Spesso le domeniche pomeriggio sono il terrore delle coppie.
Gli uomini se non hanno la possibilità di seguire le partite sono per metà degli androidi semideficenti con la mente impallata su un solo unico pensiero fisso: quanto fa (squadra a piacere); le donne, alle quali mediamente frega un cazzo delle partite se non in funzione delle ricadute umorali del partner, sono per metà dei semiandroidi in quanto preoccupate di un eventuale risultato negativo della squadra tifata dall'androide semideficente che rischierebbe di trasformare a tempo non determinabile il suddetto androide in un (sub)umano molto incazzato per via di un arbitro becco, un attaccante fuori forma o un portiere sbadato.
Tanto sono capaci di sopportare le nostre donne.
Il sottoscritto la domenica pomeriggio generalmente se ne sbatte i coglioni di cosa fa chi se non ha giocato 3 euro alla SNAI al fine di arrotondare lo stipendio da precario dello spettacolo e quindi risparmia alla sua donna il martirio delle domeniche pomeriggio pallonare.
Ma non sono migliore degli androidi semideficenti.
No, io sono un vero autentico pezzo di merda DOCG certificato ISO 9000.
Oggi sono ancora convalescente da una febbre stagionale così ho chiesto alla bimba di venire a casa mia a vedersi che so, un film.
Tranquilli, senza impegno, sono ancora indebolito e poi stiamo attenti che può attaccare ancora e via così.
Due chiacchere, due facezie, la bimba - gattara - che ancora deve sbollire la genialata di Bigazzi (vedi post precedente) e che in mattinata ha inondato RAI, Striscia, Iene, Mi manda raitre e qualsiasi diffusore di notizie di mail alla nitroglicerina per non parlare delle sbroccate dalla sua pagina di facebook. Manco mezzora su Pet society l'hanno calmata.
Il sottoscritto, che di facebook non ne vuol sentire manco parlare, gongola.
Mi piaci tanto quando ti inacazzi e tutte queste cose qua.
E io non sono come gli androidi semideficenti. Sono peggio, molto peggio.
Vieni qua che ti calmo.
Ti faccio vedere uno bravo, ma bravo davvero. Chi?
Marco Paolini.
Ah. Sì è bravo, ma che.
Vajont.
Dai è un mattone.
Fidate.
Si fida.
Parte Paolini.
Ora, io non so se avete visto la diretta che Paolini fece proprio dalla diga del Vajont in un teatro improvvisato, un 9 ottobre del 1997 e che fu trasmesso da RAI 2.
(1997. No, al governo c'era un altro. Cambiava qualcosa? Sì, no, forse, fanculo.)
Beh, se non l'avete visto vi consiglio di trovarlo - al più presto - mettervi comodi e guardarlo a luci spente. E' l'unico modo di poter anche minimamente ricreare un minimo dell'atmosfera consona ad una performance teatrale che, lo dico da subito, è di livello ASSOLUTO.
Ovviamente quello che sapeva la bimba era la stessa cosa che Paolini descrive all'inizio per raffigurare la vulgata propinata all'Italietta di quel tempo: il sasso è caduto nel bicchiere e l'acqua ha sporcato la tovaglia.
Poi Paolini tira fuori il libro della Merlin: "sulla pelle viva: come si costruisce una catastrofe".
E parte la ricostruzione: e parte l'appassionata, partecipata narrazione e che svela in un crescendo rossiniano le sciatterie burocratiche, la compiacenza, il clientelismo, l'arroganza, il completo disprezzo di qualsiasi cosa si frapponesse fra il Progetto e la sua realizzazione.
Le perizie geologiche che fin dall'inizio avevano segnalato il gravissimo pericolo, le denunce della giornalista dell'Unità Tina Merlin, una bellunese capatosta che si era beccata anche la denuncia dalla società costruttrice della monumentale diga, la SADE. Allora le società idroelettriche erano tutte private e la SADE era potente, molto potente.
Una società privata. Dice nulla? No?
Ok vado avanti.
La costruzione va avanti, la montagna comincia a dare i primi segni di disagio, ci sono perizie che non autorizzano a pensare niente di buono, vengono ignorate, boicottate, nascoste.
I lavori vanno avanti mentre in segreto vengono effettuate prove tecniche del disastro. Che, detto per inciso, saranno oltretutto sbagliate nelle dimensioni, ma plausibilissime nella dinamica.
Anzi quasi certe.
E comunque nascoste.
Intanto la popolazione viene costantemente tranquillizzata. Nonostante una prima frana, il 4 novembre del 1960. 800mila metri cubi. Una bazzecola.
Quasi tre anni dopo.
2000 morti, circa perché il numero esatto non è mai stato possibile calcolarlo.
