giovedì 23 dicembre 2010

TEENAGE WASTELAND

In poco più di una settimana gli italiani sono stati edotti su chi sono e cosa vogliono questi giovani che manifestano.
Naturalmente i propagatori del Verbo sono stati i soliti pupazzi-megafono tanto delle meraviglie di Berluscolandia quanto parte integrante permanente dell'arredo di scena del teatrino mediatico ad uso e consumo del popolo.

Quando ero giovane cercavo di vedere lungo, ma non ero il solo, lo facevano in tanti e presumo sia un'esercizio ben noto anche ai ragazzi che oggi si stanno preoccupando per il loro futuro.

Non voglio darmi patenti divinatorie, ma il futuro che si è realizzato sotto i miei occhi era più o meno come lo avevo immaginato da ragazzo nei miei peggiori incubi.
E difatti ricordo di non essere mai stato un ragazzo felice e spensierato, ma un ragazzo molto preoccupato.

Preoccupato di non finire in una routine imposta da un sistema di cose a cui bisognava per forza adattarsi, di potermi tenere più strade aperte possibili davanti, di condividere spazi di espressione, di fare una vita che mi permettesse di continuare a crescere e soprattutto cercare che più persone possibili potessero beneficiare di questo.
Ovviamente il modo andava da tutt'altra parte e tuttora continua in quella direzione galoppando come un purosangue impazzito.

Credo che questa sia la base di ogni rabbia giovanile che si rispetti.
Il bambino si sveglia, si accorge di come va il mondo e si incazza.
Ma soprattutto si accorge che se vuole cambiare questo mondo, toglierlo dalle mani di chi lo sta distruggendo fisicamente e nell' anima, nella mente dei suoi abitanti e nel fisico di chi soffre per guerre, fame e carestie, se vuole cambiare questo stato di cose deve prepararsi ad una battaglia che durerà una vita e di cui non vedrà sicuramente la fine.

Quando la festa dell'insurrezione è finita si contano i cadaveri.
Ma non subito.
Quelli di chi ha abbandonato il campo alzando bandiera bianca, che sia bianco-eroina, bianco-cocaina o bianco-pasticca o bianco-con-campari.
La lista di chi s'è spiaccicato contro il risveglio alla realtà degli anni '70 è stata peggiore di una guerra.
Fra le mie conoscenze ci sono morti per overdose, AIDS, infarti & amenità simili tutte in doppia cifra, ed io non frequentavo ambienti di tossicodipendenti per il semplice fatto che non ho mai usato eroina.
Ci vedevo lungo.

Chi parla dei "ggiovani", della violenza, delle manifestazioni, di "ascoltare", di potenziali assassini, di DASPO, di interlocutori, chi dallo schermo crede di poter pontificare ad una torma di vecchi rintronati che dall'altra parte dello schermo bevono qualsiasi puttanata, NON HA CAPITO UN CAZZO.

L'urgenza che, oggi più di ieri, i ragazzi sentono è quella di evitare che il loro culo venga venduto prima che possano fare una qualsiasi scelta.
Non gli stanno rubando i sogni.
Gli stanno dicendo che non possono neanche sognarsi di sognare.

Quelli che in TV pretendono dai rappresentanti degli studenti una presa di distanza dalla violenza sono degli schifosi servi che si sono semplicemente venduti il culo e che non hanno alcun titolo per interloquire con chicchessia.
Non hanno diritto di parola.
Hanno fatto la loro scelta, al sogno hanno preferito lo status quo, rafforzandolo, rendendolo più vorace, più aggressivo, più cattivo.
Ma sono comunque pupazzi. E quando si chiede un cambiamento non si parla coi pupazzi.

Se questi ragazzi hanno visto veramente lungo come è successo a tanti della mia generazione?
Non parlo di chi s'è annientato nell'attivismo politico con fede, passione e cecità, parlo di chi si faceva il suo percorso preoccupandosi di non dare via il culo, neanche ai gruppi politicizzati perchè, per sogni del genere le sette, i gruppuscoli, le confraternite ed i clubs di vips sono nient'altro che un ulteriore intralcio.

Ma ai giovani piace non farsi mancare nulla.

I giovani di oggi non hanno più interlocutori diretti, solo pacchetti già preparati da scartare.
E che sai benissimo cosa contengono.

Non funziona così, non deve funzionare così.

Forse se ne stanno accorgendo.

3 commenti:

SCIUSCIA ha detto...

Bello.

Ettore ha detto...

Mi guardo intorno e vedo solo puntisnai, centri abbronzanti, bar e finanziarie/cessionequinto.
Spero qualcuno si accorga che il terreno su cui stanno crescendo i ragazzi è una merdaia desolante.

Anonimo ha detto...

con ipocrisia i "potenti" trattano gli adulti come "bambini" ai quali raccontare favole terribili... mentre gli adolescenti appiccano il fuoco per non venire bruciati perché, come diceva Gaber ne "L'uomo muore":

Bruciano i suoi sentimenti
le gioie, gli slanci, l'amore, gli affetti più teneri,
bruciano senza rimpianti
i suoi gesti, il pensiero, gli errori, i contrasti
la sua dignità!