sabato 30 gennaio 2010

MI CHIEDEVO


Che uomini di merda bisogna essere per aver bisogno di vedere delle ragazze piangere per aumentare l'autostima.

E che società di merda deve essere per mercificare anche il pianto ad uso e consumo di questi uomini di merda.

Ora, i campi di lavoro sono una cosa che fa inorridire tutti i "democratici" però se qualcuno di questi "democratici" è così gentile da venire qui e spiegarmi perché dei coglioni che hanno bisogno di "Crying girl" per sentirsi più uomini non dovrebbero stare 14 ore al giorno a fabbricare cubetti di ghiaccio a Novosibirsk colla piccozza mi farebbe un riveritissimo favore.

martedì 26 gennaio 2010

IO NON CREDO


Quando la morte mi chiamerà
(parapapappa parapapà)
ho, come comprensibilmente ogni individuo, la speranza di non soffrire troppo.
Non sono precisamente a secco di esperienze indirette in materia, ho avuto lutti di amici che avevano malattie piuttosto impietose come l'AIDS, mio padre è morto di tumore ai polmoni e se qualcuno ha mai visto come se la passa un malato terminale credo si sia chiesto semplicemente che senso ha far passare ad una persona i suoi ultimi giorni annegato nella sofferenza atroce, ultima ed unica compagna di ogni cazzo di secondo che ti divide dalla morte.
Quando le tue difese immunitarie sono definitivamente andate, quando il tumore ti ha talmente riempito i polmoni che vai a cercare ogni filo d'aria come se fosse l'unica cosa importante al mondo di domande te ne fai.
E poi ti dai qualche risposta; tipo che speri che i dottori accompagnino adeguatamente la persona ad una morte il più possibile serena, non una morte che sopraggiunga mentre chi muore ti guarda con gli occhi sbarrati senza più riuscire a tirare fuori un suono ma che ti fa leggere solo un'implorazione rivolta chissà dove affinchè questo patimento finisca, e subito.

I più smaliziati tra chi legge le mie svagellate a questo punto saprà già dove voglio andare a parare e non ho certo intenzione di deluderli.

Credo semplicemente che lenire le sofferenze di un malato terminale accompagnandone la dipartita in modo che soffra meno possibile è un atto estremamente meritevole, coraggioso e pieno di vera compassione umana, forse la più alta. C'è già abbastanza gente al mondo che muore soffrendo atrocemente: di fame, ad esempio. O di freddo. Oppure a causa di violenze, magari reiterate e continuate con l'aggiunta di qualche tortura.
A maggior ragione quanto più è meritoria l'azione di chi risparmia all'individuo il "vivere" le sue ultime ore piegato in smorfie di dolore insopportabile, rendendogli almeno la serenità della morte.

Non so, sembrerebbe tutto così semplice. Così umano. Così pieno di amore.

Ma ovviamente non siamo capaci di farci mancare un MA neanche per questo.
E il MA, tanto per cambiare, ce lo mette la solita Santa Romana Chiesa Football Club.
Quella che per il Papa polacco certe delicatezze le ha avute, eccome.
Ma noi poveri disgraziati peccatori e miscredenti nati col peccato originale e quindi sudici come una porcilaia di Cenaia no; dobbiamo soffrire, fino in fondo e sentendola tutta, perchè la vita ce l'ha data Dio e solo Dio ce la può togliere.

Ora, il discorso è altrettanto semplice quanto quello della morte dolce: sono cattolici, hanno le loro cazzo di credenze, hanno i loro valori. Benissimo: prenderei ad esempio quello che altri culti fanno regolarmente, cioè lo mettono per scritto nero su bianco; quindi viene data loro una tessera che certifica la loro appartenenza al culto cattolico e da lì si evince che NON vogliono certi trattamenti in punto di morte, che NON vogliono sposare persone dello stesso sesso, che NON vogliono usufruire di cure derivanti dalla ricerca sulle staminali, che NON vogliono divorziare, nè, se sono donne, abortire, che insomma NON hanno intenzione di trasgredire nessuna delle linee guida che dal Vaticano quotidianamente impestano le nostre cronache.
Io non la prenderei quella tesserina, ad esempio.
Perché NON credo in Dio, perchè penso che la Chiesa sia un problema e non una soluzione, perchè non voglio seguire in nessun modo i suoi insegnamenti, perchè ritengo i suoi valori profondamente inumani, vecchi, stantìi se non putrescenti.

