a puzzare di sterco.
A Livorno anche i sassi lo sanno che Marcello è stato ammazzato. E sanno anche che gli autori dell'omicidio di Marcello Lonzi hanno la divisa.
Il balletto squallido col quale hanno cercato di metterla in culo perfino al compagno di cella, dopo la tesi dell'infarto e della caduta su un secchio che avrebbe causato i tremendi segni sul corpo di Marcello è degno di teste per le quali i cittadini che chiedono verità hanno l'anello al naso.
Le foto del corpo di Marcello, oltre a quella che si vede nel link di sopra, le saprebbe interpretare anche un ragazzino. In rete ci sono. Io, scusatemi, non ce la faccio più a vederle quindi non le metto.
E proprio non mi va che le istituzioni di una Repubblica, seppure di una Repubblica governata da malviventi come questa, vogliano prendere per il culo perfino una madre che ha perso un figlio.
Ci consideriamo un paese civile, ma come vogliamo chiamare infamità come questa? Come classificare una classe politica che dello sberleffo, della mancanza di rispetto, dell'arrogante supponenza verso i familiari delle vittime della propria delinquenza (in un precedente post l'ho presa alla vicina partendo dal 1963 coi familiari del disastro del Vajont) ne ha fatto una regola imprescindibile?
Non si classifica, la si tratta per quel che è. Da delinquenti. Quelli veri.
Non come Marcello, non come Federico Aldrovandi, non come Stefano Cucchi, non come - beh, diamo il via all'ennesima lista o ci siamo capiti?
Lo Stato italiano ha perso troppe occasioni per meritare rispetto.
Il sottoscritto non è persona adatta a manifestazioni e cortei, l'ho detto più di una volta.
Quello che credo sia cosa buona e giusta sarebbe il costruire uno Stato degno del rispetto di TUTTI, cosa che nelle condizioni attuali significherebbe più o meno fare una strage.
Quindi meglio per me continuare a lavorare e vivere onestamente, per me, per i miei cari e per tutti quegli individui di questa comunità che meritano rispetto.
Ma il disprezzo (e non l'odio, che è sentimento sfiancante e faticoso) non è cosa che i nostri Signori Che Possono hanno facoltà di poter cancellare semplicemente ignorando che esista.
Esiste.
Ed ogni causa ha SEMPRE E COMUNQUE un effetto.

venerdì 22 gennaio 2010

LA GUERRA DI PIERO


Sono passati trent'anni che Piero Ciampi è andato a scolarsi vinaccio al metanolo all'inferno.
Me lo fece conoscere Bobo Rondelli quando ci capitava di fare qualche schitarrata in compagnia; lui non aveva ancora formato gli Ottavo Padiglione, era ancora alla incarnazione precedente, "Les Bijoux" coi pezzi in inglese, però Ciampi l'aveva preso di petto e così ci faceva ascoltare "Tu no", "Lungo treno del sud" o "Il vino" con la sua voce piena e rotonda così andai a raccattare tutto quello che potevo trovare di questo livornese di cui avevo solo sentito parlare e che, da vero outsider qual era, aveva perso la stagione "impegnata", la stagione intimista, la stagione dei poeti e la stagione degli amori.
A quei tempi si trovava pochissimo. Un cofanetto triplo della RCA tipo "Il meglio di"; poteva bastare.
Poi ne lessi le gesta in un libro che riportava fedelmente tutti i testi, la storia e un CD con 4 inediti, tra cui "Il giocatore", un capolavoro assoluto.
Piero Ciampi ha trasformato la sua vita in un massacro poetico contro un mondo che rifiutava l'ipotesi di concedere ai poeti il proprio angolo di cielo. Intascava gli anticipi della casa discografica e spariva senza lasciare traccia. Non si presentava ai concerti lasciando come messaggio agli organizzatori disperati un "Non sono potuto venire". Ha trascinato la sua voce impastata di vino, sigarette, amori finiti e sogni spezzati in canzoni che aprono ferite in ogni cuore che sappia quanto la vita sia prima di tutto disillusione e rimpianto e che il resto è un contorno che dà solo qualche sprazzo di felicità.
Ha sempre rifiutato le mani tese dell'industria discografica, i suoi tempi, le sue regole.
E' salito sul palco del Premio Tenco ubriaco fradicio e ad uno spettatore che lo aveva fischiato consigliò di comprarsi un sassofono.
Ci provo a cantare "Disse non Dio, decido io"; perché voleva morire di cirrosi o andare in coma etilico e non svegliarsi più; negli ultimi tempi viveva senza luce né gas ma con l'immancabile fiasco sempre accanto. Ma un cancro alla gola arrivò prima e se lo portò via, per l'appunto 30 anni fa.
Piero Ciampi non ha avuto, né avrà mai, i riconoscimenti e le schiere inestinguibili di ammiratori dei De André, dei Guccini, dei Battisti, neanche dei Tenco.
C'è un premio a lui intitolato che si svolge al Teatro Goldoni di Livorno, e mi rendo conto della immane fatica che gli organizzatori devono fare per cercare di non allontanarsi dallo spirito con cui Piero affrontava il mondo della musica; probabilmente non avrebbe neanche apprezzato l'idea di un premio a suo nome.
Avrebbe preferito chiudersi in qualche bettola, a vuotare fiaschi di vino con Ugo Balboa, il Maestro Palazzi e qualche altro briào caricato a Tavernello per poi fare una scazzottata e tornarsene su una qualche branda a prepararsi per la bevuta del giorno dopo.
O forse no.
A noi resta il suo slogan "Andare camminare, lavorare" e il vaffanculo più solenne e poetico mai pronunciato, quello di "Adius".
Ma il testo che voglio riportare è quello che meglio esemplifica Piero ed il suo esser rimasto livornese nonostante le rapidefugherapidefugherapidefughe:

