mercoledì 6 luglio 2011

ZONE TEMPORANEAMENTE AUTONOME

"Questa volta però vengo come il Dioniso vittorioso che trasformerà il mondo in una vacanza... non che abbia molto tempo....."
(dall'ultima lettera di Friedrich Nietzsche a Cosima Wagner quando aveva già il cervello in via di frittura)


Certo che quanto si appresta a fare l'AGCOM mi fa incazzare.
Anche se i ritocchi alla normativa dovrebbero, a sentir loro, placare gli animi. Col cazzo.

Anche questa autorità (che tanto per cambiare non coincide con il termine "autorevolezza") non è nient'altro che un'appendice di maggiordomi al servizio di una casta politica odiata come nessuna dalla nascita della Repubblica Italiana.
E la gente della Rete ha fatto bene a muoversi, pure io ho messo la firma, per quanto la cinica disillusione che mi assale ogni volta che un organo di potere cerca di mettere lo scarpone sopra la libertà di espressione di questo paese del cazzo mi porta puntualmente a pensare che il disegno originale se non passa alla prima avrà una seconda occasione, una terza e via dicendo finché non sarà portato a compimento.

Ormai la volontà popolare è un ologramma che il potere plasma a suo uso e consumo.
Vedere quello che si definisce il principale partito d'opposizione inscenare un balletto ignominioso per le intelligenze dei cittadini come ha fatto in occasione dei referendum è roba da paese del Quarto Mondo, nel quale leggi come quella che l'AGCOM si appresta a mettere in pratica ci proiettano dritti come sparati da una bottiglia di spumante.
E quarto mondo lo siamo davvero, se consideriamo solo per un attimo quanta gente è pronta a rivotare questo governo. Gente per cui il termine "democrazia" significa "libertà di fare i cazzi propri in culo a chi si guadagna da vivere onestamente", cioè quello che dovrebbe essere il titolo dell'ultima manovra finanziaria.
Eppure se si andasse alle elezioni ora magari prenderebbero la scoppola ma qualche milionata di pronipoti neanderthaliani in stato regressivo li raccatterebbero lo stesso.

Anni fa (correva l'anno 1993) la Shake edizioni pubblicò un libro che aveva smosso in maniera abbastanza notevole il circuito della controcultura. Il libro esiste tuttora (ne ho una copia qui davanti) e si chiama T.A.Z. - Zone temporaneamente Autonome. L'autore si chiama Hakim Bey.
Non ho seguito poi molto gli sviluppi del dibattito nato intorno al libro anche perché certa intellighenzia controculturale mi provoca spesso l'istinto di mettere mano al Sempre Santo Subito Gaìno (ndr: il piede di porco tradotto in livornese) e spaccare qualche cranio. Quindi per quanto riguarda il contenuto il dibattito me lo sono fatto tra me e me e semmai lo posso allargare all'amico Syd MIGX che a suo tempo curò la traduzione italiana del testo e che tutto è fuori che un rappresentante dell'intellighenzia controculturale italiota.

Il succo del libello è questo: scordiamoci le zone permanenti da dove scambiarci idee, informazioni, lotte e passioni. Il futuro ci vedrà saltare da una zona all'altra, zone temporaneamente autonome o TAZ appunto, dove progettare, aggregare e lanciare il guanto di sfida. Per poi sparire e costruire una nuova TAZ una volta individuati.

La Rete non è più una TAZ da tempo.
Per questo delibere come quella che permetterebbe all'AGCOM di chiudere siti o cancellare contenuti sono all'atto pratico ridicole ed anacronistiche oltre che stupidamente liberticide.
Dicevo nel precedente post del bisogno di informazione e del "sentire" che la Rete ha scatenato in tanti cittadini i quali magari senza l'ausilio del mezzo informatico non avrebbero maturato così precisamente una coscienza partecipativa, culminata con un risultato agli ultimi referendum che perlomeno ha sancito il superamento del mezzo catodico e degli apparati di partito. Ma è solo un primo passo.