E' semplicissimo: in rispetto agli insegnamenti che si dichiara di professare ogni individuo può scegliere come regolarsi rispetto a questioni che, alla fine trovano per l'appunto l'individuo solo con la propria coscienza.

Troppo facile.

Ora, che le zecche vaticane, non contente della marea di privilegi assolutamente immotivati che il pavido Stato Italiano continua a concedergli, non concepiscano il semplice guidare il PROPRIO gregge (mai termine fu coniato più adeguatamente) è così palese che solo un cattolico può non accorgersene, il problema con la Chiesa è lo stesso che si pone con ogni aggregazione autoritaria, antidemocratica ed assolutista e questo tipo di aggregazioni si combatte in un modo solo: isolandole. Iniziando a contestarne in maniera inequivocabilmente netta l'autorità, e quando parlo di inequivocabilmente netta parlo di togliere loro ogni autorità morale sulle nostre vite e sui nostri cuori.

Negli anni '70 l'Italia è riuscita a scardinare due leggi morali carissime alla Chiesa, il divorzio e l'aborto: dominavano i democristiani, tanto per capirci, eppure la Chiesa prese due bastonate di proporzioni epiche.
E' questa una delle ragioni per cui predico l'assoluta necessità di una sinistra unita, compatta, granitica, laica, decisa ed incompromissoria prima di tutto sui temi etici. Ed è per questo che mi incazzo come un muflone quando qualcuno se ne viene fuori con l'importanza dell'elettorato cattolico. Vedremo nelle elezioni regionali in Lazio, ad esempio, quanto contano i cattolici e quanto sia decisivo il loro peso. Io sto già provando qualche sghignazzata feroce allo specchio da esibire.

Questo corpo, questa vita, me l'ha dato l'amore tra due persone, la capacità di curare il mio spirito me l'ha data la mia intelligenza, aiutata da alcuni miei simili che ritengo straordinari, più una moltitudine di persone ordinarie come me, più le amorevoli cure di alcune rappresentanti del gentil sesso che mi hanno fatto scoprire la Bellezza e il Tormento dell'amore terreno. Nessuno aveva una tonaca.

Ed essendo ragionevolmente soddisfatto del mio bagaglio di valori non vedo la necessità di abbracciare forzatamente quelli di gente con cui non sento nulla da spartire.

Sembra facile, siamo in democrazia.

Dicono.

lunedì 25 gennaio 2010

DICONO SIA ROMANISTA


Ecco, manco una vittoria contro la Juventus a Torino è riuscito a godersi. Vendola gliel'ha strozzata subito.
Succede, quando si è perdenti dentro.

(P.S. Esilarante la sua dichiarazione di ieri a chi gli faceva notare la possibilità della sconfitta: "Siete lontani dal sentire reale della gente". Ovvia, la colpa non è nemmeno sua; c'è una generazione di babbei che l'ha addirittura preso per un leader)

