venerdì 21 agosto 2009

LE GRIDA DI DOLORE NELLA GUERRA DEI SESSI


Paolo Barnard è un giornalista abbastanza conosciuto, e comunque chi non ne conoscesse le gesta può dare un'occhiata QUI. E' sicuramente uno dei pochi giornalisti in Italia che, a prescindere dal fatto se le sue opinioni siano condivise o no, merita di essere ascoltato.
Capita che ieri navigando sul sito Comedonchisciotte mi imbatto in questo suo articolo dal significativo titolo: SONO ANDATO A PUTTANE
Ora, se non fosse stato per l'esplicativa foto posta accanto all'articolo e conoscendo la niente affatto facile cornice lavorativa in cui Barnard s'è mosso e continua a muoversi avrei pensato ad una visita di qualche società di recupero crediti o di qualche altra denuncia del potentato di turno.
Ma, rassicurato dalle gambe svettanti sui tacchi a spillo e dal resto del corpo immerso nel finestrino del cliente mi sono letto con calma l'articolo; dopodichè ho concluso che potevo anche non essere assolutamente d'accordo ma che questo riguardava esclusivamente la mia dimensione personale.
Mi spiego: non ho trovato citata una volta che sia una la parola amore.
L'amore è una cosa molto impegnativa, non comprende il semplice atto di ficcare il membro A nella fessura B con relativa soddisfazione del senso estetico e di qualche sommovimento ormonale dato dalle peculiarità dei soggetti. Il sesso ludico ha anche piacevoli optionals come i rituali di corteggiamento, di seduzione ed annessi e connessi, rituali irrinunciabili specialmente in una società massificata come la nostra, ma che esauriscono la propria carica destabilizzatrice dell'ordine prestabilito quando i due corpi si sono detti tutto quello che avevano da dirsi.
Ok, c'è a chi basta.
Non sono tra questi.
Appartengo ad una categoria di maschi che non si ritiene soddisfatta se la scopata si limita a determinati aspetti della mente oltre che a quelli del corpo. Voglio che la cosa sia vicendevolmente portata fino in fondo; voglio fottere la mente mentre tu fotti la mia e non necessariamente con gli attributi sessuali.
Diversamente l'articolo non mi interessa.
Non voglio dipendenza, voglio compenetrazione totale. Non mi interessa fare una cosa che lascia segni che possano venire spazzati via con una pagina di Vanity fair. La mia energia sessuale la tengo in altissima considerazione, tanto che quando la libero voglio essere sicuro che non vada persa in un meandro di incompletezze altrui.
In poche parole ho il grave difetto di non essere portato a scindere l'amore dal sesso.
Per questo ho avuto esclusivamente storie lunghissime ed un carnet che si conta sulla punta delle dita di una mano. Non per questo mi sento in difetto rispetto a chi ha più tacche nella fondina delle mutande di quante ne abbia Clint Eastwood in quella della sua pistola. Ritengo che ognuno debba adempiere alla missione a cui si sente predestinato senza risparmio e senza tentennamenti.
Ma.
Ma in genere vedo che il clichè del maschio descritto da Barnard si perpetra col suo grido di dolore e con varianti sempre più preoccupanti.
Varianti che si manifestano, ad esempio, con i numeri che descrivono come la violenza sulle donne sia una piaga sociale ben più ampia e pericolosa di qualsiasi droga in commercio sul mercato, perchè la proprietà del corpo è ancora un feticcio che la nostra cultura fatica ad abbandonare, alimentata dagli insegnamenti religiosi stampati e marchiati nella coscienza collettiva, nel continuo attacco alla fase evolutiva dell'essere umano che dovrebbe portarci a valorizzare ed armonizzare il desiderio individuale a quello collettivo, che non è dominato dagli ormoni ma soprattutto dall'egoismo.
E' praticamente impossibile pretendere fedeltà da un uomo, mi si dice.
Altrettanto, e di conseguenza, è impossibile pretenderlo da una donna, rispondo.
Non se con la persona che abbiamo vicino si smette di coltivare le pulsioni derivanti dal corteggiamento e dalla seduzione, ad esempio, pulsioni che cambiano con la crescita e con la maturità, con la modificazione del corpo, con la maturità e l'esperienza della mente e soprattutto con la volontà di seguire questi cambiamenti perchè la persona che abbiamo accanto, in definitiva, la amiamo. Si pensa di aver scoperto tutto dell'altro/a dopo pochi anni salvo poi, messa da parte l'esplorazione, incazzarci come mufloni impazziti quando scopriamo di avere accanto un'altra persona.
