sabato 18 luglio 2009

ITALIA WAVE PARTE PRIMA


L'assenza di questi giorni deriva dal fatto che sto cercando di seguire il più possibile Italia Wave, il festival rock sbarcato a Livorno l'anno scorso e che sta movimentando la città presentando alcune tra le proposte musicali più interessanti del panorama nazionale e non solo; oltretutto da ieri è scaduto il mio contratto di lavoro e quindi seguirò a tempo pieno la giornata di oggi e quella di domani dello stage più piccolo situato alla Rotonda dell'Ardenza, mentre di seguire la serata finale allo Stadio non può fregarmene di meno visto che i gruppi principali (Bandabardò e Ska-P) non sono esattamente di mio gradimento, anzi soprattutto i primi sono proprio quel genere di gruppi che cerco di evitare accuratamente eccetto, come è già successo, quando me li propinano sul posto di lavoro (capisco chi lavora in fabbrica e cambierebbe volentieri il suono delle presse con quello della Banda Bardò, ma personalmente farei a cambio con otto ore forzate di ascolto dei Throbbing Gristle, quindi come è dato da vedere il mondo è bello perchè è vario).
La prima giornata ha visto un avvicendarsi allo Psycho stage (il palco secondario della Rotonda) alcune proposte che ricalcano il mainstream indipendente italiano, e difatti difficile vedere qualcosa che esca dagli schemi predefiniti di questa scena che si protraggono ormai da una ventina d'anni. I Proiettili Buoni con Marco Parente e Paolo Benvegnù (che preferisco ampissimamente da solista) hanno discretamente spaccato le palle, mentre "Le luci della centrale elettrica" (alias Vasco Brondi) ha una più che apprezzabile poetica nel descrivere i tormenti e le angosce della vita di provincia, seguita da una vena musicale acustica interessante semprechè un pò monocorde: ascoltato comunque con piacere nonostante il pessimo lavoro di fonica; lo aspetto alla seconda prova discografica visto che il suo primo lavoro "Canzoni da spiaggia deturpata" risponde in pieno alle caratteristiche già descritte. Bella comunque (ed assai personalizzata) la sua resa di "La domenica delle salme" di De Andrè.


La sera arrivo allo stadio verso le 19 e devo immediatamente constatare la capacità innata della Polizia Municipale di Livorno di attirarsi maledizioni brutali e composte per la demenziale organizzazione logistica del flusso d'entrata ma essendo il primo giorno evito di trascendere oltre il rituale sfanculamento di questi rambetti di 'sta cippa di cazzo e vado oltre; quando entro ci sono i Venus in Furs di Pontedera: promettenti e psichedelicamente d'impatto, quindi piaciuti a pelle.


Scivolato via senza troppo impressionare The Niro (forse l'ansia di procacciarmi del cibo era al momento prevalente quindi mi scuso con l'artista), mentre Bugo a me, oh, è piaciuto.
Trovo il personaggio senza eccessive pretese ma accattivante e musicalmente piacevole nella sua semplicità. Il suo set è stato perfetto e divertente.
Marina Rei, beh, mi spiace, non è il mio piatto di minestra; è bella (molto bella), capace e grintosa più di quanto la ricordassi. Ma non è il mio piatto di minestra. Punto. La cover di "Strawberry fields forever" suonata maluccio da Paolo Benvegnù (cazzo, ma perchè non lo hanno fatto esibire col suo repertorio?) da dimenticare mentre splendida prova vocale per "Piece of my heart" di Janis Joplin.
Altro gruppo che non rientra nelle mie grazie è quello di Giuliano Palma & the Bluebeaters, ma se non altro ha fatto divertire un bel pò di gente creando atmosfera positiva, dopodichè sono saliti su i Beautiful con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz e Gianni Maroccolo, eminenza grigia del panorama indipendente italiano. Confermate tutte le mie sensazioni su quel genere di gruppi: non spaccano. Mai. E se la tirano. Parecchio. Troppo.
Grandissimo Caparezza, invece. Una bomba. Un'esplosione di energia istrionica che ha fatto saltare letteralmente per aria l'Armando Picchi.
E chi scrive non è precisamente un estimatore del genere, ma il personaggio è decisamente degno di ogni lode sia per l'approccio sia per l'energia che riesce a trasmettere.
Gli Afterhours li ho persi causa sveglia del giorno dopo per l'ultimo, agognato giorno di lavoro prima della pausa estiva.
Arrivo il giorno dopo allo stadio e sul palco ci sono Marta sui Tubi: all'inizio resto un pò perplesso, ma alla fine conquistano per la sincera energia e la non banale sgraziata propensione all'arrangiamento avvolgente e violento. Bravi.
Evitabili gli inglesi Pure Reason Revolution, mix mal riuscito tra Smashing Pumpkins, Roxy Music e Placebo che li avrebbero avvicendati di lì a poco.
E nonostante sia un bowiano della primissima ora (l'età avanza, eh, almeno di questi privilegi ne posso andar fiero) ero sufficientemente prevenuto verso il gruppo di Brian Molko, alimentato dalle ultime prove discografiche non propriamente eccelse.
Beh, sono stato piacevolmente smentito. Tirati, energici e precisi come un orologio, Molko in forma smagliante, band matura e tecnicamente ineccepibile, si sono trovati a loro agio nella bolgia del Picchi e hanno dato vita ad un set di ottimo livello; a me è abbondantemente bastato per non rimpiangere il prezzo del biglietto.
Oggi vado di buon ora allo Psycho stage e domani concluderò il report con le adeguate considerazioni di contorno, sia musicali che globali.
E ovviamente sono ansiosissimo di vedermi i Kraftwerk.