sabato 23 gennaio 2010

DOVE SONO I DELINQUENTI


Le Sughere di Livorno sono un carcere piuttosto rinomato per quanto riguarda vicende poco chiare.
Ci sono stato, dentro.
Ma non come carcerato - sono più incensurato ed immacolato di qualsiasi parlamentare in attività - bensì per allestire l'annuale spettacolo teatrale che si svolge all'interno della struttura.
Non dico nulla dell'impressione avuta dall'interno, o almeno nulla che non sia scontato per uno che dentro un carcere non c'è mai stato e desidera ardentemente continuare a starsene fuori di lì se non per lavoro.
Una vicenda "poco chiara" è stata quella di Marcello Lonzi.
Poco prima di essere arrestato Marcello, che qualche problema di inserimento nella società lo aveva ben avuto, era seguito anche dai ragazzi del Centro Sociale "Todo Modo", un centro sociale istituzionale e non autogestito, basato sul volontariato e ben collegato ai servizi sociali; Al "Todo Modo" i ragazzi allestiscono spettacoli teatrali, oltre ad altre attività creative grazie alle quali soggetti con difficiltà di inserimento sociale insieme ad altri che, diciamo, coordinano le attività ed altri che frequentano il centro perchè effettivamente è un'ottima palestra per testare le proprie capacità artistiche.
Tanto per fare un esempio la Karima di "Amici" è passata anche di lì.
Per farla breve, visto che uno dei coordinatori più attivi è anche mio collega di lavoro, non mi risulta che Marcello avesse le stimmate dell'irrecuperabile; tutt'altro.
Anche se il solo nominare il cognome Lonzi a Livorno è un pò come nominare il confetto Falqui: basta la parola, e da ben prima che nascesse Marcello.
E i marchi che questa società sa mettere vanno ben più in profondità di qualsiasi tatuaggio.
Sabato scorso, grazie alla tenacia della mamma di Marcello, Maria, c'è stata una manifestazione dove i genitori di tutti coloro che hanno avuto un proprio caro UCCISO, AMMAZZATO, ASSASSINATO mentre era nelle mani dello Stato, una manifestazione blindata e passata il più possibile sotto silenzio dai vergognosi media nazionali e locali ma che nell'area che il ministrello Brunetta vede come un vulnus, un'erbaccia da estirpare, ha girato a dovere.
Una manifestazione che esigeva risposte dallo Stato.
E la risposta a Maria lo Stato l'ha data.
Ora, cosa ci si può aspettare da QUESTO Stato, il cui Presidente della Repubblica si affanna a slinguazzare un conclamato LADRO come Craxi perdendo ogni credibilità presso coloro che ogni giorno, onestamente, si arrabattano lavorando per stipendi a volte manco di 1000 euro al mese?
Di quelli appena sotto Napo non ne parlo nemmeno, qui.
Dicevo, che risposta poteva aspettarsi Maria, ora che ha cercato di riaprire il processo che doveva far chiarezza sulla morte di Marcello?

Una risposta degna di questo stato di mafiosi, intrallazzatori, delinquenti ed assassini, ovvio.
E voilà, ecco la nuova perizia sulle cause del decesso di Marcello.

Che, tanto per cambiare, fa ridere le telline pari pari come la prima

A questo punto le speranze di Maria hanno subìto un bel colpo.

E a questo punto, ancor più di chi ha ammazzato materialmente Marcello, direi che è la coscienza di chi tuttora briga e lavora per mantenere l'omertosa situazione sulla linea della prima sentenza a puzzare di sterco.
A Livorno anche i sassi lo sanno che Marcello è stato ammazzato. E sanno anche che gli autori dell'omicidio di Marcello Lonzi hanno la divisa.
Il balletto squallido col quale hanno cercato di metterla in culo perfino al compagno di cella, dopo la tesi dell'infarto e della caduta su un secchio che avrebbe causato i tremendi segni sul corpo di Marcello è degno di teste per le quali i cittadini che chiedono verità hanno l'anello al naso.
Le foto del corpo di Marcello, oltre a quella che si vede nel link di sopra, le saprebbe interpretare anche un ragazzino. In rete ci sono. Io, scusatemi, non ce la faccio più a vederle quindi non le metto.
E proprio non mi va che le istituzioni di una Repubblica, seppure di una Repubblica governata da malviventi come questa, vogliano prendere per il culo perfino una madre che ha perso un figlio.
Ci consideriamo un paese civile, ma come vogliamo chiamare infamità come questa? Come classificare una classe politica che dello sberleffo, della mancanza di rispetto, dell'arrogante supponenza verso i familiari delle vittime della propria delinquenza (in un precedente post l'ho presa alla vicina partendo dal 1963 coi familiari del disastro del Vajont) ne ha fatto una regola imprescindibile?
Non si classifica, la si tratta per quel che è. Da delinquenti. Quelli veri.
Non come Marcello, non come Federico Aldrovandi, non come Stefano Cucchi, non come - beh, diamo il via all'ennesima lista o ci siamo capiti?
Lo Stato italiano ha perso troppe occasioni per meritare rispetto.
Il sottoscritto non è persona adatta a manifestazioni e cortei, l'ho detto più di una volta.
Quello che credo sia cosa buona e giusta sarebbe il costruire uno Stato degno del rispetto di TUTTI, cosa che nelle condizioni attuali significherebbe più o meno fare una strage.
Quindi meglio per me continuare a lavorare e vivere onestamente, per me, per i miei cari e per tutti quegli individui di questa comunità che meritano rispetto.
Ma il disprezzo (e non l'odio, che è sentimento sfiancante e faticoso) non è cosa che i nostri Signori Che Possono hanno facoltà di poter cancellare semplicemente ignorando che esista.
Esiste.
Ed ogni causa ha SEMPRE E COMUNQUE un effetto.

