mercoledì 20 luglio 2011

LO ZEN E L'ARTE DI NON FARSI BASTONARE

Regimi come questo non cadono da un giorno all'altro.

Si sgretolano lentamente, pezzo per pezzo.
E così i gaudenti signori degli scranni hanno tutto il tempo per vedere dove andrà a tirare il vento. I più furbi si ricicleranno, altri spariranno, qualcun altro scapperà con l'argenteria.
Non c'è niente di nuovo.

Riflettevo sul "fare qualcosa" che mi si proponeva nei commenti precedenti.
Riflettevo innanzitutto se ci sia una via per infilarsi nel cono d'ombra che una situazione di disgregazione di potentati può offrire, possibilmente senza farsi massacrare da quel ricettacolo di feccia addetta all'ordine pubblico.
Che la prima cosa da fare, se veramente si scegliesse la rivolta di popolo, sarebbe quella di presentare il conto per Genova, per Napoli (ricordi, infamone di un D'Alema?), per la Val Susa, per Lazio - Livorno, per i terremotati di L'Aquila manganellati.
E per le stragi di Stato e i depistatori delle istituzioni, per i morti ammazzati nelle mani dello Stato, i Cucchi, i Lonzi, gli Aldrovandi, gli Uva e via dicendo.
Purtroppo le nostre Alte cariche pensano di fare un buon sevizio al cittadino difendendo questa manica di delinquenti in divisa senza se e senza ma nè però invece di ripulire delle istituzioni che ormai cominciano ad essere una mera contrapposizione violenta e cieca nei confronti di chi vorrebbe disfarsi di questa casta di malviventi e corrotti mentre al popolo viene chiesto di abbassarsi a livelli da povertà per continuare a mantenere i loro infami status.

Ma torniamo al che fare, cercando di essere oggettivi.

Il primo punto è che, inutile negarlo, siamo strategicamente disorganizzati.
Anche per evitare le solite aggressioni poliziesche a freddo verso gente disarmata.

Ma neanche Gandhi riuscì ad evitare questa logica, perché è bene chiarire che anche il padre della non-violenza, per raggiungere l'obiettivo, ha dovuto fare conto su una discreta torma di seguaci che si sono fatti massacrare dai soliti "tutori dell'ordine".
Quindi le vie conosciute sono due: prendere un fracco di legnate o prendere le armi in mano.
Che ci si organizzi o meno.

Ecco, quando il punto di disgregazione di questo potere, forse addirittura di questo sistema mostrerà le crepe insanabili che precederanno il crollo, allora potrebbe essere il momento di agire.
Di presentare il conto.
Di andarli a prendere uno per uno.
E non lasciarne neanche mezzo con neanche mezza leva del potere in mano.

Abbiamo perso un'occasione storica durante Tangentopoli perché ancora avevamo troppi ninnoli con cui divertirci, può darsi, dico può darsi, che qualcuno abbia capito che se vogliamo dare una svolta dobbiamo disfarci di infami e trasformisti e che basta cogliere il momento giusto.

Non so se qualcuno sta organizzandosi in questo senso ma fin da ora la mia strategia è la presenza, quando e come posso, sulle piccole cose (che poi non sono piccole per niente) del posto in cui vivo e che fortunatamente ha un discreto e combattivo contingente di incazzati.
Ora è semplicemente il momento di lasciare bandiere e bandierine ed essere presenti con le nostre facce, non a fare gli attivisti, anzi, fare in modo che gli attivisti vedano facce nuove e comincino a prendere atto che il desiderio di lottare è anche di quel popolo finora occupato a sopravvivere con due spiccioli mentre cerca di tirare avanti una famiglia ed un lavoro, che una lotta di popolo non può prescindere da chi finora ha tirato avanti questo paese a suon di mulinar di braccia e che è stato lasciato vigliaccamente solo da una sinistra impegnata a caccia di sedie e privilegi.

Quello che si sta disgregando nel Palazzo dovremmo costruirlo tutti ora, per strada, perché il web è solo un mezzo ma è contandosi in faccia che si comincia a vedere concretamente da dove stiamo partendo e dove possiamo arrivare.
Non servono solo rivoluzionari, nè guerrieri, nè eroi. Servono anche quelli, ma la vera forza sono gli individui comuni. Se torniamo per strada forse, al momento di tirare le somme, non ci sarà un cambiamento che ci porterà un altro Berlusconi.

Immagino sia solo un auspicio, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.

(nella foto: AVERCENE)

8 commenti:

Humani Instrumenta Victus ha detto...

Quella foto mi commuove...

per il resto: jacquerie metropolitana!
Personalmente però con bandiere e organizzazione (anche teorica, ma una teoria organica alla prassi), se no si finisce come nel XIV sec, cioè col culo rotto.
Virtù e occasioni, come diceva Niccolò.