lunedì 13 luglio 2009

PADANIA FILMS


Vabbè, quando si parla delle bertucce leghiste ogni iperbole è lecita.
Oh, calma non ho ancora iniziato, chiamare bertucce i leghisti non è un'iperbole.
Tempo fa su un blog che non ricordo uscì un articolo in cui si sparava ad alzo zero su quelli che infamavano gli operai leghisti e quelli che avevano scelto la Lega per colpa di chi aveva abbandonato le rivendicazioni di quella classe operaia lasciata sola davanti a temi quali l'immigrazione, la crisi economica e bla bla bla...
Invitava ad abbracciare quei fratelli finiti nel vortice di una mentalità promossa da un partito xenofobo, razzista ma più che altro fondamentalmente STUPIDO; un partito, non dimentichiamocelo, che ha iniziato la sua scalata infamando 2/3 dell'Italia dandogli dei ladroni e dei mangiapane a tradimento, quando il tanto ostentato benessere del loro amato NORD se lo sono guadagnato con le braccia dei meridionali, e questa è storia ormai di vent'anni fa, quindi per accorgersi di quanta ignoranza e di quanta grettezza mentale fosse permeata la Lega i nostri cari operai leghisti hanno avuto tutto il tempo per accorgersene.
Riporto all'uopo una frase non di Gramsci, nè di Marx, nè di Lenin ma di Ezra Pound:
"Lo schiavo è colui che aspetta che qualcuno venga a liberarlo".
Se in questa epoca nella quale non è poi così utopico almeno mettere delle idee a confronto, visto che una connessione ad internet costa 20 euro al mese, che un buon libro costa 10 euro e che passare qualche serata per strada fra la gente invece di chionzarsi davanti alla TV si dice non sia reato, non riesco a trovare attenuanti per i soccorritori delle camice verdi in tuta blu.
Neanche una.
Nemmeno l'ignoranza.
"L'ambizione dell'operaio è elevarsi al livello di stupidità della borghesia" è un'altra frase che calza a pennello, ed anche questa mi pare fosse di Pound ma potrei sbagliarmi.
Ad abbracciare gli operai dovrebbero esserci i partiti di sinistra e centrosinistra, i sindacati, le associazioni progressiste di ogni ordine e grado e tutto quel coacervo di apparati che in qualche modo contribuiamo a mantenere, personalmente quando discuto con un operaio che vota a destra non lo abbraccio manco per il cazzo, perchè nella mia vita mi sono fatto il culo quanto e forse più di lui e non mi passa per l'anticamera del cervello di delegare a delle bertucce i miei interessi. E quando glielo faccio presente non uso il linguaggio di Khalil Gibran.
Per ora funziona.
Ora le bertucce vogliono fare dei film che raccontino la loro storia e che spazzino via il troppo abusato accento romanesco che circola nelle sale italiane.
Ben vengano.
Ci facciano vedere di quali capolavoro sono capaci.
Per quanto ne so di "nordisti" capaci di fare ottimo cinema ne ho già visti senza aver avuto bisogno dell'ausilio delle scimmie urlatrici in camicia verde; e per quanto ne so, dalla nascita del cinema non c'è stato nessuno al sopra del Dio Po che si sia preoccupato di costruire una Cinecittà, di allevare una generazione di attori che facesse della commedia dell'arte ITALIANA un genere di livello eccelso tanto da richiamare attori ITALIANI nella Mecca del cinema (cito Vittorio Gassman, genovese, ed Anna Magnani, romana, tanto per fare due nomi); mettiamoci anche che i dialetti nordisti hanno dei clichè ben precisi perchè se si vuole andare al di là di quelli bisogna andare a cercare artisti come Jannacci, come Dario Fo, come i favolosi Gufi di Lino Patruno e Nanni Svampa, come la meravigliosa Milly, ma che come musicalità, impatto e capacità di comprensione a livello NAZIONALE incontrano qualche difficoltà in più dei dialetti al di sotto del Po; farne una battaglia a livello cinematografico è una sfida che non può essere imposta: significa creare strutture, sfornare attori e registi capaci di colpire l'immaginario collettivo NAZIONALE, così come a Roma sono riusciti a fare con un lavoro durato decenni, creando le condizioni grazie alle quali talenti incredibili da tutta Italia sono riusciti a creare opere d'arte che sono unanimemente riconosciute come lo specchio di una società che rappresentava GLI ITALIANI; oppure Tognazzi (cremonese) parlava solo romano, ad esempio?
E ancora: che senso ha cercare laidamente di degradare il cinema "in romanesco" quando è stata Roma a creare il terreno e le condizioni affinchè ci fosse un CINEMA ITALIANO?
Ma le parole della bertuccia Calderoli dopo la morte di Alberto Sordi sono bastate ed avanzate per identificare di quale pasta siano fatti questi ominidi.
E comunque ripeto, ben venga la Cinecittà padana.
Vediamo se i Sordi, le Magnani, i Proietti ma anche i Totò e i De Filippo saranno oscurati da nuove immaginifiche commedie in bergamasco.
Aspettiamo fiduciosi.