venerdì 22 gennaio 2010

LA GUERRA DI PIERO


Sono passati trent'anni che Piero Ciampi è andato a scolarsi vinaccio al metanolo all'inferno.
Me lo fece conoscere Bobo Rondelli quando ci capitava di fare qualche schitarrata in compagnia; lui non aveva ancora formato gli Ottavo Padiglione, era ancora alla incarnazione precedente, "Les Bijoux" coi pezzi in inglese, però Ciampi l'aveva preso di petto e così ci faceva ascoltare "Tu no", "Lungo treno del sud" o "Il vino" con la sua voce piena e rotonda così andai a raccattare tutto quello che potevo trovare di questo livornese di cui avevo solo sentito parlare e che, da vero outsider qual era, aveva perso la stagione "impegnata", la stagione intimista, la stagione dei poeti e la stagione degli amori.
A quei tempi si trovava pochissimo. Un cofanetto triplo della RCA tipo "Il meglio di"; poteva bastare.
Poi ne lessi le gesta in un libro che riportava fedelmente tutti i testi, la storia e un CD con 4 inediti, tra cui "Il giocatore", un capolavoro assoluto.
Piero Ciampi ha trasformato la sua vita in un massacro poetico contro un mondo che rifiutava l'ipotesi di concedere ai poeti il proprio angolo di cielo. Intascava gli anticipi della casa discografica e spariva senza lasciare traccia. Non si presentava ai concerti lasciando come messaggio agli organizzatori disperati un "Non sono potuto venire". Ha trascinato la sua voce impastata di vino, sigarette, amori finiti e sogni spezzati in canzoni che aprono ferite in ogni cuore che sappia quanto la vita sia prima di tutto disillusione e rimpianto e che il resto è un contorno che dà solo qualche sprazzo di felicità.
Ha sempre rifiutato le mani tese dell'industria discografica, i suoi tempi, le sue regole.
E' salito sul palco del Premio Tenco ubriaco fradicio e ad uno spettatore che lo aveva fischiato consigliò di comprarsi un sassofono.
Ci provo a cantare "Disse non Dio, decido io"; perché voleva morire di cirrosi o andare in coma etilico e non svegliarsi più; negli ultimi tempi viveva senza luce né gas ma con l'immancabile fiasco sempre accanto. Ma un cancro alla gola arrivò prima e se lo portò via, per l'appunto 30 anni fa.
Piero Ciampi non ha avuto, né avrà mai, i riconoscimenti e le schiere inestinguibili di ammiratori dei De André, dei Guccini, dei Battisti, neanche dei Tenco.
C'è un premio a lui intitolato che si svolge al Teatro Goldoni di Livorno, e mi rendo conto della immane fatica che gli organizzatori devono fare per cercare di non allontanarsi dallo spirito con cui Piero affrontava il mondo della musica; probabilmente non avrebbe neanche apprezzato l'idea di un premio a suo nome.
Avrebbe preferito chiudersi in qualche bettola, a vuotare fiaschi di vino con Ugo Balboa, il Maestro Palazzi e qualche altro briào caricato a Tavernello per poi fare una scazzottata e tornarsene su una qualche branda a prepararsi per la bevuta del giorno dopo.
O forse no.
A noi resta il suo slogan "Andare camminare, lavorare" e il vaffanculo più solenne e poetico mai pronunciato, quello di "Adius".
Ma il testo che voglio riportare è quello che meglio esemplifica Piero ed il suo esser rimasto livornese nonostante le rapidefugherapidefugherapidefughe:

TE LO FACCIO VEDERE CHI SONO IO

Una regina come te in questa casa? ma che succede?
ma siamo tutti pazzi? ma io adesso sai che cosa faccio?
che ore sono? le undici? io fra - guarda - fra cinque ore

sono qua e c'hai una casa con quattordici stanze,
te lo faccio vedere chi sono io. E che sono quei cenci
che hai addosso?! ma che è, ma fammi capire...
ma senti... ma io... ma come! Tu sei... sei la mia...
e stiamo in questa stamberga coi cenci addosso!
Ma io adesso esco, sai che cosa faccio? ma io ti porto...
una pelliccia... di leone... con l'innesto di una tigre.
Te lo faccio vedere chi sono io.

