Di Lucarelli a giro ce ne sono tanti, ma di famosi a livello nazionale ce ne sono almeno 3:
Carlo "bubusettete" Lucarelli, giornalista e scrittore, esperto di casi truci & altre zozzerie da politici
poi c'è Selvaggia Lucarelli, una con la quale mi intratterrei volentieri per testare le di entrambi capacità amatorie in assenza di gravità (anche se ho sempre pensato che una nottata di sesso satanico & selvatico non sia MAI una cosa grave)
(Ah, cosa fa la signorina? Ma cosa ne so, leggetevi il suo blog, dal titolo
"Pensatoio", non so se rende l'idea)
Il terzo, oioi, si chiama Cristiano e fa il calciatore del Napoli.
O l'imprenditore portuale.
O l'(ex) editore di giornale
O il presidente della Carrarese.
Insomma, è una persona parecchio occupata.
Ed é, mi spiace per il buffo omino di Arcore, livornese.
E a questo giro tocca a lui. Purtroppo.
Avrei preferito scrivere di una mia nottata di ripasso di tecniche sessuali sumere ed assiro-babilonesi con Selvaggia piuttosto che delle imprese di Cristiano, purtroppo la realtà é un semplice ologramma del disincanto che alberga rapace nelle nostre vite, pronto a rovinare anche una possibilità del genere che espanderebbe energie positive per l'universo a beneficio dell'intera umanità. Bah.
E dunque c'è questo calciatore, bravo eh, che se la cava con qualche campionato di serie A dignitoso, qualche golletto, squadre di medio-basso rango come Torino e Lecce, e che pur essendo un sano e possente ragazzone non frequenta veline ma la bimba di vicino casa e gli amici ultras.
Del Livorno.
Da giovane era salito agli onori della cronaca perché avendo segnato un gol con la nazionale Under21 proprio nella sua Livorno, s'era tolto la maglia rivelando sotto la maglia della nazionale quella degli ultras del Livorno raffigurante Che Guevara. Apriti cielo. E c'era ancora un clima più tranquillo rispetto a quello attuale.
Sta di fatto che San Igor Protti infila quel gol a Treviso e dopo qualche decennio il Livorno torna in serie B.
Lucarelli è di Shangay, quartiere ultrapopolare della periferia nord e smania di venire a giocare con la maglia amaranto. E' del Torino e ancora sotto contratto.
Il presidente del Livorno è Aldo Spinelli, uno che nel portafogli non tiene carte di credito ma un allevamento di scorpioni.
Ma la volontà di un giocatore di calcio è inversamente proporzionale a quella di un operatore precario di call-center, quindi il bimbo torna a casa, rimettendoci di suo - dice - un miliardo. E ci scrive su un libro.
Cioè, il libro lo scrive il suo procuratore, immagino dopo gli ammonimenti dell'Accademia della Crusca, quella dè Rozzi e quella degli Intronati.
Da lì tutto un tripudio: gol a catinelle, la serie A dopo 55 anni, dichiarazioni di fiera appartenenza di curva e di credo politico a sinistra, saluti a pugno chiuso e l'episodio in cui tocca l'apice pagando il pullman che riporta a Livorno i tifosi andati - ahiloro - in trasferta a vedere Lazio-Livorno ricevendo dalle Forze dell'Ordine romane un trattamento stile Genova G8, con celerini che all'arrivo dei treni sfoggiavano fazzoletti degli "Irriducibili", provocazioni continue e reiterate, ma d'altra parte elencare le pagine d'infamia di certe divise prenderebbe un'enciclopedia quindi inutile infierire.
Vince il titolo di capocannoniere della serie A.
Il Livorno va in Coppa Uefa (o come caspita si chiama ora).
Lui viene chiamato da Lippi in nazionale e per poco non viene portato ai mondiali in Germania. Non va.
Dicono per via del credo politico. Comunque gli viene preferito Iaquinta.
Poi succede che la serie A, per Aldo Spinelli, costa.
E lui, genovese, non è venuto a Livorno per fare beneficenza. Dice sempre che è stanco. Che vuole vendere.