domenica 12 luglio 2009

CHOCOLATE WATCHBAND


Sono un cantante, in due band per la precisione.
Non ho intenzione di usare questo blog per pubblicizzarmi, comunque ci sono anche video su youtube del gruppo in cui suona il sottoscritto ma col cazzo che ve li segnalo.
Una delle due band è di recente formazione e comprende membri di altre band nate sulla scia della scena hardcore toscana degli anni '80; ovviamente non facciamo più (solo) hardcore anche perchè gli anni passano e il fiato consiglia tempi più miti anche se ho da poco constatato che due ore di concerto saltando, ballando e sputando l'anima sono ancora in grado di reggerle.
L'altra band, per l'appunto quella con cui ogni tanto mi sto esibendo dal vivo, è una cover-band che snocciola a raffica vecchi classici del garage-rock degli anni '60, magari di quei gruppi che i nostri complessi beat coverizzavano in italiano dandoci dei classici come "Un ragazzo di strada" (che è "I ain't no miracle worker" dei Brogues il cui leader avrebbe poi formato i Quicksilver Messenger Service, nientepopodimenoche), "Sospesa a un filo" (che è la "I had too much to dream last night" degli Electric Prunes), "Io ho in mente te" (che è la "You were on my mind" di Barry Mc Guire, quindi non propriamente garage), insomma una considerevole parte dell'immaginario beat italiano e quindi una buona parte delle nostre radici musicali, checchè se ne dica.
Il nostro repertorio è composto da pezzi di gruppi perlopiù sfumati nelle nebbie del tempo quali 13th floor elevators, Standells, Count Five, Electric Prunes, Litter, Sonics e, perlappunto, Chocolate Watcband; questi ultimi pare fossero un gruppo che era conosciuto più che altro per le folgoranti esibizioni dal vivo ma che in studio fossero una band fantasma, nel senso che i loro dischi venivano realizzati grazie all'apporto di session men reclutati dal manager Ed Cobb, il quale era anche il principale compositore del repertorio del gruppo.
Questo del video è un pezzo che ritengo assolutamente meraviglioso e che racchiude nelle sue note tutta l'innocente voglia di rivoluzione e di cambiamento degli anni '60 così come doveva arrivare a tutti, beat, freaks e hippies compresi. Sono quelle onde mesmeriche che abbiamo progressivamente perso, dimenticando la semplicità e dell'essenzialità del messaggio che quegli anni hanno portato con sè.
Non è mera nostalgia: c'è qualcosa di fondamentale di quegli anni che va assolutamente recuperato.