Si tacciono le fantasie erotiche nel timore di irretire l'altro/a, col meraviglioso risultato di negare una parte di sè che se non altro avrebbe il potere di stimolare il desiderio o di aggiungergli una discreta dosa di spezie; si cerca il brivido della trasgressione ricorrendo al tradimento per poi ritrovarsi con due fardelli al posto di uno; si esplorano lande precluse dal rapporto di coppia per migliorarlo senza condividere con il/la partner la genesi e la messa in pratica pensando che questo sia sufficiente per poi ritrovarsi frustrati/e dal mediocre risultato.
E questo sempre partendo dall'assunto che abbiamo un altro corpo di nostra proprietà che fa da moletto sicuro a cui attraccare mentre sfoghiamo dovunque la nostra indole di maldestri cacciatori decisa a spargere il suo Verbo.
E non abbiamo le palle, poi, di ammettere che stiamo facendo una cazzata.
Perchè l'uomo ha da essere cacciatore, mettere insieme un numero sufficientemente congruo di tacche e possibilmente trascriverlo sulla locandina del quotidiano locale appena possibile.
Forse, dico forse, ha ragione quel tipo di maschio. Ma forse non è un caso se per me quelle donne che non sono raggiungibili non sono necessariamente delle zoccoletroiebocchinareculistrappati.
Forse quell'affidabilità che la donna richiede all'uomo è di natura emotiva quanto pratica ed il maschietto di oggi non si sente affidabile neanche per se stesso. Ha paura ad andare fino in fondo e scopare TUTTA la mente della partner e viceversa. Perchè la cosa è passibile di scardinare certi clichè e far piangere la mamma, Padre Pio e soprattutto se stessi.
Ad esempio la definizione del termine sadomasochismo evoca tetre visioni di fruste, stivali, corde e personaggi accucciati pronti a leccare le suole di chicchessia; quanta ipocrisia e quanta superficialità. Così come vengono banalizzate e demonizzate tutte quelle forme che nel linguaggio comune vengono schedate come perversioni. Da esplicare, semmai, al di fuori del rapporto e rigorosamente di nascosto.
Non credo sia sempre la soluzione giusta.
Se si pubblicasse una statistica dei frequentatori di privè e di club per scambisti, ad esempio, e venisse fatta una verifica della solidità di queste coppie le ripercussioni sull'istituto famiglia, specie qui in Italia, avrebbero effetti devastanti. Non dico che è una cosa giusta tout court (mai stato in un privè o in un club per scambisti, tra l'altro) ma devo constatare che l'ipocrisia da limare riguardo certe strutture sociali si sta manifestando in maniera proprompente e questo è semplicemente uno degli aspetti.
Continuiamo - intanto - a tenere ben stampato in testa quanto sia altrettanto diffuso il fenomeno della violenza sulle donne, stalking compreso, perchè pur essendo la manifestazione estrema del disagio maschile e della degenerazione del rapporto vittima-carnefice che in molte coppie funge da motore, non possiamo prescinderne per capire a quali rischi ci si espone quando scambiamo per AMORE una pulsione ed un esigenza esclusivamente individuali.
Ecco, ho sempre messo la parola vicendevolmente quando parlo di fottersi corpo e mente - tutta - non a caso. Condivisione della scoperta, della crescita e dei mutamenti della seduzione e della sensualità del partner, cosa che va coltivata non senza dispendio di energie fondamentali e rinnovamento delle passioni e dei fini comuni. Questo non garantisce assolutamente un risultato certo ed immutabile. Dico solo che può essere una delle vie per limare via le illusioni che finiscono per lasciarci spesso con rimpianti e la spiacevole sensazione di aver buttato via una parte di noi stessi. D'altra parte prendere una persona e cercare di plasmarla ad immagine & somiglianza delle nostre aspettative non è amore, è puro egoismo. Forse cercando di capire cosa realmente sia l'amore al di fuori dei film che la nostra mente trasmette ininterrottamente per soddisfare pulsioni personali che sono transitorie come il ciclo vitale di una farfalla è una via possibile che potrebbe cambiare qualcuno degli equilibri malfermi sui quali regge l'attuale guerra tra i sessi.
Finale: vedo molte mie amiche scegliere, dopo svariate fallimentari esperienze, scegliere compagne del loro stesso sesso. Non ne farei cenno se la cosa non avesse assunto dimensioni rimarchevoli. Diciamo che sarebbe una cosa su cui rifletterci su. Salvo farlo con la dovuta onestà intellettuale, che a noi maschi troppo spesso manca.
E ora che qualcuno si azzardi a dire che non appartengo alla schiera dei cacciatori.