E' normale che il potere cerchi di mettere ogni sorta di ostacolo alla libera circolazione di informazioni nonché alla libera espressione dei cittadini. Mica crederete che questo sia davvero un paese democratico solo perché abbiamo MTV, possiamo vedere tette e culi a qualsiasi ora in televisione e possiamo votare un partito diverso da quelli che governano (anche se l'unico che mi viene in mente è il PCL di Ferrando, quindi il Nulla).
E' quindi altrettanto normale che la Zona Temporaneamente Autonoma che finora abbiamo usato stia stretta soprattutto a chi vuole usarla come contrapposizione etica e culturale a questo sistema. E non parlo solo di movimenti e antagonismi, ma anche di quei cittadini che si sono fracassati i coglioni di quella banda di delinquenti senza vergogna che occupa il Parlamento. E che dopo la manovra finanziaria hanno ulteriori argomenti per auspicare la sparizione di questa casta vergognosa.

Quindi credo sia arrivato il momento di iniziare a sondare il campo per stabilirsi in una prossima TAZ.
E ho come il sentore che questa sarà per le strade.
Lontani dagli occhi del potere, lontani dai suoi satelliti, dalle sue telecamere, dalle sue divise.
Perché, come spiega Bey, non stiamo organizzando una Rivoluzione ma uno stato di Insurrezione Permanente.
Eh sì, perché alle leve del Potere ci saranno pur sempre loro, ma sono loro che devono avere ancora e continuamente paura. Quella paura che fa loro partorire leggi da dittatura delle banane come quella contro cui si è rivoltato il popolo della Rete ieri sera.

Per questo le loro mosse mi fanno incazzare.
Ma non mi fanno assolutamente paura.

(P.S. In realtà "T.A.Z." spiega molto di più, partendo dalle imprese delle comunità pirate dei secoli scorsi, mescolando il sufismo con quello che Bey chiama "nomadismo psichico", tutta roba molto piacevole alla lettura ed ancor più affascinante se messa in pratica. Peccato che Bey venga perlopiù ricordato come il primo teorico dei Rave party, nate sì come T.A.Z. ma prontamente svilite da modaioli e deficienti assortiti. E da palate di musica di merda, aggiungerei).

5 commenti:

Lucien ha detto...

Concetti molto interessanti che ho ritrovato espressi sotto altre forme nel libro di Matt Mason "Punk capitalismo" letto l'anno scorso.

Humani Instrumenta Victus ha detto...

Diventare cittadini moltitudinari, inverificabili, irreperibili, ingovernabili, differire sempre da se stessi... non è la linea Deleuze-Guattari?

Eva Aiko ha detto...

Diciamo che internet di per sè è già super censurato e controllato...Ti consiglio di dare un'occhio all'ultimo post di Andrè:

http://viligelma.blogspot.com/2011/07/solo-una-prigione-piu-grande.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Viligelma+%28Viligelma%29

Però fa girare le palle il fatto che vogliano andare a toccare blog,pagine personali e quindi la libertà di pensiero e di espressione....

sassicaia molotov ha detto...

@Lucien: mi manca. E mi sa che dovrò fare un salto alla Gaia scienza.

@HIV: Deleuze è una mia lacuna, so che era particolarmente influenzato da Nietzsche, tra l'altro la citazione in cima è presa proprio dalla pagina introduttiva di T.A.Z. e io al vecchio iperboreo gli ho sempre voluto benissimo.

@Violet: L'hanno sempre toccata, non è che stiamo diversamente. Eppure scegliamo sempre riti, letture e mondi che ci allontanano dal pensiero dominante. Cambia solo l'uso che facciamo delle nostre ricerche. Mi sa che ci eravamo tutti messi un pò troppo comodi davanti al pc. Quelli là comodi non ci si mettono mai. Grazie della segnalazione, m'hai fatto conoscere pure un bel blog.

Eva Aiko ha detto...

Dovremmo metterli noi comodi...Ben distesi con le braccia incrociate sul petto...Magari sotto un paio di metri di terra..!! Di niente,si,quello di Andrè è proprio un bel blog!