domenica 11 settembre 2011

GLI OTTANTA NERI 3

Quei concerti che cambiano le cose.

Teatro Goldoni, Livorno. Intorno al 1982, capirete che 29 anni dopo o giù di lì la precisione può andare a farsi fottere.
A quel tempo abitavo a Marina di Massa, ma figuriamoci. I Bauhaus a Livorno, roba da darsi una patta per verificare se non è un effetto di un cattivo trip tornato a gola.
Il Teatro Goldoni stava per chiudere, ma almeno io non lo sapevo ancora, sta di fatto che quello sarebbe stato uno degli ultimi spettacoli prima che il glorioso teatro, testimone della diaspora del congresso del Partito Socialista Italiano del 1921 verso il Teatro San Marco dove sarebbe stato fondato il Partito Comunista Italiano, sbarrasse le porte per 25 anni o giù di lì per riaprire nel 2004 con una sfavillante "Cavalleria rusticana" alla presenza dell'allora Presidente Ciampi sul palco d'onore ed a quella del sottoscritto accasciato nel retropalco dopo aver fatto parte della forza lavoro impegnata ad allestirla.

"Mask" è uscito da poco e a me era sembrato un gran bel disco.
Tutto sta a scansarsi dai clichè. Il dark, il Batcave, i look vampireschi, il gothic.
 Tutto ok, ma il punto è che qualsiasi genere venisse inventato al fine di codificare una scena o un manipolo di band con la stessa attitudine rimane il fatto che "Mask" era un disco molto, molto bello. E cupo e tremendo.
Pieno di riferimenti che hanno da sempre accompagnato il mio immaginario: da "L'uomo con gli occhi a raggi X" di Roger Corman, uno dei miei film preferiti, al danzatore russo Vaclav Nijinski.
Lo show non deluse affatto.
Il teatro, visibilmente in decadenza ed illuminato da poche lampadine soffuse, era stato aperto solo in platea; solo posti a sedere. Prima di "Kick in the eye" Peter Murphy invita il pubblico ad alzarsi dalle poltrone e trasferirsi sotto il palco.
O vai che uno del pubblico non ha l'idea di saltare e sedersi sul palco.
Puntuale la zampata di Peter Murphy che lo sbatte di sotto (1 metro scarso di altezza, per la cronaca).
Intervento delle FF.OO. e tutti a sedere un'altra volta.
Sì, insomma, a quei tempi non era facile vedere un concerto tranquillo a Livorno. Chiedere a Mike Bloomfield o a Franco Battiato.
Detto ciò i Bauhaus quella sera spaccarono letteralmente. Se in vinile rendevano 70 lì arrivarono almeno a 90.
Così mi procurai il resto della discografia: poca roba, "In the flat field" e l'EP "Bela Lugosi's dead", 9 minuti e mezzo di cavalcata oscura, graditissima nei dancefloor new wave nonostante la massa nerovestita fosse visibile solo se qualcuno mostrava la dentatura durante il ballo e graditissima soprattutto al sottoscritto che nelle vesti di DJ in uno storico locale chiamato "The Cave" grazie a Bela Lugosi poteva prendersi una decina di minuti di stacco dietro alla consolle e scolarsi qualcosa di molto liquido e molto alcoolico in santa pace.
A mio parere anche i lavori usciti successivamente sono di qualità altissima: "Ther sky's gone out" ha dentro di sè alcune perle molto sottovalutate perfino dai fans (parlo soprattutto di "The three shadows" e "In the night")
e per "Burning from the inside" potrebbe bastare la sola "She's in parties" ma non che il resto del disco abbia alcuna possibilità di far rimpiangere l'acquisto.
Meglio ancora il live, che trovai insieme alla copia in vinile di "The sky's gone out".
Titolo: "Press the eject and give me the tape", con una bellissima versione di "Rosegarden funeral of sores" di John Cale e che eseguirono anche durante il concerto di Livorno e che mi lasciò letteralmente steso.
Francamente non so che effetto possano fare oggi ad una generazione che se si parla di dark o gotico magari ascoltano gli Hochico o (mammamia) gli Evanescence.
A mio parere sono e restano un grandissimo gruppo, la colonna sonora ideale per un'orgia con 3o4 suicide girls sotto l'effetto della mescalina.

E poi il dopo: Peter Murphy prima sforna il progetto Dali's car insieme al compianto ex-bassista dei Japan, Mick Karn, poi passa alla carriera solista. Mi dicono che il suo ultimo disco sia ottimo. Me ne accerterò.
Daniel Ash forma i Love & Rockets col batterista Kevin Haskins e con il bassista David J, il quale più tardi si impelagherà in un altro progetto con il disegnatore e fumettista Alan Moore chiamato "The sinister ducks".

Non potevano mancare le reunion ed i live commemorativi, ma a mio parere se ne può fare anche a meno.
Quel concerto ce l'ho ancora negli occhi e negli orecchi e niente può più essere lo stesso.
Per fortuna.














3 commenti:

Overthewall91 ha detto...

Anche oggi fanno un bell'effetto :D.

Lucien ha detto...

Dal vivo spaccavano veramente! L'ultimo Murphy solista non è male, ma il periodo con Ash e gli altri è insuperabile.

allelimo ha detto...

Visto il concerto di Milano dello stesso tour, all'Odissea 2001.
Gran concerto, e concordo pienamente sul valore degli ultimi due dischi: all'epoca sottovalutati proprio perchè i Bauhaus non suonavano musica di genere, ma avevano provato ad evolversi, e i fan naturalmente non li avevano seguiti.
Le carriere soliste invece, anche no.