giovedì 20 agosto 2009

CI PENSA LUI


Non si era ancora spenta l'eco delle polemiche sull'esclusione degli insegnanti di religione dai criteri di valutazione per i crediti agli alunni, con tanto di pronto ricorso della ministrahahahaha Gelmini che la questione pare definitivamente risolta.

Da chi? E a favore di chi? Che domande. Specialmente la seconda.

Leggete qua.

Prego fare attenzione: Gazzetta Ufficiale del decreto del presidente della Repubblica numero 122.

Evito ogni commento: se proprio devo beccarmi una denuncia preferisco qualcosa di più serio del reato di "Vilipendio di Capo di Stato", specialmente di uno che s'è appena pulito il culo con la Costituzione.

"CHI"HA "VISTO"?


Alzi la mano chi non ha mai sfogliato quegli arredi da parrucchiera dove si narrano le gesta dei sedicenti VIPS e che le nostre donnicciuole amano consultare per aggiornarsi su chi si ingroppa chi e su chi, invece, detta le regole per sentirsi a posto tra la massa di wannabe che da sempre prolifera tra il consistente popolo dei frustrati. Ho ricordi ancora piuttosto nitidi dei settimanali Rusconi come "Gente" e "Oggi", dove tra rievocazioni di famiglie reali, eredi e parenti alla lontana del Duce, nobiluomini con tanto di stemma che sbattevano la loro opulenza fancazzista ed inutile in faccia alle servette ed alle casalinghe nostrali, davano spazio e colonne a firme come Montanelli, il quale ai tempi non era particolarmente gradito all'intellighenzia culturale ma aveva vivaddio il suo stile, sempre caustico e ficcante. Eppoi Novella 2000, che si occupava allora di star e starlette, quelle che allora avevano la buona creanza di fare le star e le starlette e non ambire a posti come quello di Ministro della Repubblica grazie ai buoni uffici di un delinquente mandato al governo da italioti la cui appartenenza alla stirpe italica è un'insulto alla genetica.

Difatti i tempi sono cambiati, ora non serve più neanche aver sgambettato dieci minuti sulle assi di un palco di periferia. Basta avere fatto mettere i ferri del chirurgo al posto giusto ed aver aperto le gambe nel luogo ancor più giusto.

Leggo di ampi dibattiti sul ruolo e la condizione della donna su "L'Unità" da parte di stimate signore quali Lidia Ravera, Nadia Urbinati, Benedetta Barzini e Livia Turco. Credo che sia assolutamente necessario che proprio le donne che si sono accorte quanto la situazione sia da allarme rosso debbano mettersi in moto e passare all'azione. Di argomenti ne hanno a tonnellate, di capacità anche. Se vogliono un appoggio concreto anche da parte di quegli uomini ai quali lo schifo per questo Barnum sta facendo tornare a gola anche la parmigiana di melanzane del Capodanno di sei anni fa, ci siamo.

Ma la Repubblica dei Gossipari va, almeno per qualche stagione (meglio sarebbe per sempre) messa da parte. E non sono sicuro che molte donne, seppur di alti ideali e di degni valori, pagherebbe un simile prezzo. Eppure è attraverso questo mercato, questo mercimonio di culi perizomati e fisici palestrati che dal piccolo schermo passano direttamente alle pagine di questa spazzatura, che Berlusconi ha reclutato l'immondizia che gli fa da coorte. E quello che il mercato chiede il Padrone, prontamente, fornisce.

Io ho praticamente smesso di seguire il calcio, sport che ho amato tantissimo e che ho letto decantato da penne come Gianni Brera, che ho praticato a livello semiprofessionale dopo essere passato dalla corsa di mezzofondo al salto in alto (cosa che con la mia statura ci voleva un bel coraggio a praticare); rinunciare costa, ma arrivi al punto che l'olezzo di putrefazione di certi ambienti e di chi li gestisce diventa insopportabile.

Sarebbe troppo sognare un sabba in cui tranquille signore medioborghesi bruciano copie di "Chi?" o di "Visto" inneggiando non alla Liberazione della Donna ma alla Liberazione di quei clichè che tanto quanto la cultura maschilista le rende schiave, sottomesse e frustrate?

O ci meritiamo davvero altre zoccole sulla sedia di Ministro?

No, perchè visto il proliferare del genere è giusto sapere che l'ultima in ordine di apparizione la potete leggere QUI in tutto il suo splendore.

LAIBACH


Quando si sono formati c'era ancora la Jugoslavia. Correva l'anno 1979. Il loro primo cantante, di cui non si trova più traccia nelle biografie, si suicidò nei primi anni '80 ma fu uno degli ideologi di punta del progetto Laibach, un progetto collettivo che teorizza tuttora una presa di posizione critica verso la struttura politica esistente attraverso l'estremizzazione dell'estetica totalitarista. Nonostante le chiavi di lettura dell'ideologia che il gruppo porta tuttora avanti, la lettura lascia ampi spazi di interpretazione per quanto riguarda la reale intenzione del gruppo di sviluppare un discorso aperto all'affermazione dell'ideologia totalitaria, ad esempio attraverso la fondazione dello stato immaginario NSK. Consiglio una scorsa sia al loro sito ufficiale sia a quello non ufficiale che alla loro biografia edita su Wikipedia. E, naturalmente, di dare un'occhiata ai video qua sotto. Sicuramente non si può rimanere indifferenti.

La cover di "Life is life"



E quella di "One vision" dei Queen che diventa "Geburt einer nation" (Nascita di una nazione)




L'inquietante "Drzava" (Lo stato)




Il poema "Vojna poema" dall'LP "Nova Akropola"
Qui nelle prime foto si riconosce il cantante originario:



Ovviamente coloro che grideranno all'apologia di fascismo/nazismo etc. etc. sappiano da subito che sono clamorosamente fuori strada.

mercoledì 19 agosto 2009

1861


"we draw lines/stand behind them/that's why flags/are such ugly things that/they should never/touch the ground" (Fugazi - Facet squared)

Napolitano s'è svegliato col culo parecchio girato, probabilmente la misura di quanto è disposto a sopportare le pagliacciate leghiste è colma. Così ha mandato un comunicato al governo chiedendo cosa cazzo stiano aspettando a fargli sapere che intendono fare per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Gli hanno risposto due schieramenti; della stessa coalizione, quella governativa: un La Russa entusiasta ed un accomodante Matteoli in quota AN ed il solito manipolo di bertucce leghiste dall'altro.

