domenica 12 luglio 2009

CHOCOLATE WATCHBAND


Sono un cantante, in due band per la precisione.
Non ho intenzione di usare questo blog per pubblicizzarmi, comunque ci sono anche video su youtube del gruppo in cui suona il sottoscritto ma col cazzo che ve li segnalo.
Una delle due band è di recente formazione e comprende membri di altre band nate sulla scia della scena hardcore toscana degli anni '80; ovviamente non facciamo più (solo) hardcore anche perchè gli anni passano e il fiato consiglia tempi più miti anche se ho da poco constatato che due ore di concerto saltando, ballando e sputando l'anima sono ancora in grado di reggerle.
L'altra band, per l'appunto quella con cui ogni tanto mi sto esibendo dal vivo, è una cover-band che snocciola a raffica vecchi classici del garage-rock degli anni '60, magari di quei gruppi che i nostri complessi beat coverizzavano in italiano dandoci dei classici come "Un ragazzo di strada" (che è "I ain't no miracle worker" dei Brogues il cui leader avrebbe poi formato i Quicksilver Messenger Service, nientepopodimenoche), "Sospesa a un filo" (che è la "I had too much to dream last night" degli Electric Prunes), "Io ho in mente te" (che è la "You were on my mind" di Barry Mc Guire, quindi non propriamente garage), insomma una considerevole parte dell'immaginario beat italiano e quindi una buona parte delle nostre radici musicali, checchè se ne dica.
Il nostro repertorio è composto da pezzi di gruppi perlopiù sfumati nelle nebbie del tempo quali 13th floor elevators, Standells, Count Five, Electric Prunes, Litter, Sonics e, perlappunto, Chocolate Watcband; questi ultimi pare fossero un gruppo che era conosciuto più che altro per le folgoranti esibizioni dal vivo ma che in studio fossero una band fantasma, nel senso che i loro dischi venivano realizzati grazie all'apporto di session men reclutati dal manager Ed Cobb, il quale era anche il principale compositore del repertorio del gruppo.
Questo del video è un pezzo che ritengo assolutamente meraviglioso e che racchiude nelle sue note tutta l'innocente voglia di rivoluzione e di cambiamento degli anni '60 così come doveva arrivare a tutti, beat, freaks e hippies compresi. Sono quelle onde mesmeriche che abbiamo progressivamente perso, dimenticando la semplicità e dell'essenzialità del messaggio che quegli anni hanno portato con sè.
Non è mera nostalgia: c'è qualcosa di fondamentale di quegli anni che va assolutamente recuperato.

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