FIGURE DI CARTONE


Vedere la destra italiana gongolare per la "riuscita" del G8 fa parte di quelle imbarazzanti situazioni nelle quali si vedono dei pataccari mostrare uno scenario simile ai set cinematografici nei quali le facciate sono di cartone e tenute su da instabili scrosce di truciolato e spacciarlo per inestimabili opere di un genio dell'architettura.
In realtà tutto quello che è veramente importante verrà deciso altrove, con altre modalità e soprattutto con altri protagonisti oltre a quei (pochi) già presenti al G8.
Consiglio una attenta lettura dell'articolo scritto dal sempre ottimo Mazzetta:

LO SPETTACOLARE G8

Ovviamente nessuno vieta a chicchessia di continuare a vivere con gli occhi foderati di bresaola, salvo poi constatare la miseria degli stessi quando gli effetti della realtà si presenteranno ineluttabili; e già da settembre si cominceranno a fare i conti.

FEGATI SPAPPOLATI


Bene, dopo la buffonata del G8 c'è stato il corteo finale, quello dei No Global e dei contestatori di questo sistema globalizzato ed autoreferenziale che non piace anche a molta gente che magari l'etichetta di No Global non ce l'ha; un corteo con un vero servizio d'ordine rapido ed efficente, compatto e solidale.
Bravi.
Molti Terminators dè noantri in divisa sono dovuti tornare in caserma col fegato spappolato perchè non hanno potuto esercitare la professione a cui ambirebbero e che a Genova gli era stato permesso di esercitare.
E sui fatti di Genova nonostante le pene ridicole ed offensive per uno Stato che si dichiara democratico, qualcuno deve aver capito che l'impunità non era poi così totale; credo che il messaggio della sentenza fosse quello, una specie di "che non succeda più o la prossima volta non ve la cavate con così poco; più che una supposizione credo sia una speranza, ne convengo.
Ma la sentenza Aldrovandi è stata più di un campanello d'allarme e credo che la strada da seguire sia questa. Una ulteriore conferma del perchè il Buffone di Corte, che al G8 ha imperversato in tutta la sua spocchia per il Paese di cartone che è riuscito a dare a bere agli italiani medi coi suoi inguardabili mezzi di informazione, sente ancora la magistratura come un foruncolo sul culo, e di quelli dolorosi.

Gran messe di fegati spappolati anche tra gli onesti cittadini benpensanti che hanno passato la settimana in adorazione del Dio Silvio Gran Cerimoniere, i quali speravano in una mattanza stile Diaz restando però seduti comodamente sulle loro poltrone e magari godersi lo spettacolo in diretta televisiva.
Di questa spazzatura umana credo sia il momento di parlarne e di soffermarcisi un attimo.
Non ha una classe sociale precisa ed omogenea, fondamentalmente però appartiene a quel coacervo ora di indefinibile collocazione e che una volta veniva chiamato "borghesia", quella cantata acutamente da Claudio Lolli in tempi ormai lontani.
Non muovono un dito, loro. Aspettano che qualcuno traduca in azione il loro odio ferino, prepotente, asfissiante. Giustificano ogni brutalità senza avere una ragione precisa che non sia quella del togliere di mezzo chiunque metta in discussione la loro mediocrità e la loro tragica inutilità di esseri chiusi nei propri 30 cm quadrati dove sfogano la loro avida ricerca di una felicità che non troveranno mai. E per loro non c'è sfumatura che tenga: se la Polizia mena, è perchè ha ragione. Se il Padrone sfrutta è perchè ha ragione. Se il politico ruba, se è dei suoi, è perchè ha ragione. Il diverso è una minaccia, un cancro, unpericolo mortale. Rischia di fargli vedere in tutta la sua mostruosa autenticità la povera condizione di pezzenti morali nella quale hanno deciso di trascinare le proprie vite.
Internet ha scoperchiato soprattutto questo vaso di Pandora. Nei commenti degli articoli dei principali siti di informazione, dove comunque seppur protetti dal monitor spesso preferiscno comunque l'anonimato, lasciano la vera firma scalpellata su marmo certificando la loro povertà morale ed intellettuale, esibita con l'arroganza di chi pretenderebbe di elevarla a sistema globale di pensiero.

