lunedì 13 aprile 2009

TIRO AL SANTORO

Io Anno Zero l'ho visto, giovedì scorso.
Ricordo benissimo Mario Giordano rinculare pavidamente davanti alle figure di merda in serie rimediate tentando di difendere chi aveva definito lo studioso Giuliani "un imbecille" rintanandosi dietro "ma io faccio il giornalista" (parole grosse Giordano, sei solo uno squallido leccaculo a gettone, non ti azzardare a darti lo stesso titolo che avevano gente come Ilaria Alpi o Indro Montanelli). Ho visto cosa diceva la gente d'Abruzzo e cosa diceva Fava a proposito delle responsabilità.
C'è stato un contraddittorio, coomunque.
Ma non ho più nemmeno voglia di chiedermi cosa cazzo vogliano Berlusconi e Fini.
I due monelli possono prendere per il culo giusto quei babbalei che li votano con la pantomima del premier scavezzacollo e del Pres della Camera difensore delle regole, quando c'è da coprire il carrozzone mediatico del consenso fatto sulla pelle dei terremotati e grazie al quale questa maggioranza indecente cerca di acquistare altro gradimento eccoli saltare su come un sol uomo perchè ora c'è da difendere il buon nome degli amici palazzinari. C'è da fare il ponte di Messina, cribbio. C'è da piantare qualche centrale nucleare, cribbio. E quindi che non si metta in dubbio la volontà di Papà Berlusca di mettere tutto a posto, lui e solo lui.
Intanto non finisce di dichiarare che "l'emergenza è già finita" che sui poveri senzatetto si scatenano pioggia e vento.
Per ora hanno fatto passerella quanto basta, tra il plauso anche della stampa "progressista" (minchia), hanno riversato fiumi di dichiarazioni, tra le quali la puntuale immane stronzata che sarebbe quella del 5 per mille devoluto alla gente d'Abruzzo.
Il perchè sia un'immane stronzata lo spiega benissimo il buon Gennaro Carotenuto sul suo degnissimo blog con questo articolo:

5 PER MILLE AI TERREMOTATI IN DISPREZZO DELL'ITALIA SOLIDALE

Ma c'è dell'altro.
Il Pagliaccio Nazionale, che è riuscito anche a promettere di mettere a disposizione le sue case, ha dei precedenti in merito, che non gli fanno (come al solito) onore.

Basta leggere qua:

La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una città satellite a L'Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne

terremoto_sangiuliano_scuola.jpgNew L'Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l'inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L'Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case». Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa (video): «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un'ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».

Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».

Non sembrava un'impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e normale fruibilità degli abitanti».

Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici 'intelligenti' ad altissima tecnologia, non se n'è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola - questo sì un istituto d'avanguardia, definito 'il più antisismico d'Italia' - di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l'inaugurazione nello scorso settembre. Come è lontano quell'autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l'opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a 'L'espresso' di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L'incarico al 'triplicatore di Milano' fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all'arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano già stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.

A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal 'Corriere della sera' e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del 'villaggio provvisorio'. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla 'ricostruzione pesante' del centro storico. Di soldi in realtà ne sono stati spesi tanti. Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto è oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell'ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilità. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell'uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni. Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia. È importante ricordare le dimensioni della tragedia. A San Giuliano nel 2002 ci furono 30 morti, in tutta l'area colpita tra Puglia e Molise i feriti furono 200, gli sfollati 3 mila in provincia di Campobasso e un migliaio in quella di Foggia. Un bilancio drammatico, ma assolutamente non paragonabile con la devastazione dell'Abruzzo dove i morti sono più di 200 e gli sfollati decine e decine di migliaia. Quanti fondi saranno necessari adesso? Il ministro Altero Matteoli ha detto: «A una prima stima, soltanto per l'edilizia e per le abitazioni private i soldi da stanziare si aggirano intorno a un miliardo e 300 milioni di euro, escludendo quello che servirà all'industria». Ma se San Giuliano con i suoi mille abitanti ha preventivato un costo di 250 milioni, come si può pensare di ricostruire tutto il centro storico dell'Aquila con la somma ipotizzata dal ministro? E ancora, la questione dei tempi. Ha dichiarato sempre Matteoli: «Le case che si dovranno abbattere si possono ricostruire in 24 mesi snellendo tutte le procedure. Con i provvedimenti che siamo intenzionati a prendere si potrà fare in due anni». Sicuri? La lezione di San Giuliano è stata inutile? Prima di promettere, forse sarebbe meglio aspettare e capire. Per non illudere chi ha già sofferto tanto.
Gianluca Di Feo
tratto da L'Espresso
(07 aprile 2009)

Ovviamente se qualcuno si permette di disturbare lo show del Pagliaccio Nazionale fra le povere genti, parte subito l'artiglieria pesante. E allora via ancora al tiro al Santoro.
Lasciamo perdere il fatto che il Presidente del Consiglio, nonchè padrone delle tre TV commerciali concorrenti più potenti abbia di che ridire su un programma che mediante un contraddittorio cerchi di sondare le cause di tanta tragedia, che è cosa già squallida di per sè, lasciamo perdere il fatto che sarebbe interessante vedere cosa significhi veramente il suo concetto di new town, visto che di ghetti ne abbiamo già abbastanza, concentriamoci invece su quanto i megafoni di Stato avranno a raccontarci nei tempi a venire perchè il divertimento sarà assicurato. Ci hanno fatto credere che levando l'immondizia dalle strade Berlusconi avesse risolto il problema rifiuti quando il problema rifiuti sarà risolto quando la gente smetterà di MORIRE di tumore o di leucemia in percentuali abnormi, tanto per cominciare e poi quando le aziende della Sacra Camorra Football Club avranno finito di lucrarci sopra ( e no, di questo cambiamento epocale non se n'è avuta notizia), ci vorranno far credere che L'Aquila sarà ricostruita "PIU' BELLA E PIU' SUPERBA CHE PRIA.

Bravo.

Grazie.

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