domenica 18 luglio 2010

LA GUERRA DEI FESSI






Si fa per ragionare, ma non è certo la sequela di femminicidi che imperversa nelle cronache che mi farà cambiare idea.

L'identificare gli "uomini" di quest'epoca con gente mentalmente e profondamente disturbata, con poveri bambinoni mai cresciuti incapaci di gestire il normalissimo fatto che una donna ne abbia le ovaie piene di coglionazzi per i quali non è ancora chiaro il concetto che nessuna persona può essere proprietà di un'altra persona ed in special modo di un coglionazzo bambinone mai cresciuto, beh mi fa andare il sangue al cervello come poche altre cose.

Come quando vedo ripetersi pedissequamente lo stereotipo del maschio fragrantemente metrosexual adatto solo a spegnere i bruciori di clitoride delle coglionazze alla "sex in the city", una serie televisiva che fa e farà danni quanto il cattolicesimo. Non ci trovo niente di divertente in quel guazzabuglio di luoghi comuni per molluschi/e metropolitani, solo un perpetrarsi di merdate ad uso del pubblico televisivo il quale poi si ritroverà allucinato nel constatare quanto la realtà sia distante da quei modelli, a meno che non si tenti di ricreare lo stesso ambiente in scala amatriciana con i risultati che si possono immaginare.

E lo stesso vale per le donne.
Chiunque cerchi di spiegarmi che le "donne" sono una categoria ben definita grazie al possesso del famoso sorriso verticale lo aspetto a tavola in modo che mi spieghi cosa cazzo possano avere in comune, tanto per fare un esempio, queste signore qua:






Tina Modotti






Come, non la conoscete? Vabbè, non vi siete persi nulla.



Invece se non conoscete questa qui vi consiglio di seguirne le epiche gesta fin dalla sua candidatura a vicepresidente degli Stati Uniti (forse il fattore decisivo per la vittoria di Obama)



Questa è Rosa Parks, invece.










Lei, invece, no.

E potrei continuare per un bel pò.

Voglio dire, alla base di ogni individuo c'è un percorso ed una storia personale fatta di scelte.

Scelte di insorgenza e scelte di rassegnazione. Ma non solo. Si sceglie di essere vittime o carnefici, perchè anche le donne sanno, giustamente, esserlo come 'sta signora qua:






la quale, dopo un passato da vittima, decise che diventare carnefice poteva essere assai più divertente.
Anche se la signora in questione, tal Leonarda Cianciulli, non faceva distinzioni di sorta quanto a vittime ed il suo movente era teneramente materno, anche se dubito che le sue vittime abbiano apprezzato.

Dov'è il punto?

Il punto è che a mio parere c'è un errore di categorizzazioni.

E le categorie, ahimè, non sono solo due, gli uomini e le donne.
Anzi, perpetrando questo stereotipo non credo che i passi avanti che verranno fatti comunque ne traggano giovamento.
Io 'ste distinzioni le lascerei ai cattolici, ai religiosi in genere, ai deboli ed a coloro che stanno in coppia sulla sdraio ben assestata sotto l'ombrellone, lui con la "Gazzetta dello sport" e lei con "Chi".

Rimane difficile pensare che, ad esempio, ci piacerebbe avere accanto una persona versatile, sicura, educata ma decisa, rispettosa e divertente e un altro mezzo Gb di piacevolezze e non UNA DONNA; anche perchè la suddetta meravigliosa persona per qualcuno potrebbe essere del suo stesso sesso, potrebbe altresì trovarcisi divinamente e nessuno al di fuori dei religiosi e di qualche altra creatura mentalmente disturbata avrebbe da ridire.

C'è invece chi vorrebbe una serva sottomessa, possibilmente disposta a fare da sacco da boxe e che tiri su una nidiata di figli mentre tiene la casa pulita e soprattutto che faccia trovare la cena pronta.
E c'è chi addirittura non concepisce il fatto che questa tipologia di donna ad un certo punto decida che quando è troppo è troppo e levi le tende.

