lunedì 18 maggio 2009

BOBO RONDELLI
















Ieri Livorno ha vissuto una giornata niente male.
Nella cornice di Villa Corridi si svolgeva la seconda delle due giornate di festa organizzata a sostegno della gente d'Abruzzo con concerti e spettacoli teatrali dal primo pomeriggio a tarda sera ed alla quale ho partecipato con il mio gruppo.
Nel frattempo i ragazzi del movimento antagonista accoglievano il deputato de "La Destra" Teodoro Buontempo detto "er pecora" andandolo ad omaggiare prima alla "Baracchina bianca", un noto bar del lungomare, quindi in circoscrizione 2. Da quanto riferiscono le gazzette locali il noto deputato fascista (credo che il buon Pecora non si adirerebbe di certo della definizione) ha dato vita ad un discreto show cercando di aggredire la scorta per poter venire a contatto con i contestatori (e cazzo, c'è una foto sul Tirreno di oggi col Pecora che prende per il colletto un agente, roba da Pulitzer), poi ha inscenato un teatrino con tanto di saluti romani & tutto l'armamentario del perfetto giullare della politica, con dichiarazioni alla stampa locale da sganasciarsi dal ridere.
Come provocatore sta perdendo punti, comunque. Non è riuscito nemmeno a farsi prendere a schiaffi come mi capitò di vedere all'EX-SNIA di Roma (sulla Prenestina) dove arrivò in visita suscitando le ovvie reazioni degli occupanti, visto che si trattava di un centro sociale piuttosto tendente a sinistra.
In serata, invece, in barba alle ronde ed alle pruderie leghiste di controllo del territorio, alcuni baldi giovani livornesi hanno inseguito con spranghe e bastoni un tunisino che qualche giorno fa aveva avuto una lite in un locale nel quartiere La Venezia ed aveva tirato fuori una pistola (poi rivelatasi una scacciacani) e che si era allontanato all'arrivo della Polizia. Il malcapitato si è ripresentato in zona ed è stato quasi linciato, poi ha cercato di fuggire ma si è dovuto gettare nei fossi che costeggiano il quartiere, dai quali poi è stato fatto uscire e quindi messo al sicuro dalla Polizia.
Se qualcuno vedesse delle contraddizioni in tutto questo (la contestazione a Bontempo ed il quasi linciaggio del tunisino) faccia pure. Anche qui, ad esempio, c'è una discreta fioritura di tunisini non molto graditi alla popolazione in ragione di ripetuti comportamenti che in una città come Livorno, piccola e dove più o meno tutti conoscono tutti, non sono per così dire bene accetti.
O almeno non bene accetti come ad esempio i senegalesi che vendono la loro mercanzia in giro per la città e sul lungomare, proprio dove pochi giorni fa una pattuglia di vigili urbaniarrivata con l'intenzione di fare una retata s'è ritrovata accerchiata ed insultata da passanti, coppie con figlioli e anziani a passaggio.
Per quanto mi riguarda, dopo aver suonato col mio gruppo al benefit per l'Abruzzo sono andato nel teatro dove lavoro, una volta tanto da utente, a vedere la serata di Bobo Rondelli, preceduta dalla proiezione del film-documentario di Paolo Virzì a lui dedicato: "L'uomo che aveva picchiato la testa". Bobo fa parte anche della mia storia personale, ci siamo frequentati nello stesso locale per qualche anno, poi veniva spesso a farmi compagnia nel negozio di dischi che avevo vicino casa sua e lì distribuivo il primo demotape dell'Ottavo Padiglione, quel "Vi si dà Fòo" che in tanti dei suoi primi ammiratori considerano ancora il suo lavoro migliore.
Poi, carriera musicale a parte, abbiamo avuto vite piuttosto movimentate e diversificate, ma Roberto è comunque una persona che per molte ragioni porto nel cuore perchè rappresenta un periodo molto importante della mia vita, lui come tutte le persone con cui ho avuto ed ho tuttora amicizia che ho frequentato in quel periodo. Artisti, cantautori, punks, compagni di strada e di danni, tutti aggregati in posti diversi: quando il centro sociale, quando la birreria o il locale in un seminterrato, quando il vinaio, quando il lungomare dove ululare stornelli da ubriachi col mare di fronte. Qualcuno non c'è più, qualcuno fa tutt'altro, qualcuno ancora cerca una risposta.
Bobo era quello col talento più grande, quello che quando imbracciava la chitarra catturava gli sguardi e le emozioni senza quasi che chiedesse di essere ascoltato. Timido, introverso, filosofo da cantina senza particolare bisogno di uditori qualificati, la voce profonda e tormentata, ha iniziato a scrivere canzoni che erano pennellate del suo mondo, del nostro, quello in cui il troppo talento e la troppa sensibilità raramente viene perdonata. Ma lui è sempre stato ad un passo dal farcela; fare cosa, poi. Poter vivere delle proprie canzoni? No, che non è facile tenere le briglie ad uno come Bobo. E allora è diventato quello che ha scelto di diventare, un musicista per pochi, smarriti cuori nella tempesta, ma a mio parere ha scritto alcune delle più belle canzoni italiane degli ultimi vent'anni.
E ieri sera, dopo la presentazione del documentario di Virzì (un buon lavoro, più ciò di cui Bobo ha bisogno che il vero Bobo, ma va bene così) ha cantato le nuove canzoni che compongono il CD in uscita "Per amor del cielo": bellissime, poesie soffiate da un angolo in penombra pervase da un tormento che sembra non voglia andare più via. Pelle d'oca. A batuffoli.
Ci si sente il senso della rivolta contro e l'amore per la vita, il cinismo di chi nonostante tutto sa benissimo che se stai prendendo una stella in mano vuol dire che sei, per l'ennesima serata, BRIAO DI STRIZZO e che va bene così. Perchè quella, la poesia, non ce la possono rubare nè politici infami, nè preti arroganti, nè quei subumani che della poesia della vita non sanno che farsene e che stanno cercando di farci vivere un'altra barbarie.
Poi si ride e si piange.
Senza rimpianti e senza vergogna.
Avercene di Bobo.

1 commento:

Lindalov ha detto...

domani, martedi 19 Bobo é a Firenze, al Puccini. Oltre al concerto sarà trasmesso in anteprima il film di Virzì su di lui.
Per chi legge ed é interessato!

Avercene di Bobo :-))

Ciao sassicaia!