Dopo lo snervante post sulla guerra dei sessi lascerei la parola alla sublimazione più alta dell'enunciato sotto forma di sonetto che, ovviamente, non ho scritto io ma l'immaginifico ed ignifugo mio concittadino nonchè Maestro Federico Maria Sardelli, a lui quindi la parola:
SONETTO LXVIIDove il Proeta dimostra come la sola vista della sua disïata dama fomenti in lui un amoroso desire ch'il contener soverchia ogni sua possa, et a mala pena obliterarne i segni, pur provando, ei non riesce, talché, col volto di rossor dipinto, ad essalei schiettamente appalesa la condizione sua.
Sentilì
che
muscolo.
1 commento:
M'inchino di fronte a siffatto afflato verso del Maestro.
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