martedì 10 febbraio 2009

LA MEMORIA CORTA

Non mi sono minimamente preoccupato del fatto che la campagna della destra per il riconoscimento dei martiri delle foibe fosse una patetica arrampicata sugli specchi per dare una giustificazione storica al tentativo di riabilitarsi dall'oggettività della Storia, quella che dice quanto il ventennio fascista produsse una dittatura dalla quale, come italiani, dovremmo trarre un insegnamento buono per le prossime centinaia di generazioni e cioè che quando cediamo alla tentazione dell'uomo forte siamo una iattura per il resto del pianeta ma soprattutto per noi stessi.
La cosa più fastidiosa ed irritante di questa destra, infatti, è il ricorrere alla dichiarata nostalgia pei bei tempi che furono, fermi non si sa bene se all'8 settembre o al fresco di una pensilina di Piazzale Loreto. Se si cerca di guardare oltre e definire cosa sia la destra italiana, chi la rappresenta e quali sono le radici culturali e sociali del loro essere si evince che gli unici politici di una qualche razza, populisti, caciaroni, anche piuttosto gretti nonostante le arie da signoridestocazzo (vedi Santanchè), sono di scuola MSI-AN.
La conferma è venuta dal Fini irreprensibile custode delle istituzioni anche davanti al suo compagno di partito Gasparri, detto "un uomo, parecchi perchè".
Qualcuno potrebbe esaltare il potere lungimirante di Togliatti nell'aver dato, con l'amnistia, l'occasione a molti di reinventarsi uomini di Stato ma personalmente non sono tra coloro che fa di questo un merito a Togliatti. Anzi.
E ora rieccoli a rivendicare un passato sul quale vorrebbero giocare come con i soldatini Atlantic in una rievocazione nella quale si riservano di raccontare le ragioni sia dalla parte del nemico che in quella di se stessi.
Allora diventa un dovere ricordarglielo:






















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