Chiariamo: la frase che ho citato in cima è di un gruppo musicale americano di scuola hardcore e lo condivido in pieno. Ma qui in Italia, come dice il capo-elettricista dove lavoro, "c'è un grosso lavoro da fare".

Allora, in qualche modo l'Italia è riuscita a diventare una nazione nel 1861 quando fu proclamato il Regno d'Italia. Le vicissitudini storiche e sociali che hanno segnato la Storia di questa Nazione parlano di una incessante lotta per liberarsi da questo o quel tiranno: gli austriaci, i borboni, il Papa e poi i fascisti, i nazisti occupanti. Ma quelli che non siamo riusciti veramente a toglierci dalle palle sono quei poteri che non agiscono alla luce del sole; sono quelli i poteri che incessantemente tuttora lavorano affinchè l'Italia non sia mai veramente ed a tutti gli effetti una nazione unita. Questi si esprimono attraverso svariate forme di subdola manifestazione, perlopiù occulta, insinuandosi nei corpi dello Stato ed agendo per conto di interessi e potentati che con lo spirito di un paese unito non hanno nulla a che fare. Un terzo dell'economia e della società italiana è controllato, neanche tanto di nascosto, da una vera e propria criminalità organizzata la quale ha i suoi rappresentanti ben assisi nell'ambito politico e godono di protezione anche di altri settori dello Stato. Le cose di cui è possibile essere a conoscenza grazie agli atti dei processi alle cosche di Cosa Nostra degli ultimi trent'anni non lasciano spazio a dubbi. Chi nega queste collusioni può anche andare ad impiccarsi, per quanto mi riguarda.

I tentacoli delle varie famiglie delinquenziali sono ormai da tempo colluse anche con l'economia del Nord Italia, vedi l'affare-rifiuti come paradigma, ma va comunque segnalato lo scempio di denaro pubblico che i politici del Sud Italia hanno fatto sin dal primo dopoguerra favorendo tanto il radicarsi di clientele e favori a scapito del popolo quanto il crescere e l'affermarsi della mentalità mafiosa, in questo aiutati dall'ineffabile sistema democristiano che ad una lotta senza quartiere che dopo la guerra poteva essere anche vincente, ha preferito la spartizione se non la delega di potere. E l'operoso Nord non è poi messo tanto meglio, visto che il sitema di corruzione e sperpero di denaro pubblico ha mostrato con Tangentopoli solo la punta dell'iceberg, subito di nuovo sommersa con l'avvento del berlusconismo, il quale altro non ha fatto che accordarsi con questi due sistemi mentre di suo c'ha messo il non difficile compito di finire di rincoglionire una parte di italiani sufficiente a garantire e garantirsi lo spazio per gestire al meglio i propri traffici.

Ma questa non è la mia Italia, e non lo è per una fetta di italiani altrettanto grande, se non di più.

Come non è l'Italia in cui mi riconosco quella delle guerre coloniali, dei gas tossici, dello squadrismo, del fascismo e della resa che ha dato il via ai massacri degli occupanti nazisti, non è la mia Italia quella del Club dell'Amico Immaginario con sede in Vaticano che pretenderebbe di dettare ancora legge in un'altra nazione sovrana, non è la mia Italia quella che si spezza in mille congreghe, clubbini, famiglie e famigliole, confederazioni e corporazioni, massonerie e confindustrie, tutti circolini ai quali il bene del paese interessa nella misura di Zero.

Questo è il mio paese, è ANCHE il mio paese.

Se sono ancora qui è perchè tutte queste congreghe di anti-italiani che muovono interessi enormi, che in barba alle esigenze del suo popolo continuano a cercare di sfibrare questa terra solo in ragione dei loro porci comodi, tutti questi assassini, corrotti, mafiosi, traditori ed indegni di calpestare il suolo dove vivono devono perlomeno sapere che l'Italia non è solo cosa loro.

Che NOI CI SIAMO ANCORA. Noi che discendiamo da quella schiera di italiani che hanno via via tolto di mezzo tiranni e dittatori. Ci siamo ancora, lavoriamo onestamente, ci incazziamo, facciamo sentire la nostra voce e probabilmente in questa generazione solo quella. Lavoriamo ancora nell'oscurità di vite che le loro televisioni non riescono a cogliere, che le loro telecamere non riescono a riprendere, non abbiamo armi perchè PER ORA non è il momento di usarle. Ma sappiamo usarle, come hanno saputo usarle coloro che hanno liberato l'Italia dal fascismo. E anche se questa generazione non avesse il tempo strategico di farne uso avremo figli ed eredi.

E quindi hanno poco da stare tranquilli.

C'è un'Italia per cui vale ancora la pena di lottare. E non è la loro. Non è quella di chi si mette a 90° davanti ad un personaggio come Berlusconi ed ai suoi mandanti, non è quella delle bertucce in camicia verde dall'inesistente passato e dal tragico futuro; l'Italia non ha bisogno di questa gente.

Quando l'Italia sarà veramente UNA, tra un secolo, forse due, non è importante, il seme piantato da chi ha veramente voluto una terra di cui andare orgogliosi sarà il fiore più bello del mondo. Agli altri l'unica consolazione di fare da concime. E solo quello.