Senti, intanto però c'è un problema: siccome devo uscire,
mi puoi dare mille lire per il tassì in modo che arrivo
più in fretta a risolvere questo problema volgare che
abbiamo? Te lo faccio vedere chi sono io, lascia fare
a me, lascia fare a me, lascia fare a me perché... ti
devi fidare.

Ma che cosa ti avevo detto, una casa? ma io sai che cosa
faccio? ma io ti compro un sottomarino. Perché? se qui
davanti a casa nostra quelli c'hanno la barca e rompono
le scatole, io ti compro un sottomarino! così, sai, li fai
ridere tutti, questi, hai capito? Intanto facciamo una cosa,
che fra cinque ore sono qua: tu metti la pentola sul fuoco,
ci facciamo un bel piatto di spaghetti al burro mentre
aspettiamo il trasloco, poi ci ficchiamo a letto e te lo faccio
vedere chi sono io: ti sganghero! Te lo faccio vedere
chi sono io! Te lo faccio vedere chi sono io,
sono un uomo asociale ma sono un uomo che ti...
Io non ti compro il sottomarino: ti compro un transatlantico.
Basta che tu non scappi, stai attenta che... se scappi
col transatlantico ti affogo nel... nell'Oceano Pacifico.
Dai, dai, coricati, vai che ti sganghero,
te lo faccio vedere chi sono io!


E sentite anche voi le palme......




giovedì 21 gennaio 2010

GLI IMPUNITI


Non parlerò del processo breve.
Questa legge ignobile ha comunque una sua precisa ragion d'essere in uno Stato come l'italia, che dell'impunità per i potenti e della persecuzione dei deboli ne ha fatto una ragione di vita fin da tempi insospettabili.
Ho ritrovato sul tubo il finale di un bellissimo e spettacolare monologo dell'attore Marco Paolini sulla tragedia del Vajont: ve lo ripropongo.



Come si comportò lo Stato italiano davanti ad una tragedia con quasi 2000 morti accaduta esclusivamente per imperizia, faciloneria, avidità, e codardia da parte di una società PRIVATA col culo ben parato dallo Stato stesso?

Leggete pure questo articolo apparso su Liberazione nel 2002

Impossibile non rimanere agghiacciati.
Epperò è impossibile non notare che la puntuale torma di ladri ha potuto impunemente sciacallare e speculare sulla pelle dei 2000 morti e dei loro familiari proprio in combutta con lo Stato italiano.

Berlusconi viene da lontano, molto più da lontano di Bettino e della sua sciagurata stagione. Viene da una società educata dallo Stato stesso al ladrocinio incondizionato, all'impunità ad ogni costo, anche davanti ad una strage di quelle sulle quali giornali e TG piangono per giorni a gettone salvo poi non proferire verbo sulle porcherie, quelle vere, che ogni tragedia italiana ha portato con sè.
Ladri, assassini, sciacalli, mistificatori, circondati da una corte di servi che da giornali e televisioni impongono la loro legge, quella dell'impunità dovunque e comunque.
Sulla pelle dei 2000 morti del Vajont come sulla pelle delle vittime delle stragi di Stato, sulla pelle di chi entra in carcere per reati comuni e ne esce a gambe in avanti perché, inutile specificarlo, non fa parte della casta di ladri ed assassini della parte giusta. O peggio, non fa parte di nessuna casta di ladri ed assassini.
In Italia sono rimasti impuniti coloro che hanno abbattuto l'aereo dell'Itavia sopra Ustica, sono rimasti impuniti perchè i rappresentanti eletti dei cittadini italiani hanno così voluto, così come hanno voluto che in ogni tragedia i responsabili rimanessero al sicuro e ben coperti. E quando c'è da lucrare su una catastrofe naturale eccoli lì, in prima fila, come in Abruzzo, con la loro vomitevole corte di puttane mediatiche al seguito pronti a distribuire soldi e prebende agli amici degli amici.
Sappiamo chi ci governa, non da oggi.
L'attuale governo è solo una versione più volgare, sguaiata e rumorosa di quelli che gli italiani hanno mantenuto al potere per 50 anni nella speranza che la casta di ladri, assassini e corrotti assisi in Parlamento facesse cadere qualche briciola. L'abbiamo coltivato così Berlusconi.
E quando è apparso - non c'erano dubbi - gli italiani hanno fatto la conta.
Ladri, assassini, corrotti e corruttori, iene e sciacalli, questo hanno scelto un'altra volta.
E ora ci si scandalizza per il processo breve, senza ricordarci che dal dopoguerra in poi siamo stati governati da una pattuglia di delinquenti senza pari nel mondo occidentale per quantità ed efferatezza.