Chi vive cercando di risolvere dubbi, ponendosi domande anche scomode per se stessi, mettendo sempre e comunque in discussione ogni conquista perchè la Verità può anche essere variabile e perchè la verità non è un bene sostituibile con la Fede, ecco, chi ha scelto questo percorso è il Pericolo Pubblico Numero 1 per costoro.

E per il fegato di questi stavolta è andata malissimo; ecco, seguire questo percorso è un'ottima strategia: auspico una pronta ripetizione dello show quanto prima.

venerdì 10 luglio 2009

DALLA PARTE DI CHI




Se vogliamo fare un punto sullo stato della repressione del dissenso in Italia c'è da fare innanzitutto una considerazione: l'ordine pubblico è gestito da persone che hanno tutto l'interesse ad alzare lo scontro sino alle conseguenze più estreme. Questo è il fine che si propongono di raggiungere.
Questo in una nazione dove mentre si sparge a piene mani solidarietà agli iraniani che si fanno massacrare per un figuro come Moussavi ed in nome di una maggiore libertà individuale, si assiste ad una progressiva imposizione di una cultura militarizzata e repressiva nei confronti di chi dimostra dissenso verso questo governo di buffoni ed incapaci.
Questo governo che non gode della maggioranza dei consensi del paese, è sempre bene ricordarlo.
Il livello di scontro è gestito in modo palesemente dilettantistico visto che in occasione della manifestazione dei "NO Dal Molin" i robottini malpagati ed in predicato di essere messi alla berlina dal comparire delle ronde si sono fatti sgamare istantaneamente mentre preparavano i soliti infiltrati da infilare tra i manifestanti






Ma ancora peggiore è il risultato degli arresti, dei fermi e nel suo insieme del tentativo di fermare le manifestazioni di dissenso partite dal G8 dell'Università a Torino; è di oggi l'ennesima "azione" nei confronti stavolta degli studenti fiorentini e le valorose gesta delle divise blu le potete leggere in questo articolo pubblicato su Senza Soste.
Chi siano i terroristi, quelli che non vedono l'ora di farci scappare il morto per poi darsi a cori e libagioni lo sappiamo benissimo da tempo, i più giovani probabilmente solo da Genova, quindi dal momento che il disegno dei tutori dell'ordine pubblico (eh, si incredibile ma li chiamano ancora proprio così) è cosa ormai arcinota va da sè che il rafforzarsi del dissenso coinvolge ora in maniera ancor più sentita anche cittadini che delle manifestazioni e dei presidi non sono precisamente degli habituè, tipo il sottoscritto.
Che spera vivamente di veder continuare la linea di "non-intoccabilità" iniziata con la sentenza del processo Aldrovandi e che in culo alla voglia di agitare manganelli & lacrimogeni continuerà a non andare in piazza ma a condividere il suo pensiero per la strada, sul lavoro e nei rapporti quotidiani con quella gente che sembra assopita da un regime che si sente forte di un consenso di cartone ma che in realtà cova sotto la cenere la volontà di levarselo dalle palle al più presto perchè farsi governare da un povero cialtrone puttaniere, mafioso ed in pieno delirio di onnipotenza prima o poi stanca anche il più tollerante degli esseri pensanti.
L'Onda si è fortunatamente risvegliata alla vigilia di una stagione in cui il mondo del lavoro promette un autunno bollente; speriamo che finalmente si crei un collegamento concreto e solido fra studenti e lavoratori in modo da poter affrontare la stagione che ci aspetta ben corazzati, visto che l'opposizione parlamentare sarà impegnata nelle solite e squallide lotte intestine in vista del congresso e che quindi non avrà nessuna voce in capitolo almeno fino a quando non avranno deciso di darsi non dico un segretario ma almeno una politica di opposizione di qualche tipo. Che poi sarebbe il motivo per cui vengono pagati (profumatamente) e per cui stanno in Parlamento.

Il fronte di chi sostiene coloro che stanno lottando per cancellare le nequizie a cui questo governo ci fa quotidianamente assistere è destinato a crescere ogni giorno di più ed è ovvio che l'auspicio è quello di non dare ai robottini in divisa ed ai loro capi la soddisfazione di brindare ad un altro morto.