TRADIZIONALMENTE DISUMANI


La signora che s'è presentata in burkini nella piscina pubblica veronese ha naturalmente sollevato un vespaio, come potete leggere nei commenti alla notizia . Questioni a cui dovremo fare il callo, naturalmente, perchè i difensori della cosiddetta "civiltà occidentale" tra i quali includiamo i catastrofisti che predicono un'islamizzazione dell'occidente sono sempre all'erta per cogliere quei segnali che permetta loro di passare al codice rosso ed urlare a quattro tonsille.
E, ovviamente, non è il genere di persone a cui ambisco ad accostarmi, anzi.

Ma c'è un "ma".

Ed è un "ma" grosso quanto il pianeta.

Il "ma" riguarda il fatto che ciò in cui credo, la somma dei valori coi quali porto avanti le mie convinzioni mi collocano nella schiera dei laici libertari, quindi niente affatto simpatizzanti con tutte quelle altre forme di credo che portano le loro Verità come assolute e quindi doverosamente applicabili al resto del genere umano.
Se qualcuno scorre questo blog può constatare, ad esempio, come la mia posizione nei confronti della Chiesa Cattolica Romana sia di totale contrapposizione e questo in ragione del fatto che il comportamento che la Chiesa ha avuto fin dal (falso) riconoscimento di Costantino è stato semplicemente aberrante per un credo che si propone di innalzare spiritualmente l'essere umano.
Un comportamento che cozza frontalmente con quelli che sono i miei valori e che conseguentemente combatto con immutata ed immutabile forza non tanto nei miei post, che quelli lasciano il tempo che trovano, ma nel quotidiano, con le mie azioni e con il mio modo di vivere.
La mia posizione sulla religione musulmana non è affatto differente, tanto per chiarire.
Ma così come col cattolico e credente desideroso di praticare il suo credo in pace con sè e col mondo, di approfondire la Parola della Bibbia e dei Vangeli, di intraprendere un cammino spirituale che apporti alla sua vita quei miglioramenti e quella pace interiore di cui sente il bisogno non ho nessunissimo tipo di problema, così non ho problemi con l'individuo che in ragione del suo credo nell'Islam fa lo stesso tipo di percorso.
Che, tra l'altro, è un percorso che ho seguito anch'io in gioventù col cattolicesimo e, in anni successivi con il buddismo di scuola nichirenista prima e di altre scuole poi, giungendo al punto in cui sono ora e di cui mi sento finalmente soddisfatto.

Ma ho parlato di individui, quindi di scelte individuali.

Quando il credo religioso si fa voce del Potere questo, immancabilmente, diventa corrotto. E corrompe. E diventa strumento di sopraffazione, di sfruttamento, di odio, di morte.

Non sono io a dirlo, è la Storia. E la cronaca.

Ricapitolando, nessun limite alla ricerca spirituale individuale, rifiuto totale ed incondizionato alla religione strumento di potere.

Purtroppo una fetta non indifferente degli integrazionisti occidentali non riesce a concepire dove possa trovarsi il confine tra l'espressione individuale, libera e consapevole della ricerca spirituale e l'implicazione sociale in una società libera che coloro che pretendono di guidare questa ricerca comporta quando si parla di religioni, formando comunità di credenti che affidano la loro ricerca a ministri di culto avidi di potere e di controllo sulle menti e desiderosi di plasmare intere società prendendo a pretesto scritture cosiddette sacre e che in realtà nascondono bieca intolleranza e ributtante disumanità se solo dei capi spirituali senza scrupoli decidono di farne uso; cosa che puntualmente avviene, è sempre avvenuta e puntualmente avverrà finchè si permette la compenetrazione tra potere secolare e potere religioso. E le conseguenze di questo saranno sempre, ineluttabilmente, guerre, massacri, odio, violenza insensata.

Tutto come conseguenza di insegnamenti che millantano a piene mani amore, ma che tra le loro righe seminano anche tutto quanto può essere riconosciuto come il Male per chi ambisce ad una reale condizione pacifica per l'umanità. E che non mi si racconti che è colpa dell'uomo e delle sue interpretazioni, perchè i linguaggi contenuti nelle Sacre Scritture (il maiuscolo è volutamente ironico) non sono affatto concilianti nè soggetti ad altra interpretazione: la Verità è UNA e guai a chi non la accetta.

Quindi, come sento che è giusto garantire la libertà di culto a chiunque decida di seguire un qualsiasi tipo di confessione al fine della propria elevazione spirituale, ritengo altrettanto giusto mettere dei paletti invalicabili a chi, in ragione del suo credo, pretende di uniformare una società senza il consenso di chi di un credo non ne sente il bisogno; magari perchè ha altre convinzioni, tra le quali possono esserci quelle che teorizzano una totale compenetrazione tra l'essere umano e l'universo e che queste due componenti siano in realtà composti dalla stessa natura e che quindi ogni atomo di quel che vediamo intorno a noi è in realtà una parte di noi stessi.
Già sento raffinati sofisti affermare che questa o quella religione dice esattamente questo.
Spero non ci provino neanche.
L'affermazione sarebbe soggetta a confutazione istantanea, e visto che non c'è niente di meglio che farla attraverso il riflesso degli effetti sul mondo fenomenico basterebbe nominare quello che ogni religione decide di differenziare da subito e che alza istantaneamente lo steccato più terribile tra le forme di vita conosciute: quello tra uomo e donna.