TE LO FACCIO VEDERE CHI SONO IO

Una regina come te in questa casa? ma che succede?
ma siamo tutti pazzi? ma io adesso sai che cosa faccio?
che ore sono? le undici? io fra - guarda - fra cinque ore

sono qua e c'hai una casa con quattordici stanze,
te lo faccio vedere chi sono io. E che sono quei cenci
che hai addosso?! ma che è, ma fammi capire...
ma senti... ma io... ma come! Tu sei... sei la mia...
e stiamo in questa stamberga coi cenci addosso!
Ma io adesso esco, sai che cosa faccio? ma io ti porto...
una pelliccia... di leone... con l'innesto di una tigre.
Te lo faccio vedere chi sono io.

Senti, intanto però c'è un problema: siccome devo uscire,
mi puoi dare mille lire per il tassì in modo che arrivo
più in fretta a risolvere questo problema volgare che
abbiamo? Te lo faccio vedere chi sono io, lascia fare
a me, lascia fare a me, lascia fare a me perché... ti
devi fidare.

Ma che cosa ti avevo detto, una casa? ma io sai che cosa
faccio? ma io ti compro un sottomarino. Perché? se qui
davanti a casa nostra quelli c'hanno la barca e rompono
le scatole, io ti compro un sottomarino! così, sai, li fai
ridere tutti, questi, hai capito? Intanto facciamo una cosa,
che fra cinque ore sono qua: tu metti la pentola sul fuoco,
ci facciamo un bel piatto di spaghetti al burro mentre
aspettiamo il trasloco, poi ci ficchiamo a letto e te lo faccio
vedere chi sono io: ti sganghero! Te lo faccio vedere
chi sono io! Te lo faccio vedere chi sono io,
sono un uomo asociale ma sono un uomo che ti...
Io non ti compro il sottomarino: ti compro un transatlantico.
Basta che tu non scappi, stai attenta che... se scappi
col transatlantico ti affogo nel... nell'Oceano Pacifico.
Dai, dai, coricati, vai che ti sganghero,
te lo faccio vedere chi sono io!


E sentite anche voi le palme......




giovedì 21 gennaio 2010

GLI IMPUNITI


Non parlerò del processo breve.
Questa legge ignobile ha comunque una sua precisa ragion d'essere in uno Stato come l'italia, che dell'impunità per i potenti e della persecuzione dei deboli ne ha fatto una ragione di vita fin da tempi insospettabili.
Ho ritrovato sul tubo il finale di un bellissimo e spettacolare monologo dell'attore Marco Paolini sulla tragedia del Vajont: ve lo ripropongo.



Come si comportò lo Stato italiano davanti ad una tragedia con quasi 2000 morti accaduta esclusivamente per imperizia, faciloneria, avidità, e codardia da parte di una società PRIVATA col culo ben parato dallo Stato stesso?

Leggete pure questo articolo apparso su Liberazione nel 2002

Impossibile non rimanere agghiacciati.
Epperò è impossibile non notare che la puntuale torma di ladri ha potuto impunemente sciacallare e speculare sulla pelle dei 2000 morti e dei loro familiari proprio in combutta con lo Stato italiano.

Berlusconi viene da lontano, molto più da lontano di Bettino e della sua sciagurata stagione. Viene da una società educata dallo Stato stesso al ladrocinio incondizionato, all'impunità ad ogni costo, anche davanti ad una strage di quelle sulle quali giornali e TG piangono per giorni a gettone salvo poi non proferire verbo sulle porcherie, quelle vere, che ogni tragedia italiana ha portato con sè.
Ladri, assassini, sciacalli, mistificatori, circondati da una corte di servi che da giornali e televisioni impongono la loro legge, quella dell'impunità dovunque e comunque.
Sulla pelle dei 2000 morti del Vajont come sulla pelle delle vittime delle stragi di Stato, sulla pelle di chi entra in carcere per reati comuni e ne esce a gambe in avanti perché, inutile specificarlo, non fa parte della casta di ladri ed assassini della parte giusta. O peggio, non fa parte di nessuna casta di ladri ed assassini.
In Italia sono rimasti impuniti coloro che hanno abbattuto l'aereo dell'Itavia sopra Ustica, sono rimasti impuniti perchè i rappresentanti eletti dei cittadini italiani hanno così voluto, così come hanno voluto che in ogni tragedia i responsabili rimanessero al sicuro e ben coperti. E quando c'è da lucrare su una catastrofe naturale eccoli lì, in prima fila, come in Abruzzo, con la loro vomitevole corte di puttane mediatiche al seguito pronti a distribuire soldi e prebende agli amici degli amici.
Sappiamo chi ci governa, non da oggi.
L'attuale governo è solo una versione più volgare, sguaiata e rumorosa di quelli che gli italiani hanno mantenuto al potere per 50 anni nella speranza che la casta di ladri, assassini e corrotti assisi in Parlamento facesse cadere qualche briciola. L'abbiamo coltivato così Berlusconi.
E quando è apparso - non c'erano dubbi - gli italiani hanno fatto la conta.
Ladri, assassini, corrotti e corruttori, iene e sciacalli, questo hanno scelto un'altra volta.
E ora ci si scandalizza per il processo breve, senza ricordarci che dal dopoguerra in poi siamo stati governati da una pattuglia di delinquenti senza pari nel mondo occidentale per quantità ed efferatezza.