Ho vissuto gli anni '70 ed il loro cupo e tragico svolgersi e non è un bello spettacolo il vedere corpi dello Stato cercare di rinverdire quei fasti, ma è uno spettacolo comunque già visto. Io sto dalla parte di chi creca di dare voce a quel 60 e coda% che NON ha votato Berlusconi e la sua banda, ed ancor di più dalla parte di chi vuole mandare questo governo ed i suoi innominabili lacchè a lavorare. Non è molto, ma da qualche parte bisogna pur incominciare.

mercoledì 8 luglio 2009

COSA RESTERA' DEGLI ITALIANI


Un giorno tutto questo cambierà. E' cambiato sempre qualcosa, dopo un pò; il tempo è un'estensione ed una percezione che ci sfida continuamente, lanciandoci richiami affinchè ci si renda conto che ognuno di noi deve dare il suo contributo al cambiamento.
Un giorno tutto questo finirà, e si spera che il cambiamento avvenga in meglio. A volte non è così. A volte sì.
Adesso ci godiamo il progressivo senso di schifo che l'immagine e l'immaginario italiano continua a provocare al di fuori dei confini della Repubblica; schifo che parzialmente condivido, da italiano.
Purtroppo abbiamo trasferito il varietà dai palcoscenici al Parlamento ed ogni mattina è un sincero fremere nell'aprire il giornale o il sito preferito di informazione on line e sincerarsi di quale altra fragorosa, epica, monumentale cazzata abbia combinato il nostro Capo di Governo e qualche altro suo compare. "E" (qualche altro suo compare), non "o".
E' questo lo stato attuale delle cose. E intanto i cyborg in divisa cominciano a scaldarsi in vista del G8. Prevedo guai grossi, se la tattica dei manifestanti sarà anche solo simile a quella di Genova.
Ad esempio, chissà se è piaciuta la condanna a 3 anni dei mazzuolatori in divisa che hanno assassinato Federico Aldrovandi. Io dico di no. Ma dico anche che queste testine calde ancora non pagano nè hanno ancora pagato abbastanza. Se non altro la Magistratura può contribuire a non alzare il livello di indignazione quando il toccare certi "uomini" (eh) diventa un lungo e faticoso calvario in nome di un bisogno di giustizia.

Ma credo che a questo punto il dado è tratto.
Dell'Italia democristiana, dell'Italia ricostruita dopo la Guerra, non è rimasto che qualche solenne nostalgico di Jader Jacobelli.
Leggere i grugniti di Calderoli sulla proposta di regolarizzazione delle badanti provoca quasi una semplice smorfia, tanto cosa vuoi che possa uscire da bocche come quelle.
Sulla questione della migrazione e degli immigrati è stato fatto un errore marchiano e colpevole, anzi secondo me addirittura consapevole: non abbiamo saputo gestire la Legge in modo saggio.
E gestirla in modo saggio avrebbe voluto dire un giro di vite sulla delinquenza, non sugli esseri umani in cerca di una vita migliore; ma questo avrebbe voluto dire doversi occupare anche della nostra, di delinquenza. E occuparsene sul serio. Credo che chiunque possa intuire quali conseguenze avremmo avuto.
Questo è il governo attuale; e poi c'è l'opposizione, che scopriamo ancora attaccata alle tonache dei preti quando fa comodo, ad esempio ora che la Chiesa attacca direttamente il Governo sulla questione dei migranti e sul libertinaggio del nostro Capo di Governo.
Vedere gli squillanti titoli dei giornali di opposizione per credere.
L'esilarante quadretto di un regimetto da avanspettacolo criticato da una congrega autoritaria ed antidemocratica resta comunque un piacere, se visto su una schermo, il problema è che l'opposizione entra nello schermo a sostenere la parte clericale e questo da esilarante diventa molto, molto triste.
In una diatriba tra estrema destra e Lega non credo che la sedicente opposizione si comporterebbe allo stesso modo ed i motivi sono ovvi, ma proprio l'ovvietà del motivo dovrebbe far riflettere di quanto ancora si debba lavorare per garantire il minimo sindacale di laicità a questa classe politica.

Cosa resterà degli italiani passata questa nottata?

E soprattutto, possiamo sperare di ritrovarci migliori?