In occidente chi accusa il cattolicesimo di cercare continuamente di perpetrare la sua visione rivoltante che ha significato per le donne secoli di sottomissione e sfruttamento, di disumana compressione del loro potenziale umano, di criminalizzazione solo perchè donne e per questo impure ; si pensi che già 2500 anni prima di Cristo il buddismo proclamava chiaramente che il flusso mestruale non rappresentava una impurità ma il normale flusso della vita e capirete quanto un normale processo naturale sia stato preso a pretesto per esercitare una forma di dominio e sopraffazione assolutamente innaturale e disumana.

In ragione di ciò sembra che i difensori delle libertà di culto a tutti i costi dimentichino un fattore fondamentale: che la libertà dei diritti individuali, quelli che ogni persona dovrebbe essere libera di godere in quanto essere generato su questo pianeta (e, dal mio punto di vista la cosa andrebbe estesa ad ogni forma di vita, quindi animali, piante e tutto ciò di cui il nostro pianeta è composto) è la prima cosa a dover essere garantita e difesa e, se necessario, per cui combattere.

Quindi, assodato che la becera e gretta forma di fobìa leghista verso le altre culture serve solo ad estremizzare gli eventuali conflitti che possono sorgere dall'incontro di modi diversi di vivere il proprio concetto di civiltà, è altrettanto fondamentale affermare una civiltà dei diritti che sappia contrapporre la dignità dell'individuo e delle forme di vita alle differenziazioni ed alle discriminazioni che invariabilmente le religioni pongono per affermare la propria parola e la propria volontà di dominio.

Non ho citato a caso le donne: in questo momento, specialmente in questo momento, chi condivide una cultura di dignità per l'individuo è chiamato a seminare quanto più possibile affinchè finalmente il ruolo della donna sia non tanto socialmente parificato (che di per sè non significa nulla) ma socialmente dignitoso allo stesso modo in cui una società libera può esserlo permettendo ad ognuno la possibilità di svilupparsi individualmente e spiritualmente senza che qualche sedicente autorità religiosa o anche soltanto politica possa intaccare questo diritto.

In questo momento la civiltà occidentale si sta confrontando con l'Islam e con tutte le sfaccettature della civiltà araba e mediorientale; ecco, vorrei che ci si soffermasse un attimo su un articolo postato sul blog Agorà di Cloro via Facebook, nel quale oltre a terrifficanti immagini e storie di condizione femminile che esistono in altre culture mette in vista anche quanto in casa nostra ci siano un bel pò di panni sporchi da lavare.

Possibilmente alla svelta.

Cliccate SU QUESTO LINK con attenzione, quello che vedrete può scuotere parecchio. Anzi, DEVE.

martedì 18 agosto 2009

LETTERA AL PRESIDENTE


Riporto questa lettera che due studenti di 21 e 23 anni hanno scritto al Presidente della Repubblica, proprio all'indomani del post che ho scritto sui giovani. E' bello vedere confermate le proprie preoccupazioni, visto che la lucidità di esposizione e la chiarezza delle parole usate sottintendono la totale estraneità a quella categoria di ggiovani malati di febbre mediatica e di successo da un quarto d'ora. Immagino che nello staff del Presidente la lettera, se letta, abbia provocato solo fastidio anche perchè la Rete è sempre più percepita come uno spazio pericolosamente libero dalle censure, dalle distorsioni e dalle mistificazioni tanto care al nostro potere politico. Si leggano al proposito le statistiche che, a fronte dell'incremento della spesa per i telefoni cellulari, vedono il nostro paese arrancare penosamente rispetto al resto d'Europa per quanto riguarda la diffusione della banda larga. Questo il testo della lettera:

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


Siamo due studenti universitari di 21 e 23 anni. Abbiamo inviato la seguente lettera al presidente della Repubblica, giorni fa, per esprimere la nostra delusione, ma anche nel tentativo di ricevere qualche spiegazione, di vedere uno spiraglio di luce. Non abbiamo ancora ottenuto risposta...

Caro Presidente,

nel suo discorso di insediamento lei dichiarò: "avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte".

Ci sentiamo in dovere di dirle che non ha tenuto fede a quelle parole da lei stesso pronunciate con tanto fervore.

Il pacchetto sicurezza e il ddl sulle intercettazioni che ne fa parte sono stati stroncati da una molteplicità eterogenea di persone:
- l'associazione dei giornalisti, perchè imbavaglia la stampa e la libertà di informazione.
- Vaticano, che la considera "una legge che porterà dolore".
- l'Ordine dei Magistrati, che due ore prima della sua firma, signor Presidente, ha dichiarato che il provvedimento VIOLA I PRINCIPI COSTITUZIONALI, come l'obbligatorietà dell'azione penale e la ragionevole durata dei processi.
- I blog, per la restrizione di internet e il sanzionamento dei social network e dei siti che ospitano commenti che potrebbero risultare scomodi a qualcuno. Si riduce così, non solo la libertà di stampa, ma anche LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE DELLE PERSONE COMUNI, per le quali spesso internet rappresenta l'unico modo per far sentire la propria voce.
- I Medici, per cui il decreto prevede l'obbligo di denunciare gli immigrati clandestini che si sottopongano alle loro cure.
- Il Presidente della Repubblica, che si è dichiarato perplesso e preoccupato nei confronti del provvedimento, in particolare su "specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente".