Marisa ha detto...

sì, penso che sia necessario organizzare una sommossa di massa intelligente, la non violenza è una lotta di alto valore morale ma non porta molto lontano se non c'è una figura simbolica e politica di spicco che attiri l'attenzione di tutto il mondo e diventi simbolo del diritto alla libertà come lo è stato il Mahatma Gandhi di cui cito le parole:"Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere"

sassicaia molotov ha detto...

@HIV: Il Jolly Roger lo sventolo sempre volentieri :-)

sassicaia molotov ha detto...

@Marisa: sono reduce dai casting per cantanti delle opere per la prossima stagione ("L'Opera da tre soldi" e "La Bohème"). Pieno di russe, bulgare e cinesi. Ma le italiane son finite tutte nei centri benessere?

Marisa ha detto...

...sai come siamo noi artiste italiane, in estate si va in vacanza ahahhahaha



p.s.
ma tu per quale ruolo ti sei candidato?

sassicaia molotov ha detto...

@Marisa: io sono ai servizi di palco a supporto di macchinisti, attrezzisti, sarte, truccatrici, elettricisti e assistenti vari. Dove non arrivano loro arrivo io; dove non arrivo io, PANICO ;-)

Marisa ha detto...

sì, lo sapevo ma dato che avevi scritto "sono reduce dal casting..." si poteva interpretare in altro modo così ho giocato un po'. ;o)

Spillo ha detto...

"fare in modo che gli attivisti vedano facce nuove e comincino a prendere atto che il desiderio di lottare è anche di quel popolo finora occupato a sopravvivere con due spiccioli"... Ecco, chi da anni ormai si spende per contrastare lo strapotere delle caste (se non per abbatterle, ste consorterie delinquenziali autolegittimate) avrebbe bisogno esattamente di questo... Perchè ci si viene a noia a vederci sempre i soliti, sempre più stanchi, sempre più incazzati, sempre più esasperati dall'assenza della nostra gente.

Il 3 luglio in Val di Susa io c'ero, e credevo di essere su un altro pianeta, lì il popolo c'era davvero ed era compatto! E' vero, è mancata la capacità di agire strategicamente - un piano B difensivo e diversivo ci voleva - e, sì, non possiamo più permetterci simili errori. Ma è così che vorremmo trovarci alle prossime manifestazioni,alle prossime convocazioni di piazza: con quella coesione, quella condivisione, quella stessa coscienza collettiva, con quell'essere tanti fra tanti.

Quanto poi al decidere se proseguire sulla strada non violenta o meno, dovremmo aver ormai ben capito che quanto più il potere ha paura tanto più usa il pugno duro e mette in mostra i muscoli, e che farsi massacrare non solo non è nelle aspirazioni di nessuno, ma non è neanche strategicamente valido!
Il potere, almeno qui da noi, adesso è alle strette, e per quanto cerchi sfacciatamente di mascherare le propri debolezze, sa perfettamente che la festa sta per finire. Se partiamo ora, pur essendo già in ritardo sui tempi storici, forse ce la facciamo a non farci schiacciare dal crollo del regime, o se non altro a non farci schiacciare inutilmente solo per vedere andare al potere un'altra manica di manigoldi (come per esempio i piddini). E perdere vite umane solo per mostrare al mondo quanto cattivo sia il potere (e quei servi nell'animo che ne eseguono gli ordini) si è ormai ampiamente dimostrata una tattica fallimentare.

Proprio ieri ricorreva il decennale dell'assassinio di Carlo Giuliani e della famigerata 'macelleria messicana' di Genova 2001: a cosa è servito esibire i nostri morti, i nostri feriti, rivendicando la ragione e cercando una giustizia che non verrà mai fatta? In questi dieci anni non solo non abbiamo ottenuto nessun cambiamento positivo, ma anzi i peggioramenti si sono succeduti anno dopo anno in maniera pressochè costante.
Sinceramente, di morti e feriti dalla parte della ragione ne abbiamo tutti pieni i cosiddetti (il punto debole delle teorie nonviolente è proprio quello di offrire il fianco alla violenza del potere considerandola come male minore, quasi una violenza di serie B). Abbiamo bisogno di altro, adesso. Dobbiamo riprenderci ciò che sci è stato tolto o non ci è stato mai dato. Solo nella giornata di ieri ci sono stati 5 morti sul lavoro...Non possiamo più aspettare.

Per finire, @ HIV: non credo che abbiamo bisogno di una teoria organica alla prassi, a meno che tu, con questa definizione molto vintage, non intenda che abbiamo disperatamente bisogno di una strategia militare con cui smantellare l'attuale organigramma del potere e costruire una società senza più deleghe. In tal caso faccio presente che non occorrono tomi e tomi di libri vacui e fumosi, ma un semplice manualetto come l'Arte della Guerra di Sun Tzu - o equipollenti - può andare. ;-)

Baci a tutti/e - oggi sono in ferie e quindi di ottimo umore