lunedì 21 settembre 2009

SIMBOLI


Non ho la conoscenza del settore adatta per pensare o dare giudizi sul circo della Formula 1, disciplina che detesto cordialmente senza per questo non dare il giusto grado di ammirazione a chi, intendendosi di motori e quindi competente in un campo di notevole complessità, ama chionzarsi davanti alla TV per seguire un Gran Premio anche alle 4 di mattina.

E di conseguenza non ho le conoscenze del settore adatte per affermare se suddetto circo sia un troiaio come quello, ad esempio, del calcio che pure rimane lo sport che prediligo seguire dopo l'atletica.
Ma anche se fosse un immondezzaio puteolente, un giro di mafiosi nazipedofili o quanto di peggio si possa immaginare, i simboli dell'italietta berlusconiana non mancano di apporre il loro indelebile, inconfondibile marchio.

Leggevo pochi giorni fa "Briatore lascia la Formula1", seguito a ruota dal comunicato televisivo assolutamente identico nei termini e nei toni e cioè che "Briatore lascia la Renault".
Poi capito sui siti dei maggiori quotidiani nazionali e leggo che, OH MERAVIGLIA! Il creatore di Naomo è stato nientepopodimenoche CACCIATO CUM MAGNA IGNOMINIA ET DISPREZZO a gollettoni & storcidi'ollo e cioè RADIATO A VITA dalla Formula 1 per aver obbligato un suo pilota (il figlio di Piquet) ad incresparsi su un muretto in modo da agevolare l'altro pilota di scuderia, Alonso.

Ma guarda.

Una persona così perbene.

Immagino lo sconcerto nel popolo delle beauty farm e dei vari Twiga sparsi nella penisola (uno, il tenutario del marchio e quindi il suo, ce l'hanno piazzato qua nei pressi, in Versilia ed ai livornesi dabbene non è parso vero di portare il loro carico di abbronzatura & debiti nella discoteca di Briatore); ma come, radiato? Per una quisquilia simile?
E, naturalmente, i media nazionali, come avevo avuto modo di vedere in precedenza, tutti a costruire il puntuale mafiosissimo quadrato intorno a Mr. Billionaire/Twiga/Queen's Park Rangers, il quale non è comunque nuovo a marachelle imbarazzanti.

Ovviamente qui in Italia si fatica ancora a comprendere che vivere al di fuori del Belpaese non comprende necessariamente il portare l'anello al naso e che non basta lasciare in mano il paese ad un furbacchione che ha creato un impero mediatico e commerciale grazie alle gentili tresche col peggio del peggio della feccia che popola la penisola per credersi i meglio fichi del bigoncio.

Succede che da altre parti se fai il furbo vai fuori. Out. Raus. Levati di 'ulo.

E la patetica italietta si indegna, parla di "prove che non ci sono" quando addirittura lo stesso Briatore, nel suo esser stato maramaldo, si rivela più onesto degli squallidi leccaculi nostrani confessando di aver impartito l'ordine "per il bene della squadra".

E infatti qua sta il punto.

Che sia o meno un caso che, guarda caso, il caso ha voluto che per caso l'unico team manager radiato a vita sia stato uno dei simboli dell'attuale italietta da circo in disfacimento, non è un caso che il nostro apparato di megafoni del potere abbia fatto carte false pur di:
A) mistificare la verità, e una volta impossibilitati a continuare la pagliacciata
B) Tentare una squallida difesa in stile ghedinesco quando perfino l'imputato eccellente ha confessato, e se proprio vogliamo mettere un altro carico, anche il comunicato della Renault è spaventosamente esaudiente in proposito.

Vergogna e pubblico ludibrio anche su "Repubblica" che si scandalizza del come Piquet sia stato assolto, in quanto semplice esecutore degli ordini di scuderia, mentre dal quotidiano battente bandiera radicalchic (e che mette la benda da pirata solo quando ha altri cuggini più grandi dietro vedasi caso escort in cui il cuggino è la Chiesa) si indica il pilota brasiliano come il principale colpevole.

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è riuscito nella non facile impresa di ridurre il nome dell'Italia ad una macchietta ridicola, squallida ed anche discretamente triste presso tutti i quattro angoli del globo, più del famoso "Mafia-Pizza-Mandolino"; i suoi simboli lo stanno adeguatamente sostenendo; ma lo scandalo che è costituito da certa informazione che dobbiamo sorbirci qui in Italia evidentemente non è ancora emerso all'estero in tutta la sua deflagrante tragicità. Anche perché ad un povero italiano onesto, con tutte le cose che avrebbe da dire, si intasa la gola e ne esce un solo, ormai sempre più flebile suono:

aiuto.

4 commenti:

Mimich ha detto...

E' strano, da un po' di tempo la politica consiste nell'occuparsi di chiacchiere...

Giò ha detto...

Anni fa lessi su "Diario" un bel dossier sul Briatore che non riesco a ritrovare on line. C'era di tutto. Un'estrema sintesi di quel tutto l'ho trovato, al solito, su wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Flavio_Briatore) ma a memoria, questo è un 100mo di quello che sarebbe importante ricordare di quest uomo. Quant'è fico :-)

Giò ha detto...

Ops, l'ho trovato :-)
Se interessasse
http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/Briatore.html

sassicaia molotov ha detto...

Letto: "una storia italiana". Titolo più appropriato non si poteva trovare. E con le "storie italiane" in circolazione comincio a sentirmi leggermente vietnamita.