Credo sia possibile ma molto, molto difficile.

domenica 5 luglio 2009

PERSONALE E POLITICO


Ah, l'odore del Potere sentito da vicino!!
Il mio lavoro ha questa caratteristica di portarmi direttamente sul posto personaggi più o meno famosi e più o meno potenti.
Venerdì scorso è stata la volta del ministro Altero Matteoli e della Presidente di Confindustria Emma Mercegaglia. L'occasione era l'assemblea annuale di Confindustria, sezione livornese.
Fuori, a manifestare il loro dissenso per le politiche sia di questo governo che della benemerita associazione di industriali dal tetro logo aquileggiante stilizzato (a cui manca solo una svastica e poi sarebbe stilisticamente perfetto) alcuni rifondaroli livornesi in numero piuttosto esiguo rispetto alla mobilitazione di forze dell'ordine di cui alcuni in tenuta antisommossa nonostante l'intero fronte dei contestatori avrebbe potuto essere caricato su una smart e portato via in 3 minuti 3.
A me è toccato il compito di allestire la cosa e restare di servizio fino al buffet finale.
Dunque, piena identità di vedute tra Matteoli ed il Sindaco di Livorno per quanto riguarda il rigassificatore offshore nonostante la fresca tragedia di Viareggio, dopodichè sono subito uscito a prendere una boccata d'aria e vomitare con calma; della relazione della Mercegaglia e delle sue novità in fatto di accessi al credito per le imprese me ne sono altamente sbattuto le palle perchè preferisco tenere a cuccia gli impulsi omicidi, soprattutto quelli nei confronti delle banche e di chi ne decide le dinamiche, così sono rimasto fuori per quasi tutto l'incontro a molestare i poliziotti di servizio chiedendo loro se non fossero un minimo incazzati per la questione delle ronde e ricevendo risposte da perfetti poliziotti dette però con delle smorfie che facevano intendere benissimo cosa farebbero alle ronde ed a chi ce le manda.

Il quadro d'insieme mi ha comunicato una sensazione di stallo totale, smarrimento, attesa per qualcosa di nuovo. Matteoli, pur giocando in casa, mi è sembrato stanco, privo di grinta, quasi in vacanza. Gli industriali, specialmente i più giovani, molto perplessi. Gemignani, il presidente della Confindustria livornese, in perfetta surplace.
L'impressione è stata, ripeto, quella dell'attesa.

Ci sono, o ci saranno, cambiamenti in corso? Difficile interpretare a fondo persone che non si frequentano e di cui non si conosce la semiotica, anche se il contatto umano già di per sè trasmette onde almeno un minimo inquietanti.

Sabato ho sfogato questo sentimento di rigetto verso queste istituzioni complici del degrado del paese che continuano a comunicare imperscrutabilità settarista nel nome imperituro del Dio Profitto suonando col mio gruppo in un locale: covers di pezzi beat e garage anni '60.
Quando il rock stava cambiando il mondo.

L'APPARATO


Doversi occupare del principale partito d'opposizione dell'era berlusconiana è, per un vero oppositore di questo governo, qualcosa di simile alla via crucis; tuttavia nonostante la combriccola paleodemocristiana abbia la reattività di un bradipo agli accadimenti quotidiani e quella di un orso in letargo alle istanze dei cittadini che vorrebbero vedere in tempi ragionevoli Berlusconi sbattuto tra le pagine ingiallite della storia italiana, dobbiamo prendere atto che perlomeno sono estremamente chiari i motivi per cui il PD dovrà decidere in sede congressuale se diventare un vero partito d'opposizione o continuare la languida ed inarrestabile evoluzione verso la definitiva forma di apparato partitico senza un briciolo di coerenza verso la propria natura di partito di opposizione e quindi di lotta. Una inutile ameba, insomma.
L'alzata di scudi contro Debora Serracchiani, ad esempio, fa molto pensare.
Neanche Nanni Moretti al tempo del famoso "con questi qui non vincerete mai" aveva provocato tanta irritazione.
Ora, nessuno pretende che alla prima comparsa di un qualcosa di nuovo la vecchia guardia passi mano stendendo un tappeto rosso, inoltre il riuscire a passare sopra il cadavere delle cariatidi responsabili di aver consegnato l'Italia a questa destra chiavi in mano è condizione imprescindibile per dimostrare di avere i numeri per affrontare l'altro apparato, quello di destra, con la dose minima di credibilità; e così risulta chiaramente ovvio quanto sarà la base a decidere il percorso che il PD avrà a fare nei prossimi anni; l'apparato attuale, quello dei D'Alema che quasi minaccia di candidarsi, dei Letta che ancora sta a menarla coi moderati, dei Veltroni, dei Fassino e dei Rutelli, è il sasso al collo dell'opposizione; mai come oggi i segni di questa inconfutabile verità sono chiari; così come è inconfutabile il fatto che le forze più fresche ed intenzionate a mettere in pratica quanto il paese sta chiedendo ad un partito di opposizione sono visti da questi come una manata di acido muriatico.
Leggere ad esempio QUESTO articolo di Chiara Valentini dell'Espresso per capire quanto anche i pennivendoli ormai assodatamente accucciati ai piedi dei vecchi satrapi dell'ormai defunto centrosinistra dalemiano e prodiano non abbiano intenzione di mollare l'osso; la base del PD può fare la differenza; sempre che abbia voglia di farlo, sempre che abbia capito quale è la posta in gioco. Nessuno chiede alle tante Serracchiani che cercano di emergere la Perfezione.
Ma un partito di opposizione sì.
Se lo vuole anche la base il percorso è già a buon punto.

