giovedì 22 gennaio 2009

"NON SIAMO UN PAESE DI AYATOLLAH"


Sono in preda allo stupore, lo ammetto.
Avevo letto con sincero divertimento i deliri del Cardinale Poletto riguardo l'applicabilità delle leggi dello Stato in contrapposizione delle leggi di Dio, roba da incriminare subito il prelato per istigazione a delinquere, ma volevo attendere una qualche reazione dal mondo politico che si é manifestata attraverso la risposta della presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso. E qui lo stupore si é impadronito del sottoscritto: la signora Bresso, con parole affatto equivocabili, ha risposto per le rime al tonacone affermando che questo non è un paese di Ayatollah, come si può leggere in

questo articolo tratto da "Repubblica"

Non sto qui a ribadire lo schifo ed il ribrezzo che la Chiesa ed i politici ad essa appecoronati mi hanno provocato durante tutto lo svolgimento del caso Englaro, quanto sia solare l'ipocrisia di questa gente sul tema della Vita e quanto sia fondamentale che le persone inizino a rendersi conto che questa gente va definitivamente isolata dal contesto sociale se vogliamo creare una società più libera, più giusta e più pacifica.
Lo scempio che prelati e politici compiacenti hanno fatto del dolore del padre di Eluana meriterebbe l'attenzione di una Corte di Giustizia e necessiterebbe di una condanna esemplare ma si sa che l'Italia è ancora un paese a sovranità limitata e chi non si riconosce nei deliri dei cattolici dovrà ancora sbracciarsi per parecchio tempo.
Il guizzo laico della Bresso, comunque, merita tutto il plauso non solo dei non credenti ma di tutti coloro che si riconoscono cittadini italiani che hanno una Costituzione e delle leggi promulgate dallo Stato Italiano, non da Piazza San Pietro. L'unico appunto che farei alla Bresso riguarda l'obiezione di coscienza permessa ai medici cattolici che operano in strutture pubbliche: se hanno dei problemi riguardo aborto o sospensione di cure, possono andare tranquillamente a lavorare negli ospedali e nelle strutture sanitarie private gestite dalle Curie, altrimenti che vengano sospesi o meglio radiati dall'albo professionale. In qualsiasi altro ambito quando devo svolgere un lavoro per il quale sono pagato dalle tasse dei cittadini, quindi di TUTTI, sono obbligato a svolgere i compiti che mi sono richiesti. Altrimenti posso aprire un'attività per conto mio, che so, un benzinaio, e regolarmi come meglio credo, anche rifiutandomi di servire gasolio ai musulmani.
Ma quando si parla di assistenza medica non esiste al mondo che la prestazione di un dipendente dello Stato debba essere soggetta ad un credo religioso. Ma si sa, siamo in Italia. Dove stanno cercando di ridurci ad un paese governato dagli ayatollah.

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