Robert Vai-a-letto.
Che nome del cazzo, mi dissi fra me mentre mi rigiravo fra le mani questa copertina che di fronte era tutta azzurra e con una bandiera rosa.
E poi la tracklist. 21 pezzi. Eh la madonna.
Il disco era del 1977, ma nonostante le prime tre pietre miliari di questo gruppo sono marcate col decennio '70 è nel decennio successivo che gli Wire hanno cominciato a tormentare i piatti delle turbe.
Della serie: non era ancora finito il primo botto punk e già si parlava di new wave - o post-punk, insomma, quelle cazzate che i critici scrivono per far apparire più figo qualcosa che non ne avrebbe minimamente bisogno.
Che poi di punk o post-punk o new wave gli Wire avevano pochino, a mio parere.
Neanche nel primo disco "Pink flag", per l'appunto, nonostante il brano finale, "12XU" sia entrato nel repertorio dei Minor Threat, un gruppo che non troverete mai nelle compilation Buddha Bar.
"Pink flag" è un gioiello.
Brani brevi, tirati, tesi, che scorrono veloci ma in alcuni casi si piantano in testa al primo ascolto.
Dal minaccioso inizio di "Reuters" passando per la sghemba "Field day for the sunday" alla gemma pop-punk "Ex-lion tamer" a "Strange" (che è proprio quella coverizzata dai R.E.M. in "Document") e via continuando con schegge impazzite di gran classe rigorosamente english-style fino alla "12XU" finale.
Bello. 21 pezzi e nemmeno uno brutto.
Riguardi la formazione: Colin Newman, Robert "Vai-a-letto" Gotobed, Bruce Gilbert, Graham Lewis.
Oggi Colin Newman è conosciuto più per quel capolavoro chiamato "Alone", ripreso dai This Mortal Coil nel loro secondo album "Filigree and shadow" (nel primo avevano ripreso "Not me") e nella colonna sonora de "Il silenzio degli innocenti", e anche nei suoi lavori solisti di cose egregie non è difficile trovarne, specie in "A-Z" , "Provisionally entitled the singing fish", "Not to" e "Commercial suicide".Insomma, i primi 4.
Ma immagino che coloro i quali avevano apprezzato "Pink flag" all'ascolto del secondo disco "Chairs missing" abbiano avuto seri problemi di metabolizzazione.
Diciamo che se per alcune tracce di "Pink flag" il richiamo al punk poteva avere un suo perché nel secondo questo viene a sparire completamente.
Certo che chiamare post-punk un album come "Chairs missing" indica coraggio e orecchi bisognosi di una revisione. Qui infatti gli Wire rivedono in chiave assolutamente personale certo pop inglese più articolato e complesso, con sontuose dosi di tastiere ed effetti senza però venir meno alla forma-canzone tipicamente strutturata come nella migliore tradizione del pop inglese.
E se non è ancora un capolavoro ci pensa il successivo "154" a colmare la lacuna.
Perchè "154" è il disco che apre ufficialmente gli anni '80.
L'impressione è che coloro che hanno stampato il marchio dell'evoluzione primaria della scena punk inglese abbia inteso benissimo cosa avevano combinato David Bowie e Brian Eno in quel di Berlino qualche anno prima e che quello sia il sentiero maestro che tutta la cosiddetta new wave ha poi sviluppato, avviluppato, sezionato e scarnificato nel decennio successivo.
Non hanno scritto brani memorabili gli Wire, o almeno non quanto "Alone", ma la forza dei primi tre dischi sta proprio nella loro disarmante omogeneità atmosferica seppur ogni disco abbia la sua precisa impronta.
Gli Wire in seguito hanno cambiato formazione innumerevoli volte, sfornato altri dischi molto più votati ad un approccio elettronico e che (escluso forse "A bell is a cup") non sono poi così indispensabili.
Mi hanno invece positivamente colpito gli ultimi due lavori, con di nuovo la formazione originale: "Send" e "Object 47" anche se, volendo essere sinceri, i livelli dei primi tre dischi sono irraggiungibili.
Altri tempi, si diceva.
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3 ore fa
3 commenti:
A-Z di Colin Newman è un disco che per me sta sullo stesso livello di 154. Certo, non è così "caratterizzato" come 154, ma è comunque ottimo (oltre ad alone ci sono tracce che non sono da meno).
Me lo sto riascoltando in questi giorni A-Z. Questo post è una conseguenza. Mamma mia quant'è bello.
quanto è bello A-Z..ceto,,ma 154 rimane IL disco..uno dei più grandi dischi che abbia mai sentito,e ,hai ragione,probabilmente apre gli anni 80 e la new wave..e concordo ancher sul fatto che gli ultimi lavori son molto ma molto buoni..nulla a che veer con le penose reunion di A certain ratio, o gang of four, o devo..i wire andrei a vederli live..gli altri no,perchè mi verrebbe da piangere,probabilmente..
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