In varia e versatile compagnia ho visto Sanremo. Ne abbiamo voluto testare la tenuta nazionalpopolare, la congiunzione corporea col teatrino politico in atto, il clima in cui la canzone italiana va a parare, tra un "Amici", un "X-factor" e i bilioni di karaoke sparsi per la penisola.
Prima del festival un sentito omaggio al Mino Nazionale perchè chi non vuole bene a Mino Reitano non vuole bene alla mamma e non vuol bene all'Italia, a Garibaldi e alla morosa e pertanto deve andare affanculo e senza calzini di ricambio; omaggio che consisteva in un cortometraggio montato dal padrone di casa con le sue immagini più belle, compreso l'imbarazzante periodo post-espressionista, quello dei "vinceròòòòò" e dei do di petto in ghigna a Lionel Richie.
Dopodichè è iniziato il Festival e io ero già al secondo fiasco: Bonolis è un fragoroso figlio di puttana, ha sorpassato a destra la vecchia guardia dei presentatori di scuola Bongiorno-Baudiana e praticamente è PARTE dello show; purtroppo non ci sono più i Terzoli & Vaime o i Castellacci & Pingitore; resiste ancora l'eterno Gaetano Castelli (ed i suoi aiuto-scenografi) che quest'anno ha progettato una scena molto europea e molto glam rispetto alle ultime edizioni. Non sto a scendere in particolari ma a me è piaciuta, parlando da umile generico.
Non ho visto Benigni, nè l'ho ancora riguardato in rete, quindi mi astengo dal dire alcunchè in proposito; ad ogni modo ci siamo tutti (eravamo una ventina della più varia umanità) muniti di scheda prestampata con caselle di voto per ognuno riguardanti: musica, testo, presenza scenica, interpretazione, arrangiamento ed un'indice di "sanremità": a questo si riducono dei quarantacinquenni con fidanzate e/o mogli, gli anni passano e un certo disincanto ti aggredisce facendoti fare cose che solo il disincanto può farti fare, ma questo lo capiamo io, qualche milione di ultraquarantenni e pochi altri.
Sarò breve: poche cose salvabili, molta voglia di parlare a sproposito, la destra che cerca di identificare un suo modello culturale, la sinistra che è ancora ostaggio dei comici, Patty Pravo che invecchia, la bimba che ha vinto la sezione ggiovani ci fà più di quel che dovrebbe, e poi: Pupo&c. con Youssou N'Dour al seguito erano uno spot per la Lega,Povia è un cretino ed è l'unico commento che merita, Alexia sicuramente ha un sito con coniglietti e paperelle, c'è il neomelodico napoletano alla nazionalpopolare sanremese che è più indigesto delle romanze di Pino Mauro, c'è Renga che prima o poi me lo ritrovo a cimentarsi con l'Iris di Mascagni, Fausto Leali senza un perchè e Al Bano che trova il suo perchè nel suo provocare istintivamente la pulsione di arronzargli un cavolo marcio nel viso al primo acuto (praticamente dall'attacco, poi è stato un crescendo rossiniano terminato stranamente flebile & flaccido, la Lecciso l'ha acciso?). Non so che dire, il bimbo che ha vinto era lo sponsor Mediaset con tanto di madrino al seguito, ma la canzone, come tutte quelle uscite dai reality a tema, puzza di plastica bruciata con tanto di esalazioni di diossina. Annie Lennox m'è apparsa appesantita nel suo proporsi, Laurenti l'hanno fatto cantare, ma d'altra parte se canta Tricarico il figurone è assicurato anche per le Shaggs, se ci fossero.
Non ho sentito la Bella Canzone Italiana che Tutti Unisce, ho sentito solo una gran voglia di luccicare e incassare; posso salvare Renga perchè ci ha provato, ma la canzone è fondamentalmente una palla. Masini è credibile nelle invettive quanto Veltroni, anche se mi dicono sia della sponda politica opposta. Nessun omaggio alla Canzone Italiana. Nessun talento su cui sperare e nessun orizzonte per quello che diventerà un altro spottone Mediaset affossando definitivamente una tradizione che non è morta di vecchiaia ma è stata uccisa dal vuoto emozionale in cui un signore padrone di tre televisioni ha trascinato mezza Italia.
1 commento:
sento di non poter più fare a meno di questo blog e questo la dice lunga sulla mia vita sessuale. ti aggiungo ai miei link, se ti va ricambia (ma non è obbligatorio) a presto
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