lunedì 13 luglio 2009

PADANIA FILMS


Vabbè, quando si parla delle bertucce leghiste ogni iperbole è lecita.
Oh, calma non ho ancora iniziato, chiamare bertucce i leghisti non è un'iperbole.
Tempo fa su un blog che non ricordo uscì un articolo in cui si sparava ad alzo zero su quelli che infamavano gli operai leghisti e quelli che avevano scelto la Lega per colpa di chi aveva abbandonato le rivendicazioni di quella classe operaia lasciata sola davanti a temi quali l'immigrazione, la crisi economica e bla bla bla...
Invitava ad abbracciare quei fratelli finiti nel vortice di una mentalità promossa da un partito xenofobo, razzista ma più che altro fondamentalmente STUPIDO; un partito, non dimentichiamocelo, che ha iniziato la sua scalata infamando 2/3 dell'Italia dandogli dei ladroni e dei mangiapane a tradimento, quando il tanto ostentato benessere del loro amato NORD se lo sono guadagnato con le braccia dei meridionali, e questa è storia ormai di vent'anni fa, quindi per accorgersi di quanta ignoranza e di quanta grettezza mentale fosse permeata la Lega i nostri cari operai leghisti hanno avuto tutto il tempo per accorgersene.
Riporto all'uopo una frase non di Gramsci, nè di Marx, nè di Lenin ma di Ezra Pound:
"Lo schiavo è colui che aspetta che qualcuno venga a liberarlo".
Se in questa epoca nella quale non è poi così utopico almeno mettere delle idee a confronto, visto che una connessione ad internet costa 20 euro al mese, che un buon libro costa 10 euro e che passare qualche serata per strada fra la gente invece di chionzarsi davanti alla TV si dice non sia reato, non riesco a trovare attenuanti per i soccorritori delle camice verdi in tuta blu.
Neanche una.
Nemmeno l'ignoranza.
"L'ambizione dell'operaio è elevarsi al livello di stupidità della borghesia" è un'altra frase che calza a pennello, ed anche questa mi pare fosse di Pound ma potrei sbagliarmi.
Ad abbracciare gli operai dovrebbero esserci i partiti di sinistra e centrosinistra, i sindacati, le associazioni progressiste di ogni ordine e grado e tutto quel coacervo di apparati che in qualche modo contribuiamo a mantenere, personalmente quando discuto con un operaio che vota a destra non lo abbraccio manco per il cazzo, perchè nella mia vita mi sono fatto il culo quanto e forse più di lui e non mi passa per l'anticamera del cervello di delegare a delle bertucce i miei interessi. E quando glielo faccio presente non uso il linguaggio di Khalil Gibran.
Per ora funziona.
Ora le bertucce vogliono fare dei film che raccontino la loro storia e che spazzino via il troppo abusato accento romanesco che circola nelle sale italiane.
Ben vengano.
Ci facciano vedere di quali capolavoro sono capaci.
Per quanto ne so di "nordisti" capaci di fare ottimo cinema ne ho già visti senza aver avuto bisogno dell'ausilio delle scimmie urlatrici in camicia verde; e per quanto ne so, dalla nascita del cinema non c'è stato nessuno al sopra del Dio Po che si sia preoccupato di costruire una Cinecittà, di allevare una generazione di attori che facesse della commedia dell'arte ITALIANA un genere di livello eccelso tanto da richiamare attori ITALIANI nella Mecca del cinema (cito Vittorio Gassman, genovese, ed Anna Magnani, romana, tanto per fare due nomi); mettiamoci anche che i dialetti nordisti hanno dei clichè ben precisi perchè se si vuole andare al di là di quelli bisogna andare a cercare artisti come Jannacci, come Dario Fo, come i favolosi Gufi di Lino Patruno e Nanni Svampa, come la meravigliosa Milly, ma che come musicalità, impatto e capacità di comprensione a livello NAZIONALE incontrano qualche difficoltà in più dei dialetti al di sotto del Po; farne una battaglia a livello cinematografico è una sfida che non può essere imposta: significa creare strutture, sfornare attori e registi capaci di colpire l'immaginario collettivo NAZIONALE, così come a Roma sono riusciti a fare con un lavoro durato decenni, creando le condizioni grazie alle quali talenti incredibili da tutta Italia sono riusciti a creare opere d'arte che sono unanimemente riconosciute come lo specchio di una società che rappresentava GLI ITALIANI; oppure Tognazzi (cremonese) parlava solo romano, ad esempio?
E ancora: che senso ha cercare laidamente di degradare il cinema "in romanesco" quando è stata Roma a creare il terreno e le condizioni affinchè ci fosse un CINEMA ITALIANO?
Ma le parole della bertuccia Calderoli dopo la morte di Alberto Sordi sono bastate ed avanzate per identificare di quale pasta siano fatti questi ominidi.
E comunque ripeto, ben venga la Cinecittà padana.
Vediamo se i Sordi, le Magnani, i Proietti ma anche i Totò e i De Filippo saranno oscurati da nuove immaginifiche commedie in bergamasco.
Aspettiamo fiduciosi.

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