Ripeto: questo genere di individualità necessita di cure appropriate.
Anche drastiche. Subito. Non c'è tempo di cambiare la società, almeno QUESTA società. Perché uno dei problemi, ad esempio, sono alcune delle signore sopra raffigurate. Ai più vispi ed alle più vispe il compito di indovinare quali.
E, naturalmente, il concetto patriarcale tramandato nei secoli dei secoli che sembra ancora troppo trave portante di ogni attività umana, mentre è proprio la mancanza di ricerca di una alternativa che lega la moltitudine a questo modello; io con una partner (essendo eterosessuale capita sia sempre una donna) cerco armonia.

Armonia nel rispetto delle proprie diversità.
Armonia nello scoprire i cambiamenti del corpo e del desiderio.
Armonia nel rispetto di ciò che ci circonda e nel rispetto dei propri obiettivi personali.

Se la cosa funziona si va avanti, se non funziona si continua ognuno per la sua strada, per quanto doloroso e frustrante possa essere.

Ma le deviazioni che un tipo di società come questa sparge a piene mani lasciano il segno coi suoi messaggi con cui ci bombardano a tappeto, alternando la famiglia Mulino Bianco al puttanaio più viscido, laido ed ipocrita tipo quello allestito dalla parte "migliore" della nostra classe politica, come se il pensare se stessi e scoprirsi umani e pieni di potenzialità sia il peccato più lurido che possiamo commettere.

Ma attenzione, il "mea culpa, mea maxima culpa" che ti insegnano a declamare fin da piccolo per quanto mi riguarda se lo possono ficcare su per il culo. Ho fatto dei peccati che probabilmente non sono molto originali, ma sono i miei. E non quelli di qualcun altro. Non ho un cazzo da espiare, meno che mai dal momento che SCELGO (e c'è un momento in cui si fa questa scelta) di vivere sforzandomi di essere una persona migliore. E libera.

Il ragazzino che parte dal Ciad e arriva in Francia a vendere aggeggi cinesi per strada ha fatto una scelta.
La ragazza che scende dalle montagne del trentino e va a studiare a Roma ha fatto una scelta, così come il ragazzino di Caltanissetta che se ne va in Germania a fare il cameriere.
C'è chi sceglie di imbracciare un arma e fare un macello, con una divisa o meno.
C'è chi sceglie di cambiare sesso.
C'è chi sceglie di restare ultras della Lazio a vita.

Il primo passo di una rivoluzione comincia la mattina davanti allo specchio appena svegli, per dirla con Bob Mould.
Se c'è un problema di leggi che NON tutelano abbastanza la donna dalle aggressioni di individui più forti, più cattivi e che traggono piacere dal loro terrore e dalla loro sofferenza, devono essere le persone che hanno scelto di essere libere a combattere per questo. Non le sole donne.
Il farlo, per noi uomini del popolo, significa cominciare a scardinare certi nostri comportamenti.
Non parlare in un modo di fronte ad una donna ed in un altro quando non c'è, ad esempio.
Usare il frasario ed il battutario maschilista senza porre sempre la figura femminile in un contesto sessista di inferiorità e sottomissione.
Si può almeno lavorare su certi piccoli comportamenti quotidiani semplicemente prendendo come centro il rispetto dell'individuo.
Poi, ovvio, certe persone il rispetto se lo fanno togliere vedi alcune delle signore sopra raffigurate.
Ai più vispi ed alle più vispe l'indovinare quali.
Ma a quel punto non è più una questione di sessismo.
Se dico "quella pompinara della Santanchè" affermo una figura allegorica di una stronza fascista china a bocca aperta, che appena la stacca dal manganello (credo che metaforicamente la signora lo veda in cotal guisa, eddài) la usa per ribadire le sue puttanate su qualsiasi scibile.
Non vedo che differenza ci sia con quel culostrappato di Capezzone.
Ah già, è una battuta omofoba?
Ma stiamo scherzando?
A parte che Capezzone tanto straight non è (e sono cazzi suoi) ma lo stesso epiteto lo posso indirizzare, forse anche a maggior ragione, al poliziotto municipale che mi fa la multa.
Perchè so che se glielo dico si incazza.
Capezzone magari no.