Lei ha infine deciso di firmare (nonostante fosse in suo diritto rispedire la legge al mittente) "ritenendo di non poter sospendere l'entrata in vigore di norme ampiamente condivise in sede parlamentare". Ma, lei, signor Presidente, nel suo discorso di insediamento, aveva detto che avrebbe tenuto conto di tutti i cittadini, di tutto il popolo, non solo dei parlamentari.

Inoltre, signor Presidente, lei firmando è venuto meno alla promessa fatta al popolo poichè questo decreto va a ledere la sicurezza dei singoli cittadini, che lei dovrebbe rappresentare, come affermano i giudici in una nota pubblica: "Il provvedimento avrà effetti gravi sull'efficacia delle indagini".

Inoltre ci lascia perplessi anche la sua decisione di firmare un decreto legge che ripropone sullo scenario italiano un fonte di energia, il nucleare, che nel 1987 fu bocciata da oltre il 70% degli italiani in un famoso referendum di cui lei avrà certamente memoria.

A rischio di essere ripetitivi, ci troviamo costretti ad annoverare nella lunga serie di sciagure architettate da questo governo e da lei lasciate correre come se fossero le cose più normali del mondo, lo scandaloso lodo Alfano, di cui attendiamo ancora l'esito di costituzionalità da parte della Corte Costituzionale, che lei, a quanto pare, non ha consultato prima.

Signor Presidente, lei ha partecipato alla Resistenza, quindi sa bene che determinati valori di libertà e uguaglianza erano all'epoca considerati importanti da lei e da tante altre persone, alcune delle quali, signor Presidente, per quei valori hanno sacrificato la propria vita. Smettere di difenderli significa dimostrare che il sacrificio di quelle persone e la lotta che lei stesso portò avanti non contano più nulla per lei.

Quando è stato eletto noi, come tante alte persone, riponevamo molta speranza in lei, in qualità di persona che ci avrebbe difeso dalla crescente mancanza di considerazione che la politica ha, ormai da un po' di tempo, nei confronti del proprio popolo.

Quei valori di libertà e uguaglianza sono stati più volte messi a repentaglio nel corso degli ultimi anni. Ogni volta speravamo che lei facesse qualcosa. E puntualmente lei è rimasto immobile. La smetta di deluderci Signor Presidente.

E non dimentichi... libertà è partecipazione.

Di Nino Stefano
Noemi Alagia

lunedì 17 agosto 2009

I GGIOVANI D'OGGI


Tira una brutta aria per i ragazzi del terzo millennio? Pare di sì.
Da più parti si riempiono pagine sui favolosi anni '60, quando le condizione sociali, economiche e soprattutto culturali erano drasticamente diverse dalle attuali; c'è il solito revanscismo woodstockiano infarcito di grandi cambiamenti e di retorica raccontata sempre e comunque da un punto di vista "istituzionale" perchè l'evento che segnò la stagione dell'Amore è ancora un discreto business (senza però disconoscere che il livello musicale era stratosferico se paragonato a quanto potrebbe proporre un eventuale emulo contemporaneo), c'è il continuo riferirsi a stagioni in cui l'impegno e la coscienza del mondo giovanile aveva connotati di continuo fermento e di impegno riguardo ai grandi temi sociali.
Così ora la tendenza è quella di presentare i giovani degli anni 2000 come una massa di rincoglioniti contenti di spararsi quotidiane dosi di videogiochi, ignoranti come capre rispetto ai grandi temi sociali, completamente avulsi dalle problematiche che pure l'Italia di oggi sta affrontando giù su temi di radice come la democrazia, il controllo sociale, la libertà. Anzi. Ansiosi solo di apparire anche solo per il fatidico quarto d'ora, interessati solo a raggiungere una visibilità ed un successo non si sa bene di che tipo, ma che garantisca riconoscimento soprattutto al proprio ego. Purtroppo magari i mezzi sono quelli che, tragicamente, vengono mostrati nei seguenti video:










Poi, chiaramente, c'è chi li prende, a ragione e con cognizione di causa, ferocemente per il culo



o semplicemente parte dalla considerazione di fondo che la situazione non è buona





Eppure non può essere TUTTO così.

E difatti non lo è.

Riconosco che il momento non è dei migliori, soprattutto grazie agli "insegnamenti" propinati in famiglia e le realtà che questa struttura sociale crea nei luoghi di aggregazione (quando esistono), nelle strade e nelle scuole.
Quando ero ragazzino se nel "gruppo" di noi adolescenti c'era qualcuno che alzava troppo la cresta interveniva subito qualche adulto a farla abbassare, e senza usare metodi troppo urbani; e, nel caso qualcuno andava a frignare a casa prendeva il resto. Così come se a scuola si travalicavano i limiti di rispetto ed educazione (che comunque avevano una loro elasticità) nei confronti dei docenti. Ora sembra che ai rampolli di questa generazione tutto sia permesso (e non è così?).
Senonchè quello che si chiama "bullismo" prima era la selezione naturale del branco magari grazie alla quale qualcuno un pò troppo "passivo" aveva modo di svegliarsi; anch'io sono cresciuto in una periferia niente affatto semplice ma è stata una palestra di valori insostituibile anche se ho avuto la fortuna di avere una famiglia sempre unita ed attenta a quello che mi succedeva intorno.