martedì 19 gennaio 2010

TROVATE L'INTRUSO











DALL'ALTO

RONALD BIGGS

BERNIE MADOFF

DIABOLIK

LA BANDA BASSOTTI

MASSIMO CECCHERINI

KRIMINAL

BETTINO CRAXI

IL CONTE OLIVER

LUPIN III

lunedì 18 gennaio 2010

VOLTI NUOVI 1 - MATTEO RENZI (SERIE DI POST POCO SERI)

E' un pò che cerco di individuare almeno una faccia nuova degna di nota sulla quale fare attenzione.
Non necessariamente in positivo, visto il disincanto che ormai mi si è attaccato addosso più della nicotina delle 40 sigarette che fumo quotidianamente.
Dopo un rapido excursus ed un vasto consulto con le persone con cui lavoro, suono, frequento ed ascolto e visto che una buona parte vive o lavora (o entrambi) a Firenze (ad esempio il responsabile tecnico del teatro dove lavoro, il mio chitarrista che invece lavora al teatro Comunale di Firenze, il mio batterista location manager per il cinema, un amico ingegnere informatico consulente all'Unione Camere di Commercio ed altri animali simili) è venuto fuori questo tizio qui:



I'ssindaho.
A me quest'uomo mi inquieta un pochino.
Ma nonostante tutti i discorsi che sento fare riguardo il suo operato ho il sospetto che trattasi di un portentoso figliodibuonadonna. Alcuni dicono di no. Che è la nuova avanguardia politica di centrosinistra, che farà strada, che ha carattere, che ne sentiremo riparlare anche quando il suo mandato sarà scaduto. Che anzi, ha già la strada spianata a livello nazionale.
Discorsi.

Visto da fuori, e nello specifico da Livorno, sembra uno che ha stampato in faccia il saluto tipicamente fiorentino: "di do' vvu venìe/quanti vu' sséè/e soprattutto/come vvù pparlahe" che chiaramente si intende per "da dove venite? quanti siete? e soprattutto come cazzo parlate?(chiedo scusa per lo scritto ma io oltretutto sò de Centocelle) e sinonimo di estrema umiltà e sottomissione al forestiero che si reca in visita nella città che fu patria di nobili figure che hanno fatto la Storia e che ora pende dall'operato di un certo Pantaleo Corvino.
Ma soprattutto mi dà l'impressione del Perfetto Piddino, capace di tutto e del suo contrario, ma magari sbaglio.
Non so nemmeno se ha finalmente fatto mettere quella disgrazia umana di Cioni al posto che gli spetterebbe, cioè nei film-panettone nella parte del marito cornuto. O allora, per me c'ha la faccia fatta apposta.
A chi il Renzi lo conosce o ne subisce l'operato ( e quindi parlo dei fiorentini frequentatori di queste pagine) chiedo umilmente delucidazioni più dettagliate ponendo un test:

COSA FARA' MATTEO RENZI DA GRANDE?