mercoledì 1 luglio 2009

METTIAMO SI VADA A VOTARE ORA


Mettiamo fra sei mesi si vada a votare.
Perchè le condizioni, con un'opposizione degna di questo nome, ci sarebbero.

Sicuramente il partito di riferimento dell'opposizione sarebbe il PD.
Un PD che oggi sfila la sua Durlindana mostrando i denti e menando fendenti micidiali con la conosciuta geniale arte della strategia, con immutata foga e con virile sprezzo del pericolo; difatti in occasione della riconosciuta impossibilità per Berlusconi di mettere il naso in piazza senza ricevere fischi, schiamazzi, pernacchi e contumelie assortite, nel regno di Veltronia e/o Franceschinia il parto dei geni che sovrintendono alla difesa della democrazia con tanto di feluca e pennacchio è orgogliosamente

QUESTO

Ora, se qualche testa d'uovo del partito fondato sulle ceneri dell'ultimo neurone soppravvissuto della somme dei crani della dirigenza PDS/DS/SOS ha interesse ad arrivare ad un opposizione assisa ad un vigoroso e minaccioso 5% sono cazzi suoi.
Può sempre uscire dal PD e farsi un partito tutto suo.
Ma quello che la Serracchiani dice è assolutamente vero; ha un portafoglio di voti tale per cui se non se la sente di scalare la segreteria vuol dire che nel partito c'è ancora un bel groviglio di serpi da gestire, e il momento può non essere prepuzio, pardon, propizio ma non c'è poi così tanta differenza.

La base piddina dovrebbe, ed in gran parte lo è, essere conscia che non solo "con questi dirigenti non vinceremo mai" ma che "si può perdere lottando, chi non lotta ha già perso" ed ora non è più il momento di cercare di mantenere i privilegi acquisiti ma di lottare; e se un'opposizione non sa lottare sono, come diceva Lino Banfi, "volatili per diabetici".

Cazzi amari, e di quelli duri.

I D'Alema, i Bersani, i Veltroni, i Prodi, questi qua sono personaggi che hanno già detto la loro: hanno IL DOVERE di passare la mano; non è che "Franceschini è più simpatico" perchè ricorda Totò, che comunque al vostro confronto rimane un Signore con la S maiuscola anche e soprattutto semplicemente come Uomo, è che evidentemente è l'unico che può ancora sostenere un esame da capo dell'opposizione vista la concorrenza in vista, e che ciò dà la misura della tragedia di questa opposizione.

A sinistra il PDCI espelle Marco Rizzo in un fumigante crescendo di accuse e controaccuse e sia chiaro che non me ne fotte un cazzo su chi ha ragione perchè quello che rimane è una patetica resa dei conti degna di un trafiletto in quarta pagina e se si vuole guidare un'opposizione bisogna esibirsi, alle brutte, in scaramucce un pò più serie se si vuole attenzione da chi va a lavorare.

Rifondazione dà sempre più l'impressione di un frigorifero Zoppas in procinto di rompersi da un momento all'altro, Vendola rincorre anche lui i moderati come se 'sto film non sia stato già visto e vomitato, insomma se si votasse fra sei mesi..............................................

8ringraziamo i compagni del PMLI per il manifesto in cima al post, ogni tanto magari ricordare a qualcuno con cosa ci ha martellato i coglioni per anni al fine di prenderci per il culo da una sedia d'ufficio è sempre un bel fare)