Pare che dagli affari che voleva concludere in porto si aspettasse di più. Come se non sapesse con chi aveva a che fare.
Insomma succede che la bandiera amaranto firma un bel contrattone con una squadra ucraina piena di soldi e sicuramente gestita da un benefattore del popolo insignito a suo tempo della Croce Lenin al merito.
Voi dite di no, eh.
Sta di fatto che per una cospicua cifra Lucarelli se ne va allo Shaktar Donetsk.
Apriti cielo.
Verguenza y tradimiento.
Insomma, già qualcuno non la prende bene, diciamo che la città si spacca in due.
Però lui che fa?
Investe.
Diciamo che in onore al suo credo communista, crea benessere e posti di lavoro. O li conserva accollandosi le spese della cooperativa di lavoratori portuali Unicoop della quale il padre assume la presidenza.
E fonda un quotidiano locale, "Il Corriere di Livorno", a sua detta super partes e fuori dai giochi di potere.
Apperò, dice qualcuno.
Nel frattempo Lucarelli torna in Italia, nel Parma.
Fa a tempo a contribuire alla retrocessione del Pisa in C1 (quando si dice togliersi tutte le soddisfazioni), quindi viene riparcheggiato a Livorno, per un'annata in cui mostra disincanto, poca voglia di correre e un buzzetto quadrato buono per studi fisiognomici avanzati sull'incidenza della panza negli atleti professionisti.
Ma il bello viene ora.
Il quotidiano, dopo svariate e prevedibili difficoltà, chiude; e chiude malissimo, con dipendenti che
avanzano svariate mensilità e senza alcuna tutela.
Inoltre viene accertato che la famiglia Lucarelli è ancora assegnataria di un alloggio popolare nel quartiere di Shangay ed intestato alla madre.
A metterci un bel carico da undici ci si mette anche il padre del giocatore, ora presidente dell'Unicoop ma che ha conservato intatte le origini ruspanti e di chiaro stampo popolare, il quale alla domanda se non gli sembrasse incoerente continuare a tenere un alloggio popolare con un affitto di 13 euro risponde che lui non ne ha bisogno
perché lui ora mangia cèe a colazione e aragosta a desinare visto che vive nel lusso.
A Livorno non la prendono bene.
Il più frequentato (e più migliore) forum di tifosi amaranto commenta dando fondo al sarcasmo ed all'ironia, senza omettere che se si dovessero togliere tutti gli alloggi popolari dati a membro di schnautzer ci sarebbe una strage. Ma tant'è. Lucarelli è un calciatore famoso che ha fatto del suo essere "di sinistra" un tratto distintivo. Difatti anche quella fogna de "Il Giornale" non perde tempo a darci di mannaia.
Insomma, lui che fa?
Querela i tifosi.
Che gli rispondono. E gli
risponde anche quello che é (per me)
l'unica fonte di informazione credibile in città.
Selvaggia, dove sei?
Vieni qua che c'è da ridare credibilità ad un cognome.
Oh, ecco, mi piace quando rispondi con celerità, aspetta che finisco di scrivere e mi metto al tuo fianco.
Dicevo.
Ora, il sottoscritto è un tifoso molto tiepido rispetto alla media cittadina.
Innanzitutto perché essendo romano de Centocelle sò tifoso daa Roma (sempre tiepido perchè il sistema calcio m'ha avvilito ogni ormone della passione) e poi esser parte di un laboratorio della repressione come lo stadio è fuori da ogni mio desiderio passato, presente e futuro.
Ma non posso non cogliere un grande insegnamento da questa storia.
E' meglio essere Selvagge che Cristiani.
Tutto questo pippone per chiosare col solito anticlericalismo relativista, lo so, ma a me mi piace tanto.
(nota per i non autoctoni: i livornesi appena hanno due soldi in più vengono immediatamente resi partecipi di uno strano fenomeno simile alle stigmate, che si manifestano sotto forma di voragini che si aprono sui palmi delle mani e che, una volta fatto finire di scorrere soldi iniziano a grondare debiti, questo tanto per puntualizzare)