A) I'ssindaho. Di Montelupo.
B) Torna nei ranghi. E' troppo fiorentino. Lo segano da Roma.
C) Sarà il prossimo segretario del PD dopo che avrà pubblicamente sputato in faccia a D'Alema al prossimo congresso.
D) Il giocatore di calcio in costume. Coi bianchi.
E) Con un'ordinanza comunale intricatissima ed anni di maneggi con CL, l'Opus Dei e Corvino introdurrà una norma che toglierà il governo, le reti televisive ed il resto del Suo impero a Berlusconi in favore dei Della Valle e sposterà a Firenze la Capitale d'Italia; senonchè non avendo nessuna intenzione di accollarsi gli uffici ministeriali, palazzi di governo e simili manderà tutto questo delinquentame a Livorno, proprio come i suoi progenitori Medici.
F) Introdurrà un cambiamento epocale nelle abitudini dei fiorentini, i quali la pianteranno di rispondere "Tettuppigli i viali" ogni volta che si chiede loro una qualsiasi informazione stradale.

Concludo questo breve post semicampanilista evitando, da solito becero livornese, di chiosare anzi neanche col nominare l'ormai abusato, retorico ed ormai pateticamente macchiettistico


domenica 17 gennaio 2010

ALLA TU' ETA' ARRICCIOLAVO I PICCONI


E' un modo di dire.
Di quelli che i vecchietti delle mie parti usano dire ai giovanotti che non fanno sfoggio di resistenza alla fatica, e dato che le condizioni di lavoro in uso prima del boom economico (perchè c'è stato, una volta, non l'ho letto su Urania) erano ben diverse da quelle attuali ci si potrebbe anche credere.

Ho fatto istantaneamente un collegamento tra QUESTA NOTIZIA e QUESTO POST di Satira Sciusciesca, poi ho fatto 2+2 e mi sono detto: cazzo, ho 46 anni, non ho figli, ho una ragazza bellissima che ha 15 anni meno di me e che di figliare non gliene può fregare di meno, per quale stracazzo di ragione dovrei mettermi a vuotarmi i coglioni per allevare magari un* stronzetto/a che dopo aver passato l'adolescenza a zoccolare o a coattare mi va pure a denunciare per mancato mantenimento quando a quell'età dovrebbe già tenere su il PIL nazionale quasi da solo/a?

Questi sono coloro che al prossimo giro saranno genitori, a meno che una provvidenziale epidemia di vajolo modificato non scongiuri una tale immane tragedia, roba che in confronto il terremoto di Haiti diventerebbe un toga party.

Ho idea che mi godrò lo spettacolo di questa società che crolla e va in putrefazione da vecchio, con una quantità abnorme di alcoolici a tiro, una quantità altrettanto abnorme di haschish pronta all'uso e l'i-pod sparato nelle cuffiette con "Careful with that axe, Eugene" a palla immaginandomi questa parata di subumani esplodere come la casa di Zabriskie point.
O magari senza scomodare troppo l'immaginazione e andando sul pratico dando un modesto contributo all'accellerazione del processo. Tipo piazzando qualche carica nel posto giusto.

(P.S. : il post è volutamente iperbolico, ho anche due nipoti in gambissima che non rappresentano in alcun modo la generazione descritta, però OCCHIO, SONO TRA NOI)

(P.P.S.: il bambino della foto non potrebbe mai essere mio figlio; il mio portrebbe una T-shirt dei Dead Kennedys e non quel ridicolo cappellino reggae)

sabato 16 gennaio 2010

REQUIEM FOR A DREAM


All'inizio ho seguito con ostentata indifferenza la mazurka del PD per le prossime regionali, dato che il mio interesse per quel partito è sceso sotto la soglia della decenza, anche se così non dovrebbe essere perchè alla fine, diocristo, a fare da cane da guardia a Berlusconi in Parlamento dovrebbero essere loro, e questo dovrebbe interessare tutti.

Di primo acchito però una domanda me la sono fatta, e cioè: "Ma Bersani che dove cazzo è finito?"
Pronta risposta: la campagna la sta facendo D'Alema.

E questo è il primo segnale che al momento dei risultati difficilmente vedremo bandiere del PD fuori dalle sezioni.