Credo che l'individualismo indotto dalla cultura promossa incessantemente sia un fattore devastante per queste ultime generazioni, le quali poi al momento di affermare un'identità o un identitarismo dettato dall'esigenza di condividere, che comunque prima o poi bussa sempre nelle testine dei ragazzi, porta a scelte spesso spersonalizzanti e di comodo.
E qui succede il patatrac.

Ma la cosa peggiore è che i giovani di questa generazione non sono affatto tutti così e che la volontà di imporre una visione che invece li dipinge come dei robottini semideficenti venga proprio dalla grande macchina mediatica.

Chi non rientra in questo gregge e coltiva la propria vita, i propri interessi e sceglie un percorso di valori e perchè no, di lotta non va in TV, nè sui giornali, non ambisce al Grande Fratello nè fa concorsi di bellezza nè si sogna di esporsi al qualrto d'ora di celebrità.

Magari viene ripreso quando si incazza e va a manifestare e allora giù legnate (oltre a quelle non metaforiche della Polizia) dai prezzolati infami che dai loro rotoli di carta igienica mandano tuoni e fulmini e saette contro dei "delinquenti, sfaticati" e, naturalmente "comunisti" "feccia dei centri sociali" ed altre amenità di cui questi servi di criminali dovrebbero vergognarsi anche solo a pensare visto che non hanno un atomo della dignità e della coscienza di questi ragazzi.

Sta anche all'adulto fuggire dalla facile voglia di generalizzare per far sì che questa generazione non si senta sola ed abbandonata a se stessa in preda ad "Amici" "Grandi fratelli" "The Club" e vetrine del genere che servono solo a chi di questa generazione vuol farne carne macinata.

Basta poco.

domenica 16 agosto 2009

CULTURAME


Spero qualcuno abbia avuto l'accortezza di far leggere agli operai della INNSE questo ARTICOLO scritto da Gianluigi Paragone, libellista e direttore di passaggio di "Libero" prima di essere velocemente scalzato dall'arrivo dell'altro zerbino Belpietro.
D'altronde la produzione del leccaculo a gettone leggibile (va bè, consultabile è più appropriato, non sprechiamo parole grosse) sulla fanzine berlusconiana può contare su articoli esemplificativi come QUESTO e QUESTO nel caso qualcuno non sia ancora sobbalzato sulla sedia nel leggere un figuro del genere appellarsi, come nel primo articolo citato, alla Costituzione.

A me poco frega se nelle loro fanzine questi subumani si sbizzarriscono ad infamare gente che, a differenza di loro, difende con coraggio e dignità il proprio posto di lavoro, meno che mai interessa se i loro esercizi di stilehehehehehe nel lustrare le scarpe al Padrone sia quanto di più ributtante la storia del giornalismo italiano abbia prodotto in tutta la sua storia e che la fanzine dall'ossimorica testata sia tuttora uno dei veicoli di punta nell'affermazione di quella cultura becera, gretta e senza connotati alcuni che possano conferirle le fattezze di un giornale (e lo stesso discorso vale per l'altra fanzine, quella che incredibilmente di "Giornale" ne porta il nome).

Giuro, non me ne può fregare di meno.

A un patto.

Che il giorno, non sia mai, in cui Berlusconi non sarà più Presidente del Consiglio, il giorno in cui il consenso di cui gode sarà sceso ai livelli che un paese civile dovrebbe tributare ad una iattura del genere, ecco per favore non mi si parli di ricollocamento, di riciclaggio, di riposizionamento per queste macchiette umane: i Paragone come i Belpietro, i Facci, i Giordano, i Feltri, i Fede, i Panebianco (che dal Corriere ha iniziato una sua personale guerra contro la Democrazia prendendo a pretesto il bersaglio di Repubblica).

Troppo facile bivaccare davanti alla mangiatoia del Padrone sparando merda col ventilatore sul resto d'Italia. Troppo facile sentirsi coperti quando più della metà del paese non lo è.

A lavorare.

Ma sul serio.

E, soprattutto, non con la penna in mano, ma con attrezzi propedeutici. Pala & piccone, ad esempio. Affinchè si sappia, a perenne monito ed uso delle generazioni future, cosa vuol dire NON essere un giornalista.

(Grazie a NON LEGGERE QUESTO BLOG per la segnalazione e per l'assai più esplicativo articolo che invito a leggere attentamente)

sabato 15 agosto 2009

OPUS PDEI


Tempo fa scorrendo la lista degli aderenti e dei simpatizzanti della simpatica congrega fondata da Escrivà De Balaguer lessi dei nomi che appartengono tuttora al principale partito d'opposizione.
Lì per lì pensai ad una di quelle liste compilate includendo anche chi, magari, avesse fatto per convenienza o calcolo politico anche solo una "visita" a qualche riunione o qualche cazzata del genere, anche se la cosa spiegherebbe molto della politica piddina in tema di laicità.

Poi, anche se in ritardo, mi capita di leggere QUESTO

Poi ho pensato a quei poveretti che vorrebbero un PD laico.

E, come dice il signor Wang-Choi-Han "Ho molto riso".