con le manifestazioni di ieri, il cui intento era semplicemente quello di definire la propria estraneità ed il proprio orgoglio davanti al mercimonio in nome del potere di un ometto squallido circondato
da cortigiani/e ancora più squallidi.
Manifestazioni che però non risolvono uno dei noccioli fondamentali del problema: cioè come mai esistono ancora le condizioni affinché sia ancora e sempre la donna al centro del mercimonio costruito
attorno a siffatta compagnia, visto che non è che devo stare qui a descrivere quanto ed in che modo il modello berlusconiano sia un vero e proprio laboratorio di avvilimento della dignità della donna sin dai
suoi primi passi.
E questo in un paese dove già la figura della donna nel suo percorso di liberazione sia individuale che di genere in sè ha delle controparti come la Chiesa che storicamente ha sempre considerato la donna
come una mera appendice dell'uomo partendo da Adamo e la sua costola.
C'è però, un "ma" ed è un "ma" grosso come una casa, riguardo lo sfruttamento di giovini virgulti in fiore da parte del Potere brutto, cattivo e perverso.
Il "ma" riguarda la possibilità da parte delle signorine in questione di poter scegliere o meno, rispetto ad altre "colleghe" le quali questa libertà di scelta non ce l'hanno o almeno non è assolutamente paragonabile
a quella delle signorine in questione.
E quando leggo articoli come questo e questo pubblicato da "Femminismo a sud" sinceramente mi cadono le palle. Senza se e senza ma. Semplicemente mi cadono, e con gran fragore.
Riepiloghiamo:
scrive l'autrice dell'articolo:
"Qui si sta legittimando – e la maggior parte delle persone non mi sembra esserne consapevole – la contrapposizione “donne per bene, donne per male”, qui si sta giocando il gioco del nemico,
qui si sta dicendo che il problema sono veline e sex workers e non una classe politica corrotta, autoritaria, oligarchica fino al midollo, maschilista e patriarcale da sempre. "
Nessuno vuole mettere in dubbio la natura di questa classe politica, la quale però, è bene precisare, è composta anche da un nutrito numero di donne, donne che si sono guadagnate un posto di
privilegio rispetto a quello di molti altri cittadini e non solo facendo carriera così come Berlusconi insegna. Si può quindi disquisire quanto si vuole sulla struttura oligarchica e patriarcale del potere ma
mi si faccia il favore di ricordare che in questa struttura patriarcale ed oligarchica a sguazzare c'è un bel numero di signore e signorine che non sono arrivate colà per colpa di un sistema patriarcale ed oligarchico
ma semplicemente perché le stesse HANNO SCELTO CONSAPEVOLMENTE di entrarci, collaborarci e farsene all'occorrenza fedeli vestali.
Negare questa cosa sarebbe solo segno di malafede e volontà di mistificare.
Questo, oltre ad essere un sistema patriarcale ed oligarchico, è un sistema che tende ad emarginare prima di tutto gli individui delle classi meno abbienti ed è chiaro che se sei donna la lotta per affermarsi come persona
e come individualità risulta assai più faticosa e più estenuante a livello psicofisico, ma a maggior ragione mi sembra arrivato il momento di distinguere ed in maniera netta, ad esempio, quella che è la condizione
delle signorine dell'harem di Silvio (veline, meteorine e gheddafine comprese), cioè quelle che vanno ai festini accompagnate da Lele Mora ed Emilio Fede o che vanno ad esibire tette e culi rifatti in TV,
con quelle che vengono prese e sbattute su un marciapiede, vessate e picchiate perché quando poi si vanno a confrontare i conti in banca e molte ragazze e ragazzine in ragione di questo fanno 2+2 e cercano di
seguirne le gesta, non credo proprio che sia perchè per queste non esista un'alternativa per affermare la propria dignità di individuo al di fuori dell'harem del sultano.
Oppure mi si vuole raccontare che una Minetti, una D'Addario, una Macrì o una Ruby sono vittime del potere patriarcale e maschilista e allora la sensazione che mi si voglia pesantemente prendere per il culo
si fa certezza e quindi mi sento obbligato a mandare affanculo l'interlocutore, prendere la giacchetta e tornarmene a cose più serie.
La realtà, ed è una realtà che le articoliste di "Femminismo a sud" fingono di non vedere o non vedono per pura cecità ideologica, è che una differenza strutturale fra individui, siano anch'esse solo donne, esiste.
E che ad una parte non esiziale di queste i soldi ed il potere PIACCIONO. E non si fanno nessuna remora nel caso si presenti l'occasione di arrivarci, quale che sia la natura del potere.
Sono donne che scelgono scientemente di agevolare questo sistema, perché semplicemente appaga la parte più pragmatica dei loro desideri. Apparire, conquistare, compiacere, avere una fonte di guadagno usando
la propria bellezza o la propria scaltrezza.
Non sono donne che vengono da famiglie disagiate, proletarie o povere.
Hanno avuto dalle famiglie mezzi, possibilità e soldi.
Hanno avuto a disposizione tutti i mezzi per essere messe nelle condizioni di scegliere, così come hanno scelto diversamente tante donne che a caro prezzo lavorano e vivono la loro dignità di donna nonostante
le difficoltà che questa società oligarchica e patriarcale pone a chiunque non faccia parte del sempre più ristretto club dei benestanti.
