domenica 16 agosto 2009

CULTURAME


Spero qualcuno abbia avuto l'accortezza di far leggere agli operai della INNSE questo ARTICOLO scritto da Gianluigi Paragone, libellista e direttore di passaggio di "Libero" prima di essere velocemente scalzato dall'arrivo dell'altro zerbino Belpietro.
D'altronde la produzione del leccaculo a gettone leggibile (va bè, consultabile è più appropriato, non sprechiamo parole grosse) sulla fanzine berlusconiana può contare su articoli esemplificativi come QUESTO e QUESTO nel caso qualcuno non sia ancora sobbalzato sulla sedia nel leggere un figuro del genere appellarsi, come nel primo articolo citato, alla Costituzione.

A me poco frega se nelle loro fanzine questi subumani si sbizzarriscono ad infamare gente che, a differenza di loro, difende con coraggio e dignità il proprio posto di lavoro, meno che mai interessa se i loro esercizi di stilehehehehehe nel lustrare le scarpe al Padrone sia quanto di più ributtante la storia del giornalismo italiano abbia prodotto in tutta la sua storia e che la fanzine dall'ossimorica testata sia tuttora uno dei veicoli di punta nell'affermazione di quella cultura becera, gretta e senza connotati alcuni che possano conferirle le fattezze di un giornale (e lo stesso discorso vale per l'altra fanzine, quella che incredibilmente di "Giornale" ne porta il nome).

Giuro, non me ne può fregare di meno.

A un patto.

Che il giorno, non sia mai, in cui Berlusconi non sarà più Presidente del Consiglio, il giorno in cui il consenso di cui gode sarà sceso ai livelli che un paese civile dovrebbe tributare ad una iattura del genere, ecco per favore non mi si parli di ricollocamento, di riciclaggio, di riposizionamento per queste macchiette umane: i Paragone come i Belpietro, i Facci, i Giordano, i Feltri, i Fede, i Panebianco (che dal Corriere ha iniziato una sua personale guerra contro la Democrazia prendendo a pretesto il bersaglio di Repubblica).

Troppo facile bivaccare davanti alla mangiatoia del Padrone sparando merda col ventilatore sul resto d'Italia. Troppo facile sentirsi coperti quando più della metà del paese non lo è.

A lavorare.

Ma sul serio.

E, soprattutto, non con la penna in mano, ma con attrezzi propedeutici. Pala & piccone, ad esempio. Affinchè si sappia, a perenne monito ed uso delle generazioni future, cosa vuol dire NON essere un giornalista.

(Grazie a NON LEGGERE QUESTO BLOG per la segnalazione e per l'assai più esplicativo articolo che invito a leggere attentamente)

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