PREMESSA:
A Livorno esistono due quotidiani, Il Tirreno ed il Corriere di Livorno, con caratteristiche differenti ma con la stessa impronta localista, soggetta ai venti ed ai capricci di chi opera sul territorio (politici, imprenditori ma più spesso mezze figure dalla statura etica praticamente nulla); me ne faccio tranquillamente una ragione, comunque. Esiste però un'altra realtà nell'ambito della carta stampata, un giornale autofinanziato creato e voluto all'interno dell'ambito antagonista e che si preoccupa di descrivere quelle realtà difficilmente rintracciabili sui due quotidiani locali istituzionalmente riconosciuti. Nonostante le mie posizioni abbiano parecchi e piuttosto fermi distinguo rispetto alle posizioni di certa area antagonista, il "terzo incomodo" per quanto mi riguarda è sicuramente un motivo di orgoglio per la città e per chi concepisce ancora la stampa come strumento di informazione scollegato dai vari poteri e subpoteri ormai padroni anche delle virgole di quella casta impresentabile costituita dal 98% del giornalismo di questo paese, locale e non. Mi riprometto comunque di parlare più precisamente di questo giornale periodico ed autogestito in uno dei prossimi post; intanto segnalo la versione sul web di
Senza Soste, che poi sarebbe il giornale in questione, sulla quale si possono leggere gli articoli dai quali questo post vuole trarre spunto:
Liberazione, la comica finalee
Ormai Liberazione é...brodo di FagioliLeggerli è stato un vero e proprio rito liberatorio danzante, un pò perchè queste comiche sono la naturale conseguenza di un processo che viene da lontano e che ha come causa la progressiva perdita di contatto con la realtà non solo delle dirigenze dei partiti di sinistra da vent'anni (e coda) a questa parte, ma anche e soprattutto da parte delle maggioranza di quella cosa chiamata "base". L'attivismo fattosi via via sempre più mediatico più che sociale, l'approccio ai conflitti di classe sempre più malleabili e sempre meno votati allo scontro proprio mentre perdita di potere d'acquisto degli stipendi, precariato, berlusconizzazione dei mezzi d'informazione e disinvoltura nella gestione dell'economia nazionale montavano come onde minacciose sui lavoratori del paese; le frammentazioni sulla cui utilità ci si interrogherà forse un giorno ma mai troppo tardi (a cosa cazzo servono emanazioni ologrammiche come il PdCi di Diliberto oppure, buona ultima, Sinistra Democratica? A un cazzo, e se qualcuno vorrebbe convincermi del contrario si faccia pure avanti), leaders preoccupatissimi della propria immagine e solennemente impotenti su qualsiasi problematica che riguardi la propria base, base d'altronde affannosamente impegnata a cercare il simbolino con falce e martello ma pienamente assorbita dal malcostume etico e culturale nel quale l'italietta di Berlusconi sguazza come un maiale nel castro da quando il ducetto di Arcore e chi per lui ha deciso che dovevamo diventare una repubblica di rincoglioniti.
Gli innocenti, quindi, se ci sono non sono all'interno dei partiti della sinistra, siano essi dirigenti e/o militanti (o militonti, a mio avviso più appropriato).
Non so in quale democrazia europea un'area come la sinistra italiana riuscirebbe a disperdere un capitale politico ed umano come ha fatto quella italiana in modo tanto cialtrone ed autolesionista, ma ho paura che gli orfani del PCI abbiano compiuto un'impresa storica. Una volta persa l'autorità centralista del Partito é partita l'orgia di politicanti attenti alle alleanze, ai poteri locali, ai giochi di corrente e tutto l'armamentario schifoso del politichese made in Italy di memoria democristiana, esploso come un'atomica ad effetto prolungato e le pecore preoccupate solo di fare muro contro la destra si sono ritrovate con tutti i lupi del circondario all'interno del loro stesso recinto.
Che vengano, i signori, a parlarmi ora di autocritica. Cosa tra l'altro difficile visto che la situazione è ancora in sospeso con nuovi aspiranti leaderini che scalpitano (vedi Vendola) e vecchi Comandanti stracotti e che hanno consumato il culo sui divani di Vespa che agitano ancora le loro armate. La parola, ora, spetta agli elettori, almeno quelli che hanno un fegato di titanio anodizzato e quindi capaci di concepire un soggetto politico di sinistra che spazzi via questi traditori del popolo lavoratore; c'è bisogno di forza, carattere, determinazione e consapevolezza per riprendere in mano le fila di un'area politica indispensabile al paese ora come non mai. E ce ne vuole per contrastare questa destra lanciata verso un fine conosciutissimo e descritto in maniera lampante nel Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, quello a cui hanno concesso una tribuna televisiva mentre per gli ex-terroristi anche una cattedra universitaria dalla quale raccontare la propria storia e la propria disillusione costituisce un pericolo intollerabile.
Gli argomenti per spazzare via l'attuale "opposizione" per crearne una nuova dalla base autenticamente popolare e concentrata sulle lotte per i diritti di chi lavora creascono di giorno in giorno, vedremo se l'occasione di azzerare questo sfacelo verrà colta.
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