Ed il drago continuerà a mangiare finchè ci sarà carne fresca che si offre spontaneamente ed in modo così zelante.
Capisco che andare a pulire le scale o starsene in un call center 8 ore al giorno come fanno tante altre donne (e uomini, nei call center e nelle imprese di pulizie ce ne sono tanti ed altrettanti) è faticoso e poco appagante,
ma per favore anche il ruolo della vittima per veline e zoccolette impastate di silicone a botte di 5000 euro alla volta no, speravo proprio che questa mi venisse risparmiata.
Sarà perchè di donne ne conosco abbastanza e che la stragrande maggioranza, davanti a questo puttanaio, sente prima di tutto il bisogno di ribadire con orgoglio le proprie scelte, scelte fatte di duro lavoro,
scelte dolorose che le pone in situazioni anche di grande disagio economico e non solo come quando ci si deve separare da un compagno che non è più in sintonia con la loro vita (e, nonostante le catastrofiche
statistiche no, noi uomini non siamo tutti mostri che rincorrono con armi ed oggetti contundenti le proprie ex, sappiamo anche accettare certe scelte) e nonostante ci siano dei figli da crescere e di certo non venderebbero
mai neanche un fotogramma del proprio culo per compiacere un vecchio satiro.
E oltretutto, lavorando nel settore spettacoli ed avendo avuto esperienze sia in teatro che nel cinema e nella televisione, posso affermare con assoluta certezza che non è necessario aprire sempre le cosce
per lavorare e conquistare stima e rispetto, sono necessari anche talento e capacità. Anzi, fondamentali. Incredibile, eh? Sì, esiste anche un contesto artistico e spettacolare al di fuori di quello berlusconiano nel
quale si può SCEGLIERE di apparire e addirittura come.
Quindi, care amiche di femminismo a sud, è normale che molte donne non si pongano in modo primario il problema del se e quanto il potere sia patriarcale ed autoritario, lo sanno e lo sappiamo da sempre e da sempre lo combattono e lo combattiamo, ma agli occhi di chi vive insieme a loro queste rappresentano esattamente l'andare oltre questo sistema grazie al fatto che hanno capito, a differenza vostra, che non esiste una liberazione di genere se prima non si stabilisce la centralità della liberazione degli individui, perché il fossato che divide le donne che incontriamo nella vita di tutti i giorni dalle cortigiane di Silvio, che siano ministre o semplicemente zoccole arriviste, sono le stesse che dividono un lavoratore dal ruffiano infame che fa la spia in fabbrica.
Se pensate che a molti di noi maschi questo sistema faccia comodo o che vogliamo trovare ogni artificio dialettico per sostenerlo siete fuori strada.
Per quelli come noi significa semplicemente mettere a disposizione di chi esercita un potere, sia quello della politica che quello della brutalità e della forza fisica, sia quello della pressione e della vessazione psicologica,
sempre più potere con sempre più arroganza, ignoranza e soprattutto ragioni per continuare ad esercitare questa variegata gamma di sopraffazioni del forte sul debole.
Non è questa la società che vogliamo, nè voi nè noi.
Infine la chiosa:
"L’Italia va in pezzi per colpa delle “malefimmine” quindi?
Stiamo per guardare le donne intorno a noi impersonare tutte la comare di bocca di rosa? E tutto questo senza fare nulla?
No, non lo accetto. Le lucciole vorrebbero andare in piazza, e noi dovremmo andare con loro, e farlo in modo da ottenere l’attenzione, per poter dire quello che vediamo succedere oggi, qui, in questo paese.
Non mi pare che si dica che "L'Italia va a pezzi per colpa delle malafimmine".
Questa è una patetica esibizione di vittimismo fuori luogo, visto che il Sultano e la sua coorte è e rimane il centro del problema, basta farsi un giro non solo tra i blog dei maschi, ma anche chiedere un poco in giro fra coloro che, ovviamente, verso questo governo mantengono un minimo di senso critico. E' comunque vero che le scelte - ripeto - consapevoli e ben ponderate, delle signorine citate nelle inchieste (e anche di quelle che hanno aiutato a creare questo scenario ed a definirne forme e metodi di comunicazione) sono assolutamente funzionali a questo sistema e che a loro va benissimo così e se possibile i loro sforzi si concentrerebbero nel cercare di farlo durare il più possibile.
E ripeto, dare esclusivamente la colpa al sistema patriarcale ed oligarchico per queste scelte è semplicemente una mancanza di assunzione di responsabilità nei confronti di signorine che hanno avuto mezzi e condizioni ben prima di incontrare il Sultano per "liberarsi" che la stragrande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici non può sognarsi neanche la notte.
L'autobiografia di se stessa che la Minetti ha fatto in una delle sue ultime interviste è assolutamente sintomatica in questo senso.
Ci penserei su, se certe posizioni aiutino veramente il movimento femminista o nella furia iconoclasta dell'attacco tout-court al maschio rischi di ritrovarsi con le Palin, le Santanché e le Gelmini e spazzatura umana simile dalla stessa parte della barricata.
Ho il sospetto che perfino molte donne non le condividano con le mie stesse motivazioni.
(nella foto: lasciamo perdere)