Il processo seguito per accertare le responsabilità, il suo esito, il calvario dei superstiti e dei parenti delle vittime, per favore andatevi a vedere il link perché vorrei smettere altrimenti vomito sullo schermo.
E anche perché, al di là del bellissimo, emozionante e coinvolgente spettacolo dell'immenso Marco Paolini ho preso a pretesto ancora una volta la tragedia del Vajont come in un precedente post per andare a parare ai giorni nostri.
Ancora non vi dice niente la sciatteria, la connivenza, la corruttela, lo spregio dei cittadini, l'arroganza del potere, i gruppi che si fanno, come dice Paolini, stato nello stato più potenti dello stato?
Non vi dice niente il continuare "grandi opere" (o il progettarle) mettendo a repentaglio la vita di migliaia di persone senza tenere minimamente conto dei pericoli che corrono, in nome del loro profitto? Dell'evitare di avvertire dei pericoli anche quando questi sono conclamati e presenti a occhio nudo, anzi di minimizzarli, di negarli?
Comincio a conoscere chi frequenta questo posto e sono sicuro che ci siamo capiti.
Tra l'altro il processo sulla tragedia del Vajont si svolse - non scherzo - a L'Aquila.
Lo fece notare anche una commentatrice sul mio post precedente.
Dal 9 ottobre 1963 sono passati quasi 47 anni. Lo so senza fare i conti, nel 1963 sono nato.
Alla fine dello spettacolo la bimba non riusciva quasi a parlare e aveva qualche litro di lacrime agli occhi.
Perchè Paolini, che è di quelle parti, ti fa rivivere ogni attimo di quella tragedia, perchè è un mostro di bravura di suo, è venuto anche da noi con un altro spettacolo e ha confermato di essere di un altro pianeta rispetto alla media nazionale.
Ma la bimba oltre ad essere una ragazza sensibile è anche una ragazza con una coscienza civile e non piangeva solo per il fattore emozionale della tragedia in sè.
Anch'io ogni volta che vedo Vajont sono sopraffatto dal pianto e anche stavolta non ha fatto eccezione, ma io l'avevo messo in preventivo.
Si piange perchè si ha la certezza precisa, inconfutabile ed inequivocabile che non siamo governati da politici.
E nemmeno da dei semplici corrotti. E nemmeno da dei disonesti, sciatti, avidi e gretti capitalisti.
Siamo in mano a degli assassini.
A dei criminali.
A gente disposta a sacrificare migliaia di vite per quattro palazzine, un ponte, una diga, un appalto.
A gente alla quale del nostro benessere, del progresso, del bene di noi poveri stronzi che ci arrabattiamo a vivere meglio che si può non gliene fotte un beneamato cazzo a tortiglione.
Se qualcosa va storto e frana una montagna e schiantano in qualche migliaio pazienza.
Anzi.
Come documentato, ridono e si fregano le mani.
Ci hanno mandato nonno Letta a rassicurare il gregge ieri in Abruzzo.
Perchè oltre che assassini, vigliacchi come sono non sanno nemmeno metterci la faccia quando c'è da rendere conto anche solo di un sospetto.
Qua a Livorno vogliono mettere un rigassificatore offshore.
Questi qua.
Per favore non mi venite a dire che l'avere un'amministrazione del PD cambia la cosa.
Non porto anelli, tantomeno al naso.
Non sono Senza Soste (che Zoroastro ce li conservi), nè il Vernacoliere nè il solito livornese boiadèganzocomunistavivastalicèghevara.
Sono di Roma. Quartiere Centocelle. Di padre marchigiano e madre trasteverina. Cresciuto a Stagno.
Non c'ho identità folcloriche da difendere e non me ne frega un cazzo.
Sono uno che dice semplicemente che Cosimi il suo rigassificatore se lo può scordare.
Fidatevi.
Perchè la storia è chiara, almeno a me, alla bimba e a un altro pò di gente, mai troppa, mai abbastanza cosciente, mai abbastanza incazzata.
Sì, la storia è chiara.
O noi o loro.
Si tratta solo di accettare la cosa.
E regolarsi di conseguenza.
Un'ultimo appunto.
La bellissima donna nella foto è Tina Merlin.
Una donna che, da sola, ha denunciato dall'inizio quanto accadeva.
Quando, anche dopo la tragedia del Vajont, penne come Montanelli, Buzzati, Bocca spergiuravano sulla fatalità e, nel caso di Montanelli, tacciando di "sciacallaggio" chi osava mettere in dubbio la cosa.
Una donna.
50 anni fa.
Segna anche questa, vai.
Oggi è San Valentino.
Sono un bel pezzo di merda, eh.