Premetto: inizio una serie di post musicali perchè mi sono rotto i coglioni per conto mio di scrivere che il concetto di problem solving riguardo il brand della "ditta", come la chiama Bersani, è una ripassata all'Agent Orange su Montecitorio, Palazzo Madama, Quirinale, Questure, Chiese, Moschee, Sinagoghe e svariate abitazioni private.
Ogni tanto va bene anche incazzarsi e fare una sbroccata (segnalo quella di Venturik che m'ha fatto stare coi crampi allo stomaco dalle risate per un quarto d'ora, perchè sì, in caso di Lapo Elkann ogni convenzione ed ogni legge che riguardi i diritti umani DEVE essere sospesa a tempo indeterminato), ma un buon rivoluzionario deve anche saper mantenere il giusto distacco, con calma zen e concentrazione da centometrista alla partenza, il che sarebbe un ossimoro perchè nello zen si cerca il vuoto assoluto, ma chi sa un minimo del pensiero orientale sa benissimo che nessuno meglio di loro sa dire tutto ed il suo contrario nello spazio di quattro parole.
La musica è un veicolo formidabile per accumulare energie.
E, come Alex Supetramp scoprì rimettendoci la cotenna, il modo migliore di realizzare è condividere.
Quindi la rimeno con gli anni '80 visti dalla parte scura della luna. O della liana, se trattavasi di leghisti-ante litteram.
No, basta menarla in politica.
Ordunque: c'era una volta un gruppetto di artisti che se la menavano in quel di Dublino. Era la fine dei '70, e gli '80 si stavano per affacciare. Gente strana, eh. Alcuni parecchio strani, altri un pò più bravi ragazzi. Stessa scena, stessi club. A un certo punto uno di quei gruppi fa il botto. Per modo di dire, perchè se "Boy" degli U2 fu un botto non oso pensare cosa è stato il seguito. In copertina c'è il fratellino di uno dei cantanti di un altro dei gruppi di quella scena. Il bimbo si chiama Peter Rowan, ed è lo stesso che è sulla copertina di "War", ed è il fratello di Guggi dei Virgin Prunes.
Cioè l'altro gruppo che condivideva con gli U2 la gavetta nei clubs dublinesi più "alternativi" e posso immaginare che quella scena in partenza fosse veramente interessante. Più che altro perchè gli U2 sono diventati gli U2 con tutto quello che nel bene e nel male comporta, mentre i Virgin Prunes sono stati un gruppo veramente FUORI.
Ballate oscure, rock acido e battute ossessive e tribali, una fusione a freddo dell'etica punk con l'ossessività compulsiva di gruppi come Public Image, d'altra parte l'immagine del gruppo non è che fosse assai accattivante. Due travestiti come cantanti, due performers, due dropouts con una fiammata di genio e follia da far paura. Un ragazzo con evidentissimi problemi mentali (Dave-Id Busarus) che apriva ogni loro show con delle poesie infuocate e recitate come solo la bellezza della follia può rendere, una band di efebi nerovestiti che guardavano impassibili le evoluzioni di Guggi e Gavin Friday, i due cantanti di cui sopra ed i cui video qua sotto rendono testimonianza.
Ebbi modo di acquistare un loro doppio LP, "A new form of beauty", un doppio EP a forma di cofanetto, "Heresie", ed il loro unico LP ufficialmente uscito (il resto mi pare siano outtakes e scarti in genere), cioè "If I die, I die".
Mi piacquero un bel pò. Molto più degli U2.
Che, comunque a mio parere fino a "The unforgettable fire" hanno fatto il loro porco lavoro.
Alla musica il compito di rendere alle mie parole adeguato conforto.
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4 ore fa
4 commenti:
Grandi Virgin Prunes
Eccellente ricostruzione e sinopsi. Messa sui social networks as usual. :-)
Visti anche loro all'Odissea 2001, grande spettacolo di luci e costumi (praticamente la copertina vivente di "If I Die I Die").
L'ascolto dei loro dischi all'epoca era stato parecchio sconvolgente.
Li ho riascoltati un paio di anni fa, direi che musicalmente sono invecchiati piuttosto male.
@allelimo: i dischi vecchi o parli dell cose che fanno ora? (almeno Gavin Friday da solo, degli altri non ho notizie attendibili)
"If I die, I die", comunque è sicuramente un disco radicato in quegli anni ma a mio avviso tiene botta abbastanza bene.
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