sabato 18 luglio 2009

ITALIA WAVE PARTE PRIMA


L'assenza di questi giorni deriva dal fatto che sto cercando di seguire il più possibile Italia Wave, il festival rock sbarcato a Livorno l'anno scorso e che sta movimentando la città presentando alcune tra le proposte musicali più interessanti del panorama nazionale e non solo; oltretutto da ieri è scaduto il mio contratto di lavoro e quindi seguirò a tempo pieno la giornata di oggi e quella di domani dello stage più piccolo situato alla Rotonda dell'Ardenza, mentre di seguire la serata finale allo Stadio non può fregarmene di meno visto che i gruppi principali (Bandabardò e Ska-P) non sono esattamente di mio gradimento, anzi soprattutto i primi sono proprio quel genere di gruppi che cerco di evitare accuratamente eccetto, come è già successo, quando me li propinano sul posto di lavoro (capisco chi lavora in fabbrica e cambierebbe volentieri il suono delle presse con quello della Banda Bardò, ma personalmente farei a cambio con otto ore forzate di ascolto dei Throbbing Gristle, quindi come è dato da vedere il mondo è bello perchè è vario).
La prima giornata ha visto un avvicendarsi allo Psycho stage (il palco secondario della Rotonda) alcune proposte che ricalcano il mainstream indipendente italiano, e difatti difficile vedere qualcosa che esca dagli schemi predefiniti di questa scena che si protraggono ormai da una ventina d'anni. I Proiettili Buoni con Marco Parente e Paolo Benvegnù (che preferisco ampissimamente da solista) hanno discretamente spaccato le palle, mentre "Le luci della centrale elettrica" (alias Vasco Brondi) ha una più che apprezzabile poetica nel descrivere i tormenti e le angosce della vita di provincia, seguita da una vena musicale acustica interessante semprechè un pò monocorde: ascoltato comunque con piacere nonostante il pessimo lavoro di fonica; lo aspetto alla seconda prova discografica visto che il suo primo lavoro "Canzoni da spiaggia deturpata" risponde in pieno alle caratteristiche già descritte. Bella comunque (ed assai personalizzata) la sua resa di "La domenica delle salme" di De Andrè.


La sera arrivo allo stadio verso le 19 e devo immediatamente constatare la capacità innata della Polizia Municipale di Livorno di attirarsi maledizioni brutali e composte per la demenziale organizzazione logistica del flusso d'entrata ma essendo il primo giorno evito di trascendere oltre il rituale sfanculamento di questi rambetti di 'sta cippa di cazzo e vado oltre; quando entro ci sono i Venus in Furs di Pontedera: promettenti e psichedelicamente d'impatto, quindi piaciuti a pelle.


Scivolato via senza troppo impressionare The Niro (forse l'ansia di procacciarmi del cibo era al momento prevalente quindi mi scuso con l'artista), mentre Bugo a me, oh, è piaciuto.
Trovo il personaggio senza eccessive pretese ma accattivante e musicalmente piacevole nella sua semplicità. Il suo set è stato perfetto e divertente.
Marina Rei, beh, mi spiace, non è il mio piatto di minestra; è bella (molto bella), capace e grintosa più di quanto la ricordassi. Ma non è il mio piatto di minestra. Punto. La cover di "Strawberry fields forever" suonata maluccio da Paolo Benvegnù (cazzo, ma perchè non lo hanno fatto esibire col suo repertorio?) da dimenticare mentre splendida prova vocale per "Piece of my heart" di Janis Joplin.
Altro gruppo che non rientra nelle mie grazie è quello di Giuliano Palma & the Bluebeaters, ma se non altro ha fatto divertire un bel pò di gente creando atmosfera positiva, dopodichè sono saliti su i Beautiful con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz e Gianni Maroccolo, eminenza grigia del panorama indipendente italiano. Confermate tutte le mie sensazioni su quel genere di gruppi: non spaccano. Mai. E se la tirano. Parecchio. Troppo.
Grandissimo Caparezza, invece. Una bomba. Un'esplosione di energia istrionica che ha fatto saltare letteralmente per aria l'Armando Picchi.
E chi scrive non è precisamente un estimatore del genere, ma il personaggio è decisamente degno di ogni lode sia per l'approccio sia per l'energia che riesce a trasmettere.
Gli Afterhours li ho persi causa sveglia del giorno dopo per l'ultimo, agognato giorno di lavoro prima della pausa estiva.
Arrivo il giorno dopo allo stadio e sul palco ci sono Marta sui Tubi: all'inizio resto un pò perplesso, ma alla fine conquistano per la sincera energia e la non banale sgraziata propensione all'arrangiamento avvolgente e violento. Bravi.
Evitabili gli inglesi Pure Reason Revolution, mix mal riuscito tra Smashing Pumpkins, Roxy Music e Placebo che li avrebbero avvicendati di lì a poco.
E nonostante sia un bowiano della primissima ora (l'età avanza, eh, almeno di questi privilegi ne posso andar fiero) ero sufficientemente prevenuto verso il gruppo di Brian Molko, alimentato dalle ultime prove discografiche non propriamente eccelse.
Beh, sono stato piacevolmente smentito. Tirati, energici e precisi come un orologio, Molko in forma smagliante, band matura e tecnicamente ineccepibile, si sono trovati a loro agio nella bolgia del Picchi e hanno dato vita ad un set di ottimo livello; a me è abbondantemente bastato per non rimpiangere il prezzo del biglietto.
Oggi vado di buon ora allo Psycho stage e domani concluderò il report con le adeguate considerazioni di contorno, sia musicali che globali.
E ovviamente sono ansiosissimo di vedermi i Kraftwerk.

2 commenti:

ladytux ha detto...

non ti piace la bandabardò e gli ska-p, caparezza grandioso ma non è il tuo genere... sei vecchio :D
Besos rojos ;)
ladytux

sassicaia molotov ha detto...

Gli Ska-p come ho scritto nella seconda parte, mi hanno smentito. Eppoi non sono vecchio, due sabati fa ho retto due ore di concerto e non ho avuto bisogno nè dell'ossigeno nè del defribrillatore. :-p