E' un'epoca che necessita di cambiamenti che non siano indotti da questa classe dominante.
E' già successo e credo sia il caso che succeda ancora; i "padroni" maschilisti e sessisti che pensano di essere i depositari unici della vita delle donne che - ahiloro - se li accollano manifestano un grado di violenza che ORA viene visto come un problema sociale.
Prima mica era tanto così.
Ed in ragione di questo diventano più violenti e cattivi.
Adesso è il momento di fare un altro passo avanti, scegliendo di diventare persone umane e libere, anche in questo merdaio che è l'Italia del 2010.
Non donne o uomini ma individui liberi da questo modello infame che ha dato i risultati che ha dato, con la benedizione di Gesù, Padre Pio, Maometto (nò, nu'o mette ciò er ciclo!), Geova, Manitù e Gigi D'Alessio.

Abbiamo tutti da guadagnarci, alla fine.

Chiudo 'sto delirio e mi faccio un trombone, và.


(In cima: l'articolo più idiota del secolo. A fiducia)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Sassicaia, gran bel delirio.
Concordo pienamente e senza riserve.
Purtroppo Berlusconi, e non per parlare sempre di lui, ha portato una situazione già di sè negativa a livelli storici. Mai la donna è stata istituzionalmente usata come merce, mai era stato portato il subrettaggio e il velinaggio a ruolo politico, mai era stata offesa la categoria femminile con battute e comportamenti in chiave ufficiale come ora e, soprattutto, mai la donna era stata così massicciamente adibita a oggetto di scambio di potere, a pagamento di tangente, a regalino fraterno fra corrotti e corruttori, o anche tra corruttori e corruttori. Un tempo ad un amico si portava una bottiglia di buon vino, ora si regalano brasiliane e escort per chiavate frettolose (buon per loro) e seratine viscide da film porno per segaioli con cattivo gusto.
Io che cerco una donna vera, senza tette finte, tatuaggi e piercing, senza il tacco a spillo per portar giù il cane e perizoma in vista in coda al supermercato, senza l'angoscia del chilo e del trucco che va via se le sfiori, con un cervello consapevole e aperto, con idee e pensieri che vadano oltre la borsa d&g, mi ritrovo a combattere con le schiere di ragazze tutte uguali, con gli stessi sogni e gli stessi alibi, con l'orgoglio di essere conformi e lo stendardo da suffraggetta della Noemi di turno sul comodino.
Mi è capitato di vedere qualche filmato delle prime trasmissioni di Mike Bongiorno in tv, con le prime storiche vallette. C'era un gioco ironico, una femminilità sottile e accennata, una consapevolezza del ruolo come gioco, mai davvero inferiore. Oggi le sgambettanti sculate bambolone che ancheggiano sul tavolo di striscia la notizia, nelle discoteche e negli uffici postali sono il pessimo risultato di anni di maschilismo di potere che hanno creato donne di plastica leggere e vuote, che vogliono piacere e piacciono agli uomini nuovi, per il numero di giorni sufficiente a ottenere lo spazio tv, le tette nuove, il posto da europarlamentare. Per poi passare, invecchiate, sole e frustrate, con i tatuaggi smagliati e le tette da quindicenni agli stacchetti morbosi e patetici delle Velone.
E noi uomini piccoli dentro e grossi fuori compriamo chili di viagra senza capire come mai non ci eccitiamo più. Oppure proviamo il brivido del trans, che forse ha ancora quello che in una donna non troviamo più, le palle.
Fortuna che qualcuna ce n'è ancora, beato chi ce l'ha.
Ciao