La seconda domanda è stata: "Ma cosa cazzo vogliono fare questi?"
Ok, non è cambiato nulla, ossia sì, in peggio. Vedi Bresso, ad esempio, ma peggio del peggio con l' inverecondo balletto delle primarie pugliesi tra Vendola e Boccia.
Nel Lazio, tanto per dare la misura della pochezza degli uomini a disposizione di baffino, sono dovuti ricorrere ad Emma Bonino, una radicale storica. Una donna onesta benchè su alcuni argomenti non di futile importanza la pensiamo agli antipodi.
La credibilità di questo PD ormai rasenta quella del "Giornale" di Feltri ma baffino non se ne dà per inteso, è troppo affezionato al suo progetto di smembramento di qualsiasi cosa possa ancora puzzare di sinistra per rendersi conto che, oltre a qualche povero disgraziato non meno lobotomizzato di un berluscones e di qualche ancor più disgraziato ancora attaccato alla filosofia del "meno peggio", di italiani che abbiano anche il minimo afflato di considerazione per questo partito-marchetta perfettamente funzionale ai voleri di Silvio Berlusconi ne rimangono sempre meno.

D'altra parte se si viene da una formazione politica laica e si passa il tempo ad elucubrare strategie per annettersi quanto più possibile le zecche cattoliche non è che si possa sperare di ottenere risultati soddisfacenti.
La conferma che tutto questo peso nel PD l'elettorato cattolico non ce l'ha nemmeno per scherzo viene proprio guardando gli effetti della candidatura di Emma Bonino nel Lazio.
E la Bonino viene data appaiata alla Polverini nei sondaggi nonostante il cosiddetto elettorato cattolico la veda come il fumo negli occhi.
Ma come?
Il Lazio, proprio dove la destra ha fatto un lavoro massacrante per riuscire a conquistare centri e periferie, dove le Coop nere hanno già la strada spianata, dove ferve ancora la fiamma dei nostalgici del ventennio e dove Veltroni e Rutelli per avere la carica di sindaco hanno dovuto fare per due mandati pompini al Vaticano, proprio nel Lazio andiamo a scoprire che l'elettorato cattolico non conta un cazzo se si hanno i candidati giusti?
Figuriamoci in altre regioni.
E' evidente che la disperazione dei vertici piddini deve essere allo Zenit se hanno coinvolto una persona integerrima ma lontanissima dai metodi politici che il PD predilige, e qui può esserci il primo segnale forte in una precisa direzione: FUORI I CATTOLICI DAI PARTITI DI CENTROSINISTRA. Presumo che la frase sia quantomeno auspicativa, più che realista, presumo anche che i vertici del PD tenteranno acrobazie degne di una contorsionista pur di ammettere che l'elettorato del PD reale e quello potenziale farebbe caroselli per le strade se la cricca teodem transumasse verso lidi a lei più consoni, ma a giudicare dalle rincorse affannate in cerca di Casini per quanto riguarda altre regioni sembra che la linea politica del partito sia ancora improntata alla più allegra e cialtronesca approssimazione in materia.
Cosa auspico?
Che il PD prenda una batosta epocale, che la sinistra rientri in gioco con altri e più capaci uomini di quelli che attualmente cercano di guidarla e che l'elettorato di sinistra, dopo aver accolto con un bieco sorriso le macerie sotto le quali verrà sepolto il Partito Democratico, faccia due più due e riscopra che la politica si vive da protagonisti e non delegandola a personaggi come D'Alema o Veltroni (Bersani ancora non mi sembra degno di considerazione).
Perchè, tante volte qualcuno non se ne sia accorto, mentre nel PD dopo la battaglia delle primarie per la segreteria, mentre è in corso la battaglia per le regionali, Berlusconi e la sua cricca di malviventi continua allegramente con le sue porcherie e le sue proposte di legge degne di uno stato delle Banane: in materia di giustizia, con la tassa sui supporti dotati di memoria (Hard disk, cellulari, chiavette), con la ulteriore raccolta pubblicitaria a favore di Mediaset, con le rivoltanti abbaiate leghiste, il tutto nel più fragoroso silenzio dei marchettari piddini troppo occupati ad annodarsi nelle candidatura centellinando i possibili avversari di leghisti e mafiosi in grado almeno di non uscire con fratture multiple dal verdetto delle urne.

Spero veramente che del PD non restino che macerie: non sarò certo io ad andare a rimuoverle, semmai a saltarci sopra in modo che coloro che son rimasti sepolti non ci facciano preoccupare di dover prima o poi riaverceli fra i